Brachydanio tinwini

Brachydanio tinwini

Nome scientifico: Brachydanio tinwini

Nome comune: Gold Ring Danio

Famiglia: Ciprinidi

Luogo di provenienza: Asia (Myanmar)

Valori ottimali di allevamento: Ph 6,5/7 , durezza tra 5 e 10 dgh , temp da 16 a 26°C

Dimensioni: 2,5-3 cm di lunghezza

 

Allevamento e caratteristiche: Questo piccolo ciprinide è molto particolare , ha un corpo affusolato che gli rende un nuoto agevole e veloce ,presenta delle striature puntinate orizzontalmente al suo asse su di un fondo bianco tendente al giallo.
Tra le varietà dei danio è quello più piccolo infatti difficilmente supera i 3cm , è arrivato sul mercato solo di recente ma sta trovando una grande approvazione tra gli appassionati.
Da allevare in gruppo di almeno 10 esemplari in modo da sviluppare gli istinti di gruppo e osservare tutte le sue caratteristiche.
Molto pacifico e necessita di una vasca di almeno 60 litri .
Meglio se allestiamo con molte piante e forte corrente appunto perchè proviene da ruscelli con correnti elevate dove ha sviluppato doti importanti per il nuoto.
Il Brachydanio tinwini è una specie molto tranquilla e per questo puo’ essere allevato in vasche di comunità.
Può quindi essere allevato senza problemi con poecilidi , tetra e ciprinidi

Riproduzione: In periodo riproduttivo il dimorfismo sessuale è molto evidente infatti le femmine risultano meno colorate dei maschi e con una conformazione del corpo più tondeggiante.
Il maschio risulta più snello e colorato.
Si riproducono spargendo le uova e il seme in vasca senza averne nessuna cura parentale.
Se si vuole rispodurre si consiglia una vasca a parte o allestire il fondo con ciotoli in modo che le uova si mimetizzino nelle intercapedini dei ciotoli.
La fitta vegetazione favorirà in seguito alla schiusa,in genere dopo 26/36 ore,la protezione dai piccoli da predatori.

Alimentazione:  Accetta qualsiasi cibo secco

Note: Sono degli abili saltatori quindi allevarli rigorosamente in vasche chiuse

Per approfondimenti sul biotopo di appartenenza clicca qui 

 

Adattabilità in acquario 90%
Difficoltà di allevamento 20%
Riproduzione in acquario 50%

Carrozzina per pesci

Carrozzina per pesci vuole essere un articolo per confermare che anche nel mondo acquatico alcuni progetti sono realizzati per migliorare la vita dei nostri amici pinnuti.

Prima di spiegare di cosa si tratta penso che una premessa sul perchè questa realizzazione e da cosa nasce sia d’obbligo:
– I pesci sono dotati di un organo fondamentale per il loro sostentamento chiamato “Vescica natatoria” che rappresenta una sacca che viene riempita o svuotata di aria per potersi muovere più agevolmente e quindi andare in superfice o scendere sul fondo senza un grosso dispendio di energia.

Purtroppo come tutti gli organi l’insorgere di una malattia in genere una infiammazione creano non pochi problemi in questo caso proprio alla deambulazione e quindi impedendo una normale vita quotidiana e le necessità che vanno dal cibarsi al nascondersi al giocare con altri inquilini e non solo.

Quando questa infiammazione è molto forte e incisiva e sopratutto si protrae per diversi mesi potrebbe risultare incurabile non reagendo a nessun medicinale ,a questo punto si dice che è diventata cronica.

Carrozzina per pesci

L’amore umano spinge a cercare una soluzione per dare un aiuto ed ecco che grazie a delle ricerche effettuate su internet la nostra utente Irene Tommasi decide di cimentarsi nella costruzione di una sedia a rotelle o carrozzina che permetta al pesce di stare in asse e con poco dispendio di energie potersi muovere agevolmente e quindi di cibarsi.

Vedendo il suo pesciolino che ormai stazionava 24 ore su 24 a pancia in su si decide a fare qualcosa e ha pensato ad una Carrozzina per pesci :

Carrozzina per pesci

Su internet si è imbattuta su diversi articoli che spiegano come fare ma dapprima si dovevano recuperare i materiale per la costruzione che ovviamente dovevano avere alcuni requisiti e cioè :

  • Essere morbidi per evitare che il contatto con la cute provocasse ferite
  • Essere duttili in modo da poterli adattare al corpo del pesciolino
  • Essere in grado di collegarli tra loto agevolmente
  • Essere manegevoli per eventuali modifiche di migliorie

a questo punto si è imbattuta nel seguente Kit acquistato su internet ,dove riportava tutto il materiale necessario.

