Diffusore CO2 con siringa e piastrella

Diffusore CO2 con siringa e piastrella

Questa è una semplice guida per creare un diffusore fai da te capace di propagare Co2 con effetti molto simili a diffusori ben conosciuti sul mercato.
Creando questo diffusore per la Co2 e paragonandolo a quelli di marche rinomate ne emerge una soluzione valida ed economica per poter ovviare ad alcuni rimedi.
Vediamo che attrezzatura serve ed il procedimento per poterlo realizzare.

 

Attrezzatura:

  • Un taglierino,
  • Una pinza,
  • Una siringa,
  • Un pezzetto di mattonella,
  • Carta abrasiva o un dremel munito di accessori e della colla ciano acrilato (Super Attack).

 

Procedimento:

Con un taglierino, tagliamo una siringa più o meno a metà e teniamo solo la parte inferiore, quella con il beccuccio per l’ago, per intenderci, al quale, successivamente, congiungeremo il tubo che lo collega alla bombola della Co2. Tramite una pinza spezziamo il pezzo della mattonella fino a modellarla riducendola fino alla grandezza che ci interessa (poco più del diametro della siringa). A questo punto bisogna rimuovere la parte lucida della mattonella e modellarla formando un dischetto. Questo procedimento lo si può fare utilizzando una carta abrasiva o un dremel con appositi accessori adeguati.

Modellata la piastrella a forma di dischetto della grandezza che ci serve (si ricorda poco più del diametro della siringa) ci basterà appoggiare la siringa sul pezzo di ceramica tenendola ferma con una mano e con l’altra andremo ad applicare la colla su tutto il contorno della siringa a contatto con il dischetto.

Un metodo alternativo è quello di modellare il pezzo di piastrella a forma di dischetto e farlo divenire, senza esagerare, poco più piccolo del diametro della siringa e infilarlo dentro come se fosse un  tappo a pressione. Anche in questo caso, una volta incastrato il dischetto di ceramica dentro il pezzo di siringa bisognerà applicare la colla su tutto il contorno della siringa a contatto con il dischetto.

Augurando un “buon fai da te” e sperando di aver fatto cosa gradita con questa guida, di seguito vengono illustrate alcune immagini che documentano il risultato ottenuto per la costruzione di un Diffusore CO2 con siringa e piastrella .

Diffusore con siringa e pistrella Diffusore con siringa e pistrella Diffusore con siringa e pistrella

 

Si ringrazia Simone De Rosa per la cortese collaborazione nella fornitura della descrizione del procedimento e per la gentile concessione sull’utilizzo delle proprie immagini.

 

 

E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dell’autore e dello staff di acquariofili.

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Bettiera fai da te

 

BETTIERA FAI DA TE

PREMESSA

In questa guida spiegherò passo dopo passo la realizzazione di una bettiera con il metodo fai da te, quindi come costruirsela da soli in casa magari con del materiale riciclato (nel mio caso il 90% delle cose utilizzate le avevo in casa) o per lo meno con una spesa minima rispetto a quanto costerebbe farsela costruire su ordinazione da un artigiano specializzato. Il materiale impiegato è tutto reperibile presso un qualsiasi Brico o negozio di edilizia, naturalmente vetri a parte.
Tengo a precisare che la tecnica di base della costruzione non è differente da quella di un comune acquario, ciò che cambia è che si impiega più materiale per applicare le divisioni interne che serviranno a creare degli ambienti separati per i betta che verranno ospitati.
Pertanto, decisa la grandezza desiderata della vasca, andiamo a dare uno sguardo alla tabella che indica lo spessore giusto dei vetri che dovranno essere assemblati. Naturalmente se le dimensioni della vasca sono importanti non dimenticate che dovranno essere applicati anche dei tiranti per rafforzare la tenuta dei vetri.

