Cosa controllare – Malattie – Eutanasia

Betta splendens a 360°

Cosa controllare – Malattie – Eutanasia

 

• Cosa tenere sotto controllo e relative valutazioni

Il betta splendens è un pesce che, per essere mantenuto in buona salute, necessita di alcune accortezze che non possiamo assolutamente ignorare.
Innanzitutto vediamo di cosa dobbiamo tenere conto:

Valori e temperatura dell’acqua (Ph, Gh, Kh, No2, No3, Nh3 e Nh4);
Alimentazione;
Lo stato fisiologico del pesce e la defecazione;
Coinquilini presenti e/o introduzione di altri inquilini;
Malattie in corso o trattate in precedenza;
Stato del pinnaggio e presenze di macchie non usuali;
Respirazione;
Comportamento e atteggiamento in generale;
Reazioni agli stimoli.

Ricordiamoci che, chi deve prendersi cura del betta e capirne lo stato di salute studiando il suo comportamento abituale, è solamente l’allevatore.
Spesso molti problemi di salute che si riscontrano nei betta sono causati da alcuni banali errori. Banali perché si possono benissimo evitare leggendo ed informandosi prima di fare un passo importante come quello di ospitare in un acquario un betta o qualsiasi altra forma di vita che, ricordiamo, non sono oggetti ornamentali ma degli esseri viventi.

Questi errori, soprattutto per i neofiti, partono proprio dall’allestimento della vasca e dall’inserimento in vasca dei nostri amici. Una vasca male allestita, mal gestita, senza i dovuti confort a favore dell’ospite (vedi in questo caso l’inevitabile utilizzo di un coperchio), un inserimento in vasca senza una corretta o mancata acclimatazione, spesso può portare dei seri problemi alla salute del betta.

Partiamo proprio da quanto detto per poi passare alle patologie vere e proprie che possiamo riscontrare nel nostro betta durante l’arco della sua vita nell’acquario.

Gli allestimenti errati consistono nell’arredare l’acquario con materiali non idonei, quali arredi in resine o altro materiale, piante di plastica, legni appuntiti, pietre particolarmente spigolose o addirittura taglienti che possono compromettere le parti del corpo del betta. Oltre agli arredi, fa parte di un errato allestimento anche l’inserimento di coinquilini non compatibili con i betta, e non solo per esigenze di valori diversi, ma anche per ragioni caratteriali, come ciclidi ed altri pesci territoriali che attaccano e sfrangiano le pinne del nostro amico. Anche la scorretta manutenzione della vasca, cioè mancata pulizia e cambi d’acqua sporadici, possono provocare problemi. Infine e non per poca importanza un problema serio può essere il modo scorretto di acclimatare il pesce nella sua nuova dimora dopo averlo acquistato.

Il metodo corretto per l’acclimatazione è di immergere il sacchetto con il betta dentro la vasca e nello spazio di almeno mezz’ora, versare per un ciclo di quattro o cinque volte un bicchiere d’acqua dell’acquario dentro il sacchetto. In questo modo il pesce si abituerà alla nuova temperatura e in parte ai nuovi valori dell’acqua della vasca. Finito questo processo basta prelevare il betta dal sacchetto con un retino ed inserirlo in vasca. Il sacchetto va buttato insieme all’acqua che vi è all’interno.

Non c’è azione più errata che riversare l’acqua del sacchetto proveniente da altre vasche dentro il nostro acquario, nessuno può sapere se quell’acqua può essere portatrice di agenti patogeni che possono danneggiare il nostro sistema. Naturalmente, questa procedura di acclimatazione vale per tutti i pesci che vengono acquistati e che devono essere inseriti nei nostri acquari, non soltanto per il betta.

 

• Le malattie frequenti nei betta splendens e le relative cure

Iniziamo questa parte del capitolo anticipando alcune patologie che, più che definirle malattie, è più giusto definirli “problemi causati”. Questi problemi molto frequenti sono:

L’infiammazione alla vescica natatoria
L’occlusione o blocco intestinale
La costipazione

L’infiammazione alla vescica natatoria è una problematica molto comune nei pesci. La vescica natatoria svolge una funzione molto importante, da la possibilità al pesce di nuotare correttamente in tutta la colonna d’acqua, in vasca ed in natura. La vescica, all’occorrenza, svolge due movimenti, si gonfia e si sgonfia. Quando si gonfia permette al pesce di risalire verso la superficie, quando si sgonfia permette al pesce di andare verso il fondo. Pertanto quando vediamo il nostro betta (o pesce in generale) che nuota male e con fatica e poi ricade sul fondo o rimane in superficie a testa in giù è sintomo di infiammazione alla vescica natatoria. Le cause scatenanti sono le scarse condizioni igieniche della vasca, movimento dell’acqua in vasca eccessivo, cattiva alimentazione, eccessiva alimentazione con cibo a fiocchi o liofilizzati non reidratati, oppure a causa di infezioni da trattare con gli appositi prodotti o farmaci. In caso di assenza di infezioni basterà lasciare il pesce a digiuno per due o tre giorni. In caso di convivenza con altri inquilini, ma a volte anche se da solo, è preferibile spostare il pesce in altra vasca con pochi centimetri di acqua per non farlo affaticare nel nuoto e nel caso specifico del betta per non farlo affaticare nella risalita per respirare in superficie. Mantenere comunque un riscaldatore ed un aeratore e per il betta anche il coperchio. Trascorsi i giorni di digiuno ricominciare ad alimentarlo gradualmente con un pezzetto di polpa di pisello sbollentato per poi ricominciare con parsimonia la regolare dieta alimentare.

L’occlusione intestinale può derivare anche da problemi di vescica natatoria, ma come già detto in precedenza anche un’eccessiva somministrazione di cibo non reidratato come le scaglie o fiocchi ed il liofilizzato, può contribuire a questi problemi poiché essendo secco e privo di liquidi tende ad assumere liquidi all’interno del corpo del pesce aumentando di volume e ostruendo il sistema digestivo. Anche in questo caso bisogna lasciare il pesce a digiuno per due o tre giorni alzando la temperatura dell’acqua per favorire il metabolismo e aiutarlo nella digestione. In caso di convivenza con altri inquilini, ma a volte anche se da solo, è preferibile spostare il pesce in altra vasca con pochi centimetri di acqua per non farlo affaticare nel nuoto e nel caso specifico del betta per non farlo affaticare nella risalita per respirare in superficie. Mantenere comunque un riscaldatore ed un aeratore e per il betta anche il coperchio. Trascorsi i giorni di digiuno ricominciare ad alimentarlo gradualmente con un pezzetto di polpa di pisello sbollentato per poi ricominciare con parsimonia la regolare dieta alimentare.

La costipazione è invece strettamente connessa all’eccessiva somministrazione di cibo. Anche i betta come tutti gli altri pesci sono voraci e non si sanno regolare con il cibo, pertanto più ne hanno a disposizione, più mangiano. Tutto questo cibo in più, provoca un notevole rigonfiamento sotto il ventre che porta il pesce a nuotare più lentamente e ad affaticarsi. Per venire incontro a questo problema e aiutare il pesce a superarlo dobbiamo, anche in questo caso lasciarlo a digiuno per due o tre giorni e aumentare un pò la temperatura.
Le malattie vere e proprie che colpiscono i pesci rappresentano un percorso spesso difficile da affrontare da parte dell’acquariofilo. Non è da sottovalutare il fatto che sui trattamenti dov’è richiesto l’uso di alcuni farmaci, si ha una grossa responsabilità, tuttavia bisogna armarsi di pazienza e coraggio ed affrontare la situazione, anche se può capitare di non risolverla, per cercare di dare una mano ai nostri pesci.
Vediamo quali patologie si riscontrano nel caso specifico del betta allevato nei nostri acquari di casa, quali sono le cause, i sintomi e come procedere per cercare di curarli.

L’ictyo
La micosi
La malattia colonnare
La cisti batterica
La corrosione delle pinne
L’idropisia e l’esoftalmo
I tumori
L’eutanasia

ATTENZIONE:

Pima di trattare l’argomento relativo alle malattie è necessario fare una premessa.
A causa dell’impiego di medicinali, si invita a leggere il bugiardino prima della somministrazione, in modo tale da verificare eventuali effetti avversi su gasteropodi e/o gamberetti presenti in vasca.

– L’ictyo

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Ictyo

L’ictyo è una malattia che si scatena attraverso un parassita della cute che si attacca sulle pinne, sulla pelle e nelle branchie, nutrendosi dei tessuti e della mucosa del pesce. Raggiunta una dimensione per lui adeguata si stacca e, una volta raggiunto il fondo, si riproduce smisuratamente, soprattutto se trova le condizioni di temperatura idonee, cioè intorno ai 25°C. Solitamente, con questa temperatura, il ciclo di vita del parassita è di una settimana ma aumenta se si abbassa.

La causa davvero scatenante sono i forti sbalzi di temperatura che si possono avere nell’acclimatazione errata del pesce o subito dopo il cambio d’acqua nell’acquario con temperature molto diverse. In queste circostanze il betta rischia uno stress che fa abbassare le difese immunitarie che a loro volta favoriscono l’attacco di questo parassita in quanto trova il pesce debilitato.

Il riconoscimento di questa malattia non è molto difficile da individuare. Lo sviluppo di questa parassitosi si evidenzia con più sintomi: il primo è la comparsa di tanti puntini bianchi su tutta la livrea del pesce, pinne comprese. Questi puntini bianchi non sono altro che le cisti del parassita.

La seconda è la crisi respiratoria che ha il pesce in quanto il parassita provoca delle lesioni sulle branchie che impediscono la giusta respirazione. La terza è il comportamento anomalo che ha il pesce nello sfregarsi contro arredi e piante dentro la vasca per cercare di liberarsi dalle fastidiose cisti.

Per trattare questa malattia vi sono diversi metodi, la meno invasiva è quella della termoterapia, cioè alzare gradualmente la temperatura della vasca fino a farla arrivare a 30°C e mantenere per circa 5gg. Trascorsi i 5gg e verificato che i puntini sono spariti, riportare la temperatura, sempre gradualmente, allo stato iniziale. Questo trattamento si fa quando la malattia non è in uno stadio avanzato ma alle prime comparse dei puntini. Agendo in questo modo, l’alta temperatura aumenta il metabolismo e la crescita del parassita che accorcia nettamente il suo ciclo di vita e muore prima del previsto.

Se il metodo già menzionato non è sufficiente si può ricorrere a prodotti mirati come il blu di metilene, somministrandone 3ml per ogni 10 litri d’acqua sempre per 5gg mantenendo la temperatura più alta del solito. Nel filtro non devono essere presenti carboni attivi che ne ostacolerebbero l’effetto, allo stesso tempo bisogna sospendere eventuale erogazione di Co2 e favorire l’ossigenazione dell’acqua aumentando la circolazione ed il movimento con l’ausilio di un aeratore. Altri medicinali che possono essere impiegati sono il Faunamor ed il Costawert seguendo gli appositi bugiardini.

Terminato il trattamento con uno dei medicinali indicati, è consigliato attendere ancora altri 2gg per poi procedere con un cambio del 30% avendo cura di inserire i carboni attivi e tenerli per almeno 4gg, in modo che i residui del medicinale somministrato vengano assorbiti ed eliminati dalla vasca. Gradualmente bisogna riportare la temperatura allo stato iniziale.