Carrozzina per pesci

Pezzo dopo pezzo ,prova dopo prova si è arrivati a questa realizzazione

Carrozzina per pesci

Il nostro amato pesciolino con la Carrozzina per pesci potrà nuotare in forma eretta e riosservare il mondo dal lato corretto,questo gli permetterà di muoversi più agevolmente con un piccolissimo dispendio di energia ma soprattutto di cibarsi nel modo corretto.

[pullquote-right]Non esagerare con la somministrazione del cibo perchè la vescica natatoria vede impiegare l’intestino in forma attiva e quindi si potrebbe peggiorare le cose , alimentare sempre con parsimonia.[/pullquote-right]

Ovviamente questo progetto dovrà essere, sopratutto ai primi periodi sottoposto a calibrazioni sul peso che gli permetterà di stazionare ad una determinata superfice della colonna d’acqua ,si consiglia di calibrarlo per renderlo stabile pochi cm sotto il livello dell’acqua.

Con un po’ di inventiva si potrà trovare la soluzione giusta per i pesi da adottare e quindi anche la stabilizzazione eretta della struttura.

Ovviamente si sconsiglia di costruire questo sistema a soggetti ai quali è insorta da poco la patologia sopra accennata ma farlo solo nel caso in cui non reagisce neanche minimamente alle cure indicate da specialisti del settore.

Per maggiori dettagli e informazioni sulla vescica natatoria si consiglia di leggere QUI

 

E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e del proprietario,si ringrazia Irene Tommasi per aver concesso le foto e testimonianza del suo operato.

©www.acquariofili.com

Ciclidi Malawi come riconoscerli

nPCiclidi Malawi come riconoscerli

 

“Premessa”

Questa spiegazione-informazione intitolata Ciclidi Malawi come riconoscerli è rivolta a chi approccia a questa parte dell’acquariofila per la prima volta, chi scrive non ha titoli accademici, ma è un semplice appassionato , che cerca di spiegare in maniera superficiale e comprensibile, come distinguere questi ciclidi gli uni dagli altri, e spiegarne le loro differenze.

 

“Come è avvenuta la speciazione nel lago Malawi”

Il lago Malawi è evolutivamente molto giovane, i diversi generi che occupano le sue acque, e le diverse specie, si sono sviluppate, alcune in areali geografici limitati, alcune in territori meno limitati, abitando più località geografiche, ed alcune anche solo una, in tutto il lago.

Spesso reef, isole, e località geografiche, sono distanti decine o centinaia di km le une dalle altre, con una conseguente impossibilità di contatto delle une con le altre, per le specie che le abitano, se non quelle immediatamente adiacenti, e anche la stessa specie in areali geografici diversi, ha sviluppato livree e colori caratteristici e differenti, località per località.

[pullquote-right]La differenziazione e la particolarità, è forse più accentuata negli mbunas, che abitano gli areali rocciosi che sono relativemente pochi (occupano meno del 20% delle coste) che negli haps che abitano i fondali sabbiosi più presenti in natura. [/pullquote-right]

Comunque esistono specie diffuse in tutto il lago o quasi, ed altre che si sono sviluppate, solo in particolari areali geogeafici.

Esistono poi reef o località che come estensione sono solo poche centinaia di metri ed altre molto più ampie di qualche km.

Le differenze nei colori e nelle livree, e anche nella morfologia, sono a volte molto evidenti, alcuni sono riconoscibili solo da occhi esperti.

Vediamo nel dettaglio Ciclidi Malawi come riconoscerli

 

“Come viene solitamente distinta ogni specie”

Premesso che il concetto di “specie” è ancora controverso e viene implementato con quello di “sottospecie” e quello di “varianti geografiche” per distinguere i ciclidi del lago Malawi si usa riportare in primo luogo il genere (ciclidi è la “famiglia”, che comprende decine di generi e centinaia di specie), ad esempio:

– Pseudotropeus, Labeotropheus, Metriaclima, Cynotilapia, ecc. sono generi fra gli mbunas, Aulunocara, Copadichromis, Protomelas, Otophatinx, Placidochromis, ecc. sono generi,

per gli haps, indicati con una iniziale maiuscola, di seguito si indica la specie, scolofi, johanni, trewavasae, fuelleborni, fainzilberi, aurora, ecc.

Per gli haps jacobfreibergi, steveni, ecc. con iniziale rigorosamente in minuscolo, seguiti dalla località geografica di provenienza, Likoma, Lion’s Cove, Lundo island, Taiwan reef, Otter point, Thumbi west, Thumbi point, ecc.

