Axolotl ambystoma mexicanum

 

Axolotl ambystoma mexicanum

Siamo abituati a vedere i classici pesci d’acqua dolce o salata popolare i nostri acquari,  piante di ogni genere e colore , anemoni e pietre,
mentre un ruolo importante sta assumendo sempre più il campo degli anfibi.

L’Axolotl ambystoma mexicanum , meglio conosciuto come AXOLOTL è una salamandra neotenica, che compie il proprio ciclo vitale da larva.
Nativa del lago Xochimilco, nei pressi di Città del Messico, è purtroppo oggi “specie in via di estinzione” a causa della pesca, l’inquinamento e la distruzione del loro habitat.
Con il termine neotecnico si intende la condizione larvale di una specie che raggiunge la maturità sessuale.

Gli Axolotl sono in grado di compiere una vera e propria metamorfosi, ritirando le branchie e essendo dotati di polmoni, anche se poco sviluppati riescono a respirare aria terrestre per il resto della loro vita,
questo accade solo e soltanto per la scarsa purezza della linea (troppi geni di tigrinum in mezzo) oppure mutazione genica rara.
Il più delle volte questa metamorfosi non avviene e l’axolotl preferisce continuare la propria vita in stadio larvale quindi rimanendo in acqua senza trasferirsi sulla terraferma, anche allo stadio larvale può raggiungere la maturità sessuale.

Le più comuni colorazioni sono: Wild (forma ancestrale) – Golden – Albino – Leucocisto , ma non è raro trovare anche esemplari Copper e Melanod, in aggiunta possiamo trovare anche il Chimera rarissimo esemplare di due colori per via della convivenza nello stesso animale di due genomi diversi quindi non riproducibile tramite accoppiamento.

 

In foto: una specie leucistico di ambystoma mexicanum

 

Un axolotl adulto può crescere fino a raggiungere un massimo di 25/30cm di lunghezza.

Se tenuto alla giusta temperatura (acqua ne troppo calda ne troppo fredda, dai 16 ai 18 gradi massimo) può vivere dai 15 ai 20 anni. Le temperature sopra i 24 gradi sono molto stressanti per gli Axolotl.

In estate con l’innalzare delle temperature bisogna studiare qualche sistema anche economico per poter refrigerare l’acqua della vasca per esempio con le classiche ventoline che favoriscono lo scambio dell’aria sulla superfice dell’acqua. Gli sbalzi termini non risultano essere un problema per animali adulti e in forma.

L’acquario deve essere molto spazioso (non inferiore ai 90 cm di lunghezza per un esemplare) viste le dimensioni che raggiungeranno da adulto.

Il fondo può essere composto da sassi grandi, grani arrotondati per evitare che possa ferirsi e poi semplicemente lasciarlo libero. E soprattutto da allevare in monospecifico.

L’Axolotl ambystoma mexicanum vive in acque dure con un Ph che va da 6,8 a 8. Il cambio parziale dell’acqua andrebbe fatto preferibilmente ogni 2 settimane possibilmente con acqua che non contenga cloro o altri inquinanti.

La vasca deve essere dotata sia di filtraggio meccanico che biologico perché le deiezioni sono molto corpose e sviluppa moltissima ammoniaca .

Gli Axolotl ambystoma mexicanum non amano la luce a tal punto che potrebbe stressarli quindi si consiglia di schermare la luce con piante galleggianti o altri sistemi.

Essendo animali con maggiore attività durante le ore notturne, preferiscono nascondersi in zone d’ombra.

Amano nascondersi tra le rocce e le piante quindi consiglio a chi voglia allevarlo di inserire in vasca moltissime piante e nascondigli che però non feriscano la loro cute.

Un segnale di condizioni non proprio perfette è quando il nostro amico nuota frequentemente sopratutto in sù e giù  e in modo molto agitato sotto la superfice per cercare di prendere più aria possibile perché magari quella disciolta è troppo poca, il ricircolo dell’acqua non deve essere troppo alto per evitare stress che ne debilita l’animale, quindi in questi casi cercare un giusto connubio per la risoluzione del problema magari utilizzando il ritorno del ricircolo dell’acqua in vasca facendo lambire meglio la superfice.

Nel caso di vasche senza filtro aumentare la frequenza dei cambi.

In foto: una specie leucistico di ambystoma mexicanum

                                                      

L’Axolotl ambystoma mexicanum si può ammalare di fungosi raramente (questo accade quando le temperature sono troppo alte)questo problema si può rilevare tramite una decolorazione delle appendici branchiali o di zone circoscritte della cute che può risultare cotonosa , in questi casi trattare l’intera vasca con dressamor oppure del blu di metilene.

Per evitare queste fungosi come descritto in precedenza evitare di toccare l’animale con le mani nude.

Altre malattie possono essere legate all’alimentazione, infatti una alimentazione errata e squilibrata porta non solo ad una anemia e quindi decolorazione della cute tutta con a seguito inappetenza e isolamento, le branchie perdono capillari infatti si sfoltiscono e si accorciano, la pinna caudale si assottiglia molto e le dita sono piccole e tozze , questo è il sintomo che l’animale sta consumando il suo stesso corpo per i nutrienti di cui necessita. In questo caso isolare l’animale in una vaschetta dedicata con cambi giornalieri e curare l’alimentazione con lombrichi e/o pesce.