 

– La micosi

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Micosi esterna (batteriosi funginea)

La micosi non è altro che un fungo presente sul corpo dei pesci e dentro ai nostri acquari, non percepibili dall’occhio umano. Seppur tollerabili e a volte inoffensivi per gli inquilini dell’acquario, capita che questi ultimi vengano attaccati dalle spore di questi funghi per uno svariato numero di cause: qualche batteriosi in corso, piccole ferite sul corpo, scarse condizioni igieniche della vasca, sovraffollamento della popolazione in vasca, cattiva alimentazione o cibo scadente, alte temperature ecc. La micosi può manifestarsi da esterna o da interna.

Si presenta come una muffa di colore bianco, quindi non molto difficile da identificare e si può riscontrare sulla cute, attorno agli occhi, sulle pinne, sulla bocca e anche nelle branchie. Queste appena citate sono quelle più comuni e che, data la visibilità quasi immediata, sono facilmente curabili.

La mancanza di cura di queste micosi esterne, a loro volta, possono dare vita alle forme interne che sono molto più rare quanto difficili da individuare e da curare poiché privi di sintomi. Assolutamente da non sottovalutare poiché portano il pesce al decesso.

Per intraprendere le cure bisogna valutare lo stadio della malattia. Se la micosi non è grave allora basterà isolare il betta (o pesce in generale) in vasca a parte ed effettuare dei bagni in acqua e sale non iodato inserendo 15/20gr di sale ogni litro di acqua e praticare un bagno di circa 20 minuti.
Se lo stadio dovesse risultare avanzato allora bisogna ricorre a medicinali che sono indicati per una cura più efficace: il Blu di metilene e il Dessamor.

Per la cura con il Blu di metilene bisogna preparare una soluzione di 1g sciolto in 1litro di acqua e somministrare 1ml di soluzione per ogni litro di acqua della vasca. Dopo 3gg, terminato il trattamento, è necessario inserire i carboni attivi nel filtro e mantenerli per 5gg per far assorbire il medicinale. Trascorsi i 5gg rimuovere il carbone attivo e cestinarlo. Per effettuare dei bagni brevi si somministrano 200ml di soluzione ogni 10 litri di acqua e il bagno deve durare circa 20 minuti al giorno per 3gg.

La cura con il Dessamor è strettamente associata al bugiardino. È consigliabile allontanare eventuali gasteropodi e caridine all’interno della vasca poiché potrebbero essere soggetti ad intolleranza al suddetto medicinale, anche qualche pianta potrebbe risentirne. Con questo trattamento l’acqua della vasca assumerà del colore ma nell’arco di pochi giorni ritornerà com’era in precedenza.

 

– La malattia colonnare

La malattia colonnare è spesso confusa con la micosi in quanto si manifesta pressoché con delle macchie sulla cute o sulle pinne che fanno pensare ad un ammuffimento sulla zona colpita. In realtà non si tratta di malattia funginea che si propaga con le spore, ma una grave batteriosi provocata da più parassiti, molto contagiosa e pericolosa. Come qualsiasi altra batteriosi, si sviluppa non appena al pesce gli si abbassano le difese immunitarie. Attacca la cute, le pinne e le branchie.

Le cattive condizioni igieniche della vasca, la scarsa ossigenazione, la durezza e la temperatura dell’acqua eccessive, il sovraffollamento degli inquilini, le lesioni sul corpo del pesce e l’inquinamento da ammoniaca, possono essere le cause scatenanti di questa malattia.

Si manifesta quindi con delle macchie bianche sulle pinne e sulla pelle, ma può manifestarsi anche con delle ulcere giallastre sulle lesioni e delle necrosi nelle branchie.

Se si riesce a diagnosticare in tempo tale patologia, probabilmente vi è una buona percentuale di possibilità che si riesca nell’intento di sanare il pesce. Le cure spesso utilizzate, e pertanto conosciute, sono effettuate con Bactopur e Furanol attenendosi strettamente a quanto riportato nei rispettivi bugiardini, inoltre insieme al trattamento viene associato anche il Dessamor (seguendo sempre le indicazioni riportate sul bugiardino). Vista la gravità di tale malattia, non solo questi sono i prodotti che vengono utilizzati, ma si può ricorrere anche a degli antibiotici come Ciprofloxacina e Neomicina con dosaggi prettamente mirati.

 

– La cisti batterica

Le cisti batteriche si manifestano nei pesci, sottoforma di piccole protuberanze simili a brufoli o vescichette di colore bianco, prevalentemente sulla testa, ma nulla impedisce che queste protuberanze escano in altre parti del corpo. Non sono pericolose e non sono necessarie particolari terapie, basta la termoterapia, cioè alzare gradualmente la temperatura della vasca fino a farla arrivare a 30°C e mantenere per circa 4/5gg. Poiché solitamente nell’arco di pochi giorni scompaiono da sole ritirandosi, si può riportare la temperatura, sempre gradualmente, allo stato iniziale.

 

– La corrosione delle pinne

L’argomento che andremo a trattare è molto particolare, è una malattia che colpisce spesso i pesci, soprattutto i betta ed in particolar modo i soggetti con pinne lunghe, quali Halfmoon, Veiltail, Deltail, Rosetail, Superdelta, Crowntail, ecc.

Si tratta di una malattia che, se presa in tempo, è di facile gestione nella cura, contrariamente diventa problematica. È causata da diversi batteri e colpisce principalmente la pinna anale e caudale, ma non è da sottovalutare la possibilità che anche le altre pinne vengano colpite.

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Corrosione delle pinne (forma di batteriosi)

La corrosione si manifesta con lo sfilacciamento delle pinne che inizia dalla parte esterna e più lontana per poi propagarsi fino ad arrivare al corpo dell’animale. Questo è il primissimo segno della malattia, seguito o accompagnato da un comportamento anomalo del pesce in quanto tende a mangiare di meno, a dimagrire, a fermarsi spesso in superficie o sul fondo, non reagisce o reagisce poco agli stimoli.

La corrosione delle pinne è una patologia di natura batteriologica che potrebbe essere evitata rispettando delle piccole regole base per mantenere un betta in buona salute. Infatti la malattia è causata dall’abbassamento delle difese immunitarie del pesce che tende a stressarsi. Le cause possono dipendere principalmente dalle condizioni igieniche della vasca, da un Ph alto rispetto a quello idoneo al betta (il ragionamento che la maggior parte non sono più di allevamento Asiatico poco conta), dai valori dell’acqua in generale quali durezze, nitrati troppo alti e/o presenza di nitriti, ammonio e ammoniaca.

Per prevenire la corrosione è consigliabile inserire nella vasca del betta una foglia di catappa, che possiamo reperire facilmente in commercio, ma anche foglie di quercia o di castagno raccolte in natura vanno benissimo, naturalmente ben essiccate e che siano state raccolte lontano da zone dove può manifestarsi la presenza di inquinamento atmosferico. In alternativa alle foglie menzionate si possono inserire dentro la vasca anche delle pignette di ontano, anch’esse facilmente reperibili.

Queste foglie e le pignette rilasciano dentro l’acqua una certa quantità di tannini e acidi umici che prevengono l’attacco da parte del batterio poiché svolgono un’azione anti batterica ed anti micotica. Se una corrosione risulta lieve allora la si può curare con il solo inserimento di foglie e dopo poco tempo le pinne si ripristinano, mentre se la corrosione è in uno stato avanzato è necessario ricorrere a dei metodi più mirati con bagni di acqua e sale non iodato e con l’utilizzo del blu di metilene o del Dessamor .

Per i bagni con acqua e sale non iodato bisogna isolare e trattare con 20gr/l per circa 20 minuti. Riempire il contenitore con acqua alla stessa temperatura di quella della vasca e inserire il sale non iodato (se è quello grosso è meglio) prima di inserire il pesce, senza mescolare. Successivamente inserire il pesce e lasciarlo 20 minuti. Trascorsi i 20 minuti, gradualmente, sostituire l’acqua salata con dell’acqua nuova dolce alla stessa temperatura, per far riabituare il pesce dal salmastro al dolce. Ripetere l’operazione per 5gg.

Per il trattamento con il Blu di metilene bisogna isolare il pesce in vasca a parte con aeratore (l’aerazione deve essere ben spinta). Preparare una soluzione di 1gr di blu di metilene sciolto in 1 litro di acqua e somministrare 1 ml di soluzione per ogni litro di acqua della vasca per 3gg. Per il trattamento con il Dessamor bisogna attenersi strettamente al bugiardino.

 

– L’idropisia e l’esoftalmo

Anche queste due patologie sono molto comuni tra i pesci e vengono trattate insieme poiché sostanzialmente si tratta della stessa malattia che si manifesta in due differenti modi e in zone interne e diverse del corpo, ma che comunque hanno bisogno dello stesso trattamento curativo.

Idropisia in stadio molto avanzato

L’idropisia e l’esoftalmo non sono altro che un’infezione batterica che colpisce il corpo e gli occhi. I sintomi di queste due patologie sono facilmente riconoscibili. Nel caso dell’idropisia il ventre del pesce si gonfia in maniera notevole e, allo stato finale o quasi, si nota un innalzamento delle squame non solo nella zona gonfia, ma anche in tutto il resto del corpo. Nel caso dell’idropisia il ventre del pesce si gonfia in maniera notevole e, allo stato finale o quasi, si nota un innalzamento delle squame non solo nella zona gonfia, ma anche in tutto il resto del corpo.

Esoftalmo (altra forma di idropisia)

L’esoftalmo è l’infezione che colpisce uno o entrambi gli occhi, in particolar modo il bulbo oculare che sporge decisamente fuori dalle orbite e che può portare alla completa o parziale cecità dell’animale.
Sono delle patologie che possono provocare anche il decesso del pesce a causa dell’accumulo di liquidi all’interno degli organi, ma tuttavia se prese in tempo possono essere curate.

Le cure da intraprendere comportano, in ogni caso il digiuno assoluto del soggetto per almeno i primi 2gg e, se identificata in una primissima fase, dei bagni con acqua e sale non iodato poiché lo liberano dalla ritenzione idrica e eliminando i liquidi in eccesso, il tutto in poca acqua, per non far stressare il pesce nella risalita per respirare, con 10gr/l di sale non iodato per 15/20 minuti per 2/3gg. Riempire il contenitore con acqua alla stessa temperatura di quella della vasca e inserire il sale non iodato (se è quello grosso è meglio) prima di inserire il pesce, senza mescolare. Successivamente inserire il pesce e lasciarlo 10/15 minuti. Trascorsi i minuti indicati, gradualmente, sostituire l’acqua salata con dell’acqua nuova dolce alla stessa temperatura, per far riabituare il pesce dal salmastro al dolce. Ripetere l’operazione per 2/3gg.
Se l’infezione è avanzata bisogna ricorrere a cure più specifiche e mirate con Ambramicina, Baktopur o Furanol.

