Le Microalghe

Le microalghe destano l’interesse di numerosi gruppi di ricerca, poiché presentano una serie di prerogative molto interessanti anche se tutt’oggi nel nostro paese ancora non si ha uno sfruttamento adeguato del loro potenziale, nonostante diversi decenni di ricerca e sviluppo e la relativa pubblicazione di migliaia di lavori scientifici.

Al contrario in molti altri paesi occidentali e non l’utilizzo delle microalghe è molto diversificato e sempre più investitori tendono a guardare di buon’occhio le loro molteplici proprietà e funzionalità che spaziano dall’alimentazione animale (d’allevamento o da compagnia), all’alimentazione umana, alla nutraceutica, alla cosmetica e ora anche nel settore delle bioenergie.

Fra i principali vantaggi dell’impiego delle microalghe vengono annoverati:

  • la velocità di crescita molto elevata;
  • la capacità di prosperare in acque ricche di nutrienti, e quindi di contribuire a processi di depurazione di acque reflue;
  • la proprietà di assorbire CO2 insufflata nel mezzo di coltura e di trasformarla in materia organica;
  • la possibilità di crescita anche in climi caldi e in acqua salata, senza intaccare le risorse di acqua dolce nelle zone dove queste sono limitate;
  • la possibilità di essere coltivate in aree marginali senza sottrarre superfici alle colture agricole a fini alimentari o ad altre attività economiche già insediate nel territorio;
  • la produzione di una biomassa omogenea, non suddivisa in componenti con caratteristiche differenti, come per le piante terrestri (semi, frutti, foglie, fusto, radici).

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Pigne di ontano

Pigne di ontano , si tratta del prodotto di un albero chiamato Ontano della famiglia delle Betulaceae originari di zona paludose e fangose. Le pigne prodotte sono molto ricche di sostanze umiche e tannini di estrema importanza in acquario.

fonte immagine : http://eshop.zr-giardinaggio.it

 

Vediamone i diversi impieghi e utilizzi

 

Uso in medicina:
Le piante di ontano fanno parte dell’arsenale farmaceutica e dell’erboristeria dato le sue proprietà benefiche infatti è classificato come un antinfiammatorio, ripristina la flora intestinale e cura le vene varicose.

 

Uso in acquariologia:
Le pigne di ontano vengono usate per acidificare l’acqua dei nostri acquari rendendo l’acqua di un colore ambrato per il benessere di pesci e invertebrati, gli acidi umici rilasciati(a base di zolfo , fosforo e azoto) favoriscono la crescita delle piante mentre i tannini non sono altro che un antibatterico e antifungino naturale. Grazie a questa ultima proprietà svolgono un ruolo importante durante la riproduzione in quanto evita la nascita di muffa sulle uova e favorisce la crescita degli avannotti che si andranno a cibare degli infusori che si generano attorno alla pignetta .

 

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Raccolta:
La raccolta delle pigne va da ottobre fino a dicembre, le pigne hanno una forma ovale di colore nero è sono costituiti dello stelo dove sullo stesso si trovano almeno 3 pigne. In italia sono presenti solo 4 specie;
– Ontano bianco
– Ontano nero
– Ontano napoletano (il piu diffuso)
– Ontano verde

 

Lavaggio e asciugatura:
Le pigne appena raccolte sono gia essiccate naturalmente e va effettuato un lavaggio con acqua priva di sali e asciugati in modo naturale in luoghi ben ventilati

 

Proprietà generali:
Contengono preziosi principi attivi: tannini vari, saponina, fitosteroli e acidi umici. Sono un ottimo biocondizionatore di acqua naturale in alternativa a quelli commerciali ed il loro utilizzo previene malattie batteriche e ha un principio di annullare composti ammoniacali e metalli pesanti presenti nelle nostre acque di rubinetto.

I benefici delle pigne di ontano sono molteplici :
– Favorisce la colorazione naturale dei pesci, molluschi ed invertebrati;
– Tiene lontano parassiti esterni comuni;
– Mantiene il valore del ph stabile;
– rende l’acqua di un colore ambrato, mettendo a loro agio gli abitanti in un habitat più naturale;
– Aggiunge diatomee, vantaggiose nelle prime fasi di vita di alcune specie di avannotti e baby caridine;
– Aiuta l’insediamento dei batteri nel filtro facilitando il processo di nitrificazione;
– È un ottimo nascondiglio e cibo per avannotti, caridine e molluschi.

