Carrozzina per pesci

Carrozzina per pesci vuole essere un articolo per confermare che anche nel mondo acquatico alcuni progetti sono realizzati per migliorare la vita dei nostri amici pinnuti.

Prima di spiegare di cosa si tratta penso che una premessa sul perchè questa realizzazione e da cosa nasce sia d’obbligo:
– I pesci sono dotati di un organo fondamentale per il loro sostentamento chiamato “Vescica natatoria” che rappresenta una sacca che viene riempita o svuotata di aria per potersi muovere più agevolmente e quindi andare in superfice o scendere sul fondo senza un grosso dispendio di energia.

Purtroppo come tutti gli organi l’insorgere di una malattia in genere una infiammazione creano non pochi problemi in questo caso proprio alla deambulazione e quindi impedendo una normale vita quotidiana e le necessità che vanno dal cibarsi al nascondersi al giocare con altri inquilini e non solo.

Quando questa infiammazione è molto forte e incisiva e sopratutto si protrae per diversi mesi potrebbe risultare incurabile non reagendo a nessun medicinale ,a questo punto si dice che è diventata cronica.

Carrozzina per pesci

L’amore umano spinge a cercare una soluzione per dare un aiuto ed ecco che grazie a delle ricerche effettuate su internet la nostra utente Irene Tommasi decide di cimentarsi nella costruzione di una sedia a rotelle o carrozzina che permetta al pesce di stare in asse e con poco dispendio di energie potersi muovere agevolmente e quindi di cibarsi.

Vedendo il suo pesciolino che ormai stazionava 24 ore su 24 a pancia in su si decide a fare qualcosa e ha pensato ad una Carrozzina per pesci :

Carrozzina per pesci

Su internet si è imbattuta su diversi articoli che spiegano come fare ma dapprima si dovevano recuperare i materiale per la costruzione che ovviamente dovevano avere alcuni requisiti e cioè :

  • Essere morbidi per evitare che il contatto con la cute provocasse ferite
  • Essere duttili in modo da poterli adattare al corpo del pesciolino
  • Essere in grado di collegarli tra loto agevolmente
  • Essere manegevoli per eventuali modifiche di migliorie

a questo punto si è imbattuta nel seguente Kit acquistato su internet ,dove riportava tutto il materiale necessario.

Carrozzina per pesci

Pezzo dopo pezzo ,prova dopo prova si è arrivati a questa realizzazione

Carrozzina per pesci

Il nostro amato pesciolino con la Carrozzina per pesci potrà nuotare in forma eretta e riosservare il mondo dal lato corretto,questo gli permetterà di muoversi più agevolmente con un piccolissimo dispendio di energia ma soprattutto di cibarsi nel modo corretto.

[pullquote-right]Non esagerare con la somministrazione del cibo perchè la vescica natatoria vede impiegare l’intestino in forma attiva e quindi si potrebbe peggiorare le cose , alimentare sempre con parsimonia.[/pullquote-right]

Ovviamente questo progetto dovrà essere, sopratutto ai primi periodi sottoposto a calibrazioni sul peso che gli permetterà di stazionare ad una determinata superfice della colonna d’acqua ,si consiglia di calibrarlo per renderlo stabile pochi cm sotto il livello dell’acqua.

Con un po’ di inventiva si potrà trovare la soluzione giusta per i pesi da adottare e quindi anche la stabilizzazione eretta della struttura.

Ovviamente si sconsiglia di costruire questo sistema a soggetti ai quali è insorta da poco la patologia sopra accennata ma farlo solo nel caso in cui non reagisce neanche minimamente alle cure indicate da specialisti del settore.

Per maggiori dettagli e informazioni sulla vescica natatoria si consiglia di leggere QUI

 

E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e del proprietario,si ringrazia Irene Tommasi per aver concesso le foto e testimonianza del suo operato.

©www.acquariofili.com

Cosa controllare – Malattie – Eutanasia

Betta splendens a 360°

Cosa controllare – Malattie – Eutanasia

 

• Cosa tenere sotto controllo e relative valutazioni

Il betta splendens è un pesce che, per essere mantenuto in buona salute, necessita di alcune accortezze che non possiamo assolutamente ignorare.
Innanzitutto vediamo di cosa dobbiamo tenere conto:

Valori e temperatura dell’acqua (Ph, Gh, Kh, No2, No3, Nh3 e Nh4);
Alimentazione;
Lo stato fisiologico del pesce e la defecazione;
Coinquilini presenti e/o introduzione di altri inquilini;
Malattie in corso o trattate in precedenza;
Stato del pinnaggio e presenze di macchie non usuali;
Respirazione;
Comportamento e atteggiamento in generale;
Reazioni agli stimoli.

Ricordiamoci che, chi deve prendersi cura del betta e capirne lo stato di salute studiando il suo comportamento abituale, è solamente l’allevatore.
Spesso molti problemi di salute che si riscontrano nei betta sono causati da alcuni banali errori. Banali perché si possono benissimo evitare leggendo ed informandosi prima di fare un passo importante come quello di ospitare in un acquario un betta o qualsiasi altra forma di vita che, ricordiamo, non sono oggetti ornamentali ma degli esseri viventi.