Per trattare con Ambramicina bisogna isolare il pesce in vasca a parte e somministrare una compressa per ogni 30 litri d’acqua per una settimana, facendo un cambio del 30% ogni 2gg dosando nuovamente la percentuale di medicinale andato perso con i cambi. Dopo una settimana fare un cambio più abbondante e verificare la situazione. Se il pesce non si riprende si può tentare fino a tre volte il ciclo di cura con questo antibiotico, al terzo ciclo è opportuno raddoppiare i dosaggi e dopo il terzo ciclo, se la patologia persiste, è necessario cambiare cura con altri antibiotici come il Minocin eseguendo la stessa terapia.
Invece per eventuali trattamenti con Baktopur o Furanol la cura è strettamente associata a quanto riportato sui rispettivi bugiardini.

 

– I tumori

Purtroppo anche nei nostri piccoli amici si possono riscontrare malattie incurabili come i tumori, benigni o maligni.
Non esiste una cura per rimediare a queste problematiche; a volte i tumori si notano sottoforma di protuberanze esterne con dei rigonfiamenti anomali sul corpo. Da ciò si può soltanto sperare che siano tumori benigni con i quali il pesce può convivere ed in questi casi è consigliabile separarlo da eventuali inquilini perché si stresserebbe nel contendersi il cibo e nel marcare il proprio territorio essendo un pesce sempre attento al proprio spazio. Purtroppo la maggior parte delle volte quando spuntano, o quando si manifestano internamente (la vescica natatoria è la più colpita), questi tumori sono maligni e portano il pesce a cambiare atteggiamento in poco tempo, diventa apatico, staziona sul fondo o sulle piante, perde appetibilità che lo porta alla debilitazione, alla conseguente perdita delle difese immunitarie e infine alla morte.

 

  • L’eutanasia

Può capitare che un pesce, nonostante le cure prestategli per qualche malattia grave come, forti corrosioni, flagellati o idropisia in stadi avanzati o in casi di tumori maligni non possa guarire e portano l’animale a condurre gli ultimi giorni della sua vita ad agonizzare nella vasca. Non è certamente una bella scena da vedere ma soprattutto non è una bella situazione per il pesce che soffre tantissimo. In questi casi molti allevatori procedono nell’adottare la tecnica dell’eutanasia per non far soffrire più il pesce.

L’eutanasia non è altro che la conduzione, intenzionale e nel suo interesse, alla morte di un individuo la cui qualità di vita sia compromessa in maniera permanente da una malattia, menomazione o condizione psichica. Pertanto quando lo stato di salute di un pesce è in condizioni molto precarie si potrebbe procedere con questo sistema e porre fine alle sue sofferenze.

C’è chi accetta questo procedimento e lo attua, c’è invece chi non lo accetta e continua le cure nei casi in cui è possibile provare con medicinali, ma la decisione comunque rimane strettamente soggettiva.

Tuttavia questa procedura per gli animali esiste e bisogna parlarne. Vi sono diversi metodi per effettuare l’eutanasia, il più conosciuto è quello di aggiungere delle gocce di olio di garofano in un recipiente contenente il pesce e un litro d’acqua dentro, dopo pochi istanti il pesce morirà. Un altro sistema è quello di sciogliere completamente 20gr o 30gr di bicarbonato di sodio in un litro d’acqua e immergere il pesce il quale, anche in questo caso, avrà una morte rapida.

Esistono inoltre altri metodi più cruenti che, anche se spesso utilizzati da alcuni allevatori, è preferibile non proporre.

 

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Genetica – Betta show – mutazione del colore

Betta splendens a 360°

Genetica – Betta show – mutazione del colore

 

• La genetica in generale delle forme e del colore

Poiché questo articolo è dedicato all’allevamento domestico, in questo capitolo, non andremo a immergerci nel complesso e vasto mondo della genetica del betta. Essendo un argomento molto lungo che meriterebbe un articolo solo ed esclusivamente dedicato a se stesso, ci limiteremo a trattare semplicemente ed in maniera generica, la genetica di questo pesce, nella forma delle pinne e nel colore.

L’origine della genetica di questi betta che ci ritroviamo oggi, deriva appunto dai diversi incroci tra betta Splendens, betta Imbellis, betta Smaragdina e betta Mahachai.

Come argomentato nel capitolo della storia, il betta che noi alleviamo oggi nelle nostre vasche, ha poco a che fare con il “betta wild”, ovvero quello d’origine. Infatti nella maggior parte dei casi, negli acquari di casa ci ritroviamo questi maestosi pesci che si pavoneggiano nuotando per la vasca, dai colori uniformi o multicolori e dalle forme più particolari con lunghe pinne. Tutte queste varietà non sono altro che frutti di numerosi incroci e continue selezioni. Le varietà dei betta, che sono tantissime, sono caratterizzate dalla forma e dal colore. Senza dilungarci riassumiamo in poche parole queste forme.
Le forme di questi pesci possono essere simmetriche e asimmetriche e a loro volta si suddividono in pinne integre, sfrangiate, lunghe, corte, coda singola, coda multipla.

Andiamo per grado e cerchiamo di individuare le varietà.
Si definiscono con forma simmetrica i betta che possiedono le tre pinne impari (vedi argomento “pinnaggio” del II^ capitolo), cioè la caudale, la dorsale e l’anale della stessa lunghezza la cui congiunzione realizza una forma continua e perfetta.

Si definiscono con forma asimmetrica i betta le cui pinne impari non rispettano la stessa lunghezza e sono di differente lunghezza anche tra di loro.
Appartengono alla categoria con le pinne sfrangiate quei betta che presentano un pinnaggio frastagliato, irregolare e i cui raggi erompono dalla membrana delle pinne. A questa categoria appartengono soltanto tre varietà, i Crowntail, i Combtail e gli Halfsun, questi ultimi due derivano da incroci diversi.

Alla categoria delle pinne integre appartengono tutto il resto dei betta le cui code hanno un pinnaggio con raggi continui e proporzionati alla membrana delle pinne.

Per betta a pinne lunghe sono catalogati i betta, crowntail compreso, che possiedono le pinne impari più lunghe rispetto ad un tradizionale betta wild, meglio conosciuto come “selvatico”.

Per betta a pinne corte sono catalogati i betta che possiedono il pinnaggio simile al pinnaggio del betta wild.

Sono definiti betta a coda singola, i betta che possiedono la pinna caudale integra e continua.

Sono definiti betta a doppia coda, i betta che possiedono la pinna caudale divisa in due parti.

Oltre queste categorie ve ne sono altre che sono caratterizzate da alcune particolarità. Il Big Ear che presenta le pinne pettorali molto più grandi rispetto ad altre varietà e gli Alien con pinne ventrali sfrangiate come quelle dei Crowntail e il resto del pinnaggio integro. Altre due forme non molto conosciute sono il betta Ranchu che è caratterizzato dalla testa sproporzionata e assume le sembianze di un Oranda Testa di leone ed il betta Giant che è un betta sproporzionato nelle dimensioni dell’intero corpo rispetto ad un normale betta.

Quindi, riassumendo le principali e più conosciute varietà di forme, possiamo elencare i seguenti betta:
Veiltail, Halfmoon (Deltatail, Superdelta, Ultradelta, Rosetail, Feathertail), Doubletail, Spadetail, Roundtail, Plakat (Plakattradizionali, Halfmoon Plakate, Crowntail Plakat), Crowntail, Combtail e Halfsun.

 

NOME ABBREVIAZIONE DESCRIZIONE
Veltail VT Betta con pinne a velo. Possiede pinne lunghe asimmetriche e integre con le impari diverse tra di loro.
Halfmoon HM Betta a pinne lunghe con coda circolare ed apertura a 180°. Un HM perfetto ha pinne simmetriche e integre.
Halfmoon Deltatail D Betta a pinne lunghe asimmetriche e integre con le impari diverse tra di loro. Molto simile al VT con caudale più piccola.
Halfmoon Super Delta SD Betta a pinne lunghe asimmetriche e integre con caudale avente apertura compresa tra i 90° e 160°.
Halfmoon Ultra Delta UD Betta a pinne lunghe asimmetriche e integre con apertura superiore ai 160°.
Halfmoon Rosetail HMRT Variante di HM con pinnaggio asimmetrico integro. Eccessiva ramificazione dei raggi delle pinne. Dorsali e ventrali risultano più corte.
Halfmoon Fearthertail FT Variante di HMRT con pinnaggio asimmetrico integro. Come il HMRT presenta eccessiva ramificazione dei raggi delle pinne.
Doubletail DT Betta con doppia coda e forma simmetrica e integra. Questa variante comprende diverse varietà: HM, VT, PK ecc.
Spadetail ST Betta con caudale a punta. Possiede pinne asimmetriche e integre con le impari diverse tra di loro.
Roundtail RT Betta con pinne asimmetriche e integre. La pinna caudale ha una  forma rotondeggiante.
Plakat

Plakat Tradizionali

PK

TP

Betta a pinne corte asimmetriche e integre. Molto vicino alle forme originarie dei betta selvatici. Maschi e femmine possono sembrare uguali, ma tuttavia il dimorfismo sessuale è evidenziato nei maschi che hanno le ventrali allungate, la caudale arrotondata e l’anale appuntita.
Halfmoon Plakat HMPK Betta a pinne corte asimmetriche e integre. Presentano la caudale ampia che si estende con un’apertura di 180°. Variante di Plakat da selezione.
Crowntail Plakat CTPK Betta a pinne corte asimmetriche e irregolari, meglio definite sfrangiate. Presentano le pinne con i raggi sporgenti dalla membrana, tipica caratteristica dei classici betta Crowntail.
Crowntail CT Betta con coda a forma di corona. Possiede pinne lunghe simmetriche e sfrangiate. L’apertura della caudale di estende fino a 180°. Le diverse varianti quali incroci tra DT, PK, VT ecc. possono presentare una forma diversa della corona, contenendo i doppi raggi rispetto alla semplice forma.

Le varianti del crowntail: Single ray, Double Ray, Double Double Ray, Cross Ray, Y Ray e KingCrown.

Combtail   Betta con coda a forma di pettine. Ha pinne lunghe simmetriche e sfrangiate. Trattasi di betta ibrido, cioè incroci tra CT e betta a pinne lunghe ed integre quali VT.
Halfsun HS Betta a pinne lunghe simmetriche sfrangiate. Presenta una caudale con una leggera rientranza della membrana e conseguente sporgenza dei raggi. Trattasi di betta ibrido, cioè incroci tra CT e HM.

 

Riguardo le varietà del colore, l’argomento è molto più complesso. Vediamo le nozioni basilari per capire come si combinano i colori.
Apriamo l’argomento dicendo che le colorazioni dei betta sono suddivisi in tre categorie: Solid, Bicolor e Multicolor.

Solid: Si definiscono solid, tutti i betta che presentano una colorazione unica sia nel corpo che nelle pinne.

Le varietà di colori Solid sono: Black, Blue, Cellophane, Copper, Orange, Red, Royal blue, Steel blue, Tourquoise, White opaque, Yellow.

Bicolor: Si definiscono bicolor tutti i betta che presentano due colori profusi nel corpo e o nelle pinne.

Le varietà di colori Bicolor sono: Butterfly, Cambodian, Chocolate, Dalmatian, Dragon, Grizzle, Lavander, Marble, Mask, Mustard gas, Piebald, Pineapple, Salamander/Dumbo.

Multicolor: Si definiscono multicolor tutti i betta che presentano più di due colori nel corpo e o nelle pinne.

Le varietà di colori Multicolor sono: Koi e Fancy.

