Pastone vegetale per pesci

Pastone vegetale per pesci

 

Pastone vegetale per pesci

Con questa breve scheda, nata dall’idea di una mia esperienza personale, si guiderà l’utente alla preparazione di un pastone vegetale per pesci, cioè composto soltanto da verdure e ortaggi, alimenti sani che rappresentano una fonte ricca di fibre e vitamine adatti anche a quella categoria di pesci classificati come carnivori ai quali apportano i loro benefici.
Per saperne di più si invita l’utente a leggere anche questa guida: Verdure e ortaggi in acquario

 

Pastone vegetale per pesci

 

Ingredienti:

• 15 gr di piselli
• 30 gr di broccolo verde (cime e non foglie)
• 35 gr di peperone rosso
• 60 gr di zucchina
• 60 gr di carota
• 20 gr di spinaci
• 10 gr di ciuffetto tenero di finocchio
• 4 gr di aglio o 5 ml di estratto di aglio
• 5 gr di pastiglie di alga spirulina
• 2 fogli di colla di pesce

Se si possiedono, si possono anche aggiungere o sostituire gli ingredienti con del broccolo bianco e della zucca rossa.

 

Strumenti utili per la preparazione:

• bicchiere di vetro
• coltello
• cucchiaio
• mixer ad immersione
• pentolino
• recipiente per frullare
• vassoio per cubetti di ghiaccio

 

Preparazione:

Prendete un pentolino con circa 200 ml d’acqua e mettetelo sul fuoco, e nel frattempo date una sciacquata a verdure e ortaggi e iniziate a tagliuzzarle evitando di lasciare parti dure, come i gambi dei broccoletti e del finocchietto, la parte superiore della zucchina ecc., pelate anche la carota. Appena l’acqua nel pentolino inizia a bollire è il momento di inserire dentro tutte le verdure. Una volta messe a sbollentare lasciatele a fuoco medio per circa 20 minuti. Potrebbe sembrare un controsenso con ciò che si consiglia solitamente nello sbollentare per soli 5 minuti le verdure prima di darle ai pesci, ma in questo caso abbiamo la presenza di alcuni ortaggi come carote e peperoni che richiedono un tempo maggiore di sbollentata.
Nel frattempo che le verdure e gli ortaggi sbollentano, munitevi di mixer ad immersione e di un recipiente dove frullare il tutto. Allo stesso tempo prendete le pastiglie di alga spirulina e frantumatele per ridurle in polvere (si può utilizzare un bicchiere per schiacciarle ruotandolo su di esse, non importa se non vengono ridotte perfettamente in polvere).
Passati i 20 minuti togliete ortaggi e verdure dal pentolino senza buttare l’acqua e riponeteli dentro il recipiente dove andranno frullati. Aggiungete l’alga spirulina frantumata e l’aglio sminuzzato (in mancanza di quest’ultimo anche un estratto di aglio liquido può andar bene) dentro il recipiente.

 

(In mancanza dell’aglio si può usufruire di un estratto di aglio liquido)

 

Passiamo ora alla fase finale, affondate il mixer ad immersione nel recipiente e iniziate a frullare per amalgamare tutto finché non otterrete una pappetta omogenea. A questo punto, con l’acqua utilizzata precedentemente per sbollentare verdure e ortaggi, sciogliamo bene 2 fogli di colla di pesce, che servirà a mantenere compatto per qualche minuto il composto del pastone una volta somministrato in vasca, quindi riversiamo dentro il recipiente con la pappetta e frulliamo ancora una volta. Naturalmente la pappetta non deve diventare liquida, deve appunto rimanere di una consistenza molle, quindi attenzione alla quantità d’acqua con colla di pesce che versate, se ci si rende conto che l’acqua rimasta è troppa, nonostante l’ebollizione precedente, bisognerà buttarne un po’, prima di sciogliere la colla di pesce.
Adesso è giunto il momento di riporre il nostro pastone dentro a dei recipienti.

I recipienti che spesso vengono utilizzati sono i vassoi per cubetti di ghiaccio, precisamente quelli riportati nell’immagine che segue.

(Vassoi per cubetti di ghiaccio)

 

Bene, con un cucchiaio iniziate a prendere il pastone e riponetelo nei vari vani del vassoio. Terminata quest’ultima operazione lasciate riposare e raffreddare per circa 10 minuti e successivamente richiudete e riponete nel freezer.

Pastone vegetale per pesci
(Riempire con un cucchiaio, lasciare riposare circa 10 minuti prima di inserire in freezer)

 

Per la somministrazione si consiglia di dosare con parsimonia in quanto con un’eccessiva quantità, si rischia di inquinare l’acqua, quindi è opportuno tagliare il necessario con un coltello e riporre in freezer il resto, un po’ come si fa per il chironomus e l’artemia salina congelata.

 

Pastone vegetale per pesci
(A sx un cubetto di pastone vegetale, a dx il cubetto diviso nella quantità adeguata per la somministrazione)

 

Purtroppo il risultato del pastone non darà certamente un buonissimo odore per i nostri gusti, soprattutto per la presenza del peperone e dell’aglio che è un antibatterico e antibiotico naturale, ma da quello che ho potuto constatare personalmente, i nostri amici pinnuti gradiranno di sicuro!.

Per ulteriori approfondimenti, invece, sull’utilizzo dell’aglio in acquario, vi indirizzo a quest’altra utile guida:  Aglio in acquario.

N.B.
La quantità di ingredienti da me utilizzati per realizzare questo pastone vegetale per pesci, mi ha permesso di riempire un vassoio per cubetti di ghiaccio. Non sono quantità obbligate, quindi le quantità possono essere spostate tra ortaggi e verdure al di fuori dell’aglio, dell’alga spirulina e della colla di pesce che devono rimanere tali poichè non devono prevalere sul resto degli altri ingredienti.

 

 

E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dell’autore e dello staff di acquariofili.