Questi errori, soprattutto per i neofiti, partono proprio dall’allestimento della vasca e dall’inserimento in vasca dei nostri amici. Una vasca male allestita, mal gestita, senza i dovuti confort a favore dell’ospite (vedi in questo caso l’inevitabile utilizzo di un coperchio), un inserimento in vasca senza una corretta o mancata acclimatazione, spesso può portare dei seri problemi alla salute del betta.

Partiamo proprio da quanto detto per poi passare alle patologie vere e proprie che possiamo riscontrare nel nostro betta durante l’arco della sua vita nell’acquario.

Gli allestimenti errati consistono nell’arredare l’acquario con materiali non idonei, quali arredi in resine o altro materiale, piante di plastica, legni appuntiti, pietre particolarmente spigolose o addirittura taglienti che possono compromettere le parti del corpo del betta. Oltre agli arredi, fa parte di un errato allestimento anche l’inserimento di coinquilini non compatibili con i betta, e non solo per esigenze di valori diversi, ma anche per ragioni caratteriali, come ciclidi ed altri pesci territoriali che attaccano e sfrangiano le pinne del nostro amico. Anche la scorretta manutenzione della vasca, cioè mancata pulizia e cambi d’acqua sporadici, possono provocare problemi. Infine e non per poca importanza un problema serio può essere il modo scorretto di acclimatare il pesce nella sua nuova dimora dopo averlo acquistato.

Il metodo corretto per l’acclimatazione è di immergere il sacchetto con il betta dentro la vasca e nello spazio di almeno mezz’ora, versare per un ciclo di quattro o cinque volte un bicchiere d’acqua dell’acquario dentro il sacchetto. In questo modo il pesce si abituerà alla nuova temperatura e in parte ai nuovi valori dell’acqua della vasca. Finito questo processo basta prelevare il betta dal sacchetto con un retino ed inserirlo in vasca. Il sacchetto va buttato insieme all’acqua che vi è all’interno.

Non c’è azione più errata che riversare l’acqua del sacchetto proveniente da altre vasche dentro il nostro acquario, nessuno può sapere se quell’acqua può essere portatrice di agenti patogeni che possono danneggiare il nostro sistema. Naturalmente, questa procedura di acclimatazione vale per tutti i pesci che vengono acquistati e che devono essere inseriti nei nostri acquari, non soltanto per il betta.

 

• Le malattie frequenti nei betta splendens e le relative cure

Iniziamo questa parte del capitolo anticipando alcune patologie che, più che definirle malattie, è più giusto definirli “problemi causati”. Questi problemi molto frequenti sono:

L’infiammazione alla vescica natatoria
L’occlusione o blocco intestinale
La costipazione

L’infiammazione alla vescica natatoria è una problematica molto comune nei pesci. La vescica natatoria svolge una funzione molto importante, da la possibilità al pesce di nuotare correttamente in tutta la colonna d’acqua, in vasca ed in natura. La vescica, all’occorrenza, svolge due movimenti, si gonfia e si sgonfia. Quando si gonfia permette al pesce di risalire verso la superficie, quando si sgonfia permette al pesce di andare verso il fondo. Pertanto quando vediamo il nostro betta (o pesce in generale) che nuota male e con fatica e poi ricade sul fondo o rimane in superficie a testa in giù è sintomo di infiammazione alla vescica natatoria. Le cause scatenanti sono le scarse condizioni igieniche della vasca, movimento dell’acqua in vasca eccessivo, cattiva alimentazione, eccessiva alimentazione con cibo a fiocchi o liofilizzati non reidratati, oppure a causa di infezioni da trattare con gli appositi prodotti o farmaci. In caso di assenza di infezioni basterà lasciare il pesce a digiuno per due o tre giorni. In caso di convivenza con altri inquilini, ma a volte anche se da solo, è preferibile spostare il pesce in altra vasca con pochi centimetri di acqua per non farlo affaticare nel nuoto e nel caso specifico del betta per non farlo affaticare nella risalita per respirare in superficie. Mantenere comunque un riscaldatore ed un aeratore e per il betta anche il coperchio. Trascorsi i giorni di digiuno ricominciare ad alimentarlo gradualmente con un pezzetto di polpa di pisello sbollentato per poi ricominciare con parsimonia la regolare dieta alimentare.

L’occlusione intestinale può derivare anche da problemi di vescica natatoria, ma come già detto in precedenza anche un’eccessiva somministrazione di cibo non reidratato come le scaglie o fiocchi ed il liofilizzato, può contribuire a questi problemi poiché essendo secco e privo di liquidi tende ad assumere liquidi all’interno del corpo del pesce aumentando di volume e ostruendo il sistema digestivo. Anche in questo caso bisogna lasciare il pesce a digiuno per due o tre giorni alzando la temperatura dell’acqua per favorire il metabolismo e aiutarlo nella digestione. In caso di convivenza con altri inquilini, ma a volte anche se da solo, è preferibile spostare il pesce in altra vasca con pochi centimetri di acqua per non farlo affaticare nel nuoto e nel caso specifico del betta per non farlo affaticare nella risalita per respirare in superficie. Mantenere comunque un riscaldatore ed un aeratore e per il betta anche il coperchio. Trascorsi i giorni di digiuno ricominciare ad alimentarlo gradualmente con un pezzetto di polpa di pisello sbollentato per poi ricominciare con parsimonia la regolare dieta alimentare.

