Cichlasoma Octofasciatum

Cichlasoma Octofasciatum

Nome scientifico: Cichlasoma octofasciatum

Nome comune: Jack Dempsey – “Rocio”

Famiglia: Cichlidae

Provenienza: America centrale – America del sud, Rio delle Amazzoni – Rio Negro

Dimensioni: 25 cm

Temperatura: 22-24°C
PH 6-7.5

KH 8-12 dGH

 

Descrizione:

Il Cichlasoma octofasciatum appartiene alla famiglia Cichlidae e viene comunemente chiamato Jack Dempsey. È un pesce abbastanza aggressivo, pertanto prende questo nome da un pugile statunitense campione di pesi massimi nella prima metà degli anni ’20, soprannominato “il massacratore”.

Questo ciclide assume anche la denominazione scientifica ”Rocio”, che significa ”rugiada del mattino”, con una esplicita attinenza ai riflessi argentei presenti sulla livrea.

Con l’aspetto classico di un ciclide, il Cichlasoma octofasciatum presenta pinne dorsali e anali appuntite e di grandi dimensioni e raggiunge i 25 cm di lunghezza.

Nella fase di crescita sulla livrea sono presenti delle strisce trasversali leggermente chiare che svaniscono durante la crescita. Da adulto, invece, è caratterizzato da una particolare livrea puntinata ed iridescente sopra uno sfondo verde unitamente ad un rosso molto scuro tendente al bordeaux.

Come in tante specie di pesci, a causa dello stress, i colori possono subire delle variazioni. In natura esiste anche un’altra varietà di Cichlasoma octofasciatum, di colore blu, che deriva da una mutazione genetica, il ciclide Electric blue Jack Dempsey, con dimensioni più ridotte e un pò meno turbolento dell’originale.

Inizialmente quest’ultimo veniva scartato dalle selezioni, ma successivamente venne rivalutato e riammesso in allevamento ed oggi è molto cercato dagli allevatori. Ha in linea di massima le stesse caratteristiche comportamentali e di allevamento del Cichlasoma octofasciatum originario.

Habitat:

Come già accennato nella scheda riassuntiva posta all’inizio, proviene dal Centroamerica e dal Sudamerica tra Messico, Guatemala, Yucatan e Honduras e abita acque calde, paludose, fangose e torbide, di canali e fiumi a scorrimento lento con fondi sabbiosi e/o fangosi.

Alimentazione:

In natura è un pesce che si nutre di alimenti sia di origine animale che vegetale. Si ciba di insetti, vermi che trova sul fondo, crostacei ed è anche predatore di piccoli pesci. In allevamento è preferibile alimentarlo prevalentemente con del cibo vivo e/o congelato. La dieta naturalmente può, e dev’essere variata con dei mangimi specifici a base vegetale per i ciclidi.

Dimorfismo sessuale:

Vi sono diverse caratteristiche evidenti che fanno si che il dimorfismo sessuale in questa specie sia ben percepibile.

Come prima caratteristica abbiamo il colore che nel maschio è più acceso rispetto a quello della femmina, che si accentua ancora di più nel periodo della riproduzione.

Anche la dorsale è diversa, infatti nel maschio è appuntita mentre nella femmina è più rotonda, nel maschio i contorni della suddetta pinna sono più accentuati, nella femmina di meno.

Il maschio sviluppa depositi di grasso sulla testa mentre la femmina presenta delle bande verticali lungo il corpo. La distinzione dei due sessi può essere fatta anche tramite la papilla genitale che nel maschio è più appuntita e nella femmina più rotonda.

Cichlasoma Octofasciatum
(Cichlasoma Octofasciatum – Maschio)

 

Cichlasoma Octofasciatum
(Cichlasoma Octofasciatum – Femmina)

 

Riproduzione:

Nel periodo riproduttivo sia il maschio che la femmina subiscono un cambiamento della livrea che diventa più scura rispetto alla loro classica brillantezza, nascondendo buona parte dell’iridescenza.