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Betta splendens a 360°

Betta splendens a 360°

Betta splendens a 360°

CAPITOLO I
Premessa e storia

CAPITOLO II
Provenienza , habitat , descrizione e caratteristiche

CAPITOLO III
Vasca ,  litraggio e convivenze , valori acqua , alimentazione

CAPITOLO IV
Riproduzione e alimentazione avannotti

CAPITOLO V
Genetica , betta show e mutazione del colore

CAPITOLO VI
Cosa controllare , malattie , eutanasia

Conclusioni e ringraziamenti

 

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Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti

Betta splendens a 360°

Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti

 

• La riproduzione

La riproduzione del betta è molto bella e particolare e merita un’argomentazione dettagliata per poter riuscire in un buon accoppiamento dei soggetti. Vedremo passo passo come guidare sia il lettore che i protagonisti verso la retta via senza imbattersi in spiacevoli ed imbarazzanti situazioni.

Prima di iniziare però facciamoci un esame di coscienza e pensiamo al seguito. Perché? Vediamolo insieme.
La riproduzione di questa specie di pesce non è assolutamente un gioco, non si fa per fare delle dimostrazioni ai propri bambini o per il solo gusto di assistere ad un evento particolare e vedere come si svolge, ricordiamoci che si ha a che fare con degli esseri viventi.

La riproduzione, se tutto procede nel migliore dei modi, ha un seguito abbastanza importante, tanti piccoli da allevare e da curare con un adeguato metodo, quello di un’acquariofilia consapevole.

Quindi prima di avventurarsi e fare questo passo notevole, facciamoci delle domande alle quali dobbiamo saper rispondere:

  • “Ho spazio a sufficienza per allevare i piccoli che quando diventeranno grandi dovranno vivere separatamente?”
  • “Che farò con tutti quei piccoli betta che nasceranno?”
  • “Potrò cederli a qualcuno o a qualche negozio?”.

Se si è sicuri e consapevoli di ciò che si sta per fare, allora è giunto il momento di procedere con la riproduzione.
Tutto sommato non è molto difficile far riprodurre i betta, ma senza i dovuti accorgimenti, questa esperienza può anche verificarsi abbastanza ardua. Dopo un tentativo non andato a buon fine, bisogna aspettare un po’ di tempo prima di riprovare e bisogna ricominciare tutto dall’inizio.

Scegliere la coppia ideale è già una buona partenza. Ma in cosa consiste? Semplice, la coppia ideale sarebbe quella dove il maschio è poco più grande della femmina o a limite di pari grandezza. Infatti generalmente si evita di far accoppiare una femmina più grande del maschio poiché quest’ultimo non riuscirebbe ad “abbracciarla” e fecondare le uova che a loro volta andrebbero perse.

Per iniziare bisogna partire qualche settimana prima per preparare sia il maschio che la femmina all’accoppiamento con un’alimentazione molto proteica, e cioè nutrirli con del vivo e del congelato un po’ di più del previsto, visto che durante la dieta settimanale è previsto altro tipo di cibo e la riproduzione è un atto di impiego energetico.

Ci sono anche altre correnti di pensiero sulla preparazione della coppia, cioè non fare alcun tipo di preparazione poiché i betta vengono nutriti giornalmente esclusivamente con del vivo e del congelato.
In concomitanza con la preparazione alimentare, bisogna tenere d’occhio il ventre della femmina e vedere se gonfio e se la papilla genitale (ovodepositore) è abbastanza sporgente (Fig. 11). Se questi due elementi sono presenti la femmina è pronta ad accoppiarsi, altrimenti meglio non provare poiché l’esito oltre a risultare nullo, può trasformarsi in dramma, in quanto si assisterà solo ad un combattimento. Non ha importanza se il maschio nel frattempo non ha costruito un nido di bolle, lo farà in un secondo momento.

C’è da dire inoltre che la femmina di betta, come anche tante altre specie, piena di uova, possa espellerle. Questo può capitare per una questione ormonale a causa della troppa eccitazione o per evitare una calcificazione delle stesse all’interno del ventre, se la femmina non viene fatta accoppiare nei tempi adeguati.

 

Il betta splendens domestico a 360°- Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti
(Fig. 11) Femmina pronta per l’accoppiamento

Non finisce di certo con l’alimentazione la preparazione all’accoppiamento.

Quello che serve per la fase successiva è una vaschetta con capienza dai 6 litri ai 10 litri che dovrà essere riempita con una colonna d’acqua che non superi i 10/15 cm di altezza, e senza inserire alcun fondo, ne fertile ne inerte, tutto questo per favorire una più scrupolosa cura parentale da parte del maschio, che tratteremo successivamente (Fig. 12).

In realtà la preparazione dell’acqua nella vasca di riproduzione è consigliabile combinarla con un 40% d’acqua d’osmosi, 30% d’acqua di rubinetto (qualora i valori ne consentano l’utilizzo) ed il 30% d’acqua della vasca d’origine. Semmai l’acqua di rubinetto non fosse idonea, si ricostruisce il 70% con osmosi e sali e il 30% della vasca di origine.

Il betta splendens domestico a 360°- Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti
(Fig. 12) Vaschetta di riproduzione con betta in preparazione

All’interno della vaschetta di riproduzione si andrà a posizionare un termoriscaldatore di piccole dimensioni e del wattaggio idoneo ai litri che adopererete, impostato tra i 28° e i 30°, una foglia di catappa di grandezza adeguata che avrà tripla funzione, cioè quella di ambrare l’acqua (condizione non trascurabile), creare microrganismi in acqua utili per l’alimentazione dei piccoli allo stato larvale, e fungere da rifugio alla femmina una volta terminato l’accoppiamento, poiché sarà scacciata dal maschio (si consiglia di evitare assolutamente piante di plastica come rifugi in quanto con i continui e veloci inseguimenti tra i pesci, tendono a danneggiare loro le pinne).

Dentro questa vaschetta dovrà essere posizionato un altro contenitore trasparente dove all’interno inseriremo la femmina che dovrà rimanerci per alcuni giorni (il periodo può variare dai 3 ai 5 giorni), in modo da farli abituare l’uno alla presenza dell’altra.