La costipazione è invece strettamente connessa all’eccessiva somministrazione di cibo. Anche i betta come tutti gli altri pesci sono voraci e non si sanno regolare con il cibo, pertanto più ne hanno a disposizione, più mangiano. Tutto questo cibo in più, provoca un notevole rigonfiamento sotto il ventre che porta il pesce a nuotare più lentamente e ad affaticarsi. Per venire incontro a questo problema e aiutare il pesce a superarlo dobbiamo, anche in questo caso lasciarlo a digiuno per due o tre giorni e aumentare un pò la temperatura.
Le malattie vere e proprie che colpiscono i pesci rappresentano un percorso spesso difficile da affrontare da parte dell’acquariofilo. Non è da sottovalutare il fatto che sui trattamenti dov’è richiesto l’uso di alcuni farmaci, si ha una grossa responsabilità, tuttavia bisogna armarsi di pazienza e coraggio ed affrontare la situazione, anche se può capitare di non risolverla, per cercare di dare una mano ai nostri pesci.
Vediamo quali patologie si riscontrano nel caso specifico del betta allevato nei nostri acquari di casa, quali sono le cause, i sintomi e come procedere per cercare di curarli.

L’ictyo
La micosi
La malattia colonnare
La cisti batterica
La corrosione delle pinne
L’idropisia e l’esoftalmo
I tumori
L’eutanasia

ATTENZIONE:

Pima di trattare l’argomento relativo alle malattie è necessario fare una premessa.
A causa dell’impiego di medicinali, si invita a leggere il bugiardino prima della somministrazione, in modo tale da verificare eventuali effetti avversi su gasteropodi e/o gamberetti presenti in vasca.

– L’ictyo

Il betta splendens domestico a 360° - Cosa controllare - Malattie - Eutanasia
Ictyo

L’ictyo è una malattia che si scatena attraverso un parassita della cute che si attacca sulle pinne, sulla pelle e nelle branchie, nutrendosi dei tessuti e della mucosa del pesce. Raggiunta una dimensione per lui adeguata si stacca e, una volta raggiunto il fondo, si riproduce smisuratamente, soprattutto se trova le condizioni di temperatura idonee, cioè intorno ai 25°C. Solitamente, con questa temperatura, il ciclo di vita del parassita è di una settimana ma aumenta se si abbassa.

La causa davvero scatenante sono i forti sbalzi di temperatura che si possono avere nell’acclimatazione errata del pesce o subito dopo il cambio d’acqua nell’acquario con temperature molto diverse. In queste circostanze il betta rischia uno stress che fa abbassare le difese immunitarie che a loro volta favoriscono l’attacco di questo parassita in quanto trova il pesce debilitato.

Il riconoscimento di questa malattia non è molto difficile da individuare. Lo sviluppo di questa parassitosi si evidenzia con più sintomi: il primo è la comparsa di tanti puntini bianchi su tutta la livrea del pesce, pinne comprese. Questi puntini bianchi non sono altro che le cisti del parassita.

La seconda è la crisi respiratoria che ha il pesce in quanto il parassita provoca delle lesioni sulle branchie che impediscono la giusta respirazione. La terza è il comportamento anomalo che ha il pesce nello sfregarsi contro arredi e piante dentro la vasca per cercare di liberarsi dalle fastidiose cisti.

Per trattare questa malattia vi sono diversi metodi, la meno invasiva è quella della termoterapia, cioè alzare gradualmente la temperatura della vasca fino a farla arrivare a 30°C e mantenere per circa 5gg. Trascorsi i 5gg e verificato che i puntini sono spariti, riportare la temperatura, sempre gradualmente, allo stato iniziale. Questo trattamento si fa quando la malattia non è in uno stadio avanzato ma alle prime comparse dei puntini. Agendo in questo modo, l’alta temperatura aumenta il metabolismo e la crescita del parassita che accorcia nettamente il suo ciclo di vita e muore prima del previsto.

Se il metodo già menzionato non è sufficiente si può ricorrere a prodotti mirati come il blu di metilene, somministrandone 3ml per ogni 10 litri d’acqua sempre per 5gg mantenendo la temperatura più alta del solito. Nel filtro non devono essere presenti carboni attivi che ne ostacolerebbero l’effetto, allo stesso tempo bisogna sospendere eventuale erogazione di Co2 e favorire l’ossigenazione dell’acqua aumentando la circolazione ed il movimento con l’ausilio di un aeratore. Altri medicinali che possono essere impiegati sono il Faunamor ed il Costawert seguendo gli appositi bugiardini.

Terminato il trattamento con uno dei medicinali indicati, è consigliato attendere ancora altri 2gg per poi procedere con un cambio del 30% avendo cura di inserire i carboni attivi e tenerli per almeno 4gg, in modo che i residui del medicinale somministrato vengano assorbiti ed eliminati dalla vasca. Gradualmente bisogna riportare la temperatura allo stato iniziale.

 

– La micosi

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Micosi esterna (batteriosi funginea)

La micosi non è altro che un fungo presente sul corpo dei pesci e dentro ai nostri acquari, non percepibili dall’occhio umano. Seppur tollerabili e a volte inoffensivi per gli inquilini dell’acquario, capita che questi ultimi vengano attaccati dalle spore di questi funghi per uno svariato numero di cause: qualche batteriosi in corso, piccole ferite sul corpo, scarse condizioni igieniche della vasca, sovraffollamento della popolazione in vasca, cattiva alimentazione o cibo scadente, alte temperature ecc. La micosi può manifestarsi da esterna o da interna.

