Il betta splendens domestico a 360°-Vasca valori acqua e alimentazione

Vasca, litraggio e convivenza , valori acqua e alimentazione

Betta splendens a 360°

Vasca, litraggio e convivenza , valori acqua e alimentazione

 

In questo capitolo tratteremo un po’ l’allevamento, non quello a livello commerciale, ma quello a livello “domestico” o meglio da classici acquariofili.

 

• Vasca, litraggio e convivenze

Spesso quando si approccia all’avvio di una vasca per betta, o una vasca in generale, ci si pone la domanda: di che acquario ho bisogno? La vasca ideale per i betta è caratterizzata da misure che si sviluppano con un’altezza che non superi i 25/30cm, essendo il betta, un pesce che risale continuamente in superficie per ossigenarsi con aria atmosferica, come trattato nel capitolo precedente. Pertanto meglio evitare le vasche con altezze esagerate in quanto il pesce faticherebbe a nuotare su e giù per la vasca.

Riguardo il litraggio della vasca, a mio avviso, non si troverà mai una risposta soddisfacente, rimarrà sempre un mito da sfatare in quanto vi sono opinioni e punti di vista diversi tra gli acquariofili (in questo caso bettofili), nel senso che c’è chi sostiene che bastano 10/15 litri per un esemplare, c’è chi invece sostiene che il litraggio minimo è di almeno 30 litri.

È vero che in natura questi pesci vivono in acque basse o addirittura in pozze d’acqua (ecco perché, a causa di questo ragionamento, nei negozi li troviamo dentro a dei bicchieri o piccoli contenitori), ma stiamo parlando di natura quindi nel loro habitat naturale. Allevandolo, contrariamente, si trova in una vasca dove, per quanto si possa ricreare il loro habitat non è mai la stessa cosa, anche perchè è risaputo che gli acquari più piccoli sono, più difficili possono essere da gestire in quanto soggetti a manutenzione più frequente e a possibili sbalzi di valori che possono influire sulla salute del pesce.

Inoltre in alcune zone dell’Italia, è imposto proprio da una legge comunale un litraggio minimo di 30 litri per la detenzione, precisamente l’articolo 51 del «Regolamento Comunale sulla tutela degli Animali», approvato dal Consiglio del Comune di Roma il 24 ottobre 2005: «Il volume dell’acquario non deve essere inferiore a 2 litri per centimetro della somma delle lunghezze degli animali ospitati ed in ogni caso non deve mai avere una capienza inferiore a 30 litri d’acqua».

Pertanto, in conclusione, senza alcuna intenzione di influenzare nessuno, considerando quanto detto sulla vasca soggetta a frequenti manutenzioni, possibili sbalzi dei valori e mantenendosi sul criterio di acquariofilia consapevole, in quanto il betta in natura può vivere in pozze ma ha anche a disposizione vaste aree (parliamo del Mekong), lo spazio ideale per un solo betta potrebbe andare dai 25 ai 30 litri netti. È consigliato questo litraggio anche perché uno spazio del genere, permette al betta un nuoto abbastanza soddisfacente (specie se a pinne lunghe), altresì non dimentichiamo che è un pesce che tende a controllare il territorio in cui nuota e ciò gli permette di avere una visuale più lunga rispetto ad una ristretta, che lo aiuta ad evitare eventuali e continui stress a causa dell’effetto riflettente del vetro che gli fa pensare alla presenza di un altro pretendente all’interno della vasca. Naturalmente il pensiero non sarà condiviso da tutti ma, come detto in precedenza, l’argomento “litraggio”, rimarrà sempre un tasto dolente in quanto frutto di opinioni diverse, soprattutto mettendosi a confronto con allevatori a livello commerciale.

Il betta è un pesce che ama molto la solitudine, non può condividere la vasca con altri betta, né maschi né femmine. Si può avviare una vasca con sole betta femmine, ma a volte può succedere che neanche tra femmine stesse la convivenza è tranquilla, questo perchè spesso tra le femmine si trova quella dominante che tende ad inseguire e scacciare le altre, mordendole. Tuttavia basterà fare attenzione a questi comportamenti e spostare eventualmente queste betta più aggressive in altro loco.