Per altre info sulla fungosi cotonosa cliccare QUI

In caso di fungosi si può trattare l’animale con Gentamicina in quanto ben tollerato e consiglio di evitare il trattamento con altri antibiotici più pesanti o addirittura quelli appartenenti alla famiglia delle tetracicline perché risultano molto irritanti per la loro cute e quindi poco sopportati.

L’Axolotl è un vero e proprio predatore, mangia tutto quello che può passare dalla sua grande bocca. Il nome AMBYSTOMA significa “bocca a coppa”.

Si nutre di larve e molluschi, prede vive come pesci , lombrichi e lumache. In acquario possiamo nutrirlo principalmente con lombrichi , possiamo alternare con latterini di acqua dolce , filetti di trota e raramente cioè 1 o 2 volte al mese pollo e camole del miele ricchi di nutrienti e non dannosi se somministrati con parsimonia.

Gli Axolotl ambystoma mexicanum possono convivere con altri esemplari della stessa specie .

E’ sconsigliata la presenza di altri pesci perché diventerebbero facili prede , stresserebbero gli axolotl e mordendogli le branchie potrebbero ferirli anche in modo grave. Anche su questo argomento ci sono molti pareri discordanti infatti molti lo fanno crescere insieme a Guppy , Pesci rossi e tante altre specie ma bisogna curare molto l’alimentazione cercando di tenere a bada la sua indole predatrice che non tarderà a presentarsi nel modo che meno ce lo aspettiamo.

Determinare il sesso dell’Axolotl ambystoma mexicanum non è facile , ci vuole buon occhio e se non volete trovarvi con centinaia di uova nell’acquario , chiedete ad un esperto. In base alla grandezza del rigonfiamento che potete trovate dietro le zampe posteriori del vostro Axolotl ambystoma mexicanum si può determinare se il vostro animaletto è maschio o femmina e questo può avvenire più facilmente quando le dimensioni dello stesso sia di circa 20cm.

Axolotl
Axolotl femmina

Se è maschio solitamente il rigonfiamento è molto esteso e di grosse dimensioni. Per la femmina invece risulta più sgonfio e meno esteso quindi un rigonfiamento minino. Però per determinare il sesso con assoluta certezza bisogna attendere l’età adulta.

Axolotl
Axolotl maschio

La caratteristica più affascinante degli Axolotl ambystoma mexicanum è quella di avere la capacità di rigenerare i propri arti e organi qualora questi verrebbero danneggiati da urti in vasca oppure staccati in caso di lotte per la supremazia del territorio o in fase di riproduzione, dobbiamo però aggiungere che questa particolarità stressa parecchio l’animale perché vede un dispendio eccessivo di energia e può succedere che la parte rigenerata non sempre sia perfetta infatti può rigenerarsi incurvata o anche doppia quindi si esorta ad evitare situazione in cui potrebbe essere soggetto a morsi o amputazioni.

Quando l’ Axolotl ambystoma mexicanum galleggia immobile sulla superficie dell’acqua non sta male ma si sta semplicemente rilassando, lasciarsi andare sulla superfice è la posizione che più preferiscono.

Se invece non riescono ad andare a fondo e galleggiano con il posteriore in alto stanno soffrendo di meteorismo.

Non toccare mai con le mani il nostro Axolotl ambystoma mexicanum o se bisogna necessariamente farlo usare un guanto di lattice e toccarlo con delicatezza in quanto potremo danneggiare il loro sistema scheletrico e in più la loro pelle risulta permeabile a molte sostanze chimiche.

 

LA RIPRODUZIONE

La riproduzione in cattività è possibile ma bisogna osservare alcuni aspetti fondamentali che elencherò di seguito,

innanzitutto gli Axolotl ambystoma mexicanum raggiungono l’età riproduttiva intorno ai 20 mesi, ma già a circa 6 mesi di età sono in grado di riprodursi.

La femmina depone dalle 100 alle 1200 uova e questo ne scaturisce un forte stress che potrebbe debilitare parecchio la femmina infatti è buona norma curare in modo particolare l’alimentazione, per esempio fornire qualche camola del miele in pasto che sono molto energetiche, lo stesso risultato si ottengono con lombrichi o fegatini di pollo.

Un periodo riproduttivo stabilito e preciso non esiste tanto è vero che la riproduzione è stimolata da una variazione di temperatura perché si emula un cambio di stagione, la riproduzione avverrà sempre nel caso che la femmina sarà gravida e accetti il corteggiamento del maschio.

 

Axolotl ambystoma mexicanum
in foto: il momento della deposizione
Axolotl ambystoma mexicanum
In foto: il momento della schiusa

                                                                                  

La vasca deve essere allestita con pietre lisce e tante piante, il corteggiamento è molto particolare infatti il maschio nuota vorticosamente intorno alla femmina alzando la coda e avvicinandosi molto alla femmina la fecondazione avviene internamente, una volta accoppiati possono passare anche un paio di giorni per iniziare la fase della deposizione.

