Cambio parziale

L’ acquario è un piccolo mondo, un pezzo di natura che ci portiamo in casa racchiuso tra cinque lastre di vetro. Mettiamo un fondo, gli arredi e poi finalmente l’elemento base: l’ acqua. L’acqua condizionerà la vita degli acquariofili per tutta la durata di quella che io chiamo passione e non hobby. Nel realizzare un acquario cerchiamo di condizionare i valori chimico fisici in funzione dei pesci che andremo ad inserire quindi il pH, le durezze KH e GH nonché tutti gli altri parametri quali NO2, NO3, PO4, Fe, etc …..

E’ arrivato quindi il momento di affrontare uno degli aspetti più dibattuti: i cambi parziali.

cambio parziale
cambio parziale acqua acquario

Prima di entrare nel vivo di questa operazione vorrei chiarire qualcosa che per molti è scontata ma che spesso crea confusione proprio nei giovani acquariofili e cioè di non confondere il cambio parziale con il rabbocco ovvero la necessità di ripristinare il livello dell’acqua a seguito di evaporazione.

Il rabbocco va effettuato sempre e solo con acqua osmotica pura ch può essere acquistata o prodotta a casa con un apparecchio che grazie al processo dell’ osmosi inversa produce un acqua priva di sali che dovrebbe avere valore 0 per la durezza. Il pH può oscillare tra valori acidi e debolmente alcalini e quindi non è da riferimento per valutare l’efficienza dell’impianto. Fornirsi di un conduttivimetro per determinare la conducibilità ovvero la presenza di ioni responsabili del trasporto di elettroni e quindi di corrente può essere il metodo più semplice e rapido per misurare la qualità dell’acqua osmotica prodotta.

I cambi parziali vengono effettuati per diversi motivi: dopo un trattamento farmacologico, per alleggerire il carico di sostanze organiche, per correggere qualche parametro (in genere il KH o il GH) o per ridurre un eccesso di fertilizzanti o di altre sostanze dannose per i nostri ospiti al superamento di determinati valori.

Per quanto riguarda invece i cambi parziali ordinari, insomma quelli che si fanno con una frequenza stabilita, è il caso di dire che si entra in un vero campo minato. Non esiste una regola fissa temporale e di quantità, c’è chi lo fa settimanalmente, chi ogni quindici giorni, mensilmente, e chi non lo fa mai salvo necessità interventistiche. Diciamo che teoricamente in una vasca ben condotta con un perfetto equilibrio tra flora e fauna si potrebbe arrivare a non fare mai cambi parziali ma solo operazioni di ripristino del livello. L’acquario ci parla con i suoi piccoli segnali che solo l’occhio clinico e ben allenato dall’esperienza sa interpretare e quindi decidere se è arrivato il momento di fare un cambio parziale. Per tutte le altre situazioni un cambio da effettuare ogni due/tre settimane nella quantità tra il 10/20% può essere una regola da seguire.

Prima di procedere al cambio ricordatevi di preparare l’acqua in un contenitore (l’ideale sarebbe una vasca di plastica dotata di una piccola pompa per il mescolamento dell’ acqua ed un riscaldatore per portarla alla stessa temperatura di quella in acquario)
Nel cambio parziale dobbiamo tenere presente due situazioni che presentano diversa modalità operativa:
1) cambio con gli stessi parametri dell’ acqua (A);
2) cambio per modificare i parametri dell’ acqua (B).
Prima di procedere dobbiamo sempre conoscere i valori della durezza temporanea (KH) e totale (GH) dell’ acqua in acquario e se questi sono soddisfacenti dobbiamo limitarci a produrre l’acqua con gli stessi valori.
(A) Se partiamo da acqua osmotica questa va integrata con appositi sali remineralizzanti che aumentano i valori del KH e del GH nel rapporto 1:2 (in commercio la maggior parte di questi prodotti rispettano questo rapporto). Supponiamo di avere un prodotto che per ogni grammo sciolto in 10 lt. di acqua aumenta il KH di 1 grado ed il GH di 2 gradi e che l’acqua in vasca abbia un KH=4 ed un GH=8 e che dobbiamo cambiare un volume di 10 litri. Poichè l’acqua osmotica ha valore 0 per entrambi sarà sufficiente aggiungere 4 grammi di prodotto nei 10 litri di acqua osmotica per avere un KH=4 ed un GH=8.
Se invece volessimo utilizzare acqua di rete (personalmente la sconsiglio perchè spesso ricca di silicati che vengono scarsamente assorbiti dalle piante e quindi a lungo andare avremmo un aumento in vasca di questo elemento con conseguente formazioni di diatomee) è importante farla decantare per almeno 24/48 ore nella vasca di plastica per far allontanare il cloro o le cloramine impiegate per sterilizzare l’ acqua. Determinare il KH o il GH (è preferibile lavorare sul KH) dell’acqua di rete e diluirla con acqua osmotica per avere il KH o GH desiderato applicando il seguente calcolo:

KH desiderato/KH di rete * 100 = percentuale di acqua di rete da utilizzare.

Esempio pratico: supponiamo che la rete abbia un KH=12 e vogliamo ottenere acqua per il cambio con KH=4 (valore del nostro acquario) abbiamo
KH desiderato 4/KH rete 12 * 100 = 33.3% acqua di rete, quindi per 10 litri dovremmo utilizzare 3,3 litri di acqua di rete e 6,7 lt di acqua osmotica.

La stessa formula vale anche per il GH. Quindi se l’acqua di rete avesse avuto un GH=20
la diluizione ci avrebbe fornito un acqua con KH=4 ed un GH=6,6

E’ preferibile lavorare sul KH e poi correggere il GH aumentandolo se necessario usando un prodotto specifico secondo le indicazioni fornite dalla casa produttrice.

(B) Qualora fosse necessario utilizzare un cambio parziale per aggiustare un parametro, per esempio vogliamo abbassare il KH in acquario perchè il suo valore ci rende difficile correggere il pH, il procedimento resta lo stesso ma con la dovuta attenzione di non modificare di oltre due gradi il valore del KH in acquario nell’ arco delle 24/48 ore. Questa è un operazione che spesso si rende necessaria quando vogliamo avere un pH su valori debolmente acidi (6.0<pH<7.0). Senza entrare nella chimica ostica a molte persone immaginate la CO2 che spinge ad abbassare il pH e il KH che spinge ad alzarlo (effetto tampone). Se aumentiamo la CO2 in vasca il pH scenderà sicuramente ma noi possiamo ottenere lo stesso effetto riducendo il KH quindi la controspinta esercitato da questo erogando di conseguenza una minore quantità di CO2.

Quanto detto spero possa essere di aiuto all’ acquariofilo in queste operazioni. Non ha la pretesa di risolvere tutti i problemi rappresentati dalle svariate sfumature che si possono presentare ma certamente è una buona base di partenza per operare. Le indicazioni e le spiegazioni fornite sono un working in progress quindi soggette a future modifiche ed ampliamenti sulla base delle segnalazioni che perverranno.

 

Non si ritiene responsabile nè il compilatore di questa guida ne’ la direzione di acquariofili.com per eventuali errati utilizzi o per comportamenti diversi da quanto indicato nella guida.

 

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Alghe filamentose

Alghe filamentose

in queste due piccole paroline si racchiude un argomento veramente vasto e difficile da affrontare , chi di noi non le ha mai avute nel nostro acquario ? Cercheremo con questo piccolo articolo di capirne il motivo della loro comparsa e come combatterle.

Le alghe filamentose sono di colore verde ma con tonalità diverse infatti ce le possiamo ritrovare di un verde chiaro o verde scuro e lucido, la sua struttura varia di poco e può essere a cespugli tondi con filamenti corti oppure presentarsi come filamenti molto lunghi e sottili che ricordano i capelli,la loro riproduzione è assessuata cioè framentandosi dando luogo a nuovi individui e andando a depositare e ancorare su piante, vetri e arredi ecc.

Alghe filamentose
Alghe filamentose

Filamentose dovute ad un eccesso di fertilizzazione o fertilizzazione precoce

 

Le cause che possono favorire la comparsa di queste alghe sono molteplici ma prima di andare ad elencarle ci tengo a precisare che nei primi mesi di vita dell’acquario è normale che si assista ad una loro comparsa anche se di bassa intensità in quanto ancora l’ambiente non è biologicamente equilibrato.