Inoltre questo contenitore della femmina dovrà possedere delle fessure e non dovrà essere completamente sommerso per permettere alla femmina di salire in superficie (ricordiamoci che i betta respirano aria atmosferica e, sommergendo completamente il contenitore faremmo soffocare il pesce) e per permettere che durante la permanenza possa avvenire lo scambio ormonale fonte di un aumento di stimolo della coppia.

Nell’angolo opposto al lato dove è stato fissato il termoriscaldatore, posizionate un pezzetto di polistirolo, o un bicchiere da caffè di polistirolo, oggetto molto affidabile che servirà anche a schermare la luce, dove il maschio formerà e salderà il nido di bolle che ospiterà le uova.

Va posizionato lontano dal termoriscaldatore per salvaguardare sia le uova che i futuri avannotti da eventuali cadute sullo stesso che li brucerebbe. Sono da evitare piante galleggianti o pezzi di cellofan che comporterebbero disagi al nido di bolle; le piante galleggianti si spostano e possono perdere stabilità danneggiando il nido, mentre i pezzi di cellofan tendono ad inumidirsi e magari a pendere su un lato.
Altri elementi da aggiungere alla vaschetta di riproduzione sono assolutamente il coperchio, per i motivi che abbiamo già trattato precedentemente, ed un filtro ad aria o un semplice aeratore.

Utilizzare un filtro interno o esterno arrecherebbe solo danni a tutto il tempo impiegato per i preparativi e l’accoppiamento. Infatti i filtri potrebbero aspirare le uova che cadono dal nido e in futuro anche le larve di betta in quanto molto piccole.

Si inserirà dunque un filtro ad aria o un aeratore, che hanno la stessa funzione, per ovviare alla mancanza di una corretta filtrazione e vegetazione, movimentare la superficie ed ossigenare quanto più possibile l’acqua.

L’areazione dovrà essere regolata ad una potenza tale da non infastidire la coppia e successivamente il maschio, che accudirà le uova.

Preparata la vaschetta come descritto bisogna inserire i protagonisti di questo scenario. A secondo del carattere andrebbero inseriti i soggetti dentro la vasca. Successivamente, una volta inseriti i betta, ma in ogni modo separati dal contenitore interno, bisognerà continuare ad alimentarli con del vivo o del congelato.

Così a stretto contatto dovranno rimanere per alcuni giorni (c’è anche chi comincia questo processo di conoscenza tra i due esemplari molto prima). Dopo qualche giorno, il maschio avrà creato un nido di bolle (Fig. 13) e molto probabilmente la femmina oltre all’ovodepositore ben in evidenza, presenterà anche delle bande verticali chiare sulla livrea, segno di completa eccitazione, ma non del tutto affidabili, pertanto si potrà liberare nella vaschetta principale, preferibilmente nelle ore serali quando si spengono le luci in modo che durante la notte non si possano vedere ma percepire maggiormente attraverso lo scambio ormonale Quanto detto non è una regola, è soltanto frutto di esperienze tra allevatori (si consiglia di osservare la coppia e di non trattenerli separati più del dovuto perché si rischierebbe la perdita dello stimolo e dell’accoppiamento).

Il betta splendens domestico a 360°
(Fig. 13) Maschio con nido di bolle

 

 

Liberata la femmina, se tutto procede senza particolari atteggiamenti aggressivi, inizia la fase del corteggiamento, che vede generalmente la femmina avvicinarsi e nuotare attorno al maschio ed il maschio  dare colpi con il muso sul corpo della femmina, a volte si verifica qualche piccolo morso, ma non aggressivo.

 

Dopo questi preliminari la femmina inizia a sostare spesso sotto il nido di bolle poichè invitata dal maschio per l’accoppiamento. Nel momento opportuno la femmina si piega su un lato ed il maschio la avvolge in un abbraccio (Fig.14) con il quale avviene un totale abbandono che porta entrambi verso il fondo. Nel frattempo con questo abbraccio, il maschio comprime leggermente l’addome della femmina favorendo più facilmente l’espulsione delle uova e la fecondazione delle stesse.

 

Il betta splendens domestico a 360°
(Fig. 14) Rappresentazione di un abbraccio tra maschio e femmina

Non è detto che tutto però vada per il verso giusto, quindi in tal caso non c’è da rimanerci male. Possono capitare alcune circostanze in cui uno dei due diventa indifferente, o ancora peggio si mangi le uova. Questi avvenimenti, anche abbastanza frequenti, accadono quando la coppia o un componente della coppia è giovane o perde lo stimolo.

Durante la deposizione delle uova è noto l’atteggiamento del maschio, e molto spesso anche delle femmine, nel raccogliere con la bocca le uova che cadono verso il fondo per poi riporle sotto al nido.

La riproduzione, tra preliminari e accoppiamento, può durare anche delle ore. Successivamente, terminato l’accoppiamento, può capitare che entrambi i genitori inizino insieme a manifestare le cure parentali, ma la maggior parte delle volte, invece, il maschio tenderà a diventare nuovamente aggressivo e scaccerà via la femmina, allontanandola dal nido e dalle uova in quanto la ritiene un potenziale predatore. Iniziano così le cure parentali da parte del maschio, e la femmina dovrà essere tolta e rimessa nella propria vasca, per evitare che venga aggredita pesantemente. La presenza di un riparo, come una foglia di catappa o un contenitore in terracotta, aiutano, appunto, la femmina a nascondersi e a sfuggire da queste aggressioni.

Esistono due metodi che da questo punto in poi si possono adottare per proseguire con la riproduzione, il metodo Thailandese e il metodo Sudamericano. Il primo consiste nel rimuovere anche il maschio dalla vaschetta di riproduzione, mentre il secondo consiste nel lasciare il maschio ad espletare le cure parentali ed occuparsi così delle uova e dei piccoli nei primi giorni di vita finchè non impareranno il nuoto verticale.