In base al litraggio, i nostri amati betta possono comunque condividere la propria “casa” con altri inquilini. Vi sono, purtroppo, dei paletti sulle scelte, a causa di compatibilità, corporature, pinnaggi ecc. infatti come compagni ideali spesso vengono affiancati, oltre a tutti i gasteropodi, le caridine multidentate, o meglio conosciute come japoniche (si consiglia la convivenza solo con questa specie poiché, le altre caridine, essendo più piccole, come spesso accade, potrebbero essere predate), e determinate specie di pesci, come titteya, pentazona, rasbore, boraras, danio e pangio.

Parlando di convivenza con altri pesci e rimanendo sul concetto espresso precedentemente sul litraggio, andremo ad aumentare lo spazio sui 40/60 litri netti, considerando il fatto che questi compagni di vasca devono essere inseriti almeno in gruppi di sei/otto esemplari e, preferibilmente, prima del betta.

 

• Valori ottimali dell’acqua, temperatura e habitat in cattività

La preparazione e l’avvio di una vasca per un betta, ma per qualsiasi altre specie, è sempre una delle cose fondamentali, in quanto da qui escono fuori i successivi risultati.

Preparare un layout dedicato ad un betta può sembrare molto impegnativo, ma sostanzialmente è facile e divertente, soprattutto nel fantasticare posizionando gli arredi e le piante.
Andiamo per ordine e argomentiamo tutto ciò che è necessario per preparare ed avviare la vasca per il nostro betta splendens.
Intanto dobbiamo sapere di quali valori dell’acqua necessita.
Il betta in natura vive in acque tenere ed acide, pertanto è importante ricreare i valori ideali in vasca per non sottoporre il pesce a sbalzi particolari, date le innumerevoli riproduzioni a scopo di selezioni che oramai hanno indebolito in loro il sistema immunitario.

I valori ideali sono compresi nei seguenti range:
PH = da 6 a 7 (consigliato 6.5/6.8)
GH = da 5 a 9 (consigliato 6/7)
KH = da 3 a 7 (consigliato 3/4)
No2 = 0
No3 = ˂20

La migliore acqua in assoluto da utilizzare nella vasca che ospiterà un betta è, senza alcun dubbio, l’acqua d’osmosi ricostruita con gli appositi sali. È un’acqua pura con tutti i valori azzerati che potranno essere adattati in base all’esigenza. Un metodo che può essere adottato per non fare uso dei sali ed ottenere risultati desiderati, è quello di equilibrare i valori dell’acqua tagliando una percentuale d’acqua di rubinetto con acqua d’osmosi. Altre volte invece, anche se sconsigliata, viene utilizzata solamente acqua di rubinetto, quest’ultima può essere utilizzata esclusivamente se i valori rientrano nel range di quelli idonei per la vasca di un betta e senza la presenza di silicati. In entrambi i casi menzionati dove si usa acqua di rubinetto, è molto importante farla decantare dentro una tanica per almeno ventiquattro ore per far depositare i metalli pesanti sul fondo, senza travasare in vasca gli ultimi 3/4cm d’acqua al momento dei cambi.

Naturalmente nei cambi d’acqua e/o nei rabbocchi, quest’ultimi fatti esclusivamente con acqua d’osmosi, bisogna sempre fare attenzione che l’acqua utilizzata, soprattutto in inverno, sia alla stessa temperatura di quella all’interno della vasca, per evitare sbalzi di temperatura e arrecare problemi di salute al betta. La causa principale degli sbalzi di temperatura sono shock termico, stress e ictyo (malattia dei puntini bianchi).

La temperatura ideale che bisognerebbe mantenere in vasca si aggira tra i 25°e i 27°, mentre generalmente viene aumentata tra 29° e 30° quando si desidera riprodurli.

