Note: Hygrophila lancea araguaia è una pianta fantastica in quanto,sotto una luce intensa e una buona fertilizzazione , raggiunge una colorazione veramente meravigliosa di un rosso violaceo intenso con nervatura più chiara che la fa diventare protagonista della vasca.
La particolarità oltre alla colorazione viene data anche dalla forma della lamina fogliare somigliante ad una lancia dalla quale prende il nome , sottile e allungata da una sensazione di mestosità in quanto si espande occupando molto spazio .
La potatura viene effettuata tagliando con una lama affilata tra gli internodi e ripiantando l’apice in modo da riprodurla e creare dei fitti cespuglietti.
Una potatura regolare e mirata puo’ correggere la pianta nella sua crescita occupando lo spazio della vasca messo a disposizione .
Sotto luce intensa oltre che a colorarsi meravigliosamente tende a rimanere bassa quasi strisciante rendendone possibile l’utilizzo in piccole vasche , consigliato un fondo inerte e una buona dose di co2 per farla crescere in modo sano e robusto.
Questa pianta in commercio si trova in forma emersa e una volta fatta adattare e coltivata in ambiente sommerso assume una forma molto differente ma sicuramente piĂą bella e imponente
Quando le piante ci parlano ci lanciano dei segnali a volte sfumati e a volte eclatanti circa lo stato di sofferenza per la carenza o l’ eccesso di uno o più nutrienti o attraverso una crescita rigogliosa e colori intensi.
Riconoscere questi segnali ci aiuta a correggere la fertilizzazione.
Principali carenze
Pertanto passiamo in rassegna i singoli nutrienti principali, sia i macro che i micro elementi, evidenziando cosa comporta ognuno di essi e come reagisce la pianta in caso di una carenza o di un eccesso.
Carbonio (C) – Il carbonio è l’ elemento chimico senza il quale nessuna forma vivente potrebbe esistere. Esso forma insieme all’ idrogeno le strutture di base di tutte le sostanze organiche. La fonte di carbonio per le piante è rappresentata essenzialmente dalla CO2 che viene assorbita dalle foglie. La CO2 solubilizza parzialmente in acqua in base alla temperatura del liquido ed alla pressione esercitata dall’ atmosfera sulla superficie. Esiste un equilibrio costante tra le molecole di gas che entrano in acqua con quelle che ne escono. Inoltre una piccola parte viene prodotta direttamente in acquario a seguito della respirazione cellulare degli animali, dei batteri e delle piante nella fase notturna. Se per alcune piante questa quantitĂ di CO2 può risultare sufficiente per molte altre, soprattutto quelle a crescita veloce e per varietà “esigenti”, la CO2 è quasi sempre insufficiente. Grazie a questo gas il carbonio assorbito tramite le foglie viene utilizzato dalle piante per formare attraverso complesse reazioni le sostanze energetiche (amidi) e quelle plastiche (cellulosa). Esse vengono prodotte senza sosta quindi sia nella fase attiva della fotosintesi (luce) che in quella oscura (buio). Se la CO2 si rivela indispensabile per le piante piĂą esigenti è bene sapere che anche quelle meno esigenti ne traggono un grande vantaggio in termini di crescita. Una bassa concentrazione di CO2 comporta una riduzione della crescita delle piante, le foglie si presentano piĂą piccole e spesso gli internodi si allungano. Molte piante rispondono ad una carenza di CO2 avviando un processo energeticamente molto dispendioso per loro consistente nel produrre esse stesse l’ anidride carbonica attraverso la decalcificazione biogena. Le lamine fogliari superiori ed inferiori diventano un intenso laboratorio per produrre la CO2 utilizzando l’ idrogenocarbonato (HCO3–) presente in acqua. Ciò comporta un sottile deposito calcareo sulla pagina superiore della foglia facilmente visibile sulla elodea densa che è una delle specie piĂą attive da questo punto di vista. Quindi l’ uso della CO2 in acquario è sempre raccomandato.
Carenza: le piante assumo un colore tendente al verde pallido sino ad arrivare al giallo soprattutto nelle foglie piĂą vecchie che sono le prime a morire. Le nuove foglie o quelle apicali per le piante a stelo invece tendono a restare piccole e a volte assumono un colore rosso bruno,  tutta la pianta rallenta la sua crescita. Questa carenza spesso è accompagnata dalla comparsa di alghe verdi filamentose in particolare quelle a pelliccia o a peli diradati. L’ azoto pur essendo un elemento mobile (la pianta lo trasferisce sulle parti apicali a discapito delle foglie basali) non viene spostato così velocemente come avviene per il potassio. Le concentrazioni consigliate di NO3– vanno da 5 a 10 mg/litro. Â
Eccesso: l’ azoto è così ben tollerato dalle piante che prima di vedere un eccesso tale da provocare danni vi troverete la vasca stracolma di alghe e di pesci morti.