In natura, come anche in cattività, le cure parentali del betta costituiscono una gestione totale del nido con la ventilazione delle uova che mischiate ad alcune non fecondate potrebbero marcire, danneggiando anche quelle buone. Per evitare tutto ciò, il maschio mangia le uova marce, ma può benissimo capitare che involontariamente ne mangi anche di buone.

Inoltre queste cure costituiscono anche una difesa contro i predatori che potrebbero attaccare il nido e di conseguenza le uova e/o i piccoli. In cattività, una volta tolta la femmina dalla vasca di riproduzione, questo problema non sussiste perché non vi è alcun predatore e se le uova dovessero cadere dal nido si schiuderebbero ugualmente da sole sul fondo senza che nessuno le riportasse su.

Sostanzialmente questa tecnica Thailandese viene adottata dagli allevatori per avere più schiuse nelle nidiate. Da un certo punto di vista rimuovere il maschio sarebbe un bene per lui, farebbe meno sforzi e ricomincerebbe a mangiare prima del previsto dato che durante le cure è consigliabile lasciarlo a digiuno, ma sarebbe un lavoro in più per l’allevatore che dovrà fare attenzione che le uova vengano ventilate adeguatamente dall’aeratore in modo che non marciscano.

La tecnica Sudamericana ci permette invece di lasciare il maschio dentro la vasca di riproduzione per prendersi cura di tutto, quindi ventilazione del nido, eliminazione delle uova marce e recupero delle uova che si staccano dal nido, ecco perché non bisogna superare i 10/15 cm di altezza della colonna dell’acqua. Il pesce andrà continuamente su e giù a recuperare le uova e successivamente gli avannotti, in questo modo gli faciliteremo il lavoro senza farlo stancare.

Il betta splendens domestico a 360°- Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti
(Fig. 15) Nido di bolle con uova – cure parentali

Il maschio, come un “guardiano”, si posiziona sotto il nido di bolle e inizia ad aerare le uova con dei piccoli movimenti e a recuperarle dal fondo per ancorarle nuovamente sul nido semmai queste dovessero staccarsi. L’importanza di non mettere un fondo nella vaschetta di riproduzione sta proprio nel facilitare al betta, il recupero delle uova, senza correre il rischio che queste si perdano tra il materiale inerte. Per facilitare ulteriormente il lavoro al betta sarebbe opportuno lasciare un’illuminazione tenue durante tutte le notti, in modo tale da consentirgli di focalizzare le uova cadute dal nido e fargliele riportare nuovamente su.

Usando questa tecnica, in tutto il periodo delle cure parentali, è sconsigliato dare da mangiare al maschio in quanto una volta schiuse le uova, potrebbe confondere le larve per cibo vivo e quindi predarle.

Le cure proseguono anche dopo la schiusa delle uova che varia da 1 a 3 giorni. Schiuse le uova, le larve sapranno nuotare solo in modo orizzontale e cadendo verso il fondo non riescono a risalire, ma ciò non è un problema in quanto finchè non sviluppano il labirinto respirano tranquillamente sott’acqua, inoltre il maschio continuerà a fare ciò che ha fatto prima con le uova, cioè le recupererà e le riporterà sotto il nido. Questo processo di cure parentali terminerà quando dopo circa 4 o 5 giorni le larve avranno assorbito il sacco vitellino ed avranno imparato anche il nuoto verticale, il così detto nuoto libero (Fig. 16). A questo punto il betta non riconosce più gli avannotti come figli diventando così potenziale predatore della prole e bisognerà allontanarlo e riporlo nella propria vasca, iniziando a nutrirlo nuovamente con del cibo proteico in maniera moderata, visti i diversi giorni di digiuno e le energie profuse in tutto questo arco di tempo.

 

Il betta splendens domestico a 360°- Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti
(Fig. 16) Avannotti di betta a pochi giorni di nuoto libero

 

Detto ciò potrebbe sembrare che le cose possano filare lisce, ma non sempre è così. Può benissimo capitare che le uova marciscano ugualmente o che vengano mangiate. Ma non bisogna abbattersi, se si vuole provare questa esperienza, bisogna rimboccarsi nuovamente le maniche e riprovarci.

 

• Alimentazione ed accrescimento degli avannotti dallo stato larvale allo stato sub adulto

Per accrescere i piccoli bisogna essere già pronti prima di pensare ad una riproduzione.
Inizialmente quando si schiudono le uova avremo modo di notare che gli avannotti, allo stato larvale rimangono attaccati al nido e si nutrono del loro sacco vitellino fino al quinto giorno di vita circa. Successivamente dovranno essere nutriti con una mirata ed adeguata alimentazione più volte al giorno.

Esistono vari metodi per poter somministrare del cibo a queste larve di betta nei primi giorni di vita. La loro primissima alimentazione è basata su microrganismi. Già in fase di riproduzione, la presenza di una foglia di catappa all’interno della vaschetta, favorisce lo sviluppo di questi microrganismi e la stessa situazione si avrà inserendo, qualche giorno dopo la schiusa, un po’ di mangime che andrà a depositarsi sul fondo e che tenderà a deteriorandosi.

L’alimentazione a base di microrganismi la si può ottenere dagli infusori che è possibile preparare facilmente in casa con bucce di banane, con foglie di cavolo, con del latte, con delle patate ecc. quelli comunemente più gettonati sono gli infusori di banana. Ma cosa sono gli infusori? Gli infusori non sono altro che batteri, protozoi, ciliati e rotiferi presenti nei corsi d’acqua, negli stagni e nei laghi. Ma sono presenti anche nei nostri acquari, infatti si usa proprio questa acqua per produrre una coltura in casa ed avere questo cibo a disposizione. Senza dilungarsi, nella coltura si forma una nuvoletta biancastra, che è quella che conterrà i microrganismi da somministrare alle nostre larve.