La schiusa si ha dopo circa 3 settimane,ma è dettato dalla temperatura l’importante è mantenere le uova a temperatura ambiente ,nessun flusso e nessun filtro ,molto importante dopo la fine della deposizione di cercare di spostare le uova in altra vasca oppure se si è fortunati nel vedere la femmina mentre depone spostare direttamente lei in un altra vasca in modo che possa deporre in piena tranquillità per poi riportarla nella sua vasca originale,in questo modo si eviterà di avere gelatina (quella che producono per fare da collante alle uova) sparsa in tutta la vasca dove vivono normalmente. naturalmente nella la vasca della deposizione dovrà essere dotata di legni, piante o altro per potersi aggrappare e utilizzare da supporto per le uova .

I piccoli una volta assorbito il sacco vitellino vanno alimentati con artemie o daphine e appena inizieranno a formarsi stare attenti perche’ potrebbero manifestarsi azioni di cannibalismo ,per evitare questo mantenere circa 100 baby in vasche 60×40 e curare l’alimentazione in modo che abbiano le stesse dimensioni ma comunque qualche episodio ci sarà sempre.

Per una buona crescita e salute dei piccoli occorre effettuare almeno 2 cambi totali con acqua declorata ,senza utilizzare prodotti che contengono aloe vera per eliminare il cloro,evitando anche sbalzi termici o chimici

Axolotl ambystoma mexicanum Axolotl ambystoma mexicanum

 

IN CONCLUSIONE

In natura a causa della mano dell’uomo si è avuto un forte calo della presenza degli Axolotl tanto da avviare degli studi per definirli a pericolo estinsione anche se oggi si hanno grandi successi di riproduzione in acquario e assume sempre più un interesse non solo verso chi li vuole studiare e riprodurre ma anche attraverso quei neofiti che si innamorano del loro musino buffo.

IMPORTANTE  ogni Axolotl deve essere accompagnato dal CITES in allegato B che deve essere fornito da chi cede l’animale sia esso un professionista o un privato, o che avvenga a titolo di regalo oppure vendita. Per chiunque riproduca questo bellissimo esemplare dovrà denunciare alla forestale della propria zona le avvenute nascite entro e non oltre 10 giorni e la stessa forestale provvederà a fornire il numero di protocollo CITES . Appena i piccoli verranno ceduti il privato dovrà effettuare delle dichiarazioni di cessione dell’animale attraverso dei moduli prestampati disponibili in rete dove vanno inseriti i dati del cedente e ricevente con il numero di protocollo CITES che ha rilasciato la forestale all’atto delle nascite.

Chiunque venga trovato in possesso dell’animale sprovvisto di CITES sarà soggetto ad una multa.

 

Axolotl ambystoma mexicanum

PS:E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili o del proprietario si ringrazia Davide Farruggia per averci concesso l’utilizzo delle foto.

©www.acquariofili.com

 

Carrozzina per pesci

Carrozzina per pesci vuole essere un articolo per confermare che anche nel mondo acquatico alcuni progetti sono realizzati per migliorare la vita dei nostri amici pinnuti.

Prima di spiegare di cosa si tratta penso che una premessa sul perchè questa realizzazione e da cosa nasce sia d’obbligo:
– I pesci sono dotati di un organo fondamentale per il loro sostentamento chiamato “Vescica natatoria” che rappresenta una sacca che viene riempita o svuotata di aria per potersi muovere più agevolmente e quindi andare in superfice o scendere sul fondo senza un grosso dispendio di energia.

Purtroppo come tutti gli organi l’insorgere di una malattia in genere una infiammazione creano non pochi problemi in questo caso proprio alla deambulazione e quindi impedendo una normale vita quotidiana e le necessità che vanno dal cibarsi al nascondersi al giocare con altri inquilini e non solo.

Quando questa infiammazione è molto forte e incisiva e sopratutto si protrae per diversi mesi potrebbe risultare incurabile non reagendo a nessun medicinale ,a questo punto si dice che è diventata cronica.

Carrozzina per pesci

L’amore umano spinge a cercare una soluzione per dare un aiuto ed ecco che grazie a delle ricerche effettuate su internet la nostra utente Irene Tommasi decide di cimentarsi nella costruzione di una sedia a rotelle o carrozzina che permetta al pesce di stare in asse e con poco dispendio di energie potersi muovere agevolmente e quindi di cibarsi.

Vedendo il suo pesciolino che ormai stazionava 24 ore su 24 a pancia in su si decide a fare qualcosa e ha pensato ad una Carrozzina per pesci :

Carrozzina per pesci

Su internet si è imbattuta su diversi articoli che spiegano come fare ma dapprima si dovevano recuperare i materiale per la costruzione che ovviamente dovevano avere alcuni requisiti e cioè :

  • Essere morbidi per evitare che il contatto con la cute provocasse ferite
  • Essere duttili in modo da poterli adattare al corpo del pesciolino
  • Essere in grado di collegarli tra loto agevolmente
  • Essere manegevoli per eventuali modifiche di migliorie

a questo punto si è imbattuta nel seguente Kit acquistato su internet ,dove riportava tutto il materiale necessario.

Carrozzina per pesci

Pezzo dopo pezzo ,prova dopo prova si è arrivati a questa realizzazione

Carrozzina per pesci

Il nostro amato pesciolino con la Carrozzina per pesci potrà nuotare in forma eretta e riosservare il mondo dal lato corretto,questo gli permetterà di muoversi più agevolmente con un piccolissimo dispendio di energia ma soprattutto di cibarsi nel modo corretto.