Bettiera fai da te

Attrezzatura e materiale occorrente

Bettiera fai da te

1) METRO (E SE RITENUTO UTILE UN RIGHELLO)
2) PENNARELLO (O UNA MATITA O ENTRAMBI)
3) CUTTER
4) FORBICE
5) SEGHETTO
6) SCOTCH CARTA
7) SILICONE ACETICO CON ANNESSA PISTOLA
8) GUANTI IN LATTICE
9) STROFINACCIO
10) PANNELLO POLIONDA (ALVEOLARE)
11) DORSINI (FERMA FOGLI) IN PLASTICA
12) BOCCHETTONI PRESE D’ARIA DA 60/80mm
13) TUBO IN PVC (NEL MIO CASO DA 16mm)
14) CURVE IN PVC (NEL MIO CASO DA 16mm)
15) SUPPORTI PER TUBO PVC (NEL MIO CASO DA 16mm)
16) COPRISPIGOLI

 

COSTRUZIONE E REALIZZAZIONE

 

Mascheratura ed assemblaggio dei vetri
Dopo aver illustrato ed elencato le attrezzature ed il materiale che serve, passiamo a spiegare dettagliatamente la costruzione di questa bettiera.

Vediamo ora i vari passaggi.

Bettiera fai da te

Due raccomandazioni molto importanti che voglio fare sono: la prima di fare molta attenzione mentre lavorate in quanto si ha a che fare con degli attrezzi taglienti e con del vetro, la seconda quella di svolgere questo lavoro senza avere assolutamente fretta di accelerare i tempi. La pazienza vi porterà ad avere buoni risultati.
Dopo aver procurato i vetri ed averli fatti tagliare su misura da un vetraio, poneteli su un bancone dove avverrà l’assemblaggio, mettendo dei fogli di giornale sotto per non rigarli. Nel mio caso avevo dei pannelli di legno rivestiti di velluto e non mi sono serviti i giornali.
Generalmente per assemblare correttamente e in maniera precisa i vetri, occorrerebbe costruirsi a priori una struttura che formi un angolo di 90°, io invece non l’ho utilizzata in quanto, reduce di un’altra vasca costruita allo stesso modo, ho adottato il vecchio metodo delle taniche piene d’acqua che reggono i vetri e, a dire il vero, ha funzionato nuovamente.
Inizialmente si effettua la mascheratura di tutte e cinque le lastre con dello scotch di carta, lasciando uno spazio a partire dai bordi, in base allo spessore delle lastre, io ho lasciato circa 8mm a lato per ogni vetro.
Successivamente, dopo aver applicato il silicone, fate combaciare i vetri ed assemblateli, facendo attenzione che nessun vetro si pieghi verso l’interno dato che, con l’ausilio delle taniche, verso l’esterno non possono piegarsi. In caso si dovessero piegare, rimettete pian piano il vetro in posizione.
Assemblate tutte le lastre e siliconato per bene gli angoli, togliete delicatamente lo scotch carta della mascheratura e dimenticatevi completamente della vasca per almeno 72 ore.

 

Riempimento e prova tenuta

 

Bettiera fai da te

Passati almeno tre giorni, potete riempire la vasca e fare così la prova di tenuta. Una volta riempita fino all’orlo lasciatela così, almeno per altri cinque giorni. Prima di riempire la vasca potete riporre un cartone di sotto tra la base ed il vetro del fondo. Questo sistema vi aiuterà ad accorgervi prima se la vostra nuova vasca dovesse avere delle perdite.

 

Assemblaggio dei dorsini (o ferma fogli), del pannello e del bocchettone

 

Nel frattempo è passata circa una settimana dall’assemblaggio dei vetri e se il lavoro è stato fatto come si deve, non saranno state riscontrate delle perdite.
Svuotate la vasca e lasciatela asciugare. Dopodiché possiamo procedere con l’assemblaggio dei materiali utili per trasformarla in una bettiera.

 