Potassio (K) – E’ il re degli elementi mobili per la velocità con cui la pianta lo trasferisce verso la zona apicale in caso di necessità .
Eccesso: Questo macro è talmente ben tollerato da tutto l’ ambiente acquatico che vedere un eccesso è quasi impossibile. Ci dovreste mettere anima e cuore, svuotare un flacone intero per creare un eccesso di K mentre è molto facile avere gli effetti di una carenza.
Fosforo (P) – Introdotto nelle fertilizzazioni come fosfato (PO4–) questo macro elemento rientra in molti processi biologici. Spesso lo ritroviamo in vasca come per l’ azoto quale prodotto finale dei processi metabolici e catabolici per cui non sempre è necessario integrarlo ma guai a farlo mancare.
Carenza: i segnali piĂą evidenti sono il forte rallentamento della crescita, la parte apicale delle piante a stelo resta piccola. Questo effetto lo vediamo soprattutto nelle piante a sviluppo veloce. Inoltre la sua carenza può bloccare l’ assorbimento di altri nutrienti come il ferro o il potassio. Un altro segnale di carenza da P l’ abbiamo non dalle piante ma dalla comparsa sui vetri ma anche sulle rocce e sulle foglie delle GSA (green spot algue) di cui potete leggere info e modalitĂ di eliminazione collegandovi al seguente link (https://acquariofili.com/conoscere-le-alghe/8/). Le concentrazioni di PO4–  consigliate vanno da 0,1 a 1,0 mg/litro.
Eccesso: E’ raccomandabile non superare la concentrazione di 1,0 mg/litro anche se in realtĂ non ci sono problemi per i pesci che tollerano concentrazioni molto piĂą alte. Piante come il myriophyllum crescono meglio con concentrazioni di 2,0 mg/litro di PO4– . L’ effetto di concentrazioni alte di fosfato si manifestano con la comparsa delle BBA (https://acquariofili.com/conoscere-le-alghe/3/) ma il fosfato non è il solo responsabile per la comparsa di queste alghe. Altra conseguenza di un eccesso di P è la sua interferenza nell’ assorbimento del ferro.
Magnesio (Mg) – Per capire l’ importanza di questo elemento basta osservare la struttura molecolare della clorofilla. Il Mg è il “core” di questa molecola e una sua carenza significa per la pianta una riduzione della clorofilla e quindi della fotosintesi.
Eccesso: Non sono noti effetti da sovradosaggio di Mg fatto salvo un aumento del valore del GH.
Calcio (Ca) –  La sua presenza in acqua condiziona fortemente il GH per cui difficilmente vedremo segni che caratterizzano la carenza di questo elemento se non per valori di durezza molto bassi (inferiori a 2 a °dGH).
Eccesso: E’ difficile osservare un eccesso di Ca in quanto avremmo valori di GH molto alti ma se ciò dovesse verificarsi gli effetti sono quelli riconducibili ad una carenza di Mg visto che alte concentrazioni di calcio possono interferire con l’ assorbimento del magnesio.
Carenza: come abbiamo già visto per il Mg la sua carenza rallenta la produzione di clorofilla ma a differenza della carenza da Mg la decolorazione della foglia (clorosi) riguarda solo il tessuto fogliare ma non coinvolge le venature. La sua carenza è visibile prima nelle piante a stelo a crescita rapida con un veloce viraggio dal verde al giallino. Le foglie colpite sono sempre quelle apicali mentre con il Mg che è un altro elemento mobile che la pianta sposta verso l’ apice vengono coinvolte prima le foglie basali. La carenza di Fe si manifesta anche attraverso la necrosi della lamina fogliare visibile soprattutto nelle piante appartenenti al genere microsorum (felci).
Eccesso: Il Fe è l’ elemento che consente alle piante “ rosse” di mantenere il loro bel colore o di esaltarlo ulteriormente. E’ per questo che si fertilizza con concentrazioni più elevate rispetto alle piante verdi. Quando si fertilizza troppo anche le piante verdi possono iniziare ad assumere un colore aranciato sulle parti apicali e più esposte alla luce. Si tratta di un sistema di difesa della pianta verso la forte irradiazione
Zolfo (S) : Esso rientra sempre nel gruppo dei macroelementi.