[pullquote-right]Non esagerare con la somministrazione del cibo perchè la vescica natatoria vede impiegare l’intestino in forma attiva e quindi si potrebbe peggiorare le cose , alimentare sempre con parsimonia.[/pullquote-right]

Ovviamente questo progetto dovrà essere, sopratutto ai primi periodi sottoposto a calibrazioni sul peso che gli permetterà di stazionare ad una determinata superfice della colonna d’acqua ,si consiglia di calibrarlo per renderlo stabile pochi cm sotto il livello dell’acqua.

Con un po’ di inventiva si potrà trovare la soluzione giusta per i pesi da adottare e quindi anche la stabilizzazione eretta della struttura.

Ovviamente si sconsiglia di costruire questo sistema a soggetti ai quali è insorta da poco la patologia sopra accennata ma farlo solo nel caso in cui non reagisce neanche minimamente alle cure indicate da specialisti del settore.

Per maggiori dettagli e informazioni sulla vescica natatoria si consiglia di leggere QUI

 

E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e del proprietario,si ringrazia Irene Tommasi per aver concesso le foto e testimonianza del suo operato.

©www.acquariofili.com

Meduse in acquario

Meduse in acquario , è possibile ? Questa è una domanda che spesso ci facciamo quando è capitato di trovarci di fronte ad una vasca di meduse

Meduse in acquarioQuante volte queste meravigliose creature ti hanno ipnotizzato con i loro maestosi movimenti?
A me è capitato di pietrificarmi guardando la danza del loro nuoto e mi sono chiesto se era possibile gestire questi animali in un acquario domestico
La risposta è: SI!

In America e in gran parte dell’Europa gli acquari di meduse nei salotti sono abbastanza diffusi, in Italia purtroppo questi non hanno preso mai abbastanza piede.

Ci tengo a precisare che tutto ciò di cui parlerò è frutto della mia esperienza e di ciò che
ho imparato leggendo testi, articoli e siti internet di negozi che trattano la vendita di queste creature.

 

L’acquario

Questi animali non possono vivere in un normale acquario perché rischierebbero di essere
risucchiati dal filtro oppure di incastrarsi negli angoli della vasca.

È necessario quindi avere a disposizione una vasca di tipo kreisel, pseudokreisel o cilindrica.

Meduse in acquario

Meduse in acquario
Foto Web

Meduse in acquario
Foto Web

All’interno della vasca deve sempre essere presente un flusso con una velocità tale da permettere di trasportare le meduse e di sollevarle dal fondo, in quanto questi animali non hanno una grossa mobilità e tendono a lasciarsi trasportare dalla corrente.

Inoltre all’interno dell’acquario deve essere assente qualunque tipo di ostacolo e decorazione,per evitare che gli animali possano sbattere, incastrarsi e rovinare i loro tessuti e quindi ferirsi.

 

Gestione dell’acquario

La qualità dell’acqua deve essere la priorità per permettere alle meduse di sopravvivere e di vivere in modo sano.

Consideriamo che una medusa sana pulsa ogni 3-6 secondi, comunque non occorre allarmarsi se qualche volta pulsano con meno frequenza,può darsi che siano stanche. Ci sono studi che affermano che anche questi animali “dormono” a modo loro.

Qualora invece le meduse all’interno della vasca non pulsino, o lo fanno molto poco,tendano a rimpicciolirsi e presentino segni sul tessuto , allora occorre verificare i parametri dell’acqua.

Meduse in acquarioPer prima cosa, quando allestiamo un acquario occorre renderlo biologicamente vivo prima di inserire le meduse, perciò bisogna effettuare un corretto ciclo dell’azoto e quindi maturazione.

Dopo aver inserito il filtro biologico (cannolicchi), il filtro meccanico (spugna) e l’acqua marina, devono essere introdotti i batteri azotofissatori, che permettono lo smaltimento dei residui organici che le meduse non assumono.

Le meduse di per sé non inquinano l’acqua dopo la digestione, ma l’acqua viene inquinata con i residui del cibo che non vengono mangiati e si depositano sul fondo della vasca.

Durante il ciclo dell’azoto occorre dare da mangiare ai batteri inserendo in vasca piccole quantità di cibo, che decomponendosi, produrranno azoto assimilato quindi dai batteri.

Solo al termine di un corretto ciclo dell’azoto possiamo finalmente inserire in acquario le meduse.

I parametri da controllare per verificare la buona qualità dell’acqua sono riportati nella seguente tabella.

Ph 8,0 – 8,3
Salinità 30 – 34 ppt (1,022 – 1,026 )
Ammoniaca (NH3) 0 ppm
Nitriti (NO2) 0 ppm
Nitrati (NO3) 0 – 20 ppm
Temperatura acqua 15 – 32°C (per aurelia aurita mantenere 18 – 24°C)

 

Una volta avviato l’acquario, occorre effettuare con frequenza le giuste manutenzioni e gestioni come indicato di seguito

Alimentazione 1/2 volte al giorno
Cambio acqua 25% ogni 10 – 15 giorni ma in caso di necessità anche prima
Pulizia filtro 1 volta al mese
Sifonatura del fondo Tutti i giorni
Pulizia del vetro e delle pareti della vasca Al bisogno

 

l cambio acqua deve essere effettuato con attenzione, occorre assicurarsi di non aspirare le meduse e di non inserire l’acqua pulita a cascata direttamente in vasca per evitare la formazione di bolle.