 

Inserimento in acquario:
Inserire in acquario una pigna ogni 10 litri , presto andranno sul fondo e inizieranno a fare il loro lavoro. Sostituirle dopo circa 30gg

 

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Alghe nere o alghe a pennello

Alghe nere o alghe a pennello con questi termini si identificano una varietà di alghe dove alla base ci sono tantissime cose da dire e con questo mio articolo cercherò di chiarire le cause della loro comparsa e i rimedi.

Le alghe nere o chiamate più comunemente BBA sono il terrore della maggior parte degli acquariofili, si presentano in piccoli ciuffetti di colore nero, marrone scuro e a volte di colore verde intenso, si riproducono con frammentazione delle spore intaccando altre parti dell’acquario trasportati dalla corrente. Sono alghe molto resistenti e occorre uno studio accurato della proprio vasca per poterle eliminare definitivamente e questo non avviene in tempi brevi.

 

Cause

  • Scarso riciclo di acqua nella zona colpita
  • Durezza dell’acqua troppo alta
  • Eccessiva presenza di calcio
  • Eccesso di fosfati (PO4)
  • Eccesso di micro elementi
  • Illuminazione non adeguata o lampade vecchie
  • Fotoperiodo molto lungo
  • Sostituzione impianto luci
  • Utilizzo di carboni attivi di scarsa qualità

 

 

Per ricercarne le cause bisogna partire dalle cause sopra riportate quindi:

  • Controllare che ci sia abbastanza circolazione d’acqua per tutto l’acquario o se viene ostacolato da piante o arredi
  • Abbassare la durezza dell’acqua (Ph) se superiore a 8-8,5
  • Abbassare la quantità di sali disciolti in acqua riportandolo a giusto rapporto di 3:1 o 4:1 (calcio:magnesio) utilizzando acqua osmosi correggendo con gli appositi sali
  • Controllare le quantità di ferro con il test (fe) che non sia superiore a 0,25mg/lt
  • Controllare che le lampade siano di gradazione kelvin non superiore a 6500-6800
  • Sostituire le lampade se hanno più di 9-12 mesi di vita.
  • Alcuni carboni attivi di bassa qualità contengono fosfati, per evitare di incorrere in questo tipo di inconveniente prendere un chicco di carbone immergerlo in una provetta del test contenente acqua osmosi 10ml e effettuare il test dopo un giorno.

 

 

Risoluzioni:

  • Correggere quanto detto precedentemente
  • Aumentare l’erogazione della co2 portandola al limite della sopportazione da parte della fauna presente in acquario
  • Inserire per 48 ore carboni attivi di qualità per eliminare tracce di micro elementi
  • Utilizzare acqua ossigenata da 10 volumi spruzzando con l’aiuto della siringa direttamente sulle alghe a filtro spento (quantità consigliata di 20 ml su 100 litri) e effettuare un cambio del 10% tale procedura deve essere effettuata ogni 24 ore in modo da non abbattere la colonia batterica che colonizza fondo e filtro
  • Sostituire 1 neon o una lampadina per volta a settimana o ogni 10 giorni in modo da far abituare le piante alla nuova luce, se è presente solo 1 elemento illuminante ripartire con un fotoperiodo di 5 ore e aumentare di mezz’ora a settimana fino ad arrivare alle 8 ore consecutive
  • Inserire piante a crescita rapida o alleloopatiche con questo tipo di alghe

 

Attenzione:

  • Non utilizzare prodotti antialghe (contengono alte concentrazioni di rame nocivi per la fauna)
  • Non sovradosare l’acqua ossigenata
  • Dimezzare la fertilizzazione
  • Non inserire pesci, invertebrati o molluschi perché nessuno se ne nutre
  • In acquari con ciclidi africani non vanno alterati i valori chimici e non dovrà essere erogata co2
  • Utilizzare fertilizzanti di qualità e possibilmente dosaggio a elementi singoli

 

 

Un altro metodo molto proficuo e naturale è quello di inserire delle piante antagoniste che assimilano macroelementi (quali i PO4) che ne scaturiscono la proliferazione delle alghe nere ,ne riassumo di seguito un semplice elenco:

 

 

 

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Cambio parziale

L’ acquario è un piccolo mondo, un pezzo di natura che ci portiamo in casa racchiuso tra cinque lastre di vetro. Mettiamo un fondo, gli arredi e poi finalmente l’elemento base: l’ acqua. L’acqua condizionerà la vita degli acquariofili per tutta la durata di quella che io chiamo passione e non hobby. Nel realizzare un acquario cerchiamo di condizionare i valori chimico fisici in funzione dei pesci che andremo ad inserire quindi il pH, le durezze KH e GH nonché tutti gli altri parametri quali NO2, NO3, PO4, Fe, etc …..