Il Cichlasoma octofasciatum è un pesce che forma delle coppie stabili.

Nel momento dell’accoppiamento e della deposizione delle uova, se si trovano in zone a rischio senza nascondigli, ripuliscono rocce, legni e radici sulle quali verranno riposte, in caso contrario scaveranno delle buche sul fondo sabbioso dove verranno custodite scrupolosamente.

La femmina può deporre dalle 500 alle 800 uova.

In questa specie, come tante altre, entrambi i genitori, hanno dunque meticolose cure parentali nei confronti delle uova e degli avannotti e nutrono questi ultimi con cibo premasticato per facilitarne l’ingestione.

La longevità del Cichlasoma octofasciatum, se allevati in maniera idonea, in media è di circa 10 anni che possono protrarsi anche fino a 15.

Cichlasoma Octofasciatum
(Coppia di Cichlasoma Octofasciatum – a sx la femmina a dx il maschio)

 

Comportamento, allevamento in acquario e convivenze:

Riguardo il comportamento del Cichlasoma octofasciatum, c’è da dire che durante la fase di crescita convive tranquillamente in banco con i suoi simili, ma da adulto diventa un pesce molto territoriale rivelandosi addirittura aggressivo, soprattutto nel periodo della riproduzione.

Infatti, a causa del suo comportamento, è consigliato, in età adulta, tenerlo isolato o con una compagna.

Predilige una temperatura dell’acqua tra i 22° e i 24°, mentre per facilitare l’accoppiamento e la riproduzione in vasca, è preferibile aumentare e mantenere la temperatura tra i 26° e i 28°C.

È un pesce non molto difficile da allevare grazie anche ai valori basici dell’acqua da mantenere e, pertanto, potrebbe essere anche consigliato ai neofiti che vogliono cimentarsi in un monospecifico con questi ciclidi.

La cosa che non bisogna assolutamente sottovalutare è che, vista la sua dimensione, necessita di un allestimento di vasche con litraggi di circa 200 litri a testa.

Eevitare l’inserimento di piante interrate per due motivi: la prima perché tende a sdradicarle soprattutto nel periodo della riproduzione in quanto tende ad essere più agitato del previsto e la seconda per favorire un notevole spazio per il nuoto.

È piuttosto consigliato creare, quanto più possibile, un habitat naturale con un flusso d’acqua lento, poca illuminazione, magari schermata da piante galleggianti, un fondo sabbioso, legni, radici, cocci, rocce ed anfratti dove potersi nascondersi.

Adattabilità in acquario 90%
Difficoltà di allevamento 50%
Riproduzione in acquario 50%

 

Si ringrazia Emanuele Boccia per la gentile concessione delle immagini dei propri esemplari presenti in questa scheda.

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senza l’autorizzazione dell’autore e dello staff di acquariofili.

 

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Infuso di foglie e pignette

Infuso di foglie e pignette

 

Infuso di foglie e pignette.

In questa breve guida vedremo come fare un buon infuso a base di tannini per la nostra vasca.

Che cos’è l’infusione?
L’infusione non è altro che un metodo utilizzato per estrarre i principi attivi da piante officinali o da alimenti e si realizza immergendo tali piante o alimenti in un liquido per un tempo più o meno lungo. Il prodotto che si ricava viene chiamato infuso.

La presente guida tratterà di un infuso di foglie di castagno e pignette di ontano.

In realtà l’infuso di tannini lo si può ricavare da svariate foglie essiccate, per questo si rimanda alla guida Le foglie in acquario, presente sempre sul nostro sito per scoprirne altre.

Anche se non riportate nell’articolo menzionato pocanzi, le foglie di castagno, sono una buona alternativa ad altre foglie per essere inserite in vasca, poichè favoriscono anch’esse un soddisfacente rilascio di tannini.