Personalmente utilizzo la pompa manuale che uso per aspirare anche per inserire l’acqua pulita in acquario.

Ad ogni cambio acqua bisogna inserire la giusta quantità di biocondizionatore .

La maggior parte degli acquari in commercio hanno un’illuminazione a led che permette di creare un effetto scenico mentre le meduse nuotano. Per alcune specie (come Aurelia aurita) l’illuminazione non è importante, mentre per specie (come Upside-down) è assolutamente necessaria.

Molto importante è il controllo della temperatura, che non deve subire grossi sbalzi, perciò è consigliato l’utilizzo di un refrigeratore che mantenga la temperatura stabile.

 

Acquisto e acclimatazione delle meduse

Personalmente ho acquistato le meduse all’estero, purtroppo non ho trovato, e non credo esistano ad oggi, rivenditori in Italia.

Ovviamente prima di farsi spedire questi meravigliosi animali occorre essere certi che l’acquario sia pronto per accoglierli.

Appena le meduse arrivano a casa è possibile cominciare il processo di acclimatazione. Questa può venire in diversi modi, personalmente per evitare di danneggiare gli animali io preferisco fare nel modo seguente:
– Inserisco in acquario il sacchetto chiuso contenente gli animali, lo lascio a mollo per circa mezz’ora, in modo tale che la temperatura dell’acqua nel sacchetto si avvicini a quella dell’acquario.
– Successivamente inserisco nel sacchetto circa una tazzina di acqua dell’acquario. In questo momento occorre prestare attenzione per evitare che si creino bolle d’aria molto pericolose per il tessuto delle meduse, se anche una piccola bolla d’aria dovesse finire sotto la campana rischierebbe di bucarla.
– Questo procedimento bisogna farlo ogni 5/10 minuti per una decina di volte.

Attenzione è molto importante acclimatare le meduse perché, seppure siano animali abbastanza resistenti, sono invece delicati a grossi sbalzi di temperatura e salinità. Un’acclimatazione errata può compromettere la sopravvivenza oppure può causare un appallottamento (assume la forma di un tacos) della medusa, situazione non sempre reversibile.

Una volta acclimatate, le meduse possono essere rilasciate in vasca. È possibile che nelle prime 24 ore possano risultare stanche o pigre, per questo motivo bisogna alimentarle a partire dal giorno successivo.

 

Alimentazione

Le meduse mangiano una volta al giorno (se si ha tempo si può dividere la razione in due momenti diversi della giornata).

Il quantitativo corretto è pari a quello che riescono a mangiare in circa 5 minuti, se dopo questo tempo c’è ancora del mangime in acqua allora occorre diminuire la dose.

È fondamentale sifonare tutto il cibo non consumato che si deposita sul fondo della vasca per evitare che l’acqua si inquini.

Il cibo per quanto riguarda Aurelia aurita è composto principalmente da naupli di artemia, preferibilmente vivi, evitando mangimi secchi o in salamoia che spesso sono troppo acidi e a lungo andare provocano danni all’animale.

I naupli di artemia si possono facilmente allevare in casa, grazie a schiuditoi che si trovano in commercio oppure artigianali,possono essere somministrati con una pipetta in acquario ed occorre lasciare che le meduse si possano cibare utilizzando il loro istinto di caccia.

Alcune specie si cibano anche di copepodi ed altre di krill.

Alcuni siti che trattano meduse vendono anche mangimi secchi creati appositamente per questi animali, ma personalmente non li preferisco.

È importante arricchire cibo vivo con integratori contenenti vitamine,HUFA e Omega 3.

Una scorretta alimentazione contribuisce ad avere meduse meno attive che tendono a chiudere il loro ombrello.

I Cibi acidi possono provocare dei buchi nel cappello in prossimità dello stomaco.
Ad ogni modo in caso di necessità questi animali possono anche non mangiare per qualche giorno.

Le meduse più mangiano e più crescono, se stanno crescendo troppo si può ridurre la razione.

Meduse in acquario

 

 

In qualunque caso tendono ad adattare la loro dimensione in base alla grandezza dell’acquario.

È affascinante vedere questi animali catturare le prede e vedere lo stomaco che si colora di arancio/marrone.

 

 

 

 

 

Quale specie si possono allevare?

La specie più facilmente allevabile in cattività è Aurelia aurita, chiamata anche Moon Jellyfish o medusa quadrifoglio, per la forma delle sue gonadi facilmente visibili.

Ma le specie allevabili in acquario sono diverse. La scelta della specie da allevare nel proprio acquario dipende soprattutto
dalla grandezza della vasca e dalla forma (e ovviamente da budget disponibile).

È sempre consigliabile non inserire specie diverse in uno stesso acquario.

 

Quanto vivono le meduse?

Lo stadio di medusa è lo stadio finale del ciclo vitale di queste creature.

Aurelia aurita vive circa 1/2 anni, ma può arrivare anche fino a 4 anni.
In media le altre specie vivono da 1 a 2 anni.

 

Si possono riprodurre in acquario?

La riproduzione delle meduse in acquario domestico è molto difficile che avvenga e se dovesse avvenire è difficile che lo stadio di polipo sopravviva perché verrebbe facilmente aspirato durante la pulizia della vasca.

Meduse in acquario
Foto dal Web

 

Le meduse sono pericolose per l’uomo?