Come già abbiamo accennato, l’argomento del litraggio per un esemplare di betta rimarrà, probabilmente, una questione di corrente di pensiero, ma in ogni caso bisogna dare un comfort adeguato al pesce che andremo ad ospitare all’interno della vasca, in quanto in natura è una cosa, in cattività è tutt’altro e dovremo essere noi a fornire tutto il necessario per creare un habitat naturale e farlo vivere bene.

La tipologia della vasca è caratterizzata da fattori importanti, tra cui la presenza di molte piante e l’acqua ambrata dal rilascio dei tannini da parte di legni, foglie di catappa, castagno, quercia o di pignette d’ontano.
Osservando nel dettaglio l’immagine che seguirà (Fig. 9), argomenteremo un corretto sistema per creare un habitat confortevole.

 

Il betta splendens domestico a 360°-Vasca, valori acqua e alimentazione
(Fig. 9) Vasca per betta

 

Iniziamo analizzando la vasca nell’immagine precedente, partendo dal fondo fino ad arrivare all’illuminazione.
Scegliamo un fondo scuro, nero o marrone, ghiaia inerte o lapillo vulcanico, evitando quelli chiari in quanto rifletterebbero maggiormente la luce. Arricchiamo la superficie del fondo, con dei legni che non abbiano ramificazioni appuntite e delle pietre che non siano spigolose (le Dragon Stone o simili vanno bene) e se vogliamo, creiamo anche qualche nascondiglio con delle pietre ben accatastate e ferme tra di loro o per andare sul sicuro ne possiamo costruire qualcuno con il guscio di una noce di cocco (vedi https://www.acquariofili.com/riparo-con-noce-di-cocco/ )

Vi sono delle cose importantissime da tenere in considerazione per la vasca di un betta e una di queste è sicuramente la presenza di una folta vegetazione che ossigeni l’acqua. Le piante sono molto gradite ai betta in quanto amano anche nuotare fra la vegetazione la quale offre e simula “protezione” durante il controllo del territorio da parte dell’esemplare.

Le numerose piante che possono essere posizionate all’interno di questo specifico acquario sono delle piante comuni in quasi tutti gli acquari, sono di facile gestione e a crescita rapida e lenta. Inoltre sono presenti anche nell’habitat naturale di questo pesce, stiamo parlando di varie specie di Cryptocoryne, la Ceratophillum demersum, la Microsorum pteropus, la Nayas guadalupensis e tantissime altre varietà di piante.

Naturalmente non è obbligatorio rimanere fedeli al biotopo, pertanto è concesso inserire altre varietà molto conosciute come Vallisneria spiralis, Anubias, Bacopa, del muschio ed altre non molto difficili da gestire, considerando che l’acqua dovrà assumere una colorazione ambrata, inserendo foglie di catappa o pignette d’ontano che rilasciano tannini molto utili per il pinnaggio, chiaramente non come un vero e proprio black water. È di fondamentale importanza mantenere foglie di catappa, quercia, castagno o pignette all’interno della vasca per il benessere di questi pesci, soprattutto se a pinne lunghe, le quali sono più soggette a corrodersi e sfrangiarsi. La superficie dell’acqua dovrà ospitare piante galleggianti, ed anche qua vi è l’imbarazzo della scelta tra Lymnobium, Phyllantus fluitans, Lemna minor, Lemna major, Azolla, Pistia stratiotes, Riccia fluitans, Salvinia natans, ecc. ecc.

Il nostro acquario per betta necessita obbligatoriamente di un coperchio che può essere costruito in vetro (sconsigliato perché pesante e pericoloso in quanto soggetto a facile rottura) o in plexiglas leggero e trasparente. Perché è d’obbligo il coperchio? Il coperchio dev’essere presente per due motivi fondamentali.

Il primo perché i betta sono abilissimi saltatori e quindi rischieremmo di ritrovare il nostro esemplare sul pavimento o se nel caso di una bettiera, in un altro scomparto e, secondo motivo, perché essendo un pesce che respira aria atmosferica, respirando aria con temperature più basse infiammerebbe l’organo che lo contraddistingue dagli altri pesci, il labirinto. In questo modo, il pesce respira l’aria racchiusa tra la superfice dell’acqua ed il coperchio, con le stesse condizioni di temperatura presenti in vasca, evitando sbalzi che arrecherebbero danni all’apparato respiratorio.