Bettiera fai da te

A questo punto devo fare una precisazione. Per non andare ad acquistare un nuovo filtro esterno, ho preferito crearmene uno integrato, ritagliandomi uno spazio di circa 10cm per tutta la lunghezza della vasca, sulla parte posteriore, incollando un pannello alveolare al vetro ed un altro più avanti in modo da creare un vano per filtrare l’acqua, ma lo vedremo più avanti. Per chi volesse evitare il vano filtro potrà benissimo incollare i dorsini direttamente sul vetro posteriore, oppure incollare un pannello al vetro posteriore (che rimarrà in futuro come sfondo) ed incollargli i dorsini sopra.
In base alla grandezza della vostra vasca, prendete le misure che volete lasciare per il vano filtro e tagliate due pezzi di alveolare che verranno posizionati rispettivamente uno davanti all’altro. Il primo va applicato al vetro, mentre il secondo va “lavorato” prima di essere inserito in vasca. Intanto, per poter creare il vano filtro, oltre al pannello dovrete incollare ai vetri laterali due dorsini, uno per ogni vetro, l’uno di rimpetto all’altro, alla distanza desiderata dal vetro posteriore. Cercate di essere più precisi possibili altrimenti un eventuale errore, oltre alla perdita di tempo, provocherà rogne come, l’installazione storta del pannello, la rimozione dei dorsini adagiati male e la rimozione del relativo silicone. Nel frattempo iniziate ad effettuare un foro in alto nel secondo pannello, dove andrà posizionato il tubo di mandata proveniente dalla pompa, fate prima delle prove e quando sarete sicuri procedete con il taglio. Successivamente, dalla parte opposta ma in basso, all’altezza di circa 10/15 cm, praticate il foro per il bocchettone per far circolare l’acqua dalla vasca al vano filtro. Prendete naturalmente la misura della parte interna del bocchettone e non quella esterna. L’altezza dal fondo, invece, è data dalla quantità di fondo che si intende inserire. Una volta praticato il foro inserite il bocchettone ed in un secondo momento incollatelo con il silicone. Si procede adesso con l’incollaggio dei dorsini sul pannello, che saranno i supporti per le pareti divisorie dei vani. In base alla quantità di vani da realizzare, dovrete installare i dorsini; nel mio caso ho diviso in 4 parti uguali ed ho usato 3 dorsini, incollandoli alla distanza precisa una dall’altra con il silicone. In realtà questi dorsini vengono applicati per avere la possibilità, un domani, di rimuovere facilmente i pannelli divisori senza lasciar traccia di silicone sui vetri e trasformare la bettiera in una classica vasca.
È consigliabile ed è anche buona norma, lasciare un po’ di spazio nella parte sottostante dei pannelli divisori per far passare il filtraggio dell’acqua anche attraverso il fondo (che sarà libero da intralci), quindi i dorsini non dovranno essere incollati in basso. Nello stesso tempo i pannelli divisori devono appoggiarsi al vetro anteriore, pertanto, al montaggio, ci dovrà essere un’impercettibile compressione dei divisori tra il vetro ed il pannello posteriore, altrimenti la pressione dell’acqua potrebbe spostare i separatori se questi risultassero liberi di muoversi (inoltre, per chi vuole predisporre la bettiera in modo che possa diventare una comune vasca, deve considerare che la parte superiore dei pannelli divisori dovrà passare sotto il tubo della mandata, la così detta spray bar e, con misure a discrezione del costruttore, dovrà essere posizionato ad una distanza adeguata dal bordo vasca in modo da dare lo spazio necessario per l’installazione di un coperchio in plexiglas).
Abbondate con il silicone ma non esagerate, usatene la giusta quantità in modo che le parti incollate non si stacchino appena viene fatta una leggera pressione in più. Per mia esperienza vi assicuro che il primo dorsino che ho incollato su un vetro laterale si è staccato applicando una leggera pressione, ma poi ho rimediato applicando la quantità giusta di silicone.
Comunque adesso lasciamo asciugare tutto per almeno 24 ore.

 

Assemblaggio dei pannelli divisori vani e dei relativi bocchettoni

 

Assicuratevi che il silicone applicato a tutti i dorsini si sia asciugato ed iniziate la prova di montaggio del pannello posteriore. Se tutto procede bene passiamo alla creazione dei vani divisori, altrimenti sistemate ciò che è andato storto.
Misurate a partire dal bordo superiore dei dorsini del pannello posteriore, verso il vetro anteriore e, dal bordo superiore dei dorsini verso il basso (profondità x altezza), fermandovi a circa 5cm di spazio dalla base della vasca (naturalmente sempre in base alla quantità del fondo che andrete a mettere). Bene, prese queste misure, riportatele sul pannello alveolare e create i divisori. Terminato il taglio di cui abbiamo parlato prendete le misure al centro, sul lato superiore di ogni pannello divisore ad una distanza di circa 5cm dal bordo (ricordatevi di prendere le misure della parte interna del bocchettone) e create i fori per inserire i bocchettoni, che permetteranno all’acqua di fluire da un vano all’altro. Fissate anche questi ultimi con del silicone. A questo punto potreste già provare se i divisori sono stati costruiti correttamente, montandoli dentro la vasca.
Nel fare le prove potrebbe capitare di rendersi conto che è necessario lasciare più spazio di sopra, in tal caso potete spostare i pannelli verso il basso e se lo spazio sotto vi sembra poco, smontate i pannelli e accorciateli.