Per definire la colorazione dei pesci vi sono due tipi di cellule che agiscono sul corpo, i pigmenti che mostrano determinati colori, e gli iridocìti  che grazie ad uno strato di cristalli che riflettono la luce, danno vita a dei colori iridescenti. Questo meccanismo fa si che si formino sul corpo del betta degli strati di colorazioni che risaltano di più o di meno a seconda dei geni ereditati. Stiamo parlando quindi di una teoria specifica degli strati dei colori che, fondamentalmente, sono quattro: il giallo, il nero, il rosso ed il blu.

Vediamo cosa succede analizzando uno per uno i colori.

Il giallo non domina su altri colori al di fuori del giallo stesso, ma definisce le colorazioni a sè connesse.
Il nero è il colore che fa parte dello strato più profondo, è costituito da melanina e oltre a definire il colore nero nei betta neri, agisce sulla colorazione più chiara o più scura dei soggetti. Questo strato genera delle mutazioni, il Cambodian dove si perdono i pigmenti scuri sul corpo, il Blond dove vanno a scemare i pigmenti scuri e risaltano quelli di colore giallo, il Melano dove si accentua di molto la melanina dando al pesce il colore di un nero consistente ed infine l’Albino, che è un colore ormai abbandonato dagli allevatori di betta di selezione in quanto portatore di problemi di salute ai betta come sterilità e cecità.
Il rosso è quello strato di colore sovrapposto a quello nero e che definisce il colore primario, l’arancione e il giallo non iridescenti. È un colore che copre il nero, specie sul pinnaggio, pertanto tra i due è il predominante. Da questo strato di colore, possono dipendere gradazioni di rosso più o meno intense. Inoltre dalle mutazioni di questo colore derivano anche le varianti del betta Butterfly.
Il blu iridescente è lo strato di colore più esterno ed è quello che costituisce e definisce il blu, il turchese ed il verde. Le mutazioni che può assumere questo strato di colore sono lo Steel blue, letteralmente tradotto “blu acciaio”.

 

Dicevamo che fondamentalmente i colori sono quattro, ma vi è un quinto e non meno importante colore, il colore metallico.

 

Il colore metallico è un colore iridescente che, ove presente, può sovrapporsi agli altri. Questo colore determina il Metallico, il Dragon e l’Opaco.

Attraverso le mutazioni avvenute con i molteplici incroci effettuati allo scopo selettivo degli esemplari, molti allevatori hanno dato vita a tante varietà di betta alle quali, successivamente, hanno perfezionato e conservato le forme genetiche.

Tra le mutazioni più conosciute abbiamo senz’altro il Marble, una mutazione molto complessa e particolare dove il gioco di colori della livrea dipende molto dagli strati più profondi, vale a dire il nero e il rosso, ma ciò non toglie la possibilità di avere qualche colore iridescente. È una mutazione utilizzata per ottenere diversi colori ed in particolare sostiene la colorazione Butterfly. Come accennato è un colore particolare che può addirittura cambiare da un momento all’altro.

Una mutazione molto conosciuta e applicata nelle selezioni è il colore Opaque che attribuisce i colori opaco, neutro e bianco. Nei casi specifici di betta con assenza di pigmenti neri e rossi e in combinazioni di betta cambodian, questa mutazione da origine ad esemplari del tutto bianchi e puri.

Altre mutazioni sono quelle ottenute dal metallico e dal dragon che attraverso incroci hanno dato alla luce il colore Copper, cioè il ramato.

Combinando dunque diverse miscelazioni di colori contenenti anche strati di colore iridescente, si possono ottenere altre particolari livree bicolori e multicolori come quelle conosciute dei Mustard, dei Salamander, dei Dumbo e dei Lavender.

Di seguito, possiamo osservare delle immagini di alcune diverse varietà di forme e colori di betta splendens:

Veiltail maschio

Il betta splendens domestico a 360° - Genetica - Betta show - mutazione del colore
Rosetail maschio

Il betta splendens domestico a 360° - Genetica - Betta show - mutazione del colore
Halfmoon Elefant Ear maschio

Il betta splendens domestico a 360° - Genetica, Betta show e mutazione del colore
Halfmoon maschio

Halfmoon femmina

Il betta splendens domestico a 360° - Genetica - Betta show - mutazione del colore
Halfmoon Elefant Ear femmina

Il betta splendens domestico a 360° - Genetica - Betta show - mutazione del colore
Halfmoon Dumbo maschio

Il betta splendens domestico a 360° - Genetica Betta show e mutazione del colore
Halfmoon Mustard maschio

Halfmoon Whyte Cellophane maschio

Halfmoon Deltatail maschio

Il betta splendens domestico a 360° - Genetica - Betta show - mutazione del colore
Halfmoon Deltatail Copper maschio

Il betta splendens domestico a 360° - Genetica - Betta show - mutazione del colore
Halfmoon Superdelta Solid Red maschio

Crowntail Solid Red maschio

Il betta splendens domestico a 360° - Genetica - Betta show - mutazione del colore
Crowntail Double Ray maschio

Il betta splendens domestico a 360° - Genetica - Betta show - mutazione del colore
Crowntail Mustard maschio

Il betta splendens domestico a 360° - Genetica - Betta show - mutazione del colore
Cambodian Blue Pastel femmina

Koi maschio

Koi femmina

Dragon femmina

Plakat Orange maschio

Plakat Yellow femmina

Plakat Melano maschio

Plakat Multicolor maschio

Il betta splendens domestico a 360° - Genetica - Betta show - mutazione del colore
Halfmoon Plakat Bicolor maschio

Halfmoon Plakat Bicolor femmina

Halfmoon Plakat maschio

Halfmoon Plakat femmina

Halfmoon Plakat Multicolor maschio

Halfmoon Plakat Multicolor maschio

Halfmoon Plakat Multicolor femmina

 

• I betta Show

Spesso si sente parlare di betta Show e in molti credono che sia un tipo di betta con altra forma e/o colore, ma non è proprio così. I betta Show non sono altro che betta di qualsiasi specie (HF, CT, PK ecc.) di alta selezione, geneticamente puri senza traccia di geni di altre forme di betta. Sono dei betta idonei alla partecipazione a concorsi e gare di alti livelli valutati da giudici di gara professionisti del settore. In conclusione, qualsiasi betta nato da entrambi i genitori Show può definirsi un betta Show.
È doveroso anche informare il lettore che, a livello economico, un betta Show, quindi di alta selezione, costa molto di più rispetto ad un comune betta commerciale.

 

• La mutazione del colore

Dopo aver trattato un pò di genetica di forme e colori è doveroso anche porre all’attenzione del lettore o dell’allevatore del “betta domestico” che quest’ultimo potrebbe anche cambiare colore inaspettatamente. Naturalmente non tutti gli esemplari sono soggetti a questi mutamenti, ma ciò si potrebbe verificare in betta con più colori come ad esempio nei Marble, che sono soggetti a diversi cambiamenti. Anche nel caso di alcuni Halfmoon Plakat si può verificare questa situazione.

Ma perché questa mutazione del colore nell’arco della vita del betta? In realtà non è stata precisamente stabilita la vera e propria motivazione, tuttavia si potrebbe attribuire a due elementi fondamentali per questa specie di pesce, i valori dell’acqua e la genetica. Ciò non esclude il fatto però, che in alcuni casi anche l’alimentazione faccia la sua parte, un’alimentazione sana e mirata contribuisce ad un buon mantenimento dei colori della livrea.
Nelle immagini che seguono possiamo notare diversi cambiamenti di colore avvenuti su due specie di betta.

Si tratta di un betta Halfmoon Plakat che ha cambiato colore in pochi mesi.

Foto 1 – a due mesi

Foto 2 – a tre mesi e mezzo

Il betta splendens domestico a 360° - Genetica - Betta show - mutazione del colore
Foto 3 – a cinque mesi

Foto 4 – a sei mesi

Foto 5 – a sei mesi e mezzo

Nelle immagini precedenti abbiamo visto un esempio di betta che ha cambiato colore nel giro di alcuni mesi, molto probabilmente per una questione di genetica. Nelle immagini che seguiranno vedremo invece l’esempio di betta che ha mutato, o perso, il colore della livrea nel giro di pochi giorni. La motivazione di quest’altra mutazione è attribuibile presumibilmente al cambio dei valori dell’acqua.

Si tratta di un betta Crowntail Mustard che ha cambiato colore nello spazio di due settimane dopo lo spostamento dalla vasca di allevamento alla vasca “domestica”, per poi assumere una nuova livrea.

Il betta splendens domestico a 360° - Genetica Betta show e mutazione del colore Il betta splendens domestico a 360° - Genetica Betta show e mutazione del colore

 

In ogni caso entrambe le mutazioni, come negli esempi, non influenzano assolutamente la salute dei betta.

 

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Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti

Betta splendens a 360°

Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti

 

• La riproduzione

La riproduzione del betta è molto bella e particolare e merita un’argomentazione dettagliata per poter riuscire in un buon accoppiamento dei soggetti. Vedremo passo passo come guidare sia il lettore che i protagonisti verso la retta via senza imbattersi in spiacevoli ed imbarazzanti situazioni.

Prima di iniziare però facciamoci un esame di coscienza e pensiamo al seguito. Perché? Vediamolo insieme.
La riproduzione di questa specie di pesce non è assolutamente un gioco, non si fa per fare delle dimostrazioni ai propri bambini o per il solo gusto di assistere ad un evento particolare e vedere come si svolge, ricordiamoci che si ha a che fare con degli esseri viventi.

La riproduzione, se tutto procede nel migliore dei modi, ha un seguito abbastanza importante, tanti piccoli da allevare e da curare con un adeguato metodo, quello di un’acquariofilia consapevole.

Quindi prima di avventurarsi e fare questo passo notevole, facciamoci delle domande alle quali dobbiamo saper rispondere:

  • “Ho spazio a sufficienza per allevare i piccoli che quando diventeranno grandi dovranno vivere separatamente?”
  • “Che farò con tutti quei piccoli betta che nasceranno?”
  • “Potrò cederli a qualcuno o a qualche negozio?”.

Se si è sicuri e consapevoli di ciò che si sta per fare, allora è giunto il momento di procedere con la riproduzione.
Tutto sommato non è molto difficile far riprodurre i betta, ma senza i dovuti accorgimenti, questa esperienza può anche verificarsi abbastanza ardua. Dopo un tentativo non andato a buon fine, bisogna aspettare un po’ di tempo prima di riprovare e bisogna ricominciare tutto dall’inizio.

Scegliere la coppia ideale è già una buona partenza. Ma in cosa consiste? Semplice, la coppia ideale sarebbe quella dove il maschio è poco più grande della femmina o a limite di pari grandezza. Infatti generalmente si evita di far accoppiare una femmina più grande del maschio poiché quest’ultimo non riuscirebbe ad “abbracciarla” e fecondare le uova che a loro volta andrebbero perse.

Per iniziare bisogna partire qualche settimana prima per preparare sia il maschio che la femmina all’accoppiamento con un’alimentazione molto proteica, e cioè nutrirli con del vivo e del congelato un po’ di più del previsto, visto che durante la dieta settimanale è previsto altro tipo di cibo e la riproduzione è un atto di impiego energetico.