Sono diverse decine se non centinaia le località-isole-reef, e sono riportate in genere in maiuscolo.

“Esempio pratico”
Per distinguere una specie, o una specie e la sua variante geografica:
Labidochromis (genere), caeruleus (specie) Lion’s Cove (località geografica di provenienza)

“Alcuni esempi di specie con notevoli differenze cromatiche”
Una su tutte è il Labidochromis caeruleus che è presente in diverse località del lago ma con variazioni cromatiche incredibili, che vanno dalla livrea giallo-limone, a quella arancione, all’ azzurro e al bianco,altro esempio i Labeotropheus, sia i trewavasae che i fuelleborni, che a seconda della località di provenienza hanno livree diversissime fra loro, pur mantenendo logicamente una morfologia molto simile.

Labidochromis caeruleus Lion's Cove
Labidochromis caeruleus Lion’s Cove

Labidochromis hongi srt (super red top, selezione di cattività)
Labidochromis hongi srt (super red top, selezione di cattività)

“Cosa significa “sp.”
Alcune specie sono indicate con un “sp.” che precede il nome, semplicemente indica che la specie non è ancora stata descritta definitivamente, e può avere un nome provvisorio. Viste le centinaia di specie, non è difficile che capiti che con gli studi sempre più approfonditi, alcune specie vengano riclassificate, rinominate, o spostate di genere, questo per rendere la vita più facile a noi appassionati

“Selezioni e ibridazioni di cattività”
Oggi in commercio alcune specie, non hanno nulla di naturale e non hanno mai visto il lago Malawi, spesso sono chiamate con accattivanti nomi commerciali, che con la nomenclatura scientifica non c’ entrano nulla.

Due esempi su tutti, le Aulunocara calico od ob , è un ibrido creato dall’ uomo, per donare le macchie ad un Aulunocara che normalmente in natura non ne è dotata, incrociandola (ibridandola, già decenni fa) con gli attuali Metriaclima, per ricavarne la livrea a macchie, e il Labidochromis hongi, che a partire dalla variante geografica Puluu, ha subito selezioni su selezioni per incrementare in livrea sempre più la presenza del rosso, che in natura, fra i ciclidi del lago Malawi è meno presente di altri colori. Allo stato attuale, alcuni soggetti sembrano veri e propri pesci rossi.

“Il polimorfismo”
Presente sugli mbunas, è la differenza di livrea, che si può presentare negli individui che appartengono alla stessa specie, è molto diffusa in alcuni Metriaclima, in alcuni Labeotropheus ed in alcuni Tropheops.

Metriaclima aurora Likoma island
Metriaclima aurora Likoma island

Metriaclima fainzilberi Lundo island
Metriaclima fainzilberi Lundo island

 

In genere presenta tre tipi di livree differenti, quella “bb” (barrata), quella “ob” (a macchie), e quella “o”(uniforme o quasi), quest’ ultima, può essere per alcune specie monocolore e per altre con piccole macchie scure, poco diffuse, sicuramente molto meno che negli esemplari “ob”.

Metriaclima mbenji Mbenji island (ob-mc morph)
Metriaclima mbenji Mbenji island (ob-mc morph)

Metriaclima sp. zebra gold Kawanga
Metriaclima sp. zebra gold Kawanga

 

L’ indicazione “mc” invece può avere due interpretazioni diverse, dal punto di vista scientifico è così definito, un esemplare maschio “ob” indipendentemente dalla specie di appartenenza, per gli appassionati, invece, in gergo hobbistico, può indicare un maschio che ha presente in livrea, sia il morph barrato che quello a macchie contemporaneamente.

Metriaclima zebra Masinje (bb morph)
Metriaclima zebra Masinje (bb morph)

Metriaclima zebra Masinje (ob-mc morph)
Metriaclima zebra Masinje (ob-mc morph)

 

“Yellow top, red top, white top” Cosa indicano ???
Si usano soprattutto per le Cynotilapia, dove capita che nella stessa specie, e nella stessa località geografica sviluppino diverse colorazioni del bordo della pinna dorsale, e ne indica il colore, spesso “red top” indica più un arancione che un vero e proprio rosso, per la precisione, il rosso vivo è poco presente, negli mbunas almeno, anche se in un Tropheops da me avuto, nella dorsale è ben presente, il Tropheops chilumba Mphanga rocks, come lo hanmo anche alcuni Labeotropheus, nelle pinne appunto, più o meno brillante.