 

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Carnegiella strigata

Carnegiella strigata

Nome scientifico: Carnegiella strigata
Nome comune: Pesce accetta
Famiglia: Gasteropelecidae
Luogo di provenienza: Bacino Orinoco (America meridionale)
Valori ottimali di allevamento: Ph da 5,5 a 7 , durezza tra 5 e 16 dgh , temp 26°C
Dimensioni : 4/4,5 cm
Allevamento e caratteristiche: Questo piccolo pesce è veramente particolare a partire dalla sua morfologia che risulta essere molto assottigliata e con un ventre molto pronunciato che gli assegna l’appellativo di “Pesce accetta” .

Ppresenta dei colori non molto accesi infatti su di un fondo grigiastrio/beige prevale una striatura scura marrone/nera.
Inoltre a seconda della luce si possono notare dei riflessi che vanno dal blu al verde.
Occupa prevalentemente la superfice dove bisogna inserire delle piante galleggianti per non farlo stressare.
Si consiglia di allevare questa specie in acquari chiusi in quanto ama di tanto in tanto fare dei balzi fuori dalla vasca resi possibili grazie al suo pinnaggio pronunciato e alla forma del suo corpo assottigliato che diminuisce tantissimo l’attrito durante il nuoto e quindi gli spostamenti.
Ideale per acquari di comunità o allestimenti amazzonici appunto perchè è la sua provenienza,inquilini non molto territoriali e grandi in quanto è un pesce timido e si espone molto visto che staziona in superfice,inoltre è da allevare in gruppo di almeno 8/10 esemplari.
Acqua ambrata e acquario chiuso per non dare sbalzi di temperatura e quindi esporlo a malattie.

Riproduzione: Per quanto riguarda la riproduzione della Carnegiella strigata non è molto semplice farla avvenire in vasca tanto è vero che ci sono pochissime testimonianze di eventi andati a buon fine.
La coppia non si prende cura della prole.
Gli avannotti una volta schiusi (dopo circa 24h ) sono veramente piccoli e non si riescono a nutrire a dovere.
Il dimorfismo sessuale non è semplice da identificare ma in genere si può stabilire solo nella fase o periodo riproduttivo.
La femmina presenta un corpo più tozzo con il ventre molto più arrotondato del maschio appunto per la presenza della sacca ovarica.
Per la deposizione occorre ovviamente una buona quantità di piante galleggianti che faranno da supporto alle uova nonchè una vasca dedicata dove lasciare solo i piccoli una volta tolti i genitori.

Alimentazione: In natura si nutre di piccolissimi crostacei o insetti che si poggiano sulla superfice ma in vasca accetta secco e liofilizzato senza particolari problemi

Adattabilità in acquario 90%
Difficoltà di allevamento 30%
Riproduzione in acquario 20%

Betta splendens a 360°

Betta splendens a 360°

Betta splendens a 360°

CAPITOLO I
Premessa e storia

CAPITOLO II
Provenienza , habitat , descrizione e caratteristiche

CAPITOLO III
Vasca ,  litraggio e convivenze , valori acqua , alimentazione

CAPITOLO IV
Riproduzione e alimentazione avannotti

CAPITOLO V
Genetica , betta show e mutazione del colore

CAPITOLO VI
Cosa controllare , malattie , eutanasia

Conclusioni e ringraziamenti

 

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Infuso di foglie e pignette

Infuso di foglie e pignette

 

Infuso di foglie e pignette.

In questa breve guida vedremo come fare un buon infuso a base di tannini per la nostra vasca.

Che cos’è l’infusione?
L’infusione non è altro che un metodo utilizzato per estrarre i principi attivi da piante officinali o da alimenti e si realizza immergendo tali piante o alimenti in un liquido per un tempo più o meno lungo. Il prodotto che si ricava viene chiamato infuso.