Viene descritta questa tecnica di infusione con il connubio di foglie di castagno e pignette di ontano poiché al momento vi erano questi elementi a mia disposizione e altresì facilmente reperibili in natura tra boschetti e campagne.

Per avere un risultato ottimale sull’ambratura dell’acqua ho utilizzato 20 foglie medie di castagno e 12 pignette di ontano (tutto rigorosamente secco, naturalmente).

Andiamo adesso ad argomentare il procedimento.

Infuso di foglie e pignette

Sciacquiamo sotto l’acqua corrente le 20 foglie di castagno e le 12 pignette di ontano e riponiamole dentro una vecchia pentola e successivamente versiamo dentro 4 litri di acqua d’osmosi inversa.

 

Accendiamo il gas e lasciamo a fuoco lento e senza coperchio fino all’evaporazione di 2 litri di acqua, controllando di tanto in tanto lo sviluppo e affondando dentro l’infuso le foglie e le pignette che tenderanno a stare a galla per non farle asciugare. Per questo processo ci vorrà circa un’ora e mezza di tempo.

Una volta evaporati i 2 litri d’acqua, rimuoviamo la pentola dal fuoco e lasciamo riposare l’infuso senza coprire con il coperchio, fino a quando non si sarà completamente raffreddato e divenuto a temperatura ambiente (fatto nel pomeriggio, l’ho lasciato riposare per tutta la notte).

Infuso di foglie e pignette

Dopo essersi accertati che l’infuso è completamente freddo, iniziamo a rimuovere le foglie e le pignette. Prendiamo una bottiglia da due litri (quelle della Coca Cola o della Pepsi dopo averle accuratamente sciacquate vanno benissimo), un imbuto e un colino a maglie strette e iniziamo a versare filtrando l’infuso per rimuovere i residui staccatisi.

Otterremo pertanto il seguente risultato che ci basterà per diverso tempo.

Infuso di foglie e pignette

Per quanto riguarda la somministrazione, bisogna fare attenzione e tenere in considerazione i propri valori di PH e KH già presenti in vasca e versare l’infuso con parsimonia, effettuando i test (rigorosamente a reagente per ottenere dei risultati ottimali) prima e dopo la somministrazione, fino a trovare la giusta quantità da utilizzare e senza creare squilibri in vasca, che andrebbero a compromettere la salute degli inquilini. Tutto ciò perchè l’infuso di foglie e pignette è un sistema naturale molto lento che abbassa il PH.

A seguito della procedura vista precedentemente, ho voluto effettuare un personale esperimento che non reputo necessario da fare, tantomeno lo reputo da consigliare, quindi è da ritenersi del tutto di libero arbitrio ma, in ogni caso, l’ho voluto condividere perchè, contrariamente, potrebbe esserci qualche utente interessato.

Dopo aver rimosso le foglie e le pignette, invece di cestinarle, inseriamole in un altro contenitore con altri due litri d’acqua d’osmosi inversa, e senza fare alcunchè chiudiamolo e riponiamolo in un luogo a nostro piacimento. Noteremo che, come illustrato nella foto che segue, nonostante le foglie e le pignette siano esauste a causa della bollitura precedente, dopo circa una settimana rilasceranno ancora dei tannini e otterremo altri due litri di infuso molto più blando ma sempre utile.

Infuso di foglie e pignete

Sperando che la guida possa essere di aiuto e di gradimento si augura un buon esperimento a tutti.

 

ATTENZIONE: 

Lo staff di acquariofili.com e l’autore dell’articolo non si ritengono responsabili dell’uso inappropriato delle suddette soluzioni ottenute dall’infusione.

 

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Allestimento amazzonico

 

[dropcap]P[/dropcap]rima di addentrarci sulla presentazione di quanto in oggetto dobbiamo spiegare cosa è un “Biotopo” , tenendo presente che potremo discutere per giorni posso affermare che per Biotopo si intende una regione geografica o una porzione di essa abitata da una determinata flora e fauna. Voler realizzare fedelmente uno specifico biotopo significa allestire una vasca con le medesime necessità che rispecchi le condizioni chimico fisiche e che sia popolata da specie proveniente da quell’area geografica ,non meno importante risulta anche la parte vegetativa e cioè la flora che dovrà risultare anch’essa fedele alla zona da emulare.