Carenza: considerato che diversi nutrienti vengono somministrati sotto forma di solfati (SO42-) è difficile osservare una sua carenza. Questa si manifesta con sintomi identici a quella provocata dall’ azoto che possiamo escludere facendo il test dei NO3–.
Eccesso: Andare in eccesso di S non è difficile ma è sufficiente fare dei cambi parziali come consigliato in tutti i protocolli di fertilizzazione, PMDD compreso, per evitare che questo possa succedere. Le piante mostrano la loro intollerabilità ad un eccesso di zolfo con l’ appassimento e caduta delle foglie più giovani.
Manganese (Mn) – Questo microelemento è caratterizzato dal fatto di presentare diversi stati di ossidazione e quindi nei fertilizzanti spesso è complessato anch’ esso con un chelante. Il Mn svolge importanti e complessi ruoli nelle sintesi biochimiche che portano alla formazione di clorofilla, amminoacidi e nell’ assorbimento dell’ azoto.
Carenza: per il suo ruolo nella formazione di clorofilla le piante mostrano una clorosi simile a quella dovuta da carenza di Mg,  spesso si presenta sotto forma di macchie tondeggianti gialle ma a differenza del Mg  i fenomeni necrotici colpiscono tutta la lamina fogliare quindi anche le venature.
Rame (Cu) – Il Cu in acquariofilia è noto soprattutto come agente antialghe per la sua elevata tossicità che si può manifestare anche sugli animali. Tuttavia le piante hanno bisogno di questo micro nutriente utile per molti processi biologici anche se in quantità ridottissime.
Eccesso: quantità di poco superiori a quelle richieste antagonizzano con l’ assorbimento del ferro e del manganese. Quantità maggiori comportano una degradazione della clorofilla e la rapida morte della pianta.
Molibdeno (Mo)– Questo micro nutriente viene fornito prevalentemente sotto forma di ione MnO42- . Esso è decisivo per l’ utilizzo dell’ azoto in quanto fa parte della nitrato reduttasi che permette la trasformazione dei nitrati in nitriti successivamente trasformati in ammonio per la sintesi di amminoacidi.
Carenza : i sintomi ricordano in parte quelli da carenza di N, le foglie presentano macchie verde chiaro o giallastre.
Eccesso : le quantità richieste sono talmente basse e il contenuto nei fertilizzanti talmente piccolo che è praticamente impossibile avere problemi legati ad un eccesso.
Zinco(Zn) – Â Si potrebbe scrivere un libro per elencare e spiegare tutti i processi biochimici in cui interviene lo Zn.
Carenza: Qualunque sia il protocollo , compreso il PMDD, assistere agli effetti di una sua carenza è impossibile ma qualora dovesse verificarsi essa si manifesta con una clorosi senza necrosi dei tessuti.
Eccesso: Impossibile arrivare ad un eccesso con qualsiasi protocollo di fertilizzazione anche se si dovesse commettere errori nei dosaggi.
Boro (B) – Questo microelemento interviene nella formazione della parete cellulare sia delle foglie che delle radici.
Carenza: Comporta un ridotto assorbimento di Mg, Ca, K e PO43- con conseguenti effetti sulla crescita delle piante.
Eccesso: Impossibile arrivare ad un eccesso con qualsiasi protocollo di fertilizzazione, compreso errori nei dosaggi.
Cloro (Cl) – Il cloro è un microelemento indispensabile per la crescita delle piante che lo assorbono come ione Cl– (cloruro) in quantitĂ veramente bassa per cui se si superano in acqua le quantitĂ necessarie il Cl può diventare tossico. Oltre ad intervenire in alcuni processi della fotosintesi esso regola l’apertura e chiusura degli stomi attraverso cui le piante assorbono i nutrienti.
Carenza: non si verifica mai ma ammesso che succeda le piante manifesterebbero una clorosi delle venature.
Eccesso: spesso gli acquari presentano un eccesso di ioni cloruro visto che è introdotto frequentemente come sotto prodotto dei fertilizzanti. L’ ottima tollerabilità delle piante a questo micro elemento non comporta la manifestazione di nessun sintomo.
E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dell’autore e dello staff di acquariofili.