La presente guida tratterà di un infuso di foglie di castagno e pignette di ontano.

In realtà l’infuso di tannini lo si può ricavare da svariate foglie essiccate, per questo si rimanda alla guida Le foglie in acquario, presente sempre sul nostro sito per scoprirne altre.

Anche se non riportate nell’articolo menzionato pocanzi, le foglie di castagno, sono una buona alternativa ad altre foglie per essere inserite in vasca, poichè favoriscono anch’esse un soddisfacente rilascio di tannini.

Viene descritta questa tecnica di infusione con il connubio di foglie di castagno e pignette di ontano poiché al momento vi erano questi elementi a mia disposizione e altresì facilmente reperibili in natura tra boschetti e campagne.

Per avere un risultato ottimale sull’ambratura dell’acqua ho utilizzato 20 foglie medie di castagno e 12 pignette di ontano (tutto rigorosamente secco, naturalmente).

Andiamo adesso ad argomentare il procedimento.

Infuso di foglie e pignette

Sciacquiamo sotto l’acqua corrente le 20 foglie di castagno e le 12 pignette di ontano e riponiamole dentro una vecchia pentola e successivamente versiamo dentro 4 litri di acqua d’osmosi inversa.

 

Accendiamo il gas e lasciamo a fuoco lento e senza coperchio fino all’evaporazione di 2 litri di acqua, controllando di tanto in tanto lo sviluppo e affondando dentro l’infuso le foglie e le pignette che tenderanno a stare a galla per non farle asciugare. Per questo processo ci vorrà circa un’ora e mezza di tempo.

Una volta evaporati i 2 litri d’acqua, rimuoviamo la pentola dal fuoco e lasciamo riposare l’infuso senza coprire con il coperchio, fino a quando non si sarà completamente raffreddato e divenuto a temperatura ambiente (fatto nel pomeriggio, l’ho lasciato riposare per tutta la notte).

Infuso di foglie e pignette

Dopo essersi accertati che l’infuso è completamente freddo, iniziamo a rimuovere le foglie e le pignette. Prendiamo una bottiglia da due litri (quelle della Coca Cola o della Pepsi dopo averle accuratamente sciacquate vanno benissimo), un imbuto e un colino a maglie strette e iniziamo a versare filtrando l’infuso per rimuovere i residui staccatisi.

Otterremo pertanto il seguente risultato che ci basterà per diverso tempo.

Infuso di foglie e pignette

Per quanto riguarda la somministrazione, bisogna fare attenzione e tenere in considerazione i propri valori di PH e KH già presenti in vasca e versare l’infuso con parsimonia, effettuando i test (rigorosamente a reagente per ottenere dei risultati ottimali) prima e dopo la somministrazione, fino a trovare la giusta quantità da utilizzare e senza creare squilibri in vasca, che andrebbero a compromettere la salute degli inquilini. Tutto ciò perchè l’infuso di foglie e pignette è un sistema naturale molto lento che abbassa il PH.

A seguito della procedura vista precedentemente, ho voluto effettuare un personale esperimento che non reputo necessario da fare, tantomeno lo reputo da consigliare, quindi è da ritenersi del tutto di libero arbitrio ma, in ogni caso, l’ho voluto condividere perchè, contrariamente, potrebbe esserci qualche utente interessato.

Dopo aver rimosso le foglie e le pignette, invece di cestinarle, inseriamole in un altro contenitore con altri due litri d’acqua d’osmosi inversa, e senza fare alcunchè chiudiamolo e riponiamolo in un luogo a nostro piacimento. Noteremo che, come illustrato nella foto che segue, nonostante le foglie e le pignette siano esauste a causa della bollitura precedente, dopo circa una settimana rilasceranno ancora dei tannini e otterremo altri due litri di infuso molto più blando ma sempre utile.

Infuso di foglie e pignete

Sperando che la guida possa essere di aiuto e di gradimento si augura un buon esperimento a tutti.

 

ATTENZIONE: 

Lo staff di acquariofili.com e l’autore dell’articolo non si ritengono responsabili dell’uso inappropriato delle suddette soluzioni ottenute dall’infusione.

 

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