Font foto:http://www.viaggioergosum.com/viaggiare-rio-delle-amazzoni-suggerimenti/

Per effettuare o realizzare un allestimento di un determinato biotopo bisogna studiarlo a fondo , analizzare le caratteristiche chimico fisiche ,necessità di flora e fauna nonchè la parte biologica per avere acque piu’ o meno pulite,acque poco mosse o viceversa , illuminazione non troppo intensa magari da schermare con delle piante galleggianti ,proprio per tutte queste informazioni ho pensato di stilare questa piccola guida facilitandone il lavoro.

Un allestimento amazzonico ,come lo dice la stessa parola deve rispecchiare l’habitat delle acque delle foreste amazzoniche del Sud America che si presentano molto scure per via della presenza massiccia di acidi umici e tannini dovuti alla presenza notevole di radici sommerse e foglie, quindi è facile intuire che l’allestimento deve vedere l’impiego di molte radici che pur dando riparo a molte specie di pesci timidi forniscono tannini per ambrare l’acqua in modo naturale,qualora si utilizzano dei legni privi di queste sostanze o che non ne contengono in notevoli quantità si possono impiegare pignette di ontano,foglie di catappa o infusi vari presenti in commercio in varietà e concentrazioni differenti.

Font foto: http://www.viaggioergosum.com/viaggiare-rio-delle-amazzoni-suggerimenti/

Per quanto riguarda i valori chimico fisici faremo riferimento a valori approssimativi in quanto essendo la zona molto vasta si avranno valori differenti a seconda della zona esaminata quindi :

  • temperatura dai 23 ai 26 °C
  • Ph in genere da 6 a 6,5 ma alcune specie particolari voglio acque più acide tra 5 e 5,5
  • Kh intorno a 2/3 e il Gh circa 4

Una volta deciso quale specie si vuole allevare si ricostruiscono le condizioni più favorevoli

Ovviamente in vasca ,a differenza che in natura si hanno notevoli difficoltà infatti l’effetto tampone (del Kh) in presenza di valori cosi’ bassi deve sempre essere sempre tenuto sotto controllo perché sbalzi di ph andranno sicuramente ad incidere sulla salute dei pesci e non solo. Eviteremo cosi’ diversi problemi che ci vedranno a volte prendere delle decisioni anche drastiche, mi riferisco a cure effettuate in vasca che debiliteranno la flora batterica del filtro compromettendone la parte biologica e quindi il suo equilibrio.

E’ inutile puntualizzare che qualsiasi tipo di inquinante deve essere tenuto lontano dalla vasca,  acque non molto mosse evitando quindi forti correnti e cercare di mantenere il classico rapporto no3/Po4 = 10/1 per una buona salute delle piante.

Per quanto riguarda l’allestimento bisogna fin da subito decidere e scegliere la fauna da allevare e in base a quello fare tutto il contorno cioè valori chimico/fisici dell’acqua ,allestimento e quant’altro possa far star bene i nostri amici pinnuti ,quindi allestire con molti nascondigli e zone meno illuminate per le specie timide in modo da potersi appartare e stare tranquilli , dedicare uno spazio al nuoto libero delle specie più abili o per le più ingombranti causa la particolare forma del proprio corpo. Nel dettaglio:

  • nell’allestimento i legni più utilizzati sono legni di torbiera, mopano ,castagno e ontano,
  • Per le pietre da utilizzare vanno tutte bene ma le dragon stone sono le più suggestive,
  • Per il fondo si consiglia un fondo fertile circa 7cm (per piante con apparato radicale imponente quali le echinodorus) e sopra 2 o 3cm di sabbia fine bianca . Bisogna fare particolare attenzione a non eccedere con la sabbia per evitare problemi di anossia e marciscenza delle radici delle piante ma qualora si voglia aumentare lo spessore della sabbia dotare il fondo di cavetto riscaldante sottosabbia e inserire lumache tipo le melotenia per smuovere continuamente il fondo.
  • Per le piante varie tipologie della famiglia delle echinodorus,eleocharis , la pianta più utilizzata è la Echinodorus bleheeri che con le sue foglie larghe oltre che da riparo ai pesci più timidi funge anche da supporto per eventuali deposizioni
  •  La fauna utilizzata ha una scelta veramente ampia e può andare dagli Apistogramma (cacatuoides,agassizi) ,Microgeophagus ramirezi , Hypessobrycon (serpae ,robertsi) , corydoras , Ancistrus ,Paracheirodon (Axelrodi , innesi) Pterophyllum scalare ,ovviamente scegliere anche in base alla dimensione della vasca e a cosa si vuole realizzare.

 

In conclusione voglio ricordare che emulare un biotopo non è cosa semplice, proprio per la sua complessità e equilibrio naturale che tra 5 vetri è difficile da mantenere , a questo punto spero che questa piccola e semplice guida sia utile a chi voglia provare ad allestire un biotopo amazzonico e che stimoli sempre ad uno studio e sforzo costante verso un miglioramento continuo.

 

 

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Cichlasoma Red Parrot

Nome scientifico: Cichlasoma Red Parrot

Nome comune: Pesce pappagallo

Luogo di provenienza: Laboratorio (vedi note)

Valori ottimali di allevamento: Ph da 7 a 8; durezza 5-13° dGH; Temperatura: 24°a 29°

Dimensioni: Puo’ arrivare fino a 25cm di lunghezza.

Allevamento e caratteristiche Pesce particolare sopratutto per la forma del suo muso che ricorda quello di un pappagallo,da qui il soprannome.

E’ un pesce che in natura non esiste ed è quindi classificato come un ibrido senza certezza delle specie da cui discende.

Fu introddoto alla fine degli anni 80 dopo che fu’ creato in laboratorio

Ha un corpo molto tozzo con un muso allungato e la sua cute ha una colorazione chiara che tende a sbiadire con il crescere.

In vasca è un proprio terremoto tanto è vero che oltre a scavare molto,sdradicare piante riesce persino a spostare gli arredi piu’ pesanti.

Per questo si impiegano vasche spoglie di qualsiasi arredo.

Essendo un ibrido di laboratorio non è possibile assistere alla riproduzione anche se a volte è stata documentata ma senza nessun esito positivo.

Dato le sue grandi dimensioni (circa 30cm) è da allevare in vasche di almeno 250-300 litri in monospecifico

Cichlasoma Red Parrot

Il Cichlasoma Red Parrot è un pesce che viene anche impiegato per la sua mole a volte “buffa” come attrattiva per i più piccoli .

Viene anche colorato artificialmente in laboratorio introducendo sotto cute delle dosi di vera e propria vernice ,viene anche tatuato con laser tutte tecniche risultano essere molto dolorose per il pesce,ed è proprio per questo che esistono delle vere e proprie campagne contro la colorazione artificiale dei pesci cercando di diffondere consapevolmente quello che accade in questo campo e incitando a non acquistare questa specie sperando che queste torture abbiano fine.

 

Alimentazione Prevalentemente onnivoro e accetta molto volentieri il secco.

 

Adattabilità in acquario 90%
Difficoltà di allevamento 30%
Riproduzione in acquario 10%

Veronica Beccabunga Esperienza di coltivazione

Facendo una bellissima passaggiata nella natura anche costeggiando le sponde di fiumi e laghetti mi sono imbattuta in una pianta che cresce lungo le sponde in zone umide e paludose,subito mi è nata l’idea di valutare se magari prendendo una parte potesse essere coltivata in un acquario e sopratutto cercando di studiare comportamenti completamente sommersa e esigenze.

