Pmdd

Il Pmdd, acronimo di Poor Man’s Dosing Drops, indica una linea di fertilizzanti “fai da te” che affascina sempre più gli acquariofili per la sua economicità ma spesso diventa anche il loro incubo in quanto l’ inesperienza li porta  a commettere errori nella gestione.

Pmdd

Tra gli errori più frequenti abbiamo:

  1. Le somministrazioni errate dei nutrienti (sovradosaggio o sotto dosaggio dei nutrienti) che comportano spesso l’ infiorescenza di alghe (vero per tutti i protocolli di fertilizzazione).
  2. Squilibrio tra i nutrienti quindi la possibilità di mandare in blocco la crescita delle piante e ancora una volta la comparsa d’ infiorescenza algale (vero per tutti i protocolli di fertilizzazione).
  3. Errori nella preparazione e conservazione dei fertilizzanti
  4. Approccio del dosaggio “ad occhio” ovvero una goccia di questo e due di quello a secondo di come reagiscono le piante.

Ciò non vuole scoraggiare i potenziali interessati al Pmdd ma piuttosto stimolarli a capire bene tutto ciò che ruota intorno al Pmdd per trarne le maggiori soddisfazioni ed evitare potenziali errori.

Ponetevi subito una domanda: se poteste avere i fertilizzanti brandizzati a costi molto bassi da essere competitivi con il Pmdd mettereste ugualmente mano al “fai da te” o preferireste avere tutto pronto e disponibile ? Vale la pena ricorrere al Pmdd per una vasca di 50 litri consci che il flacone acquistato in negozio ci durerà quasi un anno ?

Credo che il Pmdd debba interessare soprattutto i possessori di vasche voluminose per cui i flaconi di fertilizzanti finiscono in poco meno di due mesi e pertanto la gestione della fertilizzazione diventa decisamente un onere tangibile per il portafoglio.

I nutrienti di cui le piante hanno bisogno si dividono in macro e micro nutrienti quindi N, P, K, Ca, Mg, Fe, Mo, Co, B, Cu, S, Mn, Zn.

Dove possiamo prendere questi nutrienti ? Molti ricorrono all’ uso di prodotti per il giardinaggio. Fermo restando che ognuno è libero di approcciare al Pmdd come meglio crede personalmente preferisco ricorrere laddove è possibile a sali con un alto grado di purezza. Questo ci permette di preparare delle soluzioni “pulite” e quindi di evitare l’ inserimento in acquario di sostanze derivanti come scarti di produzione dei fertilizzanti per uso agrario per i quali  non è richiesta una elevata purezza visto che il loro uso è destinato alle piante da balcone che piuttosto negli orti.

 

Vediamo i sali che ci servono per realizzare questo protocollo di fertilizzazione:

  • KNO3 – Il nitrato di potassio trova principalmente impiego per fornire azoto alle piante. L’ apporto di K (potassio) considerate le quantità necessarie e la capacità delle piante ad assorbirlo non comporta rischi di eccesso ma se ne deve tenere conto con le dovute eccezioni quando usiamo alcuni prodotti per il giardinaggio ed abbiamo la necessità d’ integrarlo. Poiché il KNO3 come sale puro per motivi di sicurezza difficilmente si trova in commercio si è costretti a ricorrere ai fertilizzanti agrari N-K nel rapporto 13-46. Questo fertilizzante è particolarmente ricco di K sotto forma di K2SO4 Qualcuno dirà che non è vero perché nell’ etichetta legge K2O ma questa è solo una dicitura o meglio un accordo internazionale per definire il contenuto percentuale di K sotto forma del suo ossido che per la sua natura chimica è estremamente reattivo e quindi volutamente non usato nei fertilizzanti.
  • K2HPO4 – Il diidrogenofosfato di potassio è il sale utilizzato per fornire il fosforo sotto forma di fosfato. Tenuto conto delle quantità necessarie in acquario vi consiglio di acquistare confezioni piccole. L’ apporto di K è davvero trascurabile considerate le quantità piccolissimi impiegate in acquario per integrare il PO4.
  • K2SO4 – Il solfato di potassio viene usato come la fonte principale di questo macro elemento di cui le piante necessitano di concentrazioni più elevate rispetto ai precedenti. Tra i macro nutrienti è quello spesso più carente. Nei dosaggi settimanali possiamo spingerci anche oltre i 30 ppm in un acquario ben piantumato. Vedere gli effetti di un sovradosaggio da K è rarissimo. Non saprei dirvi se è mai stato descritto in acquario.
  • Ferro chelato – Il ferro è il più importante tra i micro elementi in quanto gioca un ruolo fondamentale nei processi biochimici delle piante. Quale fornitore di elettroni pur non rientrando nella struttura molecolare della clorofilla è quello che ne permette la sintesi. Ecco perché una carenza di ferro comporta l’ ingiallimento delle foglie. Le piante assorbono il Fe2+ (ione ferroso) in quanto l’ assorbimento del Fe3+ (ione ferrico) è per loro energeticamente più sfavorevole. Poiché il Fe2+ viene facilmente ossidato a Fe3+ per impedire la sua ossidazione si ricorre ad un composto organico chiamato chelante. EDTA è il chelante maggiormente utilizzato ma la sua capacità di proteggere il Fe dalla ossidazione si mantiene per valori di pH dell’ acquario sino a 7.0; per valori superiori del pH il chelante libera lo ione Fe(II)  che viene rapidamente ossidato a Fe (III). Il Sequestrene quale Fe chelato viene impiegato nel Pmdd come fonte di Fe.
  • MgSO4 – Il magnesio rientra nella struttura molecolare della clorofilla e pertanto riveste una particolare importanza. La sua carenza da origine ad ingiallimento delle foglie a partire dai margini esterni. Nel Pmdd viene usato il sale eptaidrato spesso nominato sale inglese ed è facilmente reperibile nelle farmacie anche in bustine da 30 grammi. Poiché in un acquario è più facile avere una carenza di Mg piuttosto che di Ca spesso il MgSO4 viene impiegato anche per correggere il valore del GH.
  • Per quanto riguarda tutti gli altri elementi (Ca, Mg, Mo, Co, B, Cu, S, Mn, Zn) si ricorre a prodotti per giardinaggio denominati “rinverdenti”. Leggete bene l’ etichetta per escludere quelli che dovessero contenere macro NPK. Inoltre si deve tenere conto della quantità di ferro presente quando si va ad integrare questo micro con il sequestrene.

 

Preparazione delle soluzioni

  • Bilancia elettronica per pesare i sali. Poiché quelle da cucina non hanno una grossa precisione dobbiamo cercare di ridurre il margine di errore per cui evitiamo di preparare soluzioni con pochi grammi di sali ma piuttosto utilizziamo multipli di 10.
  • Bottiglie in plastica possibilmente scura (possiamo risolvere questo problema coprendo la bottiglia con i fogli di alluminio da cucina). Il volume deve essere di 250 o 500 ml.
  • Usare acqua deionizzata o osmotica di buona qualità nelle preparazioni delle soluzioni.

 Premesso che la densità dell’ acqua alla temperatura di 20 °C è di 0,998 Kg/litro possiamo dire che il volume di un litro di acqua pesa 1 Kg. Per cui anche per il nostro solvente utilizzeremo la pesata come strumento. La metodica purtroppo si porta inevitabilmente dietro degli errori visto che operiamo con strumenti di uso casalingo e non di laboratorio ma per nostra fortuna non abbiamo poi bisogno di questa grande precisione quantitativa.

 

KNO3 – sciogliere 100 gr. di fertilizzante NK 13-46 in 500 ml se avete un misuratore preciso di volume o in 500 gr di acqua. Alcuni fertilizzanti come il “Nitro K” essendo in formulazione granulare richiedono tempo per sciogliersi per cui potete aiutarvi riscaldando l’ acqua prima di aggiungerla nel contenitore dove avete inserito il fertilizzante pesato precedentemente.

Dosaggio: 8 ml di questa soluzione aumenteranno il NO3 di 10 mg/lt e il K+ di 6 mg/lt in 100 litri di acqua.