Si presenta come una muffa di colore bianco, quindi non molto difficile da identificare e si può riscontrare sulla cute, attorno agli occhi, sulle pinne, sulla bocca e anche nelle branchie. Queste appena citate sono quelle più comuni e che, data la visibilità quasi immediata, sono facilmente curabili.

La mancanza di cura di queste micosi esterne, a loro volta, possono dare vita alle forme interne che sono molto più rare quanto difficili da individuare e da curare poiché privi di sintomi. Assolutamente da non sottovalutare poiché portano il pesce al decesso.

Per intraprendere le cure bisogna valutare lo stadio della malattia. Se la micosi non è grave allora basterà isolare il betta (o pesce in generale) in vasca a parte ed effettuare dei bagni in acqua e sale non iodato inserendo 15/20gr di sale ogni litro di acqua e praticare un bagno di circa 20 minuti.
Se lo stadio dovesse risultare avanzato allora bisogna ricorre a medicinali che sono indicati per una cura più efficace: il Blu di metilene e il Dessamor.

Per la cura con il Blu di metilene bisogna preparare una soluzione di 1g sciolto in 1litro di acqua e somministrare 1ml di soluzione per ogni litro di acqua della vasca. Dopo 3gg, terminato il trattamento, è necessario inserire i carboni attivi nel filtro e mantenerli per 5gg per far assorbire il medicinale. Trascorsi i 5gg rimuovere il carbone attivo e cestinarlo. Per effettuare dei bagni brevi si somministrano 200ml di soluzione ogni 10 litri di acqua e il bagno deve durare circa 20 minuti al giorno per 3gg.

La cura con il Dessamor è strettamente associata al bugiardino. È consigliabile allontanare eventuali gasteropodi e caridine all’interno della vasca poiché potrebbero essere soggetti ad intolleranza al suddetto medicinale, anche qualche pianta potrebbe risentirne. Con questo trattamento l’acqua della vasca assumerà del colore ma nell’arco di pochi giorni ritornerà com’era in precedenza.

 

– La malattia colonnare

La malattia colonnare è spesso confusa con la micosi in quanto si manifesta pressoché con delle macchie sulla cute o sulle pinne che fanno pensare ad un ammuffimento sulla zona colpita. In realtà non si tratta di malattia funginea che si propaga con le spore, ma una grave batteriosi provocata da più parassiti, molto contagiosa e pericolosa. Come qualsiasi altra batteriosi, si sviluppa non appena al pesce gli si abbassano le difese immunitarie. Attacca la cute, le pinne e le branchie.

Le cattive condizioni igieniche della vasca, la scarsa ossigenazione, la durezza e la temperatura dell’acqua eccessive, il sovraffollamento degli inquilini, le lesioni sul corpo del pesce e l’inquinamento da ammoniaca, possono essere le cause scatenanti di questa malattia.

Si manifesta quindi con delle macchie bianche sulle pinne e sulla pelle, ma può manifestarsi anche con delle ulcere giallastre sulle lesioni e delle necrosi nelle branchie.

Se si riesce a diagnosticare in tempo tale patologia, probabilmente vi è una buona percentuale di possibilità che si riesca nell’intento di sanare il pesce. Le cure spesso utilizzate, e pertanto conosciute, sono effettuate con Bactopur e Furanol attenendosi strettamente a quanto riportato nei rispettivi bugiardini, inoltre insieme al trattamento viene associato anche il Dessamor (seguendo sempre le indicazioni riportate sul bugiardino). Vista la gravità di tale malattia, non solo questi sono i prodotti che vengono utilizzati, ma si può ricorrere anche a degli antibiotici come Ciprofloxacina e Neomicina con dosaggi prettamente mirati.

 

– La cisti batterica

Le cisti batteriche si manifestano nei pesci, sottoforma di piccole protuberanze simili a brufoli o vescichette di colore bianco, prevalentemente sulla testa, ma nulla impedisce che queste protuberanze escano in altre parti del corpo. Non sono pericolose e non sono necessarie particolari terapie, basta la termoterapia, cioè alzare gradualmente la temperatura della vasca fino a farla arrivare a 30°C e mantenere per circa 4/5gg. Poiché solitamente nell’arco di pochi giorni scompaiono da sole ritirandosi, si può riportare la temperatura, sempre gradualmente, allo stato iniziale.

 

– La corrosione delle pinne

L’argomento che andremo a trattare è molto particolare, è una malattia che colpisce spesso i pesci, soprattutto i betta ed in particolar modo i soggetti con pinne lunghe, quali Halfmoon, Veiltail, Deltail, Rosetail, Superdelta, Crowntail, ecc.

Si tratta di una malattia che, se presa in tempo, è di facile gestione nella cura, contrariamente diventa problematica. È causata da diversi batteri e colpisce principalmente la pinna anale e caudale, ma non è da sottovalutare la possibilità che anche le altre pinne vengano colpite.