Passata poco più di una settimana potremmo sostituire questi infusori con del cibo vivo. Il cibo vivo più utilizzato sono i naupli di artemia salina, minuscoli crostacei appena nati dalla schiusa delle uova e subito somministrati poiché molto proteici grazie alla presenza del loro sacco vitellino. Non è consigliabile farne uso prolungato in quanto essendo molto proteico, porterebbe il pesce ad una crescita rapida ma non proporzionata. Generalmente oltre all’artemia salina vengono associate altre varietà di cibo vivo di piccolissime dimensioni, quali anguillole dell’aceto, walterworms, bananaworms, microworms, cyclops e dafnia magna (queste ultime due quando gli avannotti saranno più cresciuti), tutte colture facili da reperire e mantenere in casa. Per alternare la dieta, si può utilizzare del buon mangime in polvere di buona qualità, specifico per avannotti, e pochissima quantità di tuorlo d’uovo bollito e fatto asciugare. Il tuorlo d’uovo va somministrato in minime quantità e sciolto dentro una siringa con dell’acqua, poiché molto inquinante. Naturalmente la rimanenza del tuorlo non va gettata, può essere congelata e riutilizzata all’occorrenza.

Non avendo un vero e proprio filtro biologico, ma soltanto un aeratore o filtro ad aria, in tutto questo periodo bisognerà garantire un’acqua pulita. Per i primi 10/14 giorni è preferibile non effettuare cambi per evitare di far subire sbalzi di temperatura ai piccoli che sono in una fase molto delicata, quindi buona parte dell’attenzione deve essere dedicata alla somministrazione del cibo. Passato questo periodo potremo iniziare a fare dei cambi del 10% per poi passare a cambi del 30% ogni 3/4 giorni, preoccupandoci che valori e temperatura dell’acqua siano sempre adeguati.

Man mano passano i giorni noteremo un cambiamento nella crescita dei nostri piccoli betta e non appena raggiungono il centimetro o poco più di lunghezza possiamo integrare l’alimentazione con artemia e/o chironomus congelato, ostracodi e grindal, altro alimento di cui ne vanno molto ghiotti.

Tra il terzo ed il quarto mese gli avannotti mostreranno i loro colori, iniziano da questo momento la fase di crescita da subadulti ed a raggiungere la maturità sessuale, ma arriva, anche per noi, il momento di trovare una sistemazione diversa, dividendo i maschi dalle femmine. I maschi dovranno alloggiare divisi dalle femmine e anche tra di loro, mentre le sole femmine potranno continuare ad essere allevate insieme per un altro periodo. In alcuni casi può capitare che la convivenza tra femmine non crei grossi problemi al di là di qualche episodio, ma in ogni caso spostarle sarà la scelta migliore. Ognuno nel proprio spazio dovrà continuare a ricevere le attenzioni alimentari e i cambi d’acqua, che si consiglia usare ricca di tannini.
Da questo momento in poi sarà vostra preoccupazione decidere cosa fare con tutti questi betta, se regalarli, cederli a qualche negozio o venderli se autorizzati.

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Il betta splendens domestico a 360°-Vasca valori acqua e alimentazione

Vasca, litraggio e convivenza , valori acqua e alimentazione

Betta splendens a 360°

Vasca, litraggio e convivenza , valori acqua e alimentazione

 

In questo capitolo tratteremo un po’ l’allevamento, non quello a livello commerciale, ma quello a livello “domestico” o meglio da classici acquariofili.

 

• Vasca, litraggio e convivenze

Spesso quando si approccia all’avvio di una vasca per betta, o una vasca in generale, ci si pone la domanda: di che acquario ho bisogno? La vasca ideale per i betta è caratterizzata da misure che si sviluppano con un’altezza che non superi i 25/30cm, essendo il betta, un pesce che risale continuamente in superficie per ossigenarsi con aria atmosferica, come trattato nel capitolo precedente. Pertanto meglio evitare le vasche con altezze esagerate in quanto il pesce faticherebbe a nuotare su e giù per la vasca.

Riguardo il litraggio della vasca, a mio avviso, non si troverà mai una risposta soddisfacente, rimarrà sempre un mito da sfatare in quanto vi sono opinioni e punti di vista diversi tra gli acquariofili (in questo caso bettofili), nel senso che c’è chi sostiene che bastano 10/15 litri per un esemplare, c’è chi invece sostiene che il litraggio minimo è di almeno 30 litri.

È vero che in natura questi pesci vivono in acque basse o addirittura in pozze d’acqua (ecco perché, a causa di questo ragionamento, nei negozi li troviamo dentro a dei bicchieri o piccoli contenitori), ma stiamo parlando di natura quindi nel loro habitat naturale. Allevandolo, contrariamente, si trova in una vasca dove, per quanto si possa ricreare il loro habitat non è mai la stessa cosa, anche perchè è risaputo che gli acquari più piccoli sono, più difficili possono essere da gestire in quanto soggetti a manutenzione più frequente e a possibili sbalzi di valori che possono influire sulla salute del pesce.

Inoltre in alcune zone dell’Italia, è imposto proprio da una legge comunale un litraggio minimo di 30 litri per la detenzione, precisamente l’articolo 51 del «Regolamento Comunale sulla tutela degli Animali», approvato dal Consiglio del Comune di Roma il 24 ottobre 2005: «Il volume dell’acquario non deve essere inferiore a 2 litri per centimetro della somma delle lunghezze degli animali ospitati ed in ogni caso non deve mai avere una capienza inferiore a 30 litri d’acqua».

Pertanto, in conclusione, senza alcuna intenzione di influenzare nessuno, considerando quanto detto sulla vasca soggetta a frequenti manutenzioni, possibili sbalzi dei valori e mantenendosi sul criterio di acquariofilia consapevole, in quanto il betta in natura può vivere in pozze ma ha anche a disposizione vaste aree (parliamo del Mekong), lo spazio ideale per un solo betta potrebbe andare dai 25 ai 30 litri netti. È consigliato questo litraggio anche perché uno spazio del genere, permette al betta un nuoto abbastanza soddisfacente (specie se a pinne lunghe), altresì non dimentichiamo che è un pesce che tende a controllare il territorio in cui nuota e ciò gli permette di avere una visuale più lunga rispetto ad una ristretta, che lo aiuta ad evitare eventuali e continui stress a causa dell’effetto riflettente del vetro che gli fa pensare alla presenza di un altro pretendente all’interno della vasca. Naturalmente il pensiero non sarà condiviso da tutti ma, come detto in precedenza, l’argomento “litraggio”, rimarrà sempre un tasto dolente in quanto frutto di opinioni diverse, soprattutto mettendosi a confronto con allevatori a livello commerciale.