  • Come spiegato in precedenza la loro comparsa è favorita da :
    – Illuminazione troppo precoce(illuminare con 4-5 ore di fotoperiodo e aumentare di mezz’ora a settimana fino ad arrivare alle 8 ore consecutive)
    – Filtro non maturo o materiale biologico insufficiente
    – Presenza di composti ammoniacali
    – Assenza di nitrato
    – Ph troppo acido
    – Durezza carbonica bassa (Kh)
    – Fertilizzazione errata
    – Troppi cambi d’acqua

Ovviamente per cercare di risolvere il problema ne va ricercata la causa perchè solo cosi’ si riuscirà a risolvere il problema che oltre a disturbare l’equilibrio biologico risulta anche fastidioso esteticamente quindi :
– Mai partire con un fotoperiodo di luce di 8 ore o superiore perché l’acqua che si è utilizzata per riempire l’acquario è ricca di nutrienti e le piante per un periodo di adattamento non assimilano tali sostanze che restano a disposizione delle alghe velocissimi a svilupparsi e approfittarne della situazione,
– Il filtro deve essere composto da un buon 75-80% da materiale per supporto biologico (cannolicchi in vetro sinterizzato) dove si insedieranno i batteri aumentando il processo di nitrificazione e rendendo l’acqua cristallina, nel restante spazio vanno inserite delle spugne di grana grossa e fine. Se il filtro è sottodimensionato o non composto come descritto in precedenza darà luogo a una massiccia presenza di composti ammoniacali che ne disturberà la chiusura del ciclo azotato.
– Nei primi mesi di avvio mai acidificare l’acqua con una eccessiva erogazione di co2 facendo precipitare di colpo il Ph, meglio mantenere un ph neutro (7)
– La durezza carbonica (Kh) non deve essere al di sotto dei 5-6° perché i batteri hanno difficoltà a insediarsi nel filtro e in tutte le superfici dell’acquario dei primi 2 mesi di vita, quindi se e basso vanno aggiunti degli appositi sali o corretto con acqua di rubinetto
– Fertilizzazione precoce o eccessiva alimenta questo tipo di alghe, partire con una somministrazione dimezzata perche’ come detto in precedenza le piante attraverseranno un periodo di adattabilità e non assorbiranno quello che gli metteremo a disposizione ma consumeranno le proprie scorte.
– Il cambio va effettuato per eliminare eccessi di fertilizzante o squilibrio tra no3 e po4

Alghe filamentose
Alghe filamentose

Filamentose dovute ad un eccesso di fertilizzazione o fertilizzazione precoce

 

Nel caso in cui nell’acquario assistiamo alla comparsa delle alghe filamentose,per eliminarle i rimuoverle possiamo intervenire in 2 diversi modi, cioè sia in modo meccanico che naturale aiutandoci con l’inserimento di flora e fauna nonché antagonisti mangia alghe sempre scegliendo in base a che tipo di biotopo si vuole creare e eventuali scelte e convivenze in base al litraggio.
La rimozione meccanica può essere effettuata utilizzando uno spiedino di legno avvolgendo le alghe su se stesso o in altermativa se sono come dei piccoli cespugli si può usare uno spazzolino da denti, altra alternativa che possiamo utilizzare è il tubo per effettuare il cambio di acqua aspirandole ma non le elimineremo del tutto
La rimozione in modo naturale (se l’acquario ha gia più di 40 giorni di vita) consiste nell’inserire in acquario piante a crescita rapida, pesci, invertebrati o molluschi, quest’ultimi mangiano proprio le alghe e ci aiuteranno a eliminarle definitivamente perché fanno parte della loro dieta in habitat naturale.
– I cambi d’acqua vanno allungati se no3 e po4 non sono presenti con riduzione della fertilizzazione portandola a un dosaggio di 1/4 di quella totale.

Una cosa è certa che la rimozione meccanica o l’inserimento di flora e fauna sono sempre dei metodi non risolutivi ma solo temporanei ,infatti dobbiamo curarci di regolarizzare i vari rapporti NO3/PO4 e tutti i valori della vasca cercando anche di non esagerare con i fertilizzanti,anche la luce dovrà essere secondo indicazioni sia di qualità che in quantità.