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Corrosione delle pinne (forma di batteriosi)

La corrosione si manifesta con lo sfilacciamento delle pinne che inizia dalla parte esterna e più lontana per poi propagarsi fino ad arrivare al corpo dell’animale. Questo è il primissimo segno della malattia, seguito o accompagnato da un comportamento anomalo del pesce in quanto tende a mangiare di meno, a dimagrire, a fermarsi spesso in superficie o sul fondo, non reagisce o reagisce poco agli stimoli.

La corrosione delle pinne è una patologia di natura batteriologica che potrebbe essere evitata rispettando delle piccole regole base per mantenere un betta in buona salute. Infatti la malattia è causata dall’abbassamento delle difese immunitarie del pesce che tende a stressarsi. Le cause possono dipendere principalmente dalle condizioni igieniche della vasca, da un Ph alto rispetto a quello idoneo al betta (il ragionamento che la maggior parte non sono più di allevamento Asiatico poco conta), dai valori dell’acqua in generale quali durezze, nitrati troppo alti e/o presenza di nitriti, ammonio e ammoniaca.

Per prevenire la corrosione è consigliabile inserire nella vasca del betta una foglia di catappa, che possiamo reperire facilmente in commercio, ma anche foglie di quercia o di castagno raccolte in natura vanno benissimo, naturalmente ben essiccate e che siano state raccolte lontano da zone dove può manifestarsi la presenza di inquinamento atmosferico. In alternativa alle foglie menzionate si possono inserire dentro la vasca anche delle pignette di ontano, anch’esse facilmente reperibili.

Queste foglie e le pignette rilasciano dentro l’acqua una certa quantità di tannini e acidi umici che prevengono l’attacco da parte del batterio poiché svolgono un’azione anti batterica ed anti micotica. Se una corrosione risulta lieve allora la si può curare con il solo inserimento di foglie e dopo poco tempo le pinne si ripristinano, mentre se la corrosione è in uno stato avanzato è necessario ricorrere a dei metodi più mirati con bagni di acqua e sale non iodato e con l’utilizzo del blu di metilene o del Dessamor .

Per i bagni con acqua e sale non iodato bisogna isolare e trattare con 20gr/l per circa 20 minuti. Riempire il contenitore con acqua alla stessa temperatura di quella della vasca e inserire il sale non iodato (se è quello grosso è meglio) prima di inserire il pesce, senza mescolare. Successivamente inserire il pesce e lasciarlo 20 minuti. Trascorsi i 20 minuti, gradualmente, sostituire l’acqua salata con dell’acqua nuova dolce alla stessa temperatura, per far riabituare il pesce dal salmastro al dolce. Ripetere l’operazione per 5gg.

Per il trattamento con il Blu di metilene bisogna isolare il pesce in vasca a parte con aeratore (l’aerazione deve essere ben spinta). Preparare una soluzione di 1gr di blu di metilene sciolto in 1 litro di acqua e somministrare 1 ml di soluzione per ogni litro di acqua della vasca per 3gg. Per il trattamento con il Dessamor bisogna attenersi strettamente al bugiardino.

 

– L’idropisia e l’esoftalmo

Anche queste due patologie sono molto comuni tra i pesci e vengono trattate insieme poiché sostanzialmente si tratta della stessa malattia che si manifesta in due differenti modi e in zone interne e diverse del corpo, ma che comunque hanno bisogno dello stesso trattamento curativo.

Idropisia in stadio molto avanzato

L’idropisia e l’esoftalmo non sono altro che un’infezione batterica che colpisce il corpo e gli occhi. I sintomi di queste due patologie sono facilmente riconoscibili. Nel caso dell’idropisia il ventre del pesce si gonfia in maniera notevole e, allo stato finale o quasi, si nota un innalzamento delle squame non solo nella zona gonfia, ma anche in tutto il resto del corpo. Nel caso dell’idropisia il ventre del pesce si gonfia in maniera notevole e, allo stato finale o quasi, si nota un innalzamento delle squame non solo nella zona gonfia, ma anche in tutto il resto del corpo.

Esoftalmo (altra forma di idropisia)

L’esoftalmo è l’infezione che colpisce uno o entrambi gli occhi, in particolar modo il bulbo oculare che sporge decisamente fuori dalle orbite e che può portare alla completa o parziale cecità dell’animale.
Sono delle patologie che possono provocare anche il decesso del pesce a causa dell’accumulo di liquidi all’interno degli organi, ma tuttavia se prese in tempo possono essere curate.

Le cure da intraprendere comportano, in ogni caso il digiuno assoluto del soggetto per almeno i primi 2gg e, se identificata in una primissima fase, dei bagni con acqua e sale non iodato poiché lo liberano dalla ritenzione idrica e eliminando i liquidi in eccesso, il tutto in poca acqua, per non far stressare il pesce nella risalita per respirare, con 10gr/l di sale non iodato per 15/20 minuti per 2/3gg. Riempire il contenitore con acqua alla stessa temperatura di quella della vasca e inserire il sale non iodato (se è quello grosso è meglio) prima di inserire il pesce, senza mescolare. Successivamente inserire il pesce e lasciarlo 10/15 minuti. Trascorsi i minuti indicati, gradualmente, sostituire l’acqua salata con dell’acqua nuova dolce alla stessa temperatura, per far riabituare il pesce dal salmastro al dolce. Ripetere l’operazione per 2/3gg.
Se l’infezione è avanzata bisogna ricorrere a cure più specifiche e mirate con Ambramicina, Baktopur o Furanol.