La maggior parte delle meduse (come Aurelia aurita) sono assolutamente innocue per l’uomo, alcune specie come Chrysaora possono essere urticanti, in quel caso occorre utilizzare dei guanti protettivi quando si procede alla manutenzione dell’acquario.

Meduse in acquario
Foto web

 

 

Parliamo di prezzi

Gli acquari partono da circa 300 euro e arrivano fino a qualche migliaia di euro per vasche di dimensioni importanti.
Le meduse più economiche sono Aurelia aurita (in media 25 eurol’una). Specie più ricercate come Chrysaora costano dai 70 ai 130euro l’una.

Al momento io ho un acquario di circa 18 litri (esattamente quello di tipo kreisel in foto) e allevo 4 Aurelia aurita.
Ad acquario avviato spendo circa 15/20 euro al mese.

Cosa avere a disposizione:
• Test per la qualità dell’acqua
• Acqua osmotica
• Acqua marina
• Cibo (uova di Artemia)
• Schiuditoio per artemie
• Biocondizionatore

 

Conclusione

In conclusione voglio aggiungere che spero di aver illustrato tutto nel modo più esaustivo mettendo nero su bianco la mia esperienza maturata negli anni in modo da chiarire le idee a chi vuole avvicinarsi a questo mondo non molto conosciuto in Italia.

Si ricorda inoltre che questi animali non sono semplici da gestire ma con costanza e giusta attenzione si riescono ad allevare abbastanza bene , non sono giocattoli quindi evitare di porli agli occhi dei bimbi come tali visto il loro nuoto molto elegante , calmo e mai aggressivo si può far in modo che anche loro si avvicino a questo mondo rispettandoli nel migliore dei modi.

 

E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dell’autore e dello staff di acquariofili.

Guida impaginata da Marco Ferrara

©www.acquariofili.com

Ciclidi Malawi come riconoscerli

nPCiclidi Malawi come riconoscerli

 

“Premessa”

Questa spiegazione-informazione intitolata Ciclidi Malawi come riconoscerli è rivolta a chi approccia a questa parte dell’acquariofila per la prima volta, chi scrive non ha titoli accademici, ma è un semplice appassionato , che cerca di spiegare in maniera superficiale e comprensibile, come distinguere questi ciclidi gli uni dagli altri, e spiegarne le loro differenze.

 

“Come è avvenuta la speciazione nel lago Malawi”

Il lago Malawi è evolutivamente molto giovane, i diversi generi che occupano le sue acque, e le diverse specie, si sono sviluppate, alcune in areali geografici limitati, alcune in territori meno limitati, abitando più località geografiche, ed alcune anche solo una, in tutto il lago.

Spesso reef, isole, e località geografiche, sono distanti decine o centinaia di km le une dalle altre, con una conseguente impossibilità di contatto delle une con le altre, per le specie che le abitano, se non quelle immediatamente adiacenti, e anche la stessa specie in areali geografici diversi, ha sviluppato livree e colori caratteristici e differenti, località per località.

[pullquote-right]La differenziazione e la particolarità, è forse più accentuata negli mbunas, che abitano gli areali rocciosi che sono relativemente pochi (occupano meno del 20% delle coste) che negli haps che abitano i fondali sabbiosi più presenti in natura. [/pullquote-right]

Comunque esistono specie diffuse in tutto il lago o quasi, ed altre che si sono sviluppate, solo in particolari areali geogeafici.

Esistono poi reef o località che come estensione sono solo poche centinaia di metri ed altre molto più ampie di qualche km.

Le differenze nei colori e nelle livree, e anche nella morfologia, sono a volte molto evidenti, alcuni sono riconoscibili solo da occhi esperti.

Vediamo nel dettaglio Ciclidi Malawi come riconoscerli

 

“Come viene solitamente distinta ogni specie”

Premesso che il concetto di “specie” è ancora controverso e viene implementato con quello di “sottospecie” e quello di “varianti geografiche” per distinguere i ciclidi del lago Malawi si usa riportare in primo luogo il genere (ciclidi è la “famiglia”, che comprende decine di generi e centinaia di specie), ad esempio:

– Pseudotropeus, Labeotropheus, Metriaclima, Cynotilapia, ecc. sono generi fra gli mbunas, Aulunocara, Copadichromis, Protomelas, Otophatinx, Placidochromis, ecc. sono generi,

per gli haps, indicati con una iniziale maiuscola, di seguito si indica la specie, scolofi, johanni, trewavasae, fuelleborni, fainzilberi, aurora, ecc.

Per gli haps jacobfreibergi, steveni, ecc. con iniziale rigorosamente in minuscolo, seguiti dalla località geografica di provenienza, Likoma, Lion’s Cove, Lundo island, Taiwan reef, Otter point, Thumbi west, Thumbi point, ecc.

Sono diverse decine se non centinaia le località-isole-reef, e sono riportate in genere in maiuscolo.

“Esempio pratico”
Per distinguere una specie, o una specie e la sua variante geografica:
Labidochromis (genere), caeruleus (specie) Lion’s Cove (località geografica di provenienza)

“Alcuni esempi di specie con notevoli differenze cromatiche”
Una su tutte è il Labidochromis caeruleus che è presente in diverse località del lago ma con variazioni cromatiche incredibili, che vanno dalla livrea giallo-limone, a quella arancione, all’ azzurro e al bianco,altro esempio i Labeotropheus, sia i trewavasae che i fuelleborni, che a seconda della località di provenienza hanno livree diversissime fra loro, pur mantenendo logicamente una morfologia molto simile.