Alghe filamentose
Alghe filamentose

Alghe filamentose dovute a carenza d’azoto e ciclo biologico non attivo

 

Un altro metodo per cercare temporaneamente di non far proliferare troppo le aghe è utilizzare l’H2O2 ovvero la classica acqua ossigenata 10 volumi in due diversi modi:
HOT SPOT cioe’ spruzzando un determinato quantitativo sul ciufetto di alga che in breve perderà la propria consistenza cambiando colore e sfaldandosi,
COMPLESSIVA spruzzando sul getto della pompa tramite una siringa e effettuando il cambio dopo due ore dalla somministrazione (40ml ogni 100litri)
Attenzione:
Si può optare per la risoluzione naturale SEMPRE E SOLO sulla base del biotopo creato e nel rispetto dei pesci. Vale a dire che se il litraggio, biotopo e fauna non lo consentono.

Piante antagoniste a crescita rapida che consumano molti nutrienti sottraendoli alle alghe:
– Hygrophila polisperma
– Limnophila Sessiflora
– Ceratophyllum Demersum
– Rotala rutondifolia
– Heteranthera zosterifolia
– Didiplis diandra
– Egeria densa

Pesci che si nutrono di alghe:
– Ancistrus
– Crossocheilus siamensis
– Gyrinocheilus aymonieri
– Otonciclus affinis
– Garra ruffa

Invertebrati che spiluccano alghe:
– Caridine

Mollusch che mangiano alghe:
– Neritina
– Ampularia
– Planorbarius
– Tubercolata
– Physa

 

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Alghe volvox

Le volvox sono un’alga unicellulare che si sviluppa in una serie di colonie sferiche ed è composta da numerose cellule biflagellate. Si sviluppano in acqua dolce e proliferano per alte concentrazione di nutrienti che unite ad una buona luce si sviluppano molto velocemente invadendo tutta la vasca in poco tempo.

Nei nosti acquari assistiamo dal primo giorno dell’avvio a una colorazione biancastra dell’acqua ma man mano svanisce quando il filtro si porta a regime ed è ben maturo e pronto a svolgere il proprio lavoro, la stessa cosa succede quando appaiono i primi sintomi delle alghe volvox, in questo caso possiamo notare che l’acqua diventa biancastra attribuendo a una esplosione batterica, per essere sicuri che si tratta della comparsa di volvox basta prelevare l’acqua e inserire in una boccetta di vetro quelle dei test a reagenti, guardando contro luce possiamo osservare se l’acqua ha una tonalità di colore verde molto chiaro e dall’odore di prati inglesi appena tagliati, se questo non si riscontra è una semplice esplosione batterica di cui non dovete preoccuparvi.

 

Questo è un primo sintomi classificato come “non visibile” appunto perchè puo’ essere confuso con altre situazioni , ma passiamo a quello visibile;
Come gia detto le alghe volvox sono colonie sferiche che si sviluppano molto velocemente è improvvisamente ci troveremo ad osservare il nostro acquario che presenta una colorazione verde dell’acqua. A questo punto possiamo confermare che si tratta solo di  alghe volvox.

La proliferazione di queste alghe si ha in genere per i seguenti motivi :
– Scarsa manutenzione ordinaria dell’acquario
– conducibilità alta dei sali disciolti in acqua
– illuminazione troppo alta (fotoperiodo lungo+intensità)
– eccesso di nutrienti in acqua (macro e micro elementi)
– carenza di co2
Come “scarsa manutenzione ordinaria” mi riferisco che non vengono effettuati cambi d’acqua regolari per eliminare gli eccessi di sostanze inquinanti o fertilizzanti che si accumulano nel tempo,

Come “conducibilità alta” mi riferisco a durezze dell’acqua molto alte (Kh Gh) che comportano un blocco di crescita da parte delle piante e i nutrienti presenti non vengono assimilati,

Come “illuminazione alta” mi riferisco a un parco luci potente o non idoneo per un acquario dolce perché alcuni presentano uno spettro di luce che ha il picco di tonalità blu che è la fonte primaria per loro,

Come “eccesso di nutrienti” mi riferisco a una fertilizzazione per le piante eccessiva o di un dosaggio sbagliato,

Come “carenza di co2” mi riferisco che e il motore per le piante è la quantità in ppm che stiamo erogando è insufficiente rispetto alla fertilizzazione che ne fa da benzina.