E’ arrivato quindi il momento di affrontare uno degli aspetti più dibattuti: i cambi parziali.

cambio parziale
cambio parziale acqua acquario

Prima di entrare nel vivo di questa operazione vorrei chiarire qualcosa che per molti è scontata ma che spesso crea confusione proprio nei giovani acquariofili e cioè di non confondere il cambio parziale con il rabbocco ovvero la necessità di ripristinare il livello dell’acqua a seguito di evaporazione.

Il rabbocco va effettuato sempre e solo con acqua osmotica pura ch può essere acquistata o prodotta a casa con un apparecchio che grazie al processo dell’ osmosi inversa produce un acqua priva di sali che dovrebbe avere valore 0 per la durezza. Il pH può oscillare tra valori acidi e debolmente alcalini e quindi non è da riferimento per valutare l’efficienza dell’impianto. Fornirsi di un conduttivimetro per determinare la conducibilità ovvero la presenza di ioni responsabili del trasporto di elettroni e quindi di corrente può essere il metodo più semplice e rapido per misurare la qualità dell’acqua osmotica prodotta.

I cambi parziali vengono effettuati per diversi motivi: dopo un trattamento farmacologico, per alleggerire il carico di sostanze organiche, per correggere qualche parametro (in genere il KH o il GH) o per ridurre un eccesso di fertilizzanti o di altre sostanze dannose per i nostri ospiti al superamento di determinati valori.

Per quanto riguarda invece i cambi parziali ordinari, insomma quelli che si fanno con una frequenza stabilita, è il caso di dire che si entra in un vero campo minato. Non esiste una regola fissa temporale e di quantità, c’è chi lo fa settimanalmente, chi ogni quindici giorni, mensilmente, e chi non lo fa mai salvo necessità interventistiche. Diciamo che teoricamente in una vasca ben condotta con un perfetto equilibrio tra flora e fauna si potrebbe arrivare a non fare mai cambi parziali ma solo operazioni di ripristino del livello. L’acquario ci parla con i suoi piccoli segnali che solo l’occhio clinico e ben allenato dall’esperienza sa interpretare e quindi decidere se è arrivato il momento di fare un cambio parziale. Per tutte le altre situazioni un cambio da effettuare ogni due/tre settimane nella quantità tra il 10/20% può essere una regola da seguire.

Prima di procedere al cambio ricordatevi di preparare l’acqua in un contenitore (l’ideale sarebbe una vasca di plastica dotata di una piccola pompa per il mescolamento dell’ acqua ed un riscaldatore per portarla alla stessa temperatura di quella in acquario)
Nel cambio parziale dobbiamo tenere presente due situazioni che presentano diversa modalità operativa:
1) cambio con gli stessi parametri dell’ acqua (A);
2) cambio per modificare i parametri dell’ acqua (B).
Prima di procedere dobbiamo sempre conoscere i valori della durezza temporanea (KH) e totale (GH) dell’ acqua in acquario e se questi sono soddisfacenti dobbiamo limitarci a produrre l’acqua con gli stessi valori.
(A) Se partiamo da acqua osmotica questa va integrata con appositi sali remineralizzanti che aumentano i valori del KH e del GH nel rapporto 1:2 (in commercio la maggior parte di questi prodotti rispettano questo rapporto). Supponiamo di avere un prodotto che per ogni grammo sciolto in 10 lt. di acqua aumenta il KH di 1 grado ed il GH di 2 gradi e che l’acqua in vasca abbia un KH=4 ed un GH=8 e che dobbiamo cambiare un volume di 10 litri. Poichè l’acqua osmotica ha valore 0 per entrambi sarà sufficiente aggiungere 4 grammi di prodotto nei 10 litri di acqua osmotica per avere un KH=4 ed un GH=8.
Se invece volessimo utilizzare acqua di rete (personalmente la sconsiglio perchè spesso ricca di silicati che vengono scarsamente assorbiti dalle piante e quindi a lungo andare avremmo un aumento in vasca di questo elemento con conseguente formazioni di diatomee) è importante farla decantare per almeno 24/48 ore nella vasca di plastica per far allontanare il cloro o le cloramine impiegate per sterilizzare l’ acqua. Determinare il KH o il GH (è preferibile lavorare sul KH) dell’acqua di rete e diluirla con acqua osmotica per avere il KH o GH desiderato applicando il seguente calcolo:

KH desiderato/KH di rete * 100 = percentuale di acqua di rete da utilizzare.