Ci sono anche altre correnti di pensiero sulla preparazione della coppia, cioè non fare alcun tipo di preparazione poiché i betta vengono nutriti giornalmente esclusivamente con del vivo e del congelato.
In concomitanza con la preparazione alimentare, bisogna tenere d’occhio il ventre della femmina e vedere se gonfio e se la papilla genitale (ovodepositore) è abbastanza sporgente (Fig. 11). Se questi due elementi sono presenti la femmina è pronta ad accoppiarsi, altrimenti meglio non provare poiché l’esito oltre a risultare nullo, può trasformarsi in dramma, in quanto si assisterà solo ad un combattimento. Non ha importanza se il maschio nel frattempo non ha costruito un nido di bolle, lo farà in un secondo momento.

C’è da dire inoltre che la femmina di betta, come anche tante altre specie, piena di uova, possa espellerle. Questo può capitare per una questione ormonale a causa della troppa eccitazione o per evitare una calcificazione delle stesse all’interno del ventre, se la femmina non viene fatta accoppiare nei tempi adeguati.

 

Il betta splendens domestico a 360°- Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti
(Fig. 11) Femmina pronta per l’accoppiamento

Non finisce di certo con l’alimentazione la preparazione all’accoppiamento.

Quello che serve per la fase successiva è una vaschetta con capienza dai 6 litri ai 10 litri che dovrà essere riempita con una colonna d’acqua che non superi i 10/15 cm di altezza, e senza inserire alcun fondo, ne fertile ne inerte, tutto questo per favorire una più scrupolosa cura parentale da parte del maschio, che tratteremo successivamente (Fig. 12).

In realtà la preparazione dell’acqua nella vasca di riproduzione è consigliabile combinarla con un 40% d’acqua d’osmosi, 30% d’acqua di rubinetto (qualora i valori ne consentano l’utilizzo) ed il 30% d’acqua della vasca d’origine. Semmai l’acqua di rubinetto non fosse idonea, si ricostruisce il 70% con osmosi e sali e il 30% della vasca di origine.

Il betta splendens domestico a 360°- Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti
(Fig. 12) Vaschetta di riproduzione con betta in preparazione

All’interno della vaschetta di riproduzione si andrà a posizionare un termoriscaldatore di piccole dimensioni e del wattaggio idoneo ai litri che adopererete, impostato tra i 28° e i 30°, una foglia di catappa di grandezza adeguata che avrà tripla funzione, cioè quella di ambrare l’acqua (condizione non trascurabile), creare microrganismi in acqua utili per l’alimentazione dei piccoli allo stato larvale, e fungere da rifugio alla femmina una volta terminato l’accoppiamento, poiché sarà scacciata dal maschio (si consiglia di evitare assolutamente piante di plastica come rifugi in quanto con i continui e veloci inseguimenti tra i pesci, tendono a danneggiare loro le pinne).

Dentro questa vaschetta dovrà essere posizionato un altro contenitore trasparente dove all’interno inseriremo la femmina che dovrà rimanerci per alcuni giorni (il periodo può variare dai 3 ai 5 giorni), in modo da farli abituare l’uno alla presenza dell’altra.

Inoltre questo contenitore della femmina dovrà possedere delle fessure e non dovrà essere completamente sommerso per permettere alla femmina di salire in superficie (ricordiamoci che i betta respirano aria atmosferica e, sommergendo completamente il contenitore faremmo soffocare il pesce) e per permettere che durante la permanenza possa avvenire lo scambio ormonale fonte di un aumento di stimolo della coppia.

Nell’angolo opposto al lato dove è stato fissato il termoriscaldatore, posizionate un pezzetto di polistirolo, o un bicchiere da caffè di polistirolo, oggetto molto affidabile che servirà anche a schermare la luce, dove il maschio formerà e salderà il nido di bolle che ospiterà le uova.

Va posizionato lontano dal termoriscaldatore per salvaguardare sia le uova che i futuri avannotti da eventuali cadute sullo stesso che li brucerebbe. Sono da evitare piante galleggianti o pezzi di cellofan che comporterebbero disagi al nido di bolle; le piante galleggianti si spostano e possono perdere stabilità danneggiando il nido, mentre i pezzi di cellofan tendono ad inumidirsi e magari a pendere su un lato.
Altri elementi da aggiungere alla vaschetta di riproduzione sono assolutamente il coperchio, per i motivi che abbiamo già trattato precedentemente, ed un filtro ad aria o un semplice aeratore.

Utilizzare un filtro interno o esterno arrecherebbe solo danni a tutto il tempo impiegato per i preparativi e l’accoppiamento. Infatti i filtri potrebbero aspirare le uova che cadono dal nido e in futuro anche le larve di betta in quanto molto piccole.

Si inserirà dunque un filtro ad aria o un aeratore, che hanno la stessa funzione, per ovviare alla mancanza di una corretta filtrazione e vegetazione, movimentare la superficie ed ossigenare quanto più possibile l’acqua.

L’areazione dovrà essere regolata ad una potenza tale da non infastidire la coppia e successivamente il maschio, che accudirà le uova.

Preparata la vaschetta come descritto bisogna inserire i protagonisti di questo scenario. A secondo del carattere andrebbero inseriti i soggetti dentro la vasca. Successivamente, una volta inseriti i betta, ma in ogni modo separati dal contenitore interno, bisognerà continuare ad alimentarli con del vivo o del congelato.

Così a stretto contatto dovranno rimanere per alcuni giorni (c’è anche chi comincia questo processo di conoscenza tra i due esemplari molto prima). Dopo qualche giorno, il maschio avrà creato un nido di bolle (Fig. 13) e molto probabilmente la femmina oltre all’ovodepositore ben in evidenza, presenterà anche delle bande verticali chiare sulla livrea, segno di completa eccitazione, ma non del tutto affidabili, pertanto si potrà liberare nella vaschetta principale, preferibilmente nelle ore serali quando si spengono le luci in modo che durante la notte non si possano vedere ma percepire maggiormente attraverso lo scambio ormonale Quanto detto non è una regola, è soltanto frutto di esperienze tra allevatori (si consiglia di osservare la coppia e di non trattenerli separati più del dovuto perché si rischierebbe la perdita dello stimolo e dell’accoppiamento).

Il betta splendens domestico a 360°
(Fig. 13) Maschio con nido di bolle

 

 

Liberata la femmina, se tutto procede senza particolari atteggiamenti aggressivi, inizia la fase del corteggiamento, che vede generalmente la femmina avvicinarsi e nuotare attorno al maschio ed il maschio  dare colpi con il muso sul corpo della femmina, a volte si verifica qualche piccolo morso, ma non aggressivo.

 

Dopo questi preliminari la femmina inizia a sostare spesso sotto il nido di bolle poichè invitata dal maschio per l’accoppiamento. Nel momento opportuno la femmina si piega su un lato ed il maschio la avvolge in un abbraccio (Fig.14) con il quale avviene un totale abbandono che porta entrambi verso il fondo. Nel frattempo con questo abbraccio, il maschio comprime leggermente l’addome della femmina favorendo più facilmente l’espulsione delle uova e la fecondazione delle stesse.

 

Il betta splendens domestico a 360°
(Fig. 14) Rappresentazione di un abbraccio tra maschio e femmina

Non è detto che tutto però vada per il verso giusto, quindi in tal caso non c’è da rimanerci male. Possono capitare alcune circostanze in cui uno dei due diventa indifferente, o ancora peggio si mangi le uova. Questi avvenimenti, anche abbastanza frequenti, accadono quando la coppia o un componente della coppia è giovane o perde lo stimolo.

Durante la deposizione delle uova è noto l’atteggiamento del maschio, e molto spesso anche delle femmine, nel raccogliere con la bocca le uova che cadono verso il fondo per poi riporle sotto al nido.

La riproduzione, tra preliminari e accoppiamento, può durare anche delle ore. Successivamente, terminato l’accoppiamento, può capitare che entrambi i genitori inizino insieme a manifestare le cure parentali, ma la maggior parte delle volte, invece, il maschio tenderà a diventare nuovamente aggressivo e scaccerà via la femmina, allontanandola dal nido e dalle uova in quanto la ritiene un potenziale predatore. Iniziano così le cure parentali da parte del maschio, e la femmina dovrà essere tolta e rimessa nella propria vasca, per evitare che venga aggredita pesantemente. La presenza di un riparo, come una foglia di catappa o un contenitore in terracotta, aiutano, appunto, la femmina a nascondersi e a sfuggire da queste aggressioni.

Esistono due metodi che da questo punto in poi si possono adottare per proseguire con la riproduzione, il metodo Thailandese e il metodo Sudamericano. Il primo consiste nel rimuovere anche il maschio dalla vaschetta di riproduzione, mentre il secondo consiste nel lasciare il maschio ad espletare le cure parentali ed occuparsi così delle uova e dei piccoli nei primi giorni di vita finchè non impareranno il nuoto verticale.

In natura, come anche in cattività, le cure parentali del betta costituiscono una gestione totale del nido con la ventilazione delle uova che mischiate ad alcune non fecondate potrebbero marcire, danneggiando anche quelle buone. Per evitare tutto ciò, il maschio mangia le uova marce, ma può benissimo capitare che involontariamente ne mangi anche di buone.

Inoltre queste cure costituiscono anche una difesa contro i predatori che potrebbero attaccare il nido e di conseguenza le uova e/o i piccoli. In cattività, una volta tolta la femmina dalla vasca di riproduzione, questo problema non sussiste perché non vi è alcun predatore e se le uova dovessero cadere dal nido si schiuderebbero ugualmente da sole sul fondo senza che nessuno le riportasse su.

Sostanzialmente questa tecnica Thailandese viene adottata dagli allevatori per avere più schiuse nelle nidiate. Da un certo punto di vista rimuovere il maschio sarebbe un bene per lui, farebbe meno sforzi e ricomincerebbe a mangiare prima del previsto dato che durante le cure è consigliabile lasciarlo a digiuno, ma sarebbe un lavoro in più per l’allevatore che dovrà fare attenzione che le uova vengano ventilate adeguatamente dall’aeratore in modo che non marciscano.

La tecnica Sudamericana ci permette invece di lasciare il maschio dentro la vasca di riproduzione per prendersi cura di tutto, quindi ventilazione del nido, eliminazione delle uova marce e recupero delle uova che si staccano dal nido, ecco perché non bisogna superare i 10/15 cm di altezza della colonna dell’acqua. Il pesce andrà continuamente su e giù a recuperare le uova e successivamente gli avannotti, in questo modo gli faciliteremo il lavoro senza farlo stancare.

Il betta splendens domestico a 360°- Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti
(Fig. 15) Nido di bolle con uova – cure parentali

Il maschio, come un “guardiano”, si posiziona sotto il nido di bolle e inizia ad aerare le uova con dei piccoli movimenti e a recuperarle dal fondo per ancorarle nuovamente sul nido semmai queste dovessero staccarsi. L’importanza di non mettere un fondo nella vaschetta di riproduzione sta proprio nel facilitare al betta, il recupero delle uova, senza correre il rischio che queste si perdano tra il materiale inerte. Per facilitare ulteriormente il lavoro al betta sarebbe opportuno lasciare un’illuminazione tenue durante tutte le notti, in modo tale da consentirgli di focalizzare le uova cadute dal nido e fargliele riportare nuovamente su.