Cynotilapia zebroides Likoma island yellow top
Cynotilapia zebroides Likoma island yellow top

 

“Vecchi nomi, o nomi storici commerciali”
Purtroppo a complicare la vita agli appassionati ci sono pure questi, in genere presenti nelle stock list dei negozi non specializzati su questi ciclidi, o che non si sono aggiornati nel tempo, capita che molte specie abbiano i vecchi nomi “Pseudotropeus”, specie che ormai non hanno più niente a che fare con il genere.

Un tempo gran parte degli mbunas, venivano chiamati tutti appunto Pseudotropeus, prima di studi più approfonditi e successive riclassificazioni, per gli haps invece il nome vecchio e generalistico era forse quello di “haplochromini” o “haplos”, indicato un tempo per tante specie, da cui forse deriva il diminutivo “haps”.

Mi scuso per eventuali imprecisioni, ma ripeto sono solo un appassionato, come tutti voi, che cerca di condividere il suo sapere con altri , che seguono questa bellissima branchia dell’ acquariofilia dolce.
Qualche mia foto, correlata di nome scientifico della specie su Ciclidi Malawi come riconoscerli

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Melanochromis dialeptos Gome
Melanochromis dialeptos Gome

Pseudotropeus sp. polit Lion's Cove
Pseudotropeus sp. polit Lion’s Cove

 

Buon Malawi a tutti voi .

 

E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e del proprietario.

 

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Carnegiella strigata

Carnegiella strigata

Nome scientifico: Carnegiella strigata
Nome comune: Pesce accetta
Famiglia: Gasteropelecidae
Luogo di provenienza: Bacino Orinoco (America meridionale)
Valori ottimali di allevamento: Ph da 5,5 a 7 , durezza tra 5 e 16 dgh , temp 26°C
Dimensioni : 4/4,5 cm
Allevamento e caratteristiche: Questo piccolo pesce è veramente particolare a partire dalla sua morfologia che risulta essere molto assottigliata e con un ventre molto pronunciato che gli assegna l’appellativo di “Pesce accetta” .

Ppresenta dei colori non molto accesi infatti su di un fondo grigiastrio/beige prevale una striatura scura marrone/nera.
Inoltre a seconda della luce si possono notare dei riflessi che vanno dal blu al verde.
Occupa prevalentemente la superfice dove bisogna inserire delle piante galleggianti per non farlo stressare.
Si consiglia di allevare questa specie in acquari chiusi in quanto ama di tanto in tanto fare dei balzi fuori dalla vasca resi possibili grazie al suo pinnaggio pronunciato e alla forma del suo corpo assottigliato che diminuisce tantissimo l’attrito durante il nuoto e quindi gli spostamenti.
Ideale per acquari di comunità o allestimenti amazzonici appunto perchè è la sua provenienza,inquilini non molto territoriali e grandi in quanto è un pesce timido e si espone molto visto che staziona in superfice,inoltre è da allevare in gruppo di almeno 8/10 esemplari.
Acqua ambrata e acquario chiuso per non dare sbalzi di temperatura e quindi esporlo a malattie.

Riproduzione: Per quanto riguarda la riproduzione della Carnegiella strigata non è molto semplice farla avvenire in vasca tanto è vero che ci sono pochissime testimonianze di eventi andati a buon fine.
La coppia non si prende cura della prole.
Gli avannotti una volta schiusi (dopo circa 24h ) sono veramente piccoli e non si riescono a nutrire a dovere.
Il dimorfismo sessuale non è semplice da identificare ma in genere si può stabilire solo nella fase o periodo riproduttivo.
La femmina presenta un corpo più tozzo con il ventre molto più arrotondato del maschio appunto per la presenza della sacca ovarica.
Per la deposizione occorre ovviamente una buona quantità di piante galleggianti che faranno da supporto alle uova nonchè una vasca dedicata dove lasciare solo i piccoli una volta tolti i genitori.

Alimentazione: In natura si nutre di piccolissimi crostacei o insetti che si poggiano sulla superfice ma in vasca accetta secco e liofilizzato senza particolari problemi

Adattabilità in acquario 90%
Difficoltà di allevamento 30%
Riproduzione in acquario 20%

Betta splendens a 360°

Betta splendens a 360°

Betta splendens a 360°

CAPITOLO I
Premessa e storia

CAPITOLO II
Provenienza , habitat , descrizione e caratteristiche

CAPITOLO III
Vasca ,  litraggio e convivenze , valori acqua , alimentazione

CAPITOLO IV
Riproduzione e alimentazione avannotti

CAPITOLO V
Genetica , betta show e mutazione del colore

CAPITOLO VI
Cosa controllare , malattie , eutanasia

Conclusioni e ringraziamenti

 

E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dell’autore e dello staff di acquariofili.

 

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