Per trattare con Ambramicina bisogna isolare il pesce in vasca a parte e somministrare una compressa per ogni 30 litri d’acqua per una settimana, facendo un cambio del 30% ogni 2gg dosando nuovamente la percentuale di medicinale andato perso con i cambi. Dopo una settimana fare un cambio più abbondante e verificare la situazione. Se il pesce non si riprende si può tentare fino a tre volte il ciclo di cura con questo antibiotico, al terzo ciclo è opportuno raddoppiare i dosaggi e dopo il terzo ciclo, se la patologia persiste, è necessario cambiare cura con altri antibiotici come il Minocin eseguendo la stessa terapia.
Invece per eventuali trattamenti con Baktopur o Furanol la cura è strettamente associata a quanto riportato sui rispettivi bugiardini.

 

– I tumori

Purtroppo anche nei nostri piccoli amici si possono riscontrare malattie incurabili come i tumori, benigni o maligni.
Non esiste una cura per rimediare a queste problematiche; a volte i tumori si notano sottoforma di protuberanze esterne con dei rigonfiamenti anomali sul corpo. Da ciò si può soltanto sperare che siano tumori benigni con i quali il pesce può convivere ed in questi casi è consigliabile separarlo da eventuali inquilini perché si stresserebbe nel contendersi il cibo e nel marcare il proprio territorio essendo un pesce sempre attento al proprio spazio. Purtroppo la maggior parte delle volte quando spuntano, o quando si manifestano internamente (la vescica natatoria è la più colpita), questi tumori sono maligni e portano il pesce a cambiare atteggiamento in poco tempo, diventa apatico, staziona sul fondo o sulle piante, perde appetibilità che lo porta alla debilitazione, alla conseguente perdita delle difese immunitarie e infine alla morte.

 

  • L’eutanasia

Può capitare che un pesce, nonostante le cure prestategli per qualche malattia grave come, forti corrosioni, flagellati o idropisia in stadi avanzati o in casi di tumori maligni non possa guarire e portano l’animale a condurre gli ultimi giorni della sua vita ad agonizzare nella vasca. Non è certamente una bella scena da vedere ma soprattutto non è una bella situazione per il pesce che soffre tantissimo. In questi casi molti allevatori procedono nell’adottare la tecnica dell’eutanasia per non far soffrire più il pesce.

L’eutanasia non è altro che la conduzione, intenzionale e nel suo interesse, alla morte di un individuo la cui qualità di vita sia compromessa in maniera permanente da una malattia, menomazione o condizione psichica. Pertanto quando lo stato di salute di un pesce è in condizioni molto precarie si potrebbe procedere con questo sistema e porre fine alle sue sofferenze.

C’è chi accetta questo procedimento e lo attua, c’è invece chi non lo accetta e continua le cure nei casi in cui è possibile provare con medicinali, ma la decisione comunque rimane strettamente soggettiva.

Tuttavia questa procedura per gli animali esiste e bisogna parlarne. Vi sono diversi metodi per effettuare l’eutanasia, il più conosciuto è quello di aggiungere delle gocce di olio di garofano in un recipiente contenente il pesce e un litro d’acqua dentro, dopo pochi istanti il pesce morirà. Un altro sistema è quello di sciogliere completamente 20gr o 30gr di bicarbonato di sodio in un litro d’acqua e immergere il pesce il quale, anche in questo caso, avrà una morte rapida.

Esistono inoltre altri metodi più cruenti che, anche se spesso utilizzati da alcuni allevatori, è preferibile non proporre.

 

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E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dell’autore e dello staff di acquariofili.

 

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Colonnare

Colonnare , con questo termine si racchiude una malattia molto pericolosa e contagiosa che spesso colpisce i nostri amati pinnuti , questa malattia può facilmente essere confusa con altre e quindi curata nel modo sbagliato. Questo è dovuto principalmente al fatto che i sintomi sono molto simili a quelli di altre malattie , il sintomo predominante è lo sbiadimento della cute.

Questa malattia è dovuta al batterio Flexibacter columnaris che è un batterio privo di flagelli cioe’ di appendici lunghe che hanno una funzione motoria utilizzate dal batterico per spostarsi.. Il nome della malattia prende dalla disposizione dei batteri sul muco del pesce infatti al microscopio risultano tutti incolonnati tra loro da questo deriva “colonnare” .

Come ho già descritto in precedenza è una malattia che attacca principalmente i poecilidi e se non presa in tempo puo’ arrivare a debellare intere colonie, a volte l’esemplare può continuare a vivere per molti mesi ma nella gran parte dei casi nel giro di pochi giorni la malattia ne prenderà il sopravvento portandolo alla morte.Principalmente si consiglia di curare molto la parte energetica del pesce somministrando mangimi ricchi di fibre e vitamine che portano a rafforzare le difese immunitarie non esponendolo ad attacchi batterici o altro, si ricorda che lo stress favorisce un calo immunitario.

La malattia è facilmente riconoscibile da :

  • zone o macchie biancastre che persistono nel tempo ,generalmente di forma ovale e localizzate il più delle volte sul dorso e/o sulla bocca,
  • le pinne ,in genere la caudale avrà una forte corrosione arrivando persino a scoprire i raggi interamente fino all’attaccatura con evidenti segni di necrosi,
  • opercoli chiusi e stato di nervosismo.
  • quantità eccessiva di muco che diventando spesso e coprendo tutto il corpo non permette un buono scambio osmotico e di ossigenazione cellulare anche a livello branchiale,ne consegue una respirazione accelerata,
  • presenza di ferite che danno luogo a ulcere.