Usando questa tecnica, in tutto il periodo delle cure parentali, è sconsigliato dare da mangiare al maschio in quanto una volta schiuse le uova, potrebbe confondere le larve per cibo vivo e quindi predarle.

Le cure proseguono anche dopo la schiusa delle uova che varia da 1 a 3 giorni. Schiuse le uova, le larve sapranno nuotare solo in modo orizzontale e cadendo verso il fondo non riescono a risalire, ma ciò non è un problema in quanto finchè non sviluppano il labirinto respirano tranquillamente sott’acqua, inoltre il maschio continuerà a fare ciò che ha fatto prima con le uova, cioè le recupererà e le riporterà sotto il nido. Questo processo di cure parentali terminerà quando dopo circa 4 o 5 giorni le larve avranno assorbito il sacco vitellino ed avranno imparato anche il nuoto verticale, il così detto nuoto libero (Fig. 16). A questo punto il betta non riconosce più gli avannotti come figli diventando così potenziale predatore della prole e bisognerà allontanarlo e riporlo nella propria vasca, iniziando a nutrirlo nuovamente con del cibo proteico in maniera moderata, visti i diversi giorni di digiuno e le energie profuse in tutto questo arco di tempo.

 

Il betta splendens domestico a 360°- Riproduzione, alimentazione e accrescimento avannotti
(Fig. 16) Avannotti di betta a pochi giorni di nuoto libero

 

Detto ciò potrebbe sembrare che le cose possano filare lisce, ma non sempre è così. Può benissimo capitare che le uova marciscano ugualmente o che vengano mangiate. Ma non bisogna abbattersi, se si vuole provare questa esperienza, bisogna rimboccarsi nuovamente le maniche e riprovarci.

 

• Alimentazione ed accrescimento degli avannotti dallo stato larvale allo stato sub adulto

Per accrescere i piccoli bisogna essere già pronti prima di pensare ad una riproduzione.
Inizialmente quando si schiudono le uova avremo modo di notare che gli avannotti, allo stato larvale rimangono attaccati al nido e si nutrono del loro sacco vitellino fino al quinto giorno di vita circa. Successivamente dovranno essere nutriti con una mirata ed adeguata alimentazione più volte al giorno.

Esistono vari metodi per poter somministrare del cibo a queste larve di betta nei primi giorni di vita. La loro primissima alimentazione è basata su microrganismi. Già in fase di riproduzione, la presenza di una foglia di catappa all’interno della vaschetta, favorisce lo sviluppo di questi microrganismi e la stessa situazione si avrà inserendo, qualche giorno dopo la schiusa, un po’ di mangime che andrà a depositarsi sul fondo e che tenderà a deteriorandosi.

L’alimentazione a base di microrganismi la si può ottenere dagli infusori che è possibile preparare facilmente in casa con bucce di banane, con foglie di cavolo, con del latte, con delle patate ecc. quelli comunemente più gettonati sono gli infusori di banana. Ma cosa sono gli infusori? Gli infusori non sono altro che batteri, protozoi, ciliati e rotiferi presenti nei corsi d’acqua, negli stagni e nei laghi. Ma sono presenti anche nei nostri acquari, infatti si usa proprio questa acqua per produrre una coltura in casa ed avere questo cibo a disposizione. Senza dilungarsi, nella coltura si forma una nuvoletta biancastra, che è quella che conterrà i microrganismi da somministrare alle nostre larve.

Passata poco più di una settimana potremmo sostituire questi infusori con del cibo vivo. Il cibo vivo più utilizzato sono i naupli di artemia salina, minuscoli crostacei appena nati dalla schiusa delle uova e subito somministrati poiché molto proteici grazie alla presenza del loro sacco vitellino. Non è consigliabile farne uso prolungato in quanto essendo molto proteico, porterebbe il pesce ad una crescita rapida ma non proporzionata. Generalmente oltre all’artemia salina vengono associate altre varietà di cibo vivo di piccolissime dimensioni, quali anguillole dell’aceto, walterworms, bananaworms, microworms, cyclops e dafnia magna (queste ultime due quando gli avannotti saranno più cresciuti), tutte colture facili da reperire e mantenere in casa. Per alternare la dieta, si può utilizzare del buon mangime in polvere di buona qualità, specifico per avannotti, e pochissima quantità di tuorlo d’uovo bollito e fatto asciugare. Il tuorlo d’uovo va somministrato in minime quantità e sciolto dentro una siringa con dell’acqua, poiché molto inquinante. Naturalmente la rimanenza del tuorlo non va gettata, può essere congelata e riutilizzata all’occorrenza.

Non avendo un vero e proprio filtro biologico, ma soltanto un aeratore o filtro ad aria, in tutto questo periodo bisognerà garantire un’acqua pulita. Per i primi 10/14 giorni è preferibile non effettuare cambi per evitare di far subire sbalzi di temperatura ai piccoli che sono in una fase molto delicata, quindi buona parte dell’attenzione deve essere dedicata alla somministrazione del cibo. Passato questo periodo potremo iniziare a fare dei cambi del 10% per poi passare a cambi del 30% ogni 3/4 giorni, preoccupandoci che valori e temperatura dell’acqua siano sempre adeguati.

Man mano passano i giorni noteremo un cambiamento nella crescita dei nostri piccoli betta e non appena raggiungono il centimetro o poco più di lunghezza possiamo integrare l’alimentazione con artemia e/o chironomus congelato, ostracodi e grindal, altro alimento di cui ne vanno molto ghiotti.

Tra il terzo ed il quarto mese gli avannotti mostreranno i loro colori, iniziano da questo momento la fase di crescita da subadulti ed a raggiungere la maturità sessuale, ma arriva, anche per noi, il momento di trovare una sistemazione diversa, dividendo i maschi dalle femmine. I maschi dovranno alloggiare divisi dalle femmine e anche tra di loro, mentre le sole femmine potranno continuare ad essere allevate insieme per un altro periodo. In alcuni casi può capitare che la convivenza tra femmine non crei grossi problemi al di là di qualche episodio, ma in ogni caso spostarle sarà la scelta migliore. Ognuno nel proprio spazio dovrà continuare a ricevere le attenzioni alimentari e i cambi d’acqua, che si consiglia usare ricca di tannini.
Da questo momento in poi sarà vostra preoccupazione decidere cosa fare con tutti questi betta, se regalarli, cederli a qualche negozio o venderli se autorizzati.

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Il betta splendens domestico a 360°-Vasca valori acqua e alimentazione

Vasca, litraggio e convivenza , valori acqua e alimentazione

Betta splendens a 360°

Vasca, litraggio e convivenza , valori acqua e alimentazione

 

In questo capitolo tratteremo un po’ l’allevamento, non quello a livello commerciale, ma quello a livello “domestico” o meglio da classici acquariofili.

 

• Vasca, litraggio e convivenze

Spesso quando si approccia all’avvio di una vasca per betta, o una vasca in generale, ci si pone la domanda: di che acquario ho bisogno? La vasca ideale per i betta è caratterizzata da misure che si sviluppano con un’altezza che non superi i 25/30cm, essendo il betta, un pesce che risale continuamente in superficie per ossigenarsi con aria atmosferica, come trattato nel capitolo precedente. Pertanto meglio evitare le vasche con altezze esagerate in quanto il pesce faticherebbe a nuotare su e giù per la vasca.

Riguardo il litraggio della vasca, a mio avviso, non si troverà mai una risposta soddisfacente, rimarrà sempre un mito da sfatare in quanto vi sono opinioni e punti di vista diversi tra gli acquariofili (in questo caso bettofili), nel senso che c’è chi sostiene che bastano 10/15 litri per un esemplare, c’è chi invece sostiene che il litraggio minimo è di almeno 30 litri.

È vero che in natura questi pesci vivono in acque basse o addirittura in pozze d’acqua (ecco perché, a causa di questo ragionamento, nei negozi li troviamo dentro a dei bicchieri o piccoli contenitori), ma stiamo parlando di natura quindi nel loro habitat naturale. Allevandolo, contrariamente, si trova in una vasca dove, per quanto si possa ricreare il loro habitat non è mai la stessa cosa, anche perchè è risaputo che gli acquari più piccoli sono, più difficili possono essere da gestire in quanto soggetti a manutenzione più frequente e a possibili sbalzi di valori che possono influire sulla salute del pesce.

Inoltre in alcune zone dell’Italia, è imposto proprio da una legge comunale un litraggio minimo di 30 litri per la detenzione, precisamente l’articolo 51 del «Regolamento Comunale sulla tutela degli Animali», approvato dal Consiglio del Comune di Roma il 24 ottobre 2005: «Il volume dell’acquario non deve essere inferiore a 2 litri per centimetro della somma delle lunghezze degli animali ospitati ed in ogni caso non deve mai avere una capienza inferiore a 30 litri d’acqua».

Pertanto, in conclusione, senza alcuna intenzione di influenzare nessuno, considerando quanto detto sulla vasca soggetta a frequenti manutenzioni, possibili sbalzi dei valori e mantenendosi sul criterio di acquariofilia consapevole, in quanto il betta in natura può vivere in pozze ma ha anche a disposizione vaste aree (parliamo del Mekong), lo spazio ideale per un solo betta potrebbe andare dai 25 ai 30 litri netti. È consigliato questo litraggio anche perché uno spazio del genere, permette al betta un nuoto abbastanza soddisfacente (specie se a pinne lunghe), altresì non dimentichiamo che è un pesce che tende a controllare il territorio in cui nuota e ciò gli permette di avere una visuale più lunga rispetto ad una ristretta, che lo aiuta ad evitare eventuali e continui stress a causa dell’effetto riflettente del vetro che gli fa pensare alla presenza di un altro pretendente all’interno della vasca. Naturalmente il pensiero non sarà condiviso da tutti ma, come detto in precedenza, l’argomento “litraggio”, rimarrà sempre un tasto dolente in quanto frutto di opinioni diverse, soprattutto mettendosi a confronto con allevatori a livello commerciale.

Il betta è un pesce che ama molto la solitudine, non può condividere la vasca con altri betta, né maschi né femmine. Si può avviare una vasca con sole betta femmine, ma a volte può succedere che neanche tra femmine stesse la convivenza è tranquilla, questo perchè spesso tra le femmine si trova quella dominante che tende ad inseguire e scacciare le altre, mordendole. Tuttavia basterà fare attenzione a questi comportamenti e spostare eventualmente queste betta più aggressive in altro loco.

In base al litraggio, i nostri amati betta possono comunque condividere la propria “casa” con altri inquilini. Vi sono, purtroppo, dei paletti sulle scelte, a causa di compatibilità, corporature, pinnaggi ecc. infatti come compagni ideali spesso vengono affiancati, oltre a tutti i gasteropodi, le caridine multidentate, o meglio conosciute come japoniche (si consiglia la convivenza solo con questa specie poiché, le altre caridine, essendo più piccole, come spesso accade, potrebbero essere predate), e determinate specie di pesci, come titteya, pentazona, rasbore, boraras, danio e pangio.

Parlando di convivenza con altri pesci e rimanendo sul concetto espresso precedentemente sul litraggio, andremo ad aumentare lo spazio sui 40/60 litri netti, considerando il fatto che questi compagni di vasca devono essere inseriti almeno in gruppi di sei/otto esemplari e, preferibilmente, prima del betta.