Esempio pratico: supponiamo che la rete abbia un KH=12 e vogliamo ottenere acqua per il cambio con KH=4 (valore del nostro acquario) abbiamo
KH desiderato 4/KH rete 12 * 100 = 33.3% acqua di rete, quindi per 10 litri dovremmo utilizzare 3,3 litri di acqua di rete e 6,7 lt di acqua osmotica.

La stessa formula vale anche per il GH. Quindi se l’acqua di rete avesse avuto un GH=20
la diluizione ci avrebbe fornito un acqua con KH=4 ed un GH=6,6

E’ preferibile lavorare sul KH e poi correggere il GH aumentandolo se necessario usando un prodotto specifico secondo le indicazioni fornite dalla casa produttrice.

(B) Qualora fosse necessario utilizzare un cambio parziale per aggiustare un parametro, per esempio vogliamo abbassare il KH in acquario perchè il suo valore ci rende difficile correggere il pH, il procedimento resta lo stesso ma con la dovuta attenzione di non modificare di oltre due gradi il valore del KH in acquario nell’ arco delle 24/48 ore. Questa è un operazione che spesso si rende necessaria quando vogliamo avere un pH su valori debolmente acidi (6.0<pH<7.0). Senza entrare nella chimica ostica a molte persone immaginate la CO2 che spinge ad abbassare il pH e il KH che spinge ad alzarlo (effetto tampone). Se aumentiamo la CO2 in vasca il pH scenderà sicuramente ma noi possiamo ottenere lo stesso effetto riducendo il KH quindi la controspinta esercitato da questo erogando di conseguenza una minore quantità di CO2.

Quanto detto spero possa essere di aiuto all’ acquariofilo in queste operazioni. Non ha la pretesa di risolvere tutti i problemi rappresentati dalle svariate sfumature che si possono presentare ma certamente è una buona base di partenza per operare. Le indicazioni e le spiegazioni fornite sono un working in progress quindi soggette a future modifiche ed ampliamenti sulla base delle segnalazioni che perverranno.

 

Non si ritiene responsabile nè il compilatore di questa guida ne’ la direzione di acquariofili.com per eventuali errati utilizzi o per comportamenti diversi da quanto indicato nella guida.

 

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Alghe filamentose

Alghe filamentose

in queste due piccole paroline si racchiude un argomento veramente vasto e difficile da affrontare , chi di noi non le ha mai avute nel nostro acquario ? Cercheremo con questo piccolo articolo di capirne il motivo della loro comparsa e come combatterle.

Le alghe filamentose sono di colore verde ma con tonalità diverse infatti ce le possiamo ritrovare di un verde chiaro o verde scuro e lucido, la sua struttura varia di poco e può essere a cespugli tondi con filamenti corti oppure presentarsi come filamenti molto lunghi e sottili che ricordano i capelli,la loro riproduzione è assessuata cioè framentandosi dando luogo a nuovi individui e andando a depositare e ancorare su piante, vetri e arredi ecc.

Alghe filamentose
Alghe filamentose

Filamentose dovute ad un eccesso di fertilizzazione o fertilizzazione precoce

 

Le cause che possono favorire la comparsa di queste alghe sono molteplici ma prima di andare ad elencarle ci tengo a precisare che nei primi mesi di vita dell’acquario è normale che si assista ad una loro comparsa anche se di bassa intensità in quanto ancora l’ambiente non è biologicamente equilibrato.

  • Come spiegato in precedenza la loro comparsa è favorita da :
    – Illuminazione troppo precoce(illuminare con 4-5 ore di fotoperiodo e aumentare di mezz’ora a settimana fino ad arrivare alle 8 ore consecutive)
    – Filtro non maturo o materiale biologico insufficiente
    – Presenza di composti ammoniacali
    – Assenza di nitrato
    – Ph troppo acido
    – Durezza carbonica bassa (Kh)
    – Fertilizzazione errata
    – Troppi cambi d’acqua