In base alla grandezza della vasca, all’ambratura dell’acqua e alla presenza di piante galleggianti stabiliremo la potenza dell’illuminazione che dovremmo adeguare per non dar fastidio al betta, quindi che accontenti le esigenze delle piante e del pesce stesso.

Munitevi di un buon termoriscaldatore adatto alla vasca, considerando la potenza di 1watt/litro, ma meglio se leggermente superiore. Anche in estate non scollegatelo mai perché è inutile, tanto all’interno dei riscaldatori è presente un termostato che funge da interruttore che fa partire o arrestare il funzionamento della resistenza a seconda della temperatura dell’acqua e alla temperatura impostata.

Infine, ma non per importanza, è necessario un filtro che gestisca il sistema biologico. Quello più idoneo sarebbe il filtro esterno in modo da garantire, oltre ad un filtraggio migliore, più spazio di nuoto ed una piccola quantità d’acqua in più, ma in base alle proprie esigenze possono essere utilizzati anche filtri interni e/o a zainetto, quest’ultimi alcune volte poco consigliati perché non sono abbastanza capienti per inserire del materiale biologico e a volte anche rumorosi.

Altro esempio di acquario per betta, ricreato con le stesse condizioni sono classiche vasche con litraggio maggiore ma divise in più scomparti, le cosiddette bettiere (Fig. 10), usate spesso da alcuni allevatori.

 

Il betta splendens domestico a 360°-Vasca valori acqua e alimentazione
(Fig. 10) Esempio di bettiera a 4 posti

 

Alimentazione

Per quanto concerne l’alimentazione del betta bisogna mettere subito in chiaro che il betta è un pesce prevalentemente carnivoro.
È consigliabile, quanto importante, stilare una dieta settimanale per questi pesci e cercare di rispettarla, inserendo del cibo proteico nella maggior parte dei giorni, alternando dei giorni con del buon mangime granulare che affondi (evitare assolutamente l’uso di fiocchi), delle verdure sbollentate quali, chicchi di piselli (sbucciati), spinaci, broccoli, carote e rondelle di zucchina, tutti ottimi cibi integratori per la parte cartilaginea delle pinne, e un giorno di digiuno per alleggerire l’organismo del pesce da tutto il cibo proteico.

Non c’è dubbio che il cibo vivo come le larve di zanzara (facilmente allevabili in una bacinella colma d’acqua esposta all’aperto), i cyclops, le dafnie, ed il grindal (piccoli vermi filiformi, anche questi, allevabili in casa attraverso una coltura) è il migliore in assoluto.

I tubifex (piccoli anellidi allevabili anch’essi in casa attraverso una coltura) e le larve di zanzara sono più soggetti al trasporto di agenti patogeni). Ma non sempre il cibo vivo può essere disponibile, in alternativa esistono altri tipi di cibo che lo possono sostituire. Il cibo congelato è la soluzione migliore e quella più adottata da tutti, tra questi cibi vi è il chironomus rosso, molto gradito e del quale sono particolarmente ghiotti, l’artemia salina (della quale non bisognerebbe approfittarne poiché oltre ad essere molto proteica è un tipo di cibo che il betta, ma anche tutti gli altri pesci d’acqua dolce, non potrebbe mangiare mai in natura poiché si tratta di un piccolo crostaceo proveniente da acqua salata), la dafnia e i tubifex.

Oltre a questi tipi di cibo vi sono anche delle bustine contenenti sempre cibo a base di insetti e crostacei come chironomus, dafnie e artemia, amalgamato ad una gelatina, che si rivela come una discreta alternativa al congelato. La somministrazione va effettuata con parsimonia poiché la gelatina può essere inquinante.

Inoltre in commercio questi cibi che stiamo menzionando si possono trovare anche liofilizzati, cioè essiccati, da reidratare con dell’acqua e da somministrare. A dire il vero anche se non reidratati i betta li accettano ugualmente, ma è sconsigliato (per lo stesso motivo che è sconsigliato il mangime a fiocchi) poiché contengono aria che verrà rilasciata successivamente all’interno dell’apparato digestivo, e che potrebbe provocare un’infiammazione alla vescica natatoria.