 

• Valori ottimali dell’acqua, temperatura e habitat in cattività

La preparazione e l’avvio di una vasca per un betta, ma per qualsiasi altre specie, è sempre una delle cose fondamentali, in quanto da qui escono fuori i successivi risultati.

Preparare un layout dedicato ad un betta può sembrare molto impegnativo, ma sostanzialmente è facile e divertente, soprattutto nel fantasticare posizionando gli arredi e le piante.
Andiamo per ordine e argomentiamo tutto ciò che è necessario per preparare ed avviare la vasca per il nostro betta splendens.
Intanto dobbiamo sapere di quali valori dell’acqua necessita.
Il betta in natura vive in acque tenere ed acide, pertanto è importante ricreare i valori ideali in vasca per non sottoporre il pesce a sbalzi particolari, date le innumerevoli riproduzioni a scopo di selezioni che oramai hanno indebolito in loro il sistema immunitario.

I valori ideali sono compresi nei seguenti range:
PH = da 6 a 7 (consigliato 6.5/6.8)
GH = da 5 a 9 (consigliato 6/7)
KH = da 3 a 7 (consigliato 3/4)
No2 = 0
No3 = ˂20

La migliore acqua in assoluto da utilizzare nella vasca che ospiterà un betta è, senza alcun dubbio, l’acqua d’osmosi ricostruita con gli appositi sali. È un’acqua pura con tutti i valori azzerati che potranno essere adattati in base all’esigenza. Un metodo che può essere adottato per non fare uso dei sali ed ottenere risultati desiderati, è quello di equilibrare i valori dell’acqua tagliando una percentuale d’acqua di rubinetto con acqua d’osmosi. Altre volte invece, anche se sconsigliata, viene utilizzata solamente acqua di rubinetto, quest’ultima può essere utilizzata esclusivamente se i valori rientrano nel range di quelli idonei per la vasca di un betta e senza la presenza di silicati. In entrambi i casi menzionati dove si usa acqua di rubinetto, è molto importante farla decantare dentro una tanica per almeno ventiquattro ore per far depositare i metalli pesanti sul fondo, senza travasare in vasca gli ultimi 3/4cm d’acqua al momento dei cambi.

Naturalmente nei cambi d’acqua e/o nei rabbocchi, quest’ultimi fatti esclusivamente con acqua d’osmosi, bisogna sempre fare attenzione che l’acqua utilizzata, soprattutto in inverno, sia alla stessa temperatura di quella all’interno della vasca, per evitare sbalzi di temperatura e arrecare problemi di salute al betta. La causa principale degli sbalzi di temperatura sono shock termico, stress e ictyo (malattia dei puntini bianchi).

La temperatura ideale che bisognerebbe mantenere in vasca si aggira tra i 25°e i 27°, mentre generalmente viene aumentata tra 29° e 30° quando si desidera riprodurli.

Come già abbiamo accennato, l’argomento del litraggio per un esemplare di betta rimarrà, probabilmente, una questione di corrente di pensiero, ma in ogni caso bisogna dare un comfort adeguato al pesce che andremo ad ospitare all’interno della vasca, in quanto in natura è una cosa, in cattività è tutt’altro e dovremo essere noi a fornire tutto il necessario per creare un habitat naturale e farlo vivere bene.

La tipologia della vasca è caratterizzata da fattori importanti, tra cui la presenza di molte piante e l’acqua ambrata dal rilascio dei tannini da parte di legni, foglie di catappa, castagno, quercia o di pignette d’ontano.
Osservando nel dettaglio l’immagine che seguirà (Fig. 9), argomenteremo un corretto sistema per creare un habitat confortevole.

 

Il betta splendens domestico a 360°-Vasca, valori acqua e alimentazione
(Fig. 9) Vasca per betta

 

Iniziamo analizzando la vasca nell’immagine precedente, partendo dal fondo fino ad arrivare all’illuminazione.
Scegliamo un fondo scuro, nero o marrone, ghiaia inerte o lapillo vulcanico, evitando quelli chiari in quanto rifletterebbero maggiormente la luce. Arricchiamo la superficie del fondo, con dei legni che non abbiano ramificazioni appuntite e delle pietre che non siano spigolose (le Dragon Stone o simili vanno bene) e se vogliamo, creiamo anche qualche nascondiglio con delle pietre ben accatastate e ferme tra di loro o per andare sul sicuro ne possiamo costruire qualcuno con il guscio di una noce di cocco (vedi https://www.acquariofili.com/riparo-con-noce-di-cocco/ )

Vi sono delle cose importantissime da tenere in considerazione per la vasca di un betta e una di queste è sicuramente la presenza di una folta vegetazione che ossigeni l’acqua. Le piante sono molto gradite ai betta in quanto amano anche nuotare fra la vegetazione la quale offre e simula “protezione” durante il controllo del territorio da parte dell’esemplare.

Le numerose piante che possono essere posizionate all’interno di questo specifico acquario sono delle piante comuni in quasi tutti gli acquari, sono di facile gestione e a crescita rapida e lenta. Inoltre sono presenti anche nell’habitat naturale di questo pesce, stiamo parlando di varie specie di Cryptocoryne, la Ceratophillum demersum, la Microsorum pteropus, la Nayas guadalupensis e tantissime altre varietà di piante.

Naturalmente non è obbligatorio rimanere fedeli al biotopo, pertanto è concesso inserire altre varietà molto conosciute come Vallisneria spiralis, Anubias, Bacopa, del muschio ed altre non molto difficili da gestire, considerando che l’acqua dovrà assumere una colorazione ambrata, inserendo foglie di catappa o pignette d’ontano che rilasciano tannini molto utili per il pinnaggio, chiaramente non come un vero e proprio black water. È di fondamentale importanza mantenere foglie di catappa, quercia, castagno o pignette all’interno della vasca per il benessere di questi pesci, soprattutto se a pinne lunghe, le quali sono più soggette a corrodersi e sfrangiarsi. La superficie dell’acqua dovrà ospitare piante galleggianti, ed anche qua vi è l’imbarazzo della scelta tra Lymnobium, Phyllantus fluitans, Lemna minor, Lemna major, Azolla, Pistia stratiotes, Riccia fluitans, Salvinia natans, ecc. ecc.

Il nostro acquario per betta necessita obbligatoriamente di un coperchio che può essere costruito in vetro (sconsigliato perché pesante e pericoloso in quanto soggetto a facile rottura) o in plexiglas leggero e trasparente. Perché è d’obbligo il coperchio? Il coperchio dev’essere presente per due motivi fondamentali.

Il primo perché i betta sono abilissimi saltatori e quindi rischieremmo di ritrovare il nostro esemplare sul pavimento o se nel caso di una bettiera, in un altro scomparto e, secondo motivo, perché essendo un pesce che respira aria atmosferica, respirando aria con temperature più basse infiammerebbe l’organo che lo contraddistingue dagli altri pesci, il labirinto. In questo modo, il pesce respira l’aria racchiusa tra la superfice dell’acqua ed il coperchio, con le stesse condizioni di temperatura presenti in vasca, evitando sbalzi che arrecherebbero danni all’apparato respiratorio.

In base alla grandezza della vasca, all’ambratura dell’acqua e alla presenza di piante galleggianti stabiliremo la potenza dell’illuminazione che dovremmo adeguare per non dar fastidio al betta, quindi che accontenti le esigenze delle piante e del pesce stesso.

Munitevi di un buon termoriscaldatore adatto alla vasca, considerando la potenza di 1watt/litro, ma meglio se leggermente superiore. Anche in estate non scollegatelo mai perché è inutile, tanto all’interno dei riscaldatori è presente un termostato che funge da interruttore che fa partire o arrestare il funzionamento della resistenza a seconda della temperatura dell’acqua e alla temperatura impostata.

Infine, ma non per importanza, è necessario un filtro che gestisca il sistema biologico. Quello più idoneo sarebbe il filtro esterno in modo da garantire, oltre ad un filtraggio migliore, più spazio di nuoto ed una piccola quantità d’acqua in più, ma in base alle proprie esigenze possono essere utilizzati anche filtri interni e/o a zainetto, quest’ultimi alcune volte poco consigliati perché non sono abbastanza capienti per inserire del materiale biologico e a volte anche rumorosi.

Altro esempio di acquario per betta, ricreato con le stesse condizioni sono classiche vasche con litraggio maggiore ma divise in più scomparti, le cosiddette bettiere (Fig. 10), usate spesso da alcuni allevatori.

 

Il betta splendens domestico a 360°-Vasca valori acqua e alimentazione
(Fig. 10) Esempio di bettiera a 4 posti

 

Alimentazione

Per quanto concerne l’alimentazione del betta bisogna mettere subito in chiaro che il betta è un pesce prevalentemente carnivoro.
È consigliabile, quanto importante, stilare una dieta settimanale per questi pesci e cercare di rispettarla, inserendo del cibo proteico nella maggior parte dei giorni, alternando dei giorni con del buon mangime granulare che affondi (evitare assolutamente l’uso di fiocchi), delle verdure sbollentate quali, chicchi di piselli (sbucciati), spinaci, broccoli, carote e rondelle di zucchina, tutti ottimi cibi integratori per la parte cartilaginea delle pinne, e un giorno di digiuno per alleggerire l’organismo del pesce da tutto il cibo proteico.

Non c’è dubbio che il cibo vivo come le larve di zanzara (facilmente allevabili in una bacinella colma d’acqua esposta all’aperto), i cyclops, le dafnie, ed il grindal (piccoli vermi filiformi, anche questi, allevabili in casa attraverso una coltura) è il migliore in assoluto.

I tubifex (piccoli anellidi allevabili anch’essi in casa attraverso una coltura) e le larve di zanzara sono più soggetti al trasporto di agenti patogeni). Ma non sempre il cibo vivo può essere disponibile, in alternativa esistono altri tipi di cibo che lo possono sostituire. Il cibo congelato è la soluzione migliore e quella più adottata da tutti, tra questi cibi vi è il chironomus rosso, molto gradito e del quale sono particolarmente ghiotti, l’artemia salina (della quale non bisognerebbe approfittarne poiché oltre ad essere molto proteica è un tipo di cibo che il betta, ma anche tutti gli altri pesci d’acqua dolce, non potrebbe mangiare mai in natura poiché si tratta di un piccolo crostaceo proveniente da acqua salata), la dafnia e i tubifex.

Oltre a questi tipi di cibo vi sono anche delle bustine contenenti sempre cibo a base di insetti e crostacei come chironomus, dafnie e artemia, amalgamato ad una gelatina, che si rivela come una discreta alternativa al congelato. La somministrazione va effettuata con parsimonia poiché la gelatina può essere inquinante.

Inoltre in commercio questi cibi che stiamo menzionando si possono trovare anche liofilizzati, cioè essiccati, da reidratare con dell’acqua e da somministrare. A dire il vero anche se non reidratati i betta li accettano ugualmente, ma è sconsigliato (per lo stesso motivo che è sconsigliato il mangime a fiocchi) poiché contengono aria che verrà rilasciata successivamente all’interno dell’apparato digestivo, e che potrebbe provocare un’infiammazione alla vescica natatoria.

Ovviamente tra i cibi rinomati che si danno ai betta vi sono anche le anguillole dell’aceto, i naupli d’artemia, i walterworms, i microworms, i bananaworms, tutti allevabili in casa attraverso colture dedicate. Questi ultimi però sono troppo piccoli e non sempre vengono notati dal betta quando somministrati in vasca, pertanto è più consigliato utilizzarli per gli avannotti, non solo di betta ma anche di altre specie.