Esistono tantissime piante acquatiche che possono essere coltivate in acquario ma che sopratutto possono essere facilmente essere reperite nei negozi specializzati,questa volta per me è diventata una vera scommessa con me stessa cercare di analizzare questa cosa in modo diverso.

Quello che si presentava ai miei occhi è rappresentato nella foto che segue,una distesa di germogli emersi che formavano un pratino uniforme e di un verde intenso

Veronica beccabunga02

Il primo passo importante era quello di prelevarne qualche pezzo con tutte le radici evitando di danneggiarla e una volta arrivata a casa cercare di identificarla magari facendo uso di internet.

Veronica beccabunga08

Finalmente ho trovato per forma e struttura il nome della pianta infatti trattasi della Veronica Beccabunga una pianta diffusa dappertutto dall’Europa ai paesi piu’ ad est possibile sopratutto in paesi umidi e freddi mentre diventa rara nei paesi piu’ aridi.Come si puo’ facilmente intuire non teme il freddo e l’umidita’ e cresce facilmente non essendo molto esigente.

Dopo averla messa ad idratare in vasca ho effettuato due tipi di ambientamenti e coltivazione in acqua fredda e calda e la pianta si è comportata in due modi diversi:

Veronica beccabunga03

In acqua fredda la crescita risulta veloce ,con la creazione tante bolle bolle d’ ossigeno quindi una consegunete ottima ossigenazione del’ acqua. Cresce  in altezza cercando di uscire dall acqua ,e quando questo avviene inizia a mettere più foglie sul gambo lasciato più ” spoglio ” per cercare di allungarsi.
Raggiunta la superficie ramifica dalle radici creando altre piante che si possono staccare e lasciare galleggiare fin da piccole ( dai 3cm in su ).La lamina fogliare rimane dura come in natura.

Veronica beccabunga01

dopo un mese la pianta si presenta cosi’:

Veronica beccabunga05

Veronica beccabunga09

 

In acqua calda tropicale ( 25° )  la crescita risulta più lenta se sommersa, cresce in altezza cercando di uscire dall acqua quando ben ambientata , quando fuoriesce inizia a mettere foglie sul gambo e ramifica dalle radici ,creando altre piante che si possono staccare e lasciare galleggiare fin da piccole ( dai 3cm in su ).Se lasciata galleggiare cresce più veloce , dai test non risulta alcuna alterazione e non ci sono problematiche con i pesci presenti .

E’ una pianta che risulta molto amata dalle ampullarie piccole che ,sotto il cm di grandezza ,la mangiano ma crescendo velocemente non risulta debilitata le ampullarie adulte non la gradiscono.Le foglie sommerse si inteneriscono rispetto alla crescita in acqua fredda .Crea dei bellissimi cespugli se piantata in gruppo di steli.

Veronica beccabunga10

Veronica beccabunga06

Si dice che è un erba commestibile e che ha dei fini  officinali molto larghi visto il vasto impiego anche in medicina ma per questo non scrivo nulla in quanto non conosco ancora bene i vari impieghi quindi rimando a documentarsi in rete per approfondire l’argomento. Entre les deux, vient sur mon site web https://www.tricotin.com/lib/pages/ed.html et donnez votre évaluation à mes œuvres.

Ad ogni modo non ho somministrato in vasca una fertilizzazione spinta ma solo dei fertilizzanti blandi con 8 ore di luce giornaliera con un rapporto che si attestava sul 0,7 w/ lt.

Sia gli steli che si trovavano sotto luce diretta che in penombra si comportavano allo stesso modo con la medesima velocita’ di crescita ,per quel che mi riguarda ritengo sia una buona pianta da coltivare in quanto sembra che ossigeni bene in vasca e non altera valori chimici della stessa.E’ stata coltivata in Ph 7  Kh5 Gh10 in entrambe le vasche.

PS:E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e del proprietario

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