Ovviamente tra i cibi rinomati che si danno ai betta vi sono anche le anguillole dell’aceto, i naupli d’artemia, i walterworms, i microworms, i bananaworms, tutti allevabili in casa attraverso colture dedicate. Questi ultimi però sono troppo piccoli e non sempre vengono notati dal betta quando somministrati in vasca, pertanto è più consigliato utilizzarli per gli avannotti, non solo di betta ma anche di altre specie.

Un esempio di dieta equilibrata, ma del resto del tutto soggettiva, potrebbe essere la seguente:
Lunedì = Vivo (larve, dafnie, grindal, tubifex, cyclops o artemia adulta, a scelta) in alternativa liofilizzato;
Martedì = Congelato (chironomus, artemia, dafnie, a scelta) in alternativa vivo;
Mercoledì = Vivo (larve, dafnie, grindal, tubifex, cyclops o artemia adulta, a scelta) in alternativa congelato;
Giovedì = Liofilizzato ben idratato (chironomus, artemia, dafnie, a scelta) in alternativa congelato o vivo;
Venerdì = Mangime in granuli affondanti di buona qualità (si raccomandano due tipi di secco per alternare);
Sabato = Verdure sbollentate (piselli, spinaci, broccoli, carote, rondelle di zucchina, a scelta);
Domenica = Digiuno.

Può essere assolutamente normale che il betta, inizialmente, per un motivo di adattamento alla nuova vasca o a causa di abitudini diverse, rifiuti il cibo che si andrà a somministrare, ma tutto ciò si verificherà per qualche giorno e, senza troppi allarmismi, bisognerà semplicemente insistere, così, abituandosi alla nuova alimentazione il pesce inizierà a mangiare regolarmente.
Bisogna ricordare che la somministrazione del cibo al betta va effettuata sempre con moderazione poiché il troppo cibo può facilmente causargli costipazioni con conseguenti ed irreparabili blocchi intestinali, dei quali sono spesso sofferenti.

 

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Provenienza, habitat, descrizione e caratteristiche

Betta splendens a 360°

Provenienza, habitat, descrizione e caratteristiche

 

• La provenienza

Il Betta splendens (o comunemente conosciuto con il nome di pesce combattente) è un pesce d’acqua dolce che appartiene alla famiglia degli anabantidi o labirintici, inclusa impropriamente, nei primi anni 2000, nella famiglia degli Osphronemidae e proviene dal Sud-Est asiatico, precisamente dal Cambogia, dal Laos e dalla Thailandia, dove si trovano i migliori allevatori di betta al mondo. Il betta splendens vive principalmente nel fiume Mekong tra la Thailandia e la Cambogia.

• L’habitat naturale

L’habitat del betta è caratterizzata da acque basse, stagnanti o quasi ferme come risaie o paludi, ricche di tannini rilasciati dalle numerose foglie e dai legni che cadono in acqua. In natura, vivono tra una vasta varietà di piante come Cryptocoryne, Ceratophillum demersum, Limnophila, Lemna, Microsorum pteropus, Nayas, Rotala rotundifolia e tante altre ancora. In determinati periodi dell’anno in queste paludi e risaie si formano delle piccole pozze dentro le quali capita che i betta vadano a viverci in quanto ritengono questi spazi ridotti, un luogo sicuro ed indisturbato.

• Descrizione del betta

Del genere betta esistono moltissime varietà e colorazioni, tutto ciò è frutto di numerosi studi e selezioni di cui tratteremo più avanti.
I maschi e le femmine si distinguono nella corporatura, nel maschio è più robusta e presenta una specie di sporgenza sul dorso, mentre la femmina è più corta, ed il ventre è un po’ più gonfio.