Molto grave è quando il batterio colpisce principalmente le branchie dove forma delle vere e proprie zone biancastre compromettendone la loro funzionalità e quindi lo scambio gassoso per la sopravvivenza dell’animale,questo ne provoca un respiro affannoso e accelerato per carenza di ossigeno che lentamente lo porta verso la morte.

Molto impontante è NON ALZARE la temperatura perchè favoriremo il diffondersi della malattia in quanto il batterio si riprodurrà in modo piu’ rapido.

Le causa scatenanti possono essere svariate ma accumunate dalle condizioni di allevamento o gestione della vasca , pulizia,sovraffollamento ecc ecc che ne causano contenuti elevati di ammoniaca con scarso ossigeno.Si consiglia quindi di attenzionare ogni aspetto durante l’allevamento della fauna che va dal rispetto dei valori chimicofisici dell’acqua alle esigenze della specie allevata passando per l’alimentazione ,questo evita di dover lottare contro problemi a volte molto difficili da debellare.

 

Per quanto riguarda la cura si sono avuti ottimi risultati con i seguenti medicinali:

  • Acriflavina molti prodotti che contengopno l’acriflavina sono fuori commercio(per esempio FMC ), se riusciamo a reperire somministrare 1gr/litro attenendosi al bugiardino.
  • Nitrofurantoina nella quantità di 0,5 grammi ogni 30 litri ,ogni 3gg fare un cambio del 30% ridosando , al nono giorno cambio e filtrare con carbone attivo e tenere sotto controllo un altra settimana prima di immetterlo in vasca
  • Ciprofloxacina  Principio attivo del Ciproxin 500 reperibile in farmacia, somministrare 1cp ogni 50 litri e ogni 2gg fare un cambio del 30% ridosando il medicinale , all’ottavo giorno cambio del 50% e filtrare con carboni attivi,tenere sotto controllo per un altra settimana prima di inserire in vasca
  • Baktopur (prodotto sera) , attenendosi al bugiardino
  • Furanol (prodotto JBL), attenendosi al bugiardino
  • Neomicina contenuta nella compresse di streptosil somministrare 2g ogni 50 litri per 5gg , dopodicchè cambio del 50% e filtrare con carbone attivo , tenere sotto controllo per un altra settimana prima di inserire in vasca

In genere al trattamento vero e proprio viene associato un antimicotico tipo il dressamor , Mycopur o fungistop e anche somministrare cibo medicato cioe’ inzuppando il cibo in soluzione con il Fenossietolo (10gr/litro).

 

Ovviamente come detto in precedenza non agire tramite termoterapia ma mantenere la normale temperatura di allevamento, mantenere l’esemplarei primi 3gg digiuno , luci normalmente accese e sopratutto effettuare la cura in vasca separata per evitare di debilitare la flora batterica della vasca principale andando incontro ad altri problemi più seri.

 

 

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Bloat la malattia

Bloat  cosi’ è chiamata una malattia che colpisce principalmente i ciclidi africani,si tratta di una malattia molto difficile da curare ma che se presa in tempo ha margini di guarimento abbastanza alti,come ho spiegato in precedenza i ciclidi particolarmente colpiti sono quelli africani per via della conformazione particolare del loro stomaco che si presenta con una dalla forma allungata e quindi non proprio adatto alla digestione di sostanze proteiche scarse di fibre infatti ne sono piu’ colpiti le specie vegetariane.

il termine Bloat” è un termine inglese che deriva da Gonfiore” infatti i pesci che ne sono affetti presentano un gonfiore a livello addominale abbastanza rilevante che ne evidenzia la presenza della malattia e che in questa fase cioe’ a gonfiore molto pronunciato diventa quasi impossibile risolvere.

Ciò è dovuto a microrganismi saprofiti, che normalmente vivono nell’intestino in simbiosi con la flora batterica intestinale, nel momento in cui le difese immunitarie del pesce diminuiscono, prendono il sovravvento moltiplicandosi a dismisura ed infiammando l’intestino.Se la situazione non viene nell’immediato trattata, si ha un blocco intestinale nel pesce che provoca un enorme gonfiore denominato BLOAT.

I sintomi si possono suddividere principalmente in due fasi: iniziale ed avanzata.
Questo perchè in questi due stadi si presentano sintomi diversi facilmente riconoscibili che richiedono due tipi di interventi diversi e mirati.

– Nei sintomi iniziali notiamo che il pesce tenta di alimentarsi, ma dopo aver brevemente trattenuto il cibo in bocca lo sputa , respirazione accellerata, opacizzazione o sbiadimento della livrea, nuoto a dondolio, isolamento, feci trasparenti e sottili che sporgono dall’orifizio anale.

– Nei sintomi della fase avanzata notiamo rigonfiamento del ventre (BLOAT), apatia, isolamento, inappetenza, respirazione difficoltosa, branchie arrossate.

 

 

 

Le cause

possono essere svariate e diverse e possono andare dalla mancanza di nascondigli che ne favorisce quindi le lotte tra le varie specie provocando stress,valori acqua inadeguati o addirittura alimentazione scorretta o inadeguata alle varie specie allevate.