Una volta individuata la o le cause adoperarsi per correggerle eliminando cosi’ il problema scatenante alla base.

esplosione di volvox nella fase iniziale

 

Le risoluzioni per combattere questo tipo di alghe sono 2,:

  • la prima se siamo ancora in tempo per rimediare al primo cenno di esplosione come ho spiegato in precedenza, possiamo utilizzare la terapia del buio; consiste a schermare tutti i vetri dell’acquario con un panno scuro in modo da non ricevere nessuna fonte di luce dall’esterno, spegnere completamente l’impianto di illuminazione, aumentare leggermente l’erogazione della co2 , inserire nel filtro della lana o ovatta al posto delle spugne e dosare acqua ossigenata da 10 volumi (da acquistare in farmacia) nella dose di 20 ml ogni 100 litri, tale procedura deve essere effettuata con filtro spento per 30 minuti per poi riaccendelo, la lana o l’ovatta va sostituita ogni volta che si ripete lo stesso procedimento vale a dire ogni 24 ore per 5 giorni, al sesto giorno va effettuato il cambio d’acqua con un massimo del 50% e procediamo a riaccendere l’impianto di illuminazione partendo da 4 ore di fotoperiodo aumentando di 30 minuti alla settimana fino ad arrivare alle 8 ore consecutive.
  • La seconda risoluzione è l’utilizzo di lampade uv che possono essere aggiunte sul tubo di mandata del filtro o al parco luci, altro strumento utile per combatterle è il twinstar (potete leggerne l’articolo qui) ad ogni modo entrambi i dispositivi hanno la funzione di sterilizzare tutto quello che c’è in acquario. In questi casi non spegnere l’impianto di illuminazione ma ridurre le ore del fotoperiodo fermando però completamente la fertilizzazione finché la situazione non rientra alla normalità
volvox in fase piena

 

Dopo la settimana di buio le piante non saranno in splendida forma infatti si presenteranno con le foglie chiuse a ombrello, si consiglia di illuminare gradualmente settimana per settimana e portare pazienza,la loro ripresa non tarderà ad arrivare diventando più splendide di prima riprendendo una crescita sana e rigogliosa.

Avvertenze durante l’esplosione di volvox :
– Non sovradosare l’acqua ossigenata
– Non effettuare cambi d’acqua con acqua nuova perché non si fa altro che alimentare le alghe.
– Non versare direttamente l’acqua ossigenata in acquario ma va diluita in una bottiglia con l’acqua prelevata dell’acquario.
– Non fertilizzare se le piante non danno un cenno di ripresa della crescita (come cenno di ripresa si osseva la formazione di radici aeree e l’apice delle piante che presentano foglie distorte).
– Non utilizzare prodotti antialghe perché è presente una dose massiccia di rame cio potrebbe causare danni sia alla flora che la fauna
– Non versare l’acqua ossigenata nel filtro, cio potrebbe causare danni ai batteri insediati nel materiale biologico che ne è all’interno
– Non posizionare l’acquario in prossimità di fineste da cui può ricevere fonti di luce diretta

 

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Carboni attivi

Chiunque si avvicina al mondo acquariofilo ha sentito parlare dei carboni attivi ma spesso e volentieri ne trascura la sua reale motivazione di impiego cercando di riflettere sui pro e i contro. Ci ritroviamo questo sacchettino nero composto da scaglie o minuscoli cilindretti che le istruzioni ci dicono di inserire nel filtro per avere acqua limpida e cristallina e viene fatto senza pensarci.

In questa piccola guida cercherò di spiegare in modo semplice e intuitivo le motivazioni del suo utilizzo e in quali casi in modo da aver chiaro l’impiego evitando problemi che potrebbero sorgere da un utilizzo errato.

I carboni attivi hanno una grandissima proprietà che è quella di assorbire particelle solide sospese di una certa grandezza,di assorbire sostanze inquinanti o determinate sostanze e in piccola parte a fungere da supporto per insediamente batterico come tutti gli arredi o altro che sono presenti in vasca.Non bisogna intendere il carbone attivo come un filtro perchè non assorbe quello che gli diciamo o che gli indichiamo ma tutto cio’ che lo attraversa ed è per questo che bisogna impiegarlo in determinate situazioni particolari.La sua particolare struttura retinosa viene attraversata dal flusso dell’acqua e intrappola le molecole piu’ grandi.