Labidochromis caeruleus Lion's Cove
Labidochromis caeruleus Lion’s Cove

Labidochromis hongi srt (super red top, selezione di cattività)
Labidochromis hongi srt (super red top, selezione di cattività)

“Cosa significa “sp.”
Alcune specie sono indicate con un “sp.” che precede il nome, semplicemente indica che la specie non è ancora stata descritta definitivamente, e può avere un nome provvisorio. Viste le centinaia di specie, non è difficile che capiti che con gli studi sempre più approfonditi, alcune specie vengano riclassificate, rinominate, o spostate di genere, questo per rendere la vita più facile a noi appassionati

“Selezioni e ibridazioni di cattività”
Oggi in commercio alcune specie, non hanno nulla di naturale e non hanno mai visto il lago Malawi, spesso sono chiamate con accattivanti nomi commerciali, che con la nomenclatura scientifica non c’ entrano nulla.

Due esempi su tutti, le Aulunocara calico od ob , è un ibrido creato dall’ uomo, per donare le macchie ad un Aulunocara che normalmente in natura non ne è dotata, incrociandola (ibridandola, già decenni fa) con gli attuali Metriaclima, per ricavarne la livrea a macchie, e il Labidochromis hongi, che a partire dalla variante geografica Puluu, ha subito selezioni su selezioni per incrementare in livrea sempre più la presenza del rosso, che in natura, fra i ciclidi del lago Malawi è meno presente di altri colori. Allo stato attuale, alcuni soggetti sembrano veri e propri pesci rossi.

“Il polimorfismo”
Presente sugli mbunas, è la differenza di livrea, che si può presentare negli individui che appartengono alla stessa specie, è molto diffusa in alcuni Metriaclima, in alcuni Labeotropheus ed in alcuni Tropheops.

Metriaclima aurora Likoma island
Metriaclima aurora Likoma island

Metriaclima fainzilberi Lundo island
Metriaclima fainzilberi Lundo island

 

In genere presenta tre tipi di livree differenti, quella “bb” (barrata), quella “ob” (a macchie), e quella “o”(uniforme o quasi), quest’ ultima, può essere per alcune specie monocolore e per altre con piccole macchie scure, poco diffuse, sicuramente molto meno che negli esemplari “ob”.

Metriaclima mbenji Mbenji island (ob-mc morph)
Metriaclima mbenji Mbenji island (ob-mc morph)

Metriaclima sp. zebra gold Kawanga
Metriaclima sp. zebra gold Kawanga

 

L’ indicazione “mc” invece può avere due interpretazioni diverse, dal punto di vista scientifico è così definito, un esemplare maschio “ob” indipendentemente dalla specie di appartenenza, per gli appassionati, invece, in gergo hobbistico, può indicare un maschio che ha presente in livrea, sia il morph barrato che quello a macchie contemporaneamente.

Metriaclima zebra Masinje (bb morph)
Metriaclima zebra Masinje (bb morph)

Metriaclima zebra Masinje (ob-mc morph)
Metriaclima zebra Masinje (ob-mc morph)

 

“Yellow top, red top, white top” Cosa indicano ???
Si usano soprattutto per le Cynotilapia, dove capita che nella stessa specie, e nella stessa località geografica sviluppino diverse colorazioni del bordo della pinna dorsale, e ne indica il colore, spesso “red top” indica più un arancione che un vero e proprio rosso, per la precisione, il rosso vivo è poco presente, negli mbunas almeno, anche se in un Tropheops da me avuto, nella dorsale è ben presente, il Tropheops chilumba Mphanga rocks, come lo hanmo anche alcuni Labeotropheus, nelle pinne appunto, più o meno brillante.

Cynotilapia zebroides Likoma island yellow top
Cynotilapia zebroides Likoma island yellow top

 

“Vecchi nomi, o nomi storici commerciali”
Purtroppo a complicare la vita agli appassionati ci sono pure questi, in genere presenti nelle stock list dei negozi non specializzati su questi ciclidi, o che non si sono aggiornati nel tempo, capita che molte specie abbiano i vecchi nomi “Pseudotropeus”, specie che ormai non hanno più niente a che fare con il genere.

Un tempo gran parte degli mbunas, venivano chiamati tutti appunto Pseudotropeus, prima di studi più approfonditi e successive riclassificazioni, per gli haps invece il nome vecchio e generalistico era forse quello di “haplochromini” o “haplos”, indicato un tempo per tante specie, da cui forse deriva il diminutivo “haps”.

Mi scuso per eventuali imprecisioni, ma ripeto sono solo un appassionato, come tutti voi, che cerca di condividere il suo sapere con altri , che seguono questa bellissima branchia dell’ acquariofilia dolce.
Qualche mia foto, correlata di nome scientifico della specie su Ciclidi Malawi come riconoscerli

"<yoastmark "<yoastmark "<yoastmark

Melanochromis dialeptos Gome
Melanochromis dialeptos Gome

Pseudotropeus sp. polit Lion's Cove
Pseudotropeus sp. polit Lion’s Cove

 

Buon Malawi a tutti voi .

