Ammania senegalensis

Nome scientifico: Ammania senegalensis

Genere:Ammania

Famiglia: Lythraceae

Luogo di provenienza: Africa occidentale

Dimensioni: altezza 25-45cm larghezza 12-15cm

Temperatura: 24° – 30°C

Luce: da alta a altissima

Ph:6,5 -7

Posizione: posteriore

Crescita: Media

Difficoltà: Media

Note: l’ Ammania senegalensis e una pianta di palude molto robusta che trova anche posto nei nostri plantaquari, e una pianta dal fabbisogno molto moderato che mostra il suo rosso solo con una luce adeguata e intensa ,una fertilizzazione in colonna molto spinta e buona CO2.

Ammania senegalensisAmmania senegalensis è una pianta che trova collocazione nella parte posteriore della vasca perchè con la sua imponente struttura riesce a formare dei propri e veri muri verdi/rossi per variare la cromatografia della vasca, inoltre le sue grandi foglie si presentano con una leggera ondulatura e piegatura verso il basso con un picciolo molto corto e piccolo.

La riproduzione avviene per talea , basta tagliare tra gli internodi e ripiantare l’apice che continuerà a crescere dalla parte che rimane si avranno dei getti laterale che daranno vita a delle nuove piantine completamente autonome,

Si consiglia di non fare cespugli fitti distanziando gli steli perchè la parte inferiore ne risentirà tantissimo della mancanza della luce.

Riproduzione: Per talea.

 

NB: La foto è stata presa dal web come lo rimporta la scritta impressa sopra , se qualcuno dovesse riconoscerla e vuole che sia rimossa ci contatti che provvederemo nel più breve tempo possibile

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PhMetro

[dropcap]P[/dropcap]hMetro una parola semplice qundo complessa infatti più di una volta ci è capitato di leggere vari post in merito alla misurazione del pH e l’eventuale utilizzo di phmetri digitali.

test Ph

Con questo articolo vorrei approfondire alcuni aspetti relativi a questo argomento e fornire qualche consiglio utile alla sua gestione.

[pullquote-left]Come sappiamo il pH è uno dei parametri fondamentali che dobbiamo monitorare all’interno delle nostre vasche.[/pullquote-left]

In genere vengono utilizzati dei test a reagente (che sfruttano delle reazioni colorimetriche con successiva comparazione con la scala apposita) per fornire un’indicazione sul valore.

Purtroppo, però questi test sono caratterizzati da una scala che cresce con incrementi di 0.5 punti (salvo qualche eccezione – ad esempio il test pH 6.0-7.6 della JBL che ha un incremento di 0.2 punti), il che dal mio punto di vista, li rende poco idonei per alcune applicazioni, come il dosaggio della CO2 in vasca.

phmetro

In questo caso anche “piccole” variazioni di pH possono portare a variazioni notevoli nella quantità di CO2 effettivamente disciolta (per fare un esempio in presenza di erogazione di CO2, considerando un KH 4 se il valore di pH è 6.5 otterremo, incrociando i dati con apposita tabella, una concentrazione di 45 ppm, mentre se ci troviamo a pH 7 il valore ottenuto è di 14 ppm, si passa dall’eccesso a una quantità non sufficiente).

 

tabella phmetro

Per questo motivo è possibile ricorrere all’utilizzo di un PhMetro elettronico. Quest’ultimi utilizzano un sistema differente per la quantificazione del pH, ricorrendo a misure potenziometriche (in breve misurano la differenza di potenziale che si forma a causa della differenza di concentrazione di ioni H+ rispetto a una membrana apposita).

Il cuore di questo tipo di strumento è composto da una particolare membrana in vetro speciale (è composta non solo da silice, ma sono presenti anche ossidi di calcio e sodio in varie percentuali) la cui composizione premette il funzionamento dell’elettrodo stesso.

phmetro2

Le membrane di questo tipo di PhMetro sono caratterizzate dalla capacità di “sentire” selettivamente lo ione H+ (in parole povere la membrana è in grado di fornire un segnale relativo solo a questo particolare ione, avendo interferenze minime dalle altre componenti presenti in soluzione a patto che la membrana sia in buone condizioni). L’elettrodo è genericamente sferico in quanto questa forma garantisce la massima superficie di contatto e la minima resistenza al passaggio di corrente, ma anche una certa fragilità.

 

 

 

Quindi come approcciarci nel modo migliore all’utilizzo di questo strumento?

Innanzitutto, questa famiglia di elettrodi fornisce potenziali stabili e riproducibili solo dopo averli lasciati in soluzione (nel nostro caso acqua) per un certo periodo di tempo, in modo da IDRATARLI. Al loro interno infatti è presente una soluzione a pH 7 e uno strato di gel che deve espandersi all’interno del vetro stesso per garantire il corretto funzionamento.