Un esempio di dieta equilibrata, ma del resto del tutto soggettiva, potrebbe essere la seguente:
Lunedì = Vivo (larve, dafnie, grindal, tubifex, cyclops o artemia adulta, a scelta) in alternativa liofilizzato;
Martedì = Congelato (chironomus, artemia, dafnie, a scelta) in alternativa vivo;
Mercoledì = Vivo (larve, dafnie, grindal, tubifex, cyclops o artemia adulta, a scelta) in alternativa congelato;
Giovedì = Liofilizzato ben idratato (chironomus, artemia, dafnie, a scelta) in alternativa congelato o vivo;
Venerdì = Mangime in granuli affondanti di buona qualità (si raccomandano due tipi di secco per alternare);
Sabato = Verdure sbollentate (piselli, spinaci, broccoli, carote, rondelle di zucchina, a scelta);
Domenica = Digiuno.

Può essere assolutamente normale che il betta, inizialmente, per un motivo di adattamento alla nuova vasca o a causa di abitudini diverse, rifiuti il cibo che si andrà a somministrare, ma tutto ciò si verificherà per qualche giorno e, senza troppi allarmismi, bisognerà semplicemente insistere, così, abituandosi alla nuova alimentazione il pesce inizierà a mangiare regolarmente.
Bisogna ricordare che la somministrazione del cibo al betta va effettuata sempre con moderazione poiché il troppo cibo può facilmente causargli costipazioni con conseguenti ed irreparabili blocchi intestinali, dei quali sono spesso sofferenti.

 

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Provenienza, habitat, descrizione e caratteristiche

Betta splendens a 360°

Provenienza, habitat, descrizione e caratteristiche

 

• La provenienza

Il Betta splendens (o comunemente conosciuto con il nome di pesce combattente) è un pesce d’acqua dolce che appartiene alla famiglia degli anabantidi o labirintici, inclusa impropriamente, nei primi anni 2000, nella famiglia degli Osphronemidae e proviene dal Sud-Est asiatico, precisamente dal Cambogia, dal Laos e dalla Thailandia, dove si trovano i migliori allevatori di betta al mondo. Il betta splendens vive principalmente nel fiume Mekong tra la Thailandia e la Cambogia.

• L’habitat naturale

L’habitat del betta è caratterizzata da acque basse, stagnanti o quasi ferme come risaie o paludi, ricche di tannini rilasciati dalle numerose foglie e dai legni che cadono in acqua. In natura, vivono tra una vasta varietà di piante come Cryptocoryne, Ceratophillum demersum, Limnophila, Lemna, Microsorum pteropus, Nayas, Rotala rotundifolia e tante altre ancora. In determinati periodi dell’anno in queste paludi e risaie si formano delle piccole pozze dentro le quali capita che i betta vadano a viverci in quanto ritengono questi spazi ridotti, un luogo sicuro ed indisturbato.

• Descrizione del betta

Del genere betta esistono moltissime varietà e colorazioni, tutto ciò è frutto di numerosi studi e selezioni di cui tratteremo più avanti.
I maschi e le femmine si distinguono nella corporatura, nel maschio è più robusta e presenta una specie di sporgenza sul dorso, mentre la femmina è più corta, ed il ventre è un po’ più gonfio.

Spesso la caratteristica del pinnaggio distingue il sesso, infatti generalmente il maschio presenta un pinnaggio più lungo e più folto rispetto alla femmina (Fig.1). Anche nelle varietà a pinne corte vi sono piccole differenze che evidenziano il dimorfismo sessuale, le pinne ventrali che nel maschio si sviluppano di più in lunghezza e la pinna anale che ha una forma più trapezoidale rispetto a quella più a forma rettangolare nella femmina.

Maschio e femmina possono avere una differenza di lunghezza di circa 3 cm. Il maschio può arrivare a misurare fino ad 8 cm, mentre la femmina fino a circa 5cm. Ma ciò che indiscutibilmente può distinguere i sessi è la presenza di una piccola protuberanza a forma di pallina di colore bianco sotto il ventre della femmina: la papilla genitale o più comunemente conosciuta con il nome di “ovodepositore” (Fig.2).

Come già accennato, oggi, vi sono molte colorazioni date dalle varie selezioni, ma le caratteristiche originali del betta splendens sono pinne corte e colorazioni metalliche, il Betta wild (Fig3).

 

Provenienza, habitat naturale, descrizione e caratteristiche
(Fig. 1) Betta maschio (Delta)

 

Provenienza, habitat naturale, descrizione e caratteristiche
(Fig. 2) Femmina con ovodepositore in evidenza

 

(Fig. 3) Betta wild con colori metallici – (Foto dal web)

 

• Le caratteristiche

Questa specie di pesce possiede particolari caratteristiche, tratteremo questo argomento suddividendolo in più parti parlando del “pinnaggio”, del “comportamento territoriale” unitamente alla “parata”, del “labirinto”, del “nido di bolle”, e “dell’abbraccio”.

Il pinnaggio
Il betta può avere un pinnaggio corto o lungo, ma in entrambi i casi molto particolare, e indipendentemente dalla tipologia (halfmoon, crowntail, veiltail ecc.), come si nota dall’immagine che segue, possiede tre pinne impari, cioè quella dorsale, quella caudale e quella anale, e due pari, cioè quelle pettorali e quelle ventrali.

 

Provenienza, habitat naturale, descrizione e caratteristiche

(Fig. 4) Caratteristica del pinnaggio

 

–  Il comportamento territoriale e la parata
È un pesce molto territoriale, non ama condividere i propri spazi con nessuno dei suoi simili o con pesci dai colori accesi e pinnaggi evidenti come i guppy in quanto li riconosce come suoi simili. In presenza di un suo simile tira fuori il comportamento aggressivo che c’è in lui, maschio o femmina che sia.

La caratteristica principale di questo comportamento è dato da un atteggiamento difensivo/aggressivo che avviene con l’estensione del pinnaggio e l’apertura degli opercoli, chiamato “parata” (Fig.5). È appunto un atteggiamento che i betta adottano quando qualche “estraneo non gradito” invade il loro territorio, inizialmente si atteggiano estendendo il pinnaggio e aprendo gli opercoli per allontanarlo, ma subito dopo l’atteggiamento si trasforma in una vera e propria aggressione che porta i soggetti a sfidarsi in un combattimento che potrebbe terminare anche con il decesso di uno dei due.

In natura avviene la stessa cosa a differenza che i combattimenti vengono magari ridotti dal fatto che c’è una maggiore possibilità di fuga del sottomesso e molti ripari per poter scampare al peggio, mentre in cattività lo spazio è nettamente ridotto e limitato.
C’è da evidenziare anche un altro comportamento del betta, che riguarda la femmina. Può capitare che qualche volta una femmina di betta assuma atteggiamenti di mascolinità ed in tal caso si comporta come un maschio; fa il nido di bolle, diventa aggressiva allo stesso modo, e tende addirittura ad accoppiarsi con un’altra femmina, naturalmente senza alcun risultato. La sacca ovarica non si riempie di uova ma allo stesso tempo estroflette l’ovodepositore normalmente.

Ciò nonostante bisogna anche tenere in considerazione che non tutti i betta sono caratterialmente uguali, infatti, in cattività soprattutto, vi sono soggetti con carattere dominante, quindi determinati e aggressivi e soggetti più tranquilli ma non del tutto inoffensivi, questi due tipi di carattere si rispecchiano sia nei maschi che nelle femmine, le quali quest’ultime, non sempre riescono a condividere insieme gli stessi spazi in una vasca. Solitamente, i soggetti cresciuti insieme (fratelli e sorelle o vasto allevamento di diversa prole) tendono ad essere più pacifici fra di loro e questo è testimoniato dall’esperienza di numerosi allevatori.

È importante, di tanto in tanto, porre per alcuni minuti davanti al vetro della vasca, uno specchio per far rispecchiare il betta e fargli vedere il riflesso di se stesso. Questa operazione viene effettuata per due motivi. Il primo motivo è che serve a spronarlo, tenerlo attivo e non fargli perdere l’istinto territoriale, il secondo motivo è che in questo modo esercita un’estensione delle pinne che lo aiuta a non atrofizzarle, specie i soggetti a pinnaggio lungo, come i rosetail, i delta, i superdelta, i crowntail ecc.

 

Provenienza, habitat naturale, descrizione e caratteristiche
(Fig. 5) Betta Crowntail Mustard in “parata”

 

–  Il labirinto
Per poter parlare del “labirinto”, bisogna dare uno sguardo alla morfologia del corpo del betta, e comprendere a livello anatomico che cosa è, dov’è ubicato, a che cosa serve e perchè si è sviluppato (Fig.6).

Il labirinto non è altro che un organo dell’apparato respiratorio del betta. È situato appena sopra l’esofago, infatti i due apparati sono rigorosamente collegati. Osservando dal vivo il nostro amico, noteremo che spesso risale in superficie per “boccheggiare”. Ebbene si, questa inalazione d’aria, fa si che il pesce assorba ossigeno attraverso l’aria respirata e lo spinga verso il labirinto dal quale viene espulso attraverso le branchie alla successiva “boccheggiata”, mantenendo così il labirinto sempre carico di ossigeno.

 

(Fig. 6) Anatomia del betta (Foto dal web)

 

Ma perché il nostro amico possiede quest’organo che gli altri pesci non hanno? Per rispondere bisogna rivedere il suo habitat naturale.
Come già accennato è un pesce che in natura vive in acque molto basse e in alcuni casi addirittura in piccole pozze ritenute, specie con le alte temperature, al limite dell’ossigenazione. Nel tempo, questi pesci si sono evoluti proprio per poter vivere, a volte, in condizioni estreme senza soffrire, respirando aria atmosferica che, attraverso questo organo aggiuntivo, gli permette di ossigenarsi.

– Il nido di bolle
Ritornando al comportamento, abbiamo già detto che il betta è territoriale e come tante specie di animali tende a marchiare il proprio territorio.

Anche se pur piccolo lo spazio, il maschio del betta tiene a contrassegnare la propria zona con un metodo particolare, cioè costruendo un nido di bolle, miscelando la propria saliva all’aria.
Naturalmente il nido di bolle non rappresenta soltanto la marcatura del territorio ma verrà costruito anche in fase di riproduzione poiché servirà a sostenere le uova riposte dal maschio o da entrambi.

In cattività spesso si dice che la costruzione di un nido di bolle da parte del maschio indica che è in buona salute e l’habitat ricreato è idoneo alle condizioni del pesce.
Nell’immagine che segue (Fig.7), si può notare il nido di bolle costruito da un maschio di betta.

 

(Fig. 7) Nido di bolle

 

– L’abbraccio
Di cosa si tratta? Non è altro che un vero e proprio abbraccio che avviene tra maschio e femmina. È un atteggiamento che si verifica durante l’accoppiamento, in tal caso la femmina si piega su un lato ed il maschio la avvolge curvandosi a forma di “U” su di essa per fecondare le uova che la femmina espellerà durante tale abbraccio (Fig.8).

 

(Fig. 8) L’abbraccio tra maschio e femmina durante l’accoppiamento

 
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