 

La Cura

Ovviamente le due fasi di cura della malattia presentano due interventi diversi ,nella prima fase diciamo che la cura risulta meno invasiva della seconda infatti basta utilizzare un medicinale che abbia come principio attivo il Metronidazolo,in questo caso il Flagyl farà al nostro caso.

Sciogliere una compressa in 20 litri di acqua e fare dei cambi giornalieri dell’ordine del 20% rabboccando altra soluzione con flagyl,dopo 5gg effettuare un cambio del 50% rabboccando acqua pulita.

le condizioni da mantenere durante la cura sono :

  • Luce spenta
  • Temperatura 25 gradi

Al 6° giorno iniziare ad alimentare il pesce con mangime arricchito di succo di aglio fino al 15° giorno dall’inizio dell’isolamento

al 16°,17° e 18° giorno  ripetere la cura con il flagyl

al 19° giorno riposo e al 20° giorno rimettere in vasca.

Questa cura indicata sopra diciamo che il più delle volte se il pesce è preso in tempo dovrebbe risolvere il problema ma se purtroppo si arriva in condizioni molto avanzate della malattia si puo’ agire in un modo piu’ invasivo ,descritto di seguito, ma che bisogna eseguire nel modo più accurato e attento possibile .

– Sciogliere mezza compressa di flagyl in 80ml di acqua , mediante una pompetta o siringa senza ago somministrare (in modo molto leggero) direttamente in bocca al pesce ,effettuare questo procedimento per 3 giorni una volta al giorno.Ovviamente questo metodo è un po’ piu’ invasivo perchè immettiamo una dose di  Metronidazolo direttamente nell’intestino del pesce andando ad agire direttamente nella zona interessata.

 

 

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coda a spillo

Coda a spillo

La coda a spillo è un problema che si verifica spesso in alcune specie di pesci , i più colpiti sono i guppy o poecilidi in genere, apparentemente puo’ essere identificata come una malattia ma in realta risulta essere un sintomo tanto è vero che è dovuto ad un ecto parassita o parassita esterno che si localizza in genere sulle pinne caudali e dorsali.

Questo parassita che appartiene alla famiglia dei vermi piatti lunghi circa 1mm  grazie a degli uncini si aggrappa alla parte cartilaginea della coda , della pinna caudale o addirittura del corpo nutrendosi principalmente o inizialmente di muco che il pesce iperproduce per cercare di proteggersi, dopodicchè può  arrivare anche a nutrirsi di pelle e liquidi linfatici portando il pesce verso la morte. La riproduzione è molto veloce soprattutto quando affetti sono esemplari giovani.

coda a spilloCome detto nel titolo i sintomi della presenza di questo parassita (presente in tutte le vasche ) sono la coda a spillo ,la dorsale completamente abbassata , sbiadimento della cute e stazionamento con dondolamento. I più colpiti sono gli avannotti nei primi giorni di vita perché le loro difese immunitarie non sono completamente formate e a causa di stress (dovuto alla nascita) si rende vulnerabile all’attacco di questo parassita che raramente colpisce esemplari adulti.

Per quanto riguarda la cura innanzitutto bisogna isolare l’esemplare o gli esemplari in vasca dedicata anche di pochi litri con areatore e termoriscaldatore e sottoporlo a trattamento con medicinali il cui principio attivo è il Praziquantel quindi possiamo utilizzare il Droncit o il Neguvon  . Tra questi due consigliamo il Droncit che risulta essere meno invasivo per il pesce e per la flora biologica della vasca . Per quanto riguarda le dosi e le modalità di impiego sono le seguenti:

  • 1cp ogni 20 litri di acqua per 6 /8ore , passato tale tempo effettuare cambio dell’ 80%
  • Ripetere il trattamento dopo 3 giorni

Un’altro efficace medicinale è il bactrim forte , un antibiotico a largo spettro spesso utilizzato in acquariofilia con il quale personalmente ho avuto moltissimi riscontri positivi, Per quanto riguarda le dosi e le modalità di impiego sono le seguenti:

  • 1cp ogni 40 litri di acqua
  • Ogni due giorni effettuare un cambio del 30% rabboccando altra soluzione
  • Dopo 8 giorni cambio del 50% rabboccando acqua pulita e filtrare con carbone attivo

Ovviamente l’osservazione per capire in tempo cosa stia succedendo ai nostri amici pinnuti è sempre un abitudine da non perdere perché una cura immediata e tempestiva risolve già il 50% dei problemi.Si vuole fare notare inoltre che la descrizione di questa guida è improntata su esperienze personali .

Coda a spillo
Coda a spillo

Molto importante in questi casi è curare l’alimentazione cercando di somministrare vitamine e cibo abbastanza proteico, se il pesce non dovesse mangiare cercare di stuzzicarne l’appetito con verdure o mangime secco imbevuto possibilmente con aglio.

 

Non si ritiene responsabile  il compilatore di questa guida ne’ la direzione di acquariofili.com per eventuali errati utilizzi o per comportamenti diversi da quanto indicato nella guida. Si consiglia di maneggiare con cura i medicinali e leggere attentamente le avvertenze del bugiardino mantenendolo lontano dalla portata dei bambini.

 

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