Lo step successivo prevede la TARATURA dello strumento stesso utilizzando delle soluzioni tampone caratterizzate da un titolo o concentrazione ben definita (in commercio esistono diversi buffer sia già pronti all’ uso o in bustine da disciogliere in acqua di osmosi in quantità definite dal produttore). Solitamente per la taratura di questo PhMetro si utilizza una taratura a due standard, poiché permette di minimizzare l’errore sulla lettura del valore rispetto a una taratura con un singolo standard (mi riferisco a phmetri di tipo commerciale, estremamente diffusi su vari tipi di piattaforme online). Nulla ci vieta comunque di utilizzare anche la terza soluzione tampone.

Si procede quindi alla (eventuale) preparazione delle soluzioni tampone a pH 6.86 e 4.01 (i phmetri meno costosi riescono a misurare valori con una cifra decimale, non mi affiderei più di tanto alla seconda cifra decimale se presente, a causa dell’errore che si ha intrinsecamente nella misura stessa).

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Si procede con la misura del tampone a pH 6.86; agendo sull’apposita vite si modifica il valore (segnato sul display del PhMetro ) fino a ottenere quello del buffer. Si sciacqua l’elettrodo con acqua di osmosi e si elimina l’eccesso di acqua aiutandosi con della carta assorbente morbida (come quella di un fazzolettino. La stessa operazione va ripetuta con il secondo tampone a

pH 4.01. Consiglio questi due tamponi perché in genere nei nostri acquari, specialmente in presenza di erogazione di CO2, ci troviamo a pH neutro o debolmente acido (se invece abbiamo a che fare con biotopi tipo Malawi/Tanganika potrebbe essere conveniente usare il tampone a 9.81 – quindi l’ordine di taratura e prima con tampone a pH 6,86 e poi a pH 9,81). Fatto ciò dobbiamo procedere ad una verifica immergendo l’elettrodo sciacquato ed asciugato nuovamente nella soluzione tampone a pH 6.86; se la lettura coincide il pHmetro è pronto all’ uso. La taratura deve essere effettuata periodicamente, per evitare letture errate! (La taratura dovrebbe essere ripetuta) mediamente ogni 15 giorni per un uso intenso o 30 giorni se l’uso è sporadico)

[pullquote-left]CONSERVAZIONE. Bisogna ricordare che per conservare correttamente il nostro strumento PhMetro la membrana NON DEVE essere mantenuta asciutta, ma è preferibile mantenerla avvolta in uno strato di cotone imbevuto con una sostanza con adeguata forza ionica per ridurre la perdita di selettività. Nel nostro caso possiamo utilizzare il tampone a pH 4, in mancanza di quest’ultimo meglio un po’ di acqua piuttosto che niente. Bisogna evitare l’utilizzo di acqua distillata o RO per mantenere umida la membrana, perché l’assenza di forza ionica fa perdere in selettività e sensibilità nei tempi di risposta.[/pullquote-left]

Ultima nota: questo genere di strumenti necessita di sostituzione periodica (in base alla conservazione e all’utilizzo – ad esempio le sonde in continuo richiedono una sostituzione ogni 2 anni circa) in quanto con l’invecchiamento della membrana il pH letto si sposta verso valori più alcalini.

 

NB: le foto sono state prese dal web , qualora il proprietario le riconoscesse come proprie e ne vuole la rimozione basta comunicarcelo e provvederemo immediatamente alla rimozione.

 

 

 

 

 

 

E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e del proprietario.

Guida impaginata da Marco Ferrara

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Hyphessobrycon bentosi

Hyphessobrycon bentosi

Hyphessobrycon bentosi

Ordine: Caracidi

Famiglia: Characidae

Nome Comune:Tetra ornato

Dimensioni: circa 4 cm

Distribuzione: Sud America

Aspetto: È caratterizzata da un corpo affusolato e tendenzialmente trasparente, con la presenza di leggere sfumature di colore rosastro.

La coda e le pinne presentano una colorazione più intensa tendente al rosa forte , la punta piu’ estrema e la parte ronamentale della dorsale risultano di un forte bianco .Da questa ultima caratteristica ne prende il nome comune

Il dimorfismo sessuale è evidente per quel che riguarda la colorazione che risulta essere più accesa nei maschi e con la pinna dorsale più voluminosa.

Caratteristiche acquario: Dato che la specie va allevata in gruppo bisognerebbe fornire una vasca con dimensioni almeno di 120 litri

A causa delle dimensioni ridotte e dal carattere piuttosto timido è preferibile allevarli in vasca monospecifica anche se in acquario di comunità è molto pacifico.