Ovviamente per cercare di risolvere il problema ne va ricercata la causa perchè solo cosi’ si riuscirà a risolvere il problema che oltre a disturbare l’equilibrio biologico risulta anche fastidioso esteticamente quindi :
– Mai partire con un fotoperiodo di luce di 8 ore o superiore perché l’acqua che si è utilizzata per riempire l’acquario è ricca di nutrienti e le piante per un periodo di adattamento non assimilano tali sostanze che restano a disposizione delle alghe velocissimi a svilupparsi e approfittarne della situazione,
– Il filtro deve essere composto da un buon 75-80% da materiale per supporto biologico (cannolicchi in vetro sinterizzato) dove si insedieranno i batteri aumentando il processo di nitrificazione e rendendo l’acqua cristallina, nel restante spazio vanno inserite delle spugne di grana grossa e fine. Se il filtro è sottodimensionato o non composto come descritto in precedenza darà luogo a una massiccia presenza di composti ammoniacali che ne disturberà la chiusura del ciclo azotato.
– Nei primi mesi di avvio mai acidificare l’acqua con una eccessiva erogazione di co2 facendo precipitare di colpo il Ph, meglio mantenere un ph neutro (7)
– La durezza carbonica (Kh) non deve essere al di sotto dei 5-6° perché i batteri hanno difficoltà a insediarsi nel filtro e in tutte le superfici dell’acquario dei primi 2 mesi di vita, quindi se e basso vanno aggiunti degli appositi sali o corretto con acqua di rubinetto
– Fertilizzazione precoce o eccessiva alimenta questo tipo di alghe, partire con una somministrazione dimezzata perche’ come detto in precedenza le piante attraverseranno un periodo di adattabilità e non assorbiranno quello che gli metteremo a disposizione ma consumeranno le proprie scorte.
– Il cambio va effettuato per eliminare eccessi di fertilizzante o squilibrio tra no3 e po4

Alghe filamentose
Alghe filamentose

Filamentose dovute ad un eccesso di fertilizzazione o fertilizzazione precoce

 

Nel caso in cui nell’acquario assistiamo alla comparsa delle alghe filamentose,per eliminarle i rimuoverle possiamo intervenire in 2 diversi modi, cioè sia in modo meccanico che naturale aiutandoci con l’inserimento di flora e fauna nonché antagonisti mangia alghe sempre scegliendo in base a che tipo di biotopo si vuole creare e eventuali scelte e convivenze in base al litraggio.
La rimozione meccanica può essere effettuata utilizzando uno spiedino di legno avvolgendo le alghe su se stesso o in altermativa se sono come dei piccoli cespugli si può usare uno spazzolino da denti, altra alternativa che possiamo utilizzare è il tubo per effettuare il cambio di acqua aspirandole ma non le elimineremo del tutto
La rimozione in modo naturale (se l’acquario ha gia più di 40 giorni di vita) consiste nell’inserire in acquario piante a crescita rapida, pesci, invertebrati o molluschi, quest’ultimi mangiano proprio le alghe e ci aiuteranno a eliminarle definitivamente perché fanno parte della loro dieta in habitat naturale.
– I cambi d’acqua vanno allungati se no3 e po4 non sono presenti con riduzione della fertilizzazione portandola a un dosaggio di 1/4 di quella totale.

Una cosa è certa che la rimozione meccanica o l’inserimento di flora e fauna sono sempre dei metodi non risolutivi ma solo temporanei ,infatti dobbiamo curarci di regolarizzare i vari rapporti NO3/PO4 e tutti i valori della vasca cercando anche di non esagerare con i fertilizzanti,anche la luce dovrà essere secondo indicazioni sia di qualità che in quantità.

Alghe filamentose
Alghe filamentose

Alghe filamentose dovute a carenza d’azoto e ciclo biologico non attivo

 

Un altro metodo per cercare temporaneamente di non far proliferare troppo le aghe è utilizzare l’H2O2 ovvero la classica acqua ossigenata 10 volumi in due diversi modi:
HOT SPOT cioe’ spruzzando un determinato quantitativo sul ciufetto di alga che in breve perderà la propria consistenza cambiando colore e sfaldandosi,
COMPLESSIVA spruzzando sul getto della pompa tramite una siringa e effettuando il cambio dopo due ore dalla somministrazione (40ml ogni 100litri)
Attenzione:
Si può optare per la risoluzione naturale SEMPRE E SOLO sulla base del biotopo creato e nel rispetto dei pesci. Vale a dire che se il litraggio, biotopo e fauna non lo consentono.

Piante antagoniste a crescita rapida che consumano molti nutrienti sottraendoli alle alghe:
– Hygrophila polisperma
– Limnophila Sessiflora
– Ceratophyllum Demersum
– Rotala rutondifolia
– Heteranthera zosterifolia
– Didiplis diandra
– Egeria densa

Pesci che si nutrono di alghe:
– Ancistrus
– Crossocheilus siamensis
– Gyrinocheilus aymonieri
– Otonciclus affinis
– Garra ruffa

Invertebrati che spiluccano alghe:
– Caridine

Mollusch che mangiano alghe:
– Neritina
– Ampularia
– Planorbarius
– Tubercolata
– Physa

 

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