I carboni attivi di qualità per uso acquariologico sono ricavati dalla corteccia di noce di cocco per avere maggior azione di assorbimento delle sostanze nocive in acquario. Si presentano a forma di scaglie o di piccoli cilindretti tipo pellet. In commercio possiamo trovare anche le spugne in carboni attivi ma sono di bassa qualità e non hanno la stessa efficacia di quelli descritti in precedenza.

La verifica della qualità dei carboni attivi è una cosa abbastanza semplice, basta prendere un chicco di carbone attivo e inserire in una boccetta per effettuare i test a reagente contenente 10 ml di acqua osmosi o demineralizzata, dopo 24 ore si effettua il test PO4 e se viene rilevato traccia di fosfati i carboni attivi sono di bassa qualità ricavati da legni non idonei o da truccioli di legno bruciati e pressati.

Il carbone attivo va rinchiuso in un sacchetto retinato, sciacquato sotto l’acqua corrente e inserito nel filtro. La quantità da utilizzare e di 1 o 2 grammi per ogni litro in base alla tipologia dei carboni e alle indicazioni del produttore. Il suo utilizzo non altera il Ph e ne le durezze (Kh e Gh).Il suo impiego e la durata del suo intervento dipende da che utilizzo ne vogliamo fare,nel caso viene impiegato per rimuovere sostanze medicinali rimaste viene inserito per 24/48 ore , nel caso di rendere l’acaua piu’ cristallina viene impiegato per 48/72 ore,dopodicche’ deve essere rimosso.

Il suo utilizzo e solo permanente non più di 72 ore,come detto in precedenza viene utilizzato per rimuovere resti di medicinale dopo trattamenti medici o eccessi di fertilizzanti e oligoelementi, ad esclusione dei macro elementi (azoto, potassio, calcio, ammonio, sodio, magnesio, fosforo e zolfo), non rimuove neanche silicati, batteri, metalli pesanti e eventuali virus di malattie. Viene anche utilizzato per rimuovere tannini ,acidi umici e cattivi odori che sono i responsabili dell’acqua ambrata. Questo ci lascia intendere che un utilizzo sproporzionato in vasca non rimuoverebbe solo quello che noi vorremmo ma anche sostanze utili all’ambiente.

Il carbone attivo una volta saturo non effettua piu’ la sua azione e quindi puo’ essere cestinato.Si sentono spesso  teorie dove una volta diventato saturo il carbone desorbe cio’ che ha assorbito ma questo avviene solo in piccola parte qualora l’ambiente fosse sottoposto a sbalzi di ph ma in ogni caso il carbone attivo va sostiutito e utilizzato solo all’occorrenza per piccoli periodi temporali .

 

IN CONCLUSIONE
– Non utilizzare i carboni attivi quando si fertilizza
– Non usare carboni attivi di altre provenienza al di fuori dell’acquariologia
– Non riutilizzare i carboni attivi dopo aver effettuato cicli di smaltimento parziali di medicinali, pesticidi o alghicidi
– Non usare i carboni attivi sfuso nel filtro, perché danneggerebbe la pompa
– Non utilizzare i carboni attivi come fondo primario in acquario

 

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Foglie di catappa

In questa piccola guida volevo brevemente spiegare cosa sono le foglie di catappa e il motivo del suo largo impiego in acquariologia,queste foglie provengono da un albero indiano chiamato Terminalia catappa o più comunemente Mandorlo indiano .

Foglie di catappa

Questo albero produce un frutto piccolo e commestibile e le sue foglie trovano largo impiego anche in medicina visto le proprietà antibatteriche e antiossidante in essa contenute che vengono rilasciate quando si trovano a contatto con un ambiente umido.

Foglie di catappaPer anni queste foglie sono state utilizzate in paesi asiatici come medicina tradizionale e veniva assunta tramite decotti. In alcuni paesi sono stati utilizzati per trattare le malattie del fegato, in altri prescritte da medici contro la dissenteria e la diarrea, si è persino giunti ad affermare che contengono agenti per prevenire il cancro, cosa che non è stata dimostrata a livello scentifico, ma di certo contiene agenti antiossidanti.