Per l’allestimento della vasca è possibile usare un fondo caratterizzato da colori naturali e scuri, inerte e di dimensioni non eccessivamente ridotte. Possono inoltre essere aggiunte anche rocce (sempre inerti) e legni di varia tipologia.

L’allestimento deve essere fittamente piantumato in modo da garantire la presenza di nascondigli e zone ombreggiate ma che lasci anche lo spazio al nuoto

Valori per allevamento:

  • Temperatura: 24-28 °C
  • pH: 6-7,5 (ma è preferibile mantenere un ambiente leggermente acido attorno a pH 6.5)
  • KH: 5
  • GH: 10
  • NO2: assenti

Numero di esemplari: gruppo minimo 8-10 esemplari

Alimentazione: la dieta dei Hyphessobrycon bentosi deve essere piuttosto varia. È possibile fornire cibo secco (possibilmente micro-granulare) purchè di adeguate dimensioni, anche se inizialmente potrebbe non essere accettato.

È necessario fornire comunque cibo vivo o congelato di piccole dimensioni come Daphnie e Artemie.

Riproduzione: è una specie ovivipara, che non manifesta cure parentali o la formazione di coppie stabili.

La riproduzione in vasca può essere difficile dato che le uova vengono mangiate, anche dagli stessi genitori, motivo per cui si suggerisce la presenza di muschi e vegetazione fitta. Riproduzione in acquario piuttosto rara.

La coppia si apparterà il tempo necessario di rilasciare le uova e fecondarle ,le uova si andranno a depositare sul fondo abbandonate al proprio destino

Curiosità: è una specie piuttosto delicata e difficile da reperire in commercio. Si raccomanda di mantenere cambi di acqua piuttosto frequenti e basse correnti in vasca per non stressarlo

Adattabilità in acquario 90%
Difficoltà di allevamento 30%
Riproduzione in acquario 50%
Microdevario Gatesi

Microdevario Gatesi

Microdevario Gatesi

Ordine: Ciprinidi

Famiglia: Cyprinidae

Dimensioni: circa 2.0 cm

Distribuzione: Myanmar

Aspetto: rispetto al Microdevario Kubotai questa specie presenta colori meno accessi.

È caratterizzata da un corpo affusolato e tendenzialmente trasparente, con la presenza di leggere sfumature di colore verde/giallino.

La coda e le pinne sono trasparenti e non presentano particolari caratteristiche.

Il dimorfismo sessuale è evidente solo negli adulti: le femmine tendono ad avere un corpo più tondeggiante e di dimensioni maggiori; i maschi sono più snelli e presentano una livrea più colorata e definita.

Caratteristiche acquario: Dato che la specie va allevata in gruppi, malgrado le dimensioni ridotte bisognerebbe fornire una vasca con dimensioni minime 45×30 cm. Sarebbe meglio evitare le vasche cubiche.

A causa delle dimensioni ridotte e dal carattere piuttosto timido è preferibile allevarli in vasca monospecifica.

Per l’allestimento della vasca è possibile usare un fondo caratterizzato da colori naturali e scuri, inerte e di dimensioni non eccessivamente ridotte. Possono inoltre essere aggiunte anche rocce (sempre inerti) e legni di varia tipologia.

L’allestimento deve essere fittamente piantumato in modo da garantire la presenza di nascondigli e zone ombreggiate.

Prediligono acque cristalline o comunque poco cariche di tannini caratterizzati da una corrente moderata.

Dato che è da prediligere un’illuminazione non eccessivamente elevata, è preferibile scegliere piante non troppo esigenti in termini di luce. Si può quindi optare per piante non particolarmente esigenti (come ad esempio Limophilia Sessiflora, Bacopa, Cryptocoryne di vario tipo o echinodorus, Hydrocotyle Leucocephala, Ceratophillum); piante epifite (come Anubias, Microsorium, Bolbitis); e piante galleggianti per creare zone ombreggiate (ad esempio Salvinia Natans, Phillantus Fliutans, Limnobium, Pistia). Sono raccomandati muschi (es. Taxiphillium ,Christmass Moss) in abbondanza per fornire ripari per gli avannotti che potrebbero nascere in vasca

Valori per allevamento:

  • Temperatura: 22-27 °C
  • pH: 6-7 (ma è preferibile mantenere un ambiente leggermente acido attorno a pH 6.5)
  • KH: 3-6
  • GH: 7-9
  • NO2: assenti

Numero di esemplari: gruppo minimo 8-10 esemplari

Alimentazione: la dieta dei Microdevario Gatesi deve essere piuttosto varia. È possibile fornire cibo secco (possibilmente micro-granulare) purchè di adeguate dimensioni, anche se inizialmente potrebbe non essere accettato.