 

K2HPO4 (sale puro) – sciogliere 25 gr. in 250 ml o grammi di acqua.

Dosaggio: 0,15 ml di questa soluzione aumenteranno i PO4 di 0,1 mg/lt in 100 litri di acqua. L’ aumento del K è più che trascurabile.

 

K2SO4 (sale puro) – sciogliere 50 gr in 500 ml o grammi di acqua RO

Dosaggio: 22,3 ml di questa soluzione alzeranno il K di 10 mg/litro in 100 litri di acqua. Quando si fertilizza contemporaneamente anche con il KNO3 tenere conto della quantità di K derivante dal nitrato impiegato.

MgSO4 – Sciogliere 150 gr in 500 ml o grammi di acqua.

Dosaggio: 3,5 ml di questa soluzione alzeranno il Mg di 1 mg/litro in 100 litri di acqua (questo comporta un aumento di 1 dGH).

 

Fe – tra i rinverdenti da giardino in commercio il Flortis rinverdente ha il vantaggio di non contenere NP.

Dosaggio: 1,6 ml alzano la concentrazione del ferro di 0,1 mg/litro in 100 litri di acqua

 

NB: per aggiungere piccoli volumi di fertilizzante potete ricorrere alle siringhe per insulina con la quale si possono prelevare unità di 0,1 ml.

 

Un’ alternativa interessante potrebbe essere quella di ricorrere ad un protocollo misto  Pmdd + brand come il Profito Easylife per integrare i micro elementi, ferro compreso. Poichè il Profito  è particolarmente ricco di ferro chelato, fatto salvo situazioni particolari come quella di spingere con il Fe per la presenza di piante rosse, spesso non c’è la necessità di essere integrato da quote aggiuntive di fertilizzanti a base di solo ferro. Questo sistema misto vi permette d’ integrare i micro elementi dal punto di vista quali/quantitativo in modo più corretto rispetto alle esigenze delle piante in acquario. Oltre al Profito ci sono altri prodotti a base di solo microelementi.

Evitate dosaggi empirici se non avete esperienza su come le piante segnalano carenze o eccessi di un nutriente.

Prima di effettuare la fertilizzazione con Pmdd cercate, soprattutto le prime volte, di misurare i valori di NO3, PO4 e Fe con gli appositi test a reagente per capire il reale assorbimento delle piante, quindi l’ effettivo consumo settimanale dei singoli nutrienti per introdurre le quantità strettamente necessarie.

Nelle prime due settimane tenetevi un po’ più bassi nei dosaggi.

Evitare sempre gli eccessi. Questa è la situazione dove “melius abundare quam deficere” non vale.

Quando più spingete con la fertilizzazione del Pmdd tanto più è importante un cambio parziale di acqua settimanale per abbassare la concentrazione di sostanze scarsamente assorbite dalle piante che andrebbero in accumulo (-> infiorescenza algale)

Non prescindete la fertilizzazione in colonna da una buona erogazione di CO2.

Collegandovi al seguente link (le piante parlano) troverete una descrizione dettagliata di come le piante manifestano visivamente gli effetti di una carenza o di un eccesso di uno specifico nutriente.

 

Leggete molto attentamente quanto indicato nella nostra guida ,è giusto specificare che non si ritiene responsabile nè il compilatore di questa guida nè la direzione di acquariofili per eventuali problemi o altro arrecati da questa guida o di una cattiva interpretazione della stessa.

 

 

Video descrittivo di mario mandici ©www.acquariofili.com

PS:E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e del proprietario

Author: Mario Mandici

Mi sono avvicinato a questa passione da ragazzo e di strada credo di averne fatta tanta. Un percorso costellato da errori su cui ho consolidato il mio bagaglio di esperienze ma ho avuto anche molti successi. Allora non c'era internet, non c'erano gruppi con persone dotate di esperienza che potessero aiutarmi. Ho riprodotto diverse specie dal betta al danio rerio, scalari e haplochromis burtoni. Oggi mi sto dedicando alle caridine ma soprattutto alle piante altra mia passione, piante in vaso e piante in acquario.