Foglie di catappa

La raccolta e la preparazione delle foglie per immetterle sul mercato passa attraverso varie fasi e cioè:
– Raccolta delle foglie : Essa avviene raccogliendo solo foglie cadute dall’albero naturalmente ed esclusivamente quelle che presentano il colore caratteristico giallo-rossastro, se venissero presi ancora verdi dall’albero non avranno gli stessi principi attivi di quelle cadute.

– Lavaggio e asciugatura: Le foglie passano attraverso un processo di lavaggio ed essiccazione senza l’ausilio di alcun prodotto (solo acqua priva di minerali) e nessun apparecchio per forzare l’asciugatura perché questo potrebbe alterare le proprietà benefiche contenute nelle foglie. In questa fase vengono scartate alcune foglie troppo sporche, colore inadeguato o che emettono un cattivo odore.

– Selezione: Quelle che vengono scartate sono foglie bucate, macchiate, rovinate e quelle di colore inadeguato,inoltre devono avere delle dimensioni definite comprese tra 6-12 cm (piccola) tra 12-17 (media) e da 17-22 (grande)

– Imballaggio: Una volta selezionate attentamente vanno disposte in sacchetti di plastica a chiusura ermetica pronti per essere immessi sul mercato.

Come già detto le foglie di catappa possiedono una serie di principi attivi come vari tannini, saponina, fitosteroli e acidi umici, è un ottimo biocondizionatore di acqua naturale in alternativa a quelli commerciali, il suo utilizzo previene le malattie batteriche come la corrosione delle pinne, funghi, malattia del buco ecc.

Innocuo nei confronti dei batteri che si insediano nei filtri,  rafforza la mucosa dei pesci che rappresenta una delle  prime protezioni naturali , ci aiuteranno quindi a curare pesci che presentano delle ferite da lotte territoriali, manipolazioni errate da parte dell’uomo, acclimatizzazione di nuovi esemplari, disintossica da composti ammoniacali, metalli pesanti e altre sostanze tossiche evitando morti improvvise e inspiegabili.

Foglie di catappain campo acquariofilo i benefici sono molteplici e li elenco di seguito:
– Favorisce la colorazione naturale dei pesci, molluschi e invertebrati
– Tiene lontano parassiti esterni comuni
– Mantiene il valore ph stabile
– Colorano l’acqua di un colore ambrato, rendendo le condizioni naturali del loro habitat
– Aggiungono diatomee, cosi vantaggiose nelle prime fasi di vita di alcuni dei nostri avannotti e baby caridine
– Aiuta l’insediamento dei batteri nel filtro facilitando il processo di nitrificazione.
– Ottimo nascondiglio e cibo per avannotti, caridine e molluschi

Per utilizzare queste foglie in acquario ci sono principalmente 2 modi ; il primo è quello di preparare l’infusione prendendo 3-4 foglie tritandole a secco e mettendole in un sacchetto retinato e successivamente inserirlo in 250ml di acqua calda e lasciare riposare per una settimana per estrarre il contenuto da versare direttamente nel nostro acquario (200 litri) o in alternativa inserire il sacchetto direttamente nel filtro (100 litri).

Il secondo modo e usare direttamente le foglie poggiate sul fondo dell’acquario che sarebbe il modo più naturale perché una volta che la foglia ha emanato tutte le sue proprietà si ammorbidisce e molluschi e caridine se ne nutrono rimanendo solo la venatura della foglia.

Con queste proprietà che sono state elencate, gli allevatori asiatici di betta li impiegano nei loro acquari nonostante è diventata una fonte di commercio esportando in tutto il mondo. Oltre ad essere utilizzato nell’allevamento dei betta le foglie vengono impiegate nell’allevamennto di altre specie di pesci quali discus, ramirezi, scalare, molluschi e invertebrati. Il loro uso relativamente nuovo in Italia, viene visto come indispensabile nei nostri acquari rendendo l’habitat naturale per la specie allevata.

IN CONCLUSIONE le foglie di catappa sono un aiuto naturale a mantenere un ambiente sano e confortevole per i pesci ma ovviamente non fa miracoli questo vuol dire che non sostituiscono le classiche e normali azioni di manutenzione della vasca quali sifonature e cambi periodiciì e neanche medicinali qualora fossero necessarie.

 

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