Il betta è un pesce che ama molto la solitudine, non può condividere la vasca con altri betta, né maschi né femmine. Si può avviare una vasca con sole betta femmine, ma a volte può succedere che neanche tra femmine stesse la convivenza è tranquilla, questo perchè spesso tra le femmine si trova quella dominante che tende ad inseguire e scacciare le altre, mordendole. Tuttavia basterà fare attenzione a questi comportamenti e spostare eventualmente queste betta più aggressive in altro loco.

In base al litraggio, i nostri amati betta possono comunque condividere la propria “casa” con altri inquilini. Vi sono, purtroppo, dei paletti sulle scelte, a causa di compatibilità, corporature, pinnaggi ecc. infatti come compagni ideali spesso vengono affiancati, oltre a tutti i gasteropodi, le caridine multidentate, o meglio conosciute come japoniche (si consiglia la convivenza solo con questa specie poiché, le altre caridine, essendo più piccole, come spesso accade, potrebbero essere predate), e determinate specie di pesci, come titteya, pentazona, rasbore, boraras, danio e pangio.

Parlando di convivenza con altri pesci e rimanendo sul concetto espresso precedentemente sul litraggio, andremo ad aumentare lo spazio sui 40/60 litri netti, considerando il fatto che questi compagni di vasca devono essere inseriti almeno in gruppi di sei/otto esemplari e, preferibilmente, prima del betta.

 

• Valori ottimali dell’acqua, temperatura e habitat in cattività

La preparazione e l’avvio di una vasca per un betta, ma per qualsiasi altre specie, è sempre una delle cose fondamentali, in quanto da qui escono fuori i successivi risultati.

Preparare un layout dedicato ad un betta può sembrare molto impegnativo, ma sostanzialmente è facile e divertente, soprattutto nel fantasticare posizionando gli arredi e le piante.
Andiamo per ordine e argomentiamo tutto ciò che è necessario per preparare ed avviare la vasca per il nostro betta splendens.
Intanto dobbiamo sapere di quali valori dell’acqua necessita.
Il betta in natura vive in acque tenere ed acide, pertanto è importante ricreare i valori ideali in vasca per non sottoporre il pesce a sbalzi particolari, date le innumerevoli riproduzioni a scopo di selezioni che oramai hanno indebolito in loro il sistema immunitario.

I valori ideali sono compresi nei seguenti range:
PH = da 6 a 7 (consigliato 6.5/6.8)
GH = da 5 a 9 (consigliato 6/7)
KH = da 3 a 7 (consigliato 3/4)
No2 = 0
No3 = ˂20

La migliore acqua in assoluto da utilizzare nella vasca che ospiterà un betta è, senza alcun dubbio, l’acqua d’osmosi ricostruita con gli appositi sali. È un’acqua pura con tutti i valori azzerati che potranno essere adattati in base all’esigenza. Un metodo che può essere adottato per non fare uso dei sali ed ottenere risultati desiderati, è quello di equilibrare i valori dell’acqua tagliando una percentuale d’acqua di rubinetto con acqua d’osmosi. Altre volte invece, anche se sconsigliata, viene utilizzata solamente acqua di rubinetto, quest’ultima può essere utilizzata esclusivamente se i valori rientrano nel range di quelli idonei per la vasca di un betta e senza la presenza di silicati. In entrambi i casi menzionati dove si usa acqua di rubinetto, è molto importante farla decantare dentro una tanica per almeno ventiquattro ore per far depositare i metalli pesanti sul fondo, senza travasare in vasca gli ultimi 3/4cm d’acqua al momento dei cambi.

Naturalmente nei cambi d’acqua e/o nei rabbocchi, quest’ultimi fatti esclusivamente con acqua d’osmosi, bisogna sempre fare attenzione che l’acqua utilizzata, soprattutto in inverno, sia alla stessa temperatura di quella all’interno della vasca, per evitare sbalzi di temperatura e arrecare problemi di salute al betta. La causa principale degli sbalzi di temperatura sono shock termico, stress e ictyo (malattia dei puntini bianchi).

La temperatura ideale che bisognerebbe mantenere in vasca si aggira tra i 25°e i 27°, mentre generalmente viene aumentata tra 29° e 30° quando si desidera riprodurli.

Come già abbiamo accennato, l’argomento del litraggio per un esemplare di betta rimarrà, probabilmente, una questione di corrente di pensiero, ma in ogni caso bisogna dare un comfort adeguato al pesce che andremo ad ospitare all’interno della vasca, in quanto in natura è una cosa, in cattività è tutt’altro e dovremo essere noi a fornire tutto il necessario per creare un habitat naturale e farlo vivere bene.

La tipologia della vasca è caratterizzata da fattori importanti, tra cui la presenza di molte piante e l’acqua ambrata dal rilascio dei tannini da parte di legni, foglie di catappa, castagno, quercia o di pignette d’ontano.
Osservando nel dettaglio l’immagine che seguirà (Fig. 9), argomenteremo un corretto sistema per creare un habitat confortevole.

 

Il betta splendens domestico a 360°-Vasca, valori acqua e alimentazione
(Fig. 9) Vasca per betta

 

Iniziamo analizzando la vasca nell’immagine precedente, partendo dal fondo fino ad arrivare all’illuminazione.
Scegliamo un fondo scuro, nero o marrone, ghiaia inerte o lapillo vulcanico, evitando quelli chiari in quanto rifletterebbero maggiormente la luce. Arricchiamo la superficie del fondo, con dei legni che non abbiano ramificazioni appuntite e delle pietre che non siano spigolose (le Dragon Stone o simili vanno bene) e se vogliamo, creiamo anche qualche nascondiglio con delle pietre ben accatastate e ferme tra di loro o per andare sul sicuro ne possiamo costruire qualcuno con il guscio di una noce di cocco (vedi https://www.acquariofili.com/riparo-con-noce-di-cocco/ )

Vi sono delle cose importantissime da tenere in considerazione per la vasca di un betta e una di queste è sicuramente la presenza di una folta vegetazione che ossigeni l’acqua. Le piante sono molto gradite ai betta in quanto amano anche nuotare fra la vegetazione la quale offre e simula “protezione” durante il controllo del territorio da parte dell’esemplare.