È necessario fornire comunque cibo vivo di piccole dimensioni come Daphnie e Artemie.

Per fornire una componente vegetale si può saltuariamente somministrare verdura sbollentata o mangimi appositi.

Riproduzione: è una specie ovivipara, che non manifesta cure parentali o la formazione di coppie stabili.

La riproduzione in vasca può essere difficile dato che le uova vengono mangiate, anche dagli stessi genitori, motivo per cui si suggerisce la presenza di muschi e vegetazione fitta. Riproduzione in acquario piuttosto rara.

Curiosità: è una specie piuttosto delicata e difficile da reperire in commercio. Si raccomanda di mantenere cambi di acqua piuttosto frequenti e moderatamente abbondanti.

Adattabilità in acquario 90%
Difficoltà di allevamento 30%
Riproduzione in acquario 50%
Microrasbora nana

Microdevario Nanus

Microdevario Nanus o Microrasbora nana

Ordine: Ciprinidi

Famiglia: Cyprinidae

Dimensioni: circa 1.5 cm

Distribuzione: Myanmar

Aspetto: questa specie può essere facilmente confusa con i Microdevario Kubotai.

È caratterizzata da un corpo affusolato e tendenzialmente trasparente, con la presenza di sfumature tipiche di colore verde (leggermente tendente al giallino).

La coda e le pinne sono trasparenti, ma è possibile notare una macchia nera sulla pinna dorsale e delle sfumature di colore grigio sulla pinna anale.

Il dimorfismo sessuale è evidente solo negli adulti: le femmine tendono ad avere un corpo più tondeggiante e di dimensioni maggiori; i maschi sono più snelli e presentano una livrea più colorata e definita.

Caratteristiche acquario: Dato che la specie va allevata in gruppi, malgrado le dimensioni ridotte bisognerebbe fornire una vasca con dimensioni minime 45×30 cm. sarebbe meglio evitare le vasche cubiche.

A causa delle dimensioni ridotte e dal carattere piuttosto timido è preferibile allevarli in vasca monospecifica.

Per l’allestimento della vasca è possibile usare un fondo caratterizzato da colori naturali e scuri, inerte e di dimensioni non eccessivamente ridotte. Possono inoltre essere aggiunte anche rocce (sempre inerti) e legni di varia tipologia.

L’allestimento deve essere fittamente piantumato in modo da garantire la presenza di nascondigli e zone ombreggiate. Prediligono acque cristalline o comunque poco cariche di tannini caratterizzati da una corrente moderata.

Dato che non amano illuminazione molto elevata si può quindi optare per piante non particolarmente esigenti (come ad esempio Limophilia Sessiflora, Bacopa, Cryptocoryne di vario tipo o echinodorus, Hydrocotyle Leucocephala, Ceratophillum); piante epifite (come Anubias, Microsorium, Bolbitis); e piante galleggianti per creare zone ombreggiate (ad esempio Salvinia Natans, Phillantus Fliutans, Limnobium, Pistia). Sono raccomandati muschi (es. Taxiphillium ,Christmass Moss)

Valori per allevamento:

  • Temperatura: 22-27 °C
  • pH: 6-7 (ma è preferibile mantenere un ambiente leggermente acido attorno a pH 6.8)
  • KH: 3-6
  • GH: 7-9
  • NO2: assenti

Numero di esemplari: gruppo minimo 8-10 esemplari

Alimentazione: la dieta dei Microdevario Nanus deve essere piuttosto varia. È possibile fornire cibo secco (possibilmente micro-granulare) purchè di adeguate dimensioni, anche se inizialmente potrebbe non essere accettato.

È necessario fornire comunque cibo vivo di piccole dimensioni come Daphnie e Artemie.

Per fornire una componente vegetale si può saltuariamente somministrare verdura sbollentata o mangimi appositi.

Riproduzione: è una specie ovivipara, che non manifesta cure parentali o la formazione di coppie stabili.

La riproduzione in vasca può essere difficile dato che le uova vengono mangiate, anche dagli stessi genitori, motivo per cui si suggerisce la presenza di muschi e vegetazione fitta. Riproduzione in acquario piuttosto rara.

Curiosità: è una specie piuttosto delicata e difficile da reperire in commercio. Si raccomanda di mantenere cambi di acqua piuttosto frequenti e moderatamente abbondanti.

Adattabilità in acquario 90%
Difficoltà di allevamento 30%
Riproduzione in acquario 50%