 

E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e del proprietario.

 

©www.acquariofili.com

Brachygobius – Il pesce ape

Brachygobius – Il pesce ape

 

Brachygobius - Il pesce ape

I Brachygobius, conosciuti anche come Pesci Ape, provengono dall’Asia, vivono nelle paludi d’acqua salata e nelle sorgenti dei fiumi e torrenti in India, Thailandia, Indonesia, Malesia, Sumatra, Giava e Borneo e appartengono alla famiglia dei Gobidi. Sono suddivisi in specie nane con una lunghezza di 1,5 cm, e specie più grandi, le più diffuse nel mercato che arrivano fino a 4,5 cm.

Le specie nane sono:

Brachygobius Nunus
Brachygobius Mekongensis
Brachygobius Aggregatus
Brachygobius Kabiliensis

Le specie grandi sono:

Brachygobius Doriae
Brachygobius Sabanus
Brachygobius Xanthomelas
Brachygobius Xanthozonus
Brachygobius Sua

La temperatura ideale del Brachygobius – Il pesce ape, è compresa nel range tra i 24°-30°C.
Al contrario di quanto viene diffuso e “consigliato” nei negozi, anche se in natura vengono trovati spesso in acque dolci ma solo per periodi transitori, il 90% di questi pesci appartengono decisamente all’acqua salmastra e sono di cattura, in genere l’acqua dolce non gli porta benefici, anzi, spesso è fonte di malattie fungine. In effetti è consigliabile aggiungere 1-2 cucchiai di sale marino per ogni 10 litri d’acqua in un acquario dedicato. Anche se i valori dell’acqua non sono ben stabiliti per l’allevamento in vasca si sa che prediligono acque con PH tra 5,5 e 7,5, un GH fino a 12 e con un flusso non forte, pertanto si consiglia di impostare la mandata del filtro con pochissimo movimento.

 

Brachygobius - Il pesce apeI pesci Brachygobius hanno una forma tozza, un pò buffa e un peduncolo caudale leggermente appiattito. Possiedono una colorazione composta da quattro strisce trasversali marrone scuro separate da tre interspazi gialli; la seconda è all’altezza della prima pinna dorsale, la terza all’altezza della seconda dorsale e della pinna anale. La colorazione non è sempre fedele, ma può anche variare notevolmente, infatti i maschi, oltre ad essere più magri delle femmine, si differenziano dalle femmine perché hanno colori molto vivaci, a volte, in alcune specie, il giallo è addirittura tendente all’arancione mentre le femmine, oltre ad essere un po’ più grosse hanno una testa più piccola e rotondeggiante.
Vanno allevati preferibilmente in monospecifico, con fondo scuro, in gruppi di minimo 6 esemplari e, poiché quasi tutti provengono da cattura, si nutrono nella maggior parte solo di cibo vivo come larve di zanzara, artemie e dafnie vive o congelate, chironomus congelato in piccole quantità al giorno e ben razionato mentre difficilmente apprezzano il cibo secco.

 

Brachygobius - Il pesce apeE’ un pesce da fondo, che tuttavia si attacca ugualmente a piante e superfici. Si riproduce con più facilità in acqua salmastra, il maschio nel periodo dell’accoppiamento cambia, momentaneamente, il colore della livrea e assume un colore dorato quasi omogeneo. E’ oviparo e la femmina è in grado di deporre fino a 100/150 uova in anfratti ben protetti, il maschio le sorveglia con molta attenzione finchè non si schiudono dopo circa 5-7 giorni. Dopo la schiusa delle uova, i piccoli sono autonomi nel nuoto e si nutrono di rotiferi, infusori, anguillole dell’aceto ecc., e dopo poco tempo anche di naupli d’artemia.
Se si gradisce e si ha la fortuna di far riprodurre questa specie, dopo la schiusa delle uova è consigliabile separare gli avannotti dagli adulti che tendono a predarli.
E’ un pesce molto territoriale e anche molto timido, ed è difficile tenerlo con altri pesci se la vasca non offre abbondanti nascondigli che gli servono come rifugio per sentirsi più protetto.

Fondamentalmente il Brachygobius – Il pesce ape, è un bel pesce da detenere in gruppo di tanti esemplari nelle nostre vasche, ma allo stesso tempo sarebbe da inserire nella lista dei pesci da non comprare poiché trattasi di un pesce non facile da allevare, soprattutto per i neofiti, per via delle sue particolari esigenze, acqua salmastra, alimentazione mirata quasi esclusivamente sul vivo, incompatibilità con molte altre specie ma soprattutto perché è un pesce di cattura, e con i nostri acquisti non si fa altro che favorirne una maggiore mortalità, in particolar modo a causa del lungo viaggio che vanno ad affrontare per essere importati, ma anche di lunghi stazionamenti dentro le vasche degli allevatori e dei negozi.

Pertanto, come per ogni tipo di pesce, è sempre meglio informarsi e studiarne la specie prima di un eventuale acquisto, anche per evitare di incrementare queste importazioni e non arrecare “maltrattamenti involontari” a questi piccoli esseri viventi.

 

Si ringrazia l’utente Andrea Crimi per la gentile concessione sull’utilizzo delle proprie immagini presenti in questa scheda.

 

E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dell’autore e dello staff di acquariofili.

 

©www.acquariofili.com