Le numerose piante che possono essere posizionate all’interno di questo specifico acquario sono delle piante comuni in quasi tutti gli acquari, sono di facile gestione e a crescita rapida e lenta. Inoltre sono presenti anche nell’habitat naturale di questo pesce, stiamo parlando di varie specie di Cryptocoryne, la Ceratophillum demersum, la Microsorum pteropus, la Nayas guadalupensis e tantissime altre varietà di piante.

Naturalmente non è obbligatorio rimanere fedeli al biotopo, pertanto è concesso inserire altre varietà molto conosciute come Vallisneria spiralis, Anubias, Bacopa, del muschio ed altre non molto difficili da gestire, considerando che l’acqua dovrà assumere una colorazione ambrata, inserendo foglie di catappa o pignette d’ontano che rilasciano tannini molto utili per il pinnaggio, chiaramente non come un vero e proprio black water. È di fondamentale importanza mantenere foglie di catappa, quercia, castagno o pignette all’interno della vasca per il benessere di questi pesci, soprattutto se a pinne lunghe, le quali sono più soggette a corrodersi e sfrangiarsi. La superficie dell’acqua dovrà ospitare piante galleggianti, ed anche qua vi è l’imbarazzo della scelta tra Lymnobium, Phyllantus fluitans, Lemna minor, Lemna major, Azolla, Pistia stratiotes, Riccia fluitans, Salvinia natans, ecc. ecc.

Il nostro acquario per betta necessita obbligatoriamente di un coperchio che può essere costruito in vetro (sconsigliato perché pesante e pericoloso in quanto soggetto a facile rottura) o in plexiglas leggero e trasparente. Perché è d’obbligo il coperchio? Il coperchio dev’essere presente per due motivi fondamentali.

Il primo perché i betta sono abilissimi saltatori e quindi rischieremmo di ritrovare il nostro esemplare sul pavimento o se nel caso di una bettiera, in un altro scomparto e, secondo motivo, perché essendo un pesce che respira aria atmosferica, respirando aria con temperature più basse infiammerebbe l’organo che lo contraddistingue dagli altri pesci, il labirinto. In questo modo, il pesce respira l’aria racchiusa tra la superfice dell’acqua ed il coperchio, con le stesse condizioni di temperatura presenti in vasca, evitando sbalzi che arrecherebbero danni all’apparato respiratorio.

In base alla grandezza della vasca, all’ambratura dell’acqua e alla presenza di piante galleggianti stabiliremo la potenza dell’illuminazione che dovremmo adeguare per non dar fastidio al betta, quindi che accontenti le esigenze delle piante e del pesce stesso.

Munitevi di un buon termoriscaldatore adatto alla vasca, considerando la potenza di 1watt/litro, ma meglio se leggermente superiore. Anche in estate non scollegatelo mai perché è inutile, tanto all’interno dei riscaldatori è presente un termostato che funge da interruttore che fa partire o arrestare il funzionamento della resistenza a seconda della temperatura dell’acqua e alla temperatura impostata.

Infine, ma non per importanza, è necessario un filtro che gestisca il sistema biologico. Quello più idoneo sarebbe il filtro esterno in modo da garantire, oltre ad un filtraggio migliore, più spazio di nuoto ed una piccola quantità d’acqua in più, ma in base alle proprie esigenze possono essere utilizzati anche filtri interni e/o a zainetto, quest’ultimi alcune volte poco consigliati perché non sono abbastanza capienti per inserire del materiale biologico e a volte anche rumorosi.

Altro esempio di acquario per betta, ricreato con le stesse condizioni sono classiche vasche con litraggio maggiore ma divise in più scomparti, le cosiddette bettiere (Fig. 10), usate spesso da alcuni allevatori.

 

Il betta splendens domestico a 360°-Vasca valori acqua e alimentazione
(Fig. 10) Esempio di bettiera a 4 posti

 

Alimentazione

Per quanto concerne l’alimentazione del betta bisogna mettere subito in chiaro che il betta è un pesce prevalentemente carnivoro.
È consigliabile, quanto importante, stilare una dieta settimanale per questi pesci e cercare di rispettarla, inserendo del cibo proteico nella maggior parte dei giorni, alternando dei giorni con del buon mangime granulare che affondi (evitare assolutamente l’uso di fiocchi), delle verdure sbollentate quali, chicchi di piselli (sbucciati), spinaci, broccoli, carote e rondelle di zucchina, tutti ottimi cibi integratori per la parte cartilaginea delle pinne, e un giorno di digiuno per alleggerire l’organismo del pesce da tutto il cibo proteico.

Non c’è dubbio che il cibo vivo come le larve di zanzara (facilmente allevabili in una bacinella colma d’acqua esposta all’aperto), i cyclops, le dafnie, ed il grindal (piccoli vermi filiformi, anche questi, allevabili in casa attraverso una coltura) è il migliore in assoluto.

I tubifex (piccoli anellidi allevabili anch’essi in casa attraverso una coltura) e le larve di zanzara sono più soggetti al trasporto di agenti patogeni). Ma non sempre il cibo vivo può essere disponibile, in alternativa esistono altri tipi di cibo che lo possono sostituire. Il cibo congelato è la soluzione migliore e quella più adottata da tutti, tra questi cibi vi è il chironomus rosso, molto gradito e del quale sono particolarmente ghiotti, l’artemia salina (della quale non bisognerebbe approfittarne poiché oltre ad essere molto proteica è un tipo di cibo che il betta, ma anche tutti gli altri pesci d’acqua dolce, non potrebbe mangiare mai in natura poiché si tratta di un piccolo crostaceo proveniente da acqua salata), la dafnia e i tubifex.

Oltre a questi tipi di cibo vi sono anche delle bustine contenenti sempre cibo a base di insetti e crostacei come chironomus, dafnie e artemia, amalgamato ad una gelatina, che si rivela come una discreta alternativa al congelato. La somministrazione va effettuata con parsimonia poiché la gelatina può essere inquinante.

Inoltre in commercio questi cibi che stiamo menzionando si possono trovare anche liofilizzati, cioè essiccati, da reidratare con dell’acqua e da somministrare. A dire il vero anche se non reidratati i betta li accettano ugualmente, ma è sconsigliato (per lo stesso motivo che è sconsigliato il mangime a fiocchi) poiché contengono aria che verrà rilasciata successivamente all’interno dell’apparato digestivo, e che potrebbe provocare un’infiammazione alla vescica natatoria.

Ovviamente tra i cibi rinomati che si danno ai betta vi sono anche le anguillole dell’aceto, i naupli d’artemia, i walterworms, i microworms, i bananaworms, tutti allevabili in casa attraverso colture dedicate. Questi ultimi però sono troppo piccoli e non sempre vengono notati dal betta quando somministrati in vasca, pertanto è più consigliato utilizzarli per gli avannotti, non solo di betta ma anche di altre specie.

Un esempio di dieta equilibrata, ma del resto del tutto soggettiva, potrebbe essere la seguente:
Lunedì = Vivo (larve, dafnie, grindal, tubifex, cyclops o artemia adulta, a scelta) in alternativa liofilizzato;
Martedì = Congelato (chironomus, artemia, dafnie, a scelta) in alternativa vivo;
Mercoledì = Vivo (larve, dafnie, grindal, tubifex, cyclops o artemia adulta, a scelta) in alternativa congelato;
Giovedì = Liofilizzato ben idratato (chironomus, artemia, dafnie, a scelta) in alternativa congelato o vivo;
Venerdì = Mangime in granuli affondanti di buona qualità (si raccomandano due tipi di secco per alternare);
Sabato = Verdure sbollentate (piselli, spinaci, broccoli, carote, rondelle di zucchina, a scelta);
Domenica = Digiuno.

Può essere assolutamente normale che il betta, inizialmente, per un motivo di adattamento alla nuova vasca o a causa di abitudini diverse, rifiuti il cibo che si andrà a somministrare, ma tutto ciò si verificherà per qualche giorno e, senza troppi allarmismi, bisognerà semplicemente insistere, così, abituandosi alla nuova alimentazione il pesce inizierà a mangiare regolarmente.
Bisogna ricordare che la somministrazione del cibo al betta va effettuata sempre con moderazione poiché il troppo cibo può facilmente causargli costipazioni con conseguenti ed irreparabili blocchi intestinali, dei quali sono spesso sofferenti.

 

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calcio per gasteropodi

Calcio per gasteropodi

Calcio per gasteropodi

Analizziamo una ricetta casalinga per realizzare dei cubetti di calcio per integrare la dieta delle lumache,
non si sciolgono velocemente e le lumache sembrano apprezzare,partiamo dagli ingredienti:
  • 5/6 grammi di Carbonato di calcio ( grado alimentare) vedi foto1
  • 35 ml di acqua
  • 2 grammi di Argar Argar(addensante utilizzato per i dolci è realizzato con alghe essiccate, in alternativa colla di pesce)vedi foto2
  • Spirulina, vedi foto3
  • tabs da fondo, vedi foto3
  • mangime per caridine polverizzati, vedi foto3
Calcio per gasteropodifoto 1 Calcio per gasteropodifoto 2 Calcio per gasteropodifoto 3
Strumenti o attrezzatura utlizzata:
  • 1 piccolo pentolino
  • Stampi quelli per fare i cubetti di ghiaccio

 

Passiamo adesso alla preparazione :
  1. Mettere il mangime a bagno in 10 ml di acqua per fare una ” pappetta”
  2. Scaldare a fuoco dolce fino a completo scioglimento 2 grammi Argar Argar o la colla di pesce in 30 ml di acqua per circa 3 minuti,
  3. Aggiungete la pappetta di mangime,
  4. Spegnere il fuoco e aggiungere a pioggia il calcio, mescolando per evitare il formarsi di grumi, dovreste trovarvi con un impasto con la consistenza di un budino.
  5. Versare negli stampi, i cubetti fatteli piccoli massimo un paio di centimetri

Calcio per gasteropodi

Lasciate raffreddare a temperatura ambiente, una volta raffreddato mettere una notte in frigorifero ( no congelatore), acquisteranno la consistenza delle caramelle gommose, trascorso questo tempo togliere dal frigo e con delicatezza toglierli dagli stampi, lasciarli disidratare per qualche giorno al sole o comunque in casa, diventeranno duri come sassi e sono pronti per essere somministrati.

 

Nella preparazione della “pappetta” di mangime si possono aggiungere anche altri tipi di mangime tipo spirulina , astaxantina, osso di seppia grattugiato , foglie di gelso sia essiccate che naturali , l’importante è rispettare sempre il quantitativo totale e cioè 3gr di mangime ogni 5/6 gr di carbonato di calcio, altrimenti la consistenza delle pasticche diminuirà e si scioglieranno più velocemente e facilmente in acqua

 

Se non si è sicuri di tutto il procedimento affidarsi ai rivenditori autorizzati acquistando integratori già pronti all’uso evitando di arrecare problemi ai gasteropodi allevati,inoltre non si ritiene responsabile nè l’autore della guida ne’ la direzione di acquariofili.com per eventuali danni causati da uno sbagliato utilizzo o interpretazione della stessa guida.
Calcio per gasteropodi pasticche di Calcio per gasteropodi

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Articolo scritto da Roberto Bullo e impaginato da Marco Ferrara

 

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