Spesso la caratteristica del pinnaggio distingue il sesso, infatti generalmente il maschio presenta un pinnaggio più lungo e più folto rispetto alla femmina (Fig.1). Anche nelle varietà a pinne corte vi sono piccole differenze che evidenziano il dimorfismo sessuale, le pinne ventrali che nel maschio si sviluppano di più in lunghezza e la pinna anale che ha una forma più trapezoidale rispetto a quella più a forma rettangolare nella femmina.

Maschio e femmina possono avere una differenza di lunghezza di circa 3 cm. Il maschio può arrivare a misurare fino ad 8 cm, mentre la femmina fino a circa 5cm. Ma ciò che indiscutibilmente può distinguere i sessi è la presenza di una piccola protuberanza a forma di pallina di colore bianco sotto il ventre della femmina: la papilla genitale o più comunemente conosciuta con il nome di “ovodepositore” (Fig.2).

Come già accennato, oggi, vi sono molte colorazioni date dalle varie selezioni, ma le caratteristiche originali del betta splendens sono pinne corte e colorazioni metalliche, il Betta wild (Fig3).

 

Provenienza, habitat naturale, descrizione e caratteristiche
(Fig. 1) Betta maschio (Delta)

 

Provenienza, habitat naturale, descrizione e caratteristiche
(Fig. 2) Femmina con ovodepositore in evidenza

 

(Fig. 3) Betta wild con colori metallici – (Foto dal web)

 

• Le caratteristiche

Questa specie di pesce possiede particolari caratteristiche, tratteremo questo argomento suddividendolo in più parti parlando del “pinnaggio”, del “comportamento territoriale” unitamente alla “parata”, del “labirinto”, del “nido di bolle”, e “dell’abbraccio”.

Il pinnaggio
Il betta può avere un pinnaggio corto o lungo, ma in entrambi i casi molto particolare, e indipendentemente dalla tipologia (halfmoon, crowntail, veiltail ecc.), come si nota dall’immagine che segue, possiede tre pinne impari, cioè quella dorsale, quella caudale e quella anale, e due pari, cioè quelle pettorali e quelle ventrali.

 

Provenienza, habitat naturale, descrizione e caratteristiche

(Fig. 4) Caratteristica del pinnaggio

 

–  Il comportamento territoriale e la parata
È un pesce molto territoriale, non ama condividere i propri spazi con nessuno dei suoi simili o con pesci dai colori accesi e pinnaggi evidenti come i guppy in quanto li riconosce come suoi simili. In presenza di un suo simile tira fuori il comportamento aggressivo che c’è in lui, maschio o femmina che sia.

La caratteristica principale di questo comportamento è dato da un atteggiamento difensivo/aggressivo che avviene con l’estensione del pinnaggio e l’apertura degli opercoli, chiamato “parata” (Fig.5). È appunto un atteggiamento che i betta adottano quando qualche “estraneo non gradito” invade il loro territorio, inizialmente si atteggiano estendendo il pinnaggio e aprendo gli opercoli per allontanarlo, ma subito dopo l’atteggiamento si trasforma in una vera e propria aggressione che porta i soggetti a sfidarsi in un combattimento che potrebbe terminare anche con il decesso di uno dei due.

In natura avviene la stessa cosa a differenza che i combattimenti vengono magari ridotti dal fatto che c’è una maggiore possibilità di fuga del sottomesso e molti ripari per poter scampare al peggio, mentre in cattività lo spazio è nettamente ridotto e limitato.
C’è da evidenziare anche un altro comportamento del betta, che riguarda la femmina. Può capitare che qualche volta una femmina di betta assuma atteggiamenti di mascolinità ed in tal caso si comporta come un maschio; fa il nido di bolle, diventa aggressiva allo stesso modo, e tende addirittura ad accoppiarsi con un’altra femmina, naturalmente senza alcun risultato. La sacca ovarica non si riempie di uova ma allo stesso tempo estroflette l’ovodepositore normalmente.

Ciò nonostante bisogna anche tenere in considerazione che non tutti i betta sono caratterialmente uguali, infatti, in cattività soprattutto, vi sono soggetti con carattere dominante, quindi determinati e aggressivi e soggetti più tranquilli ma non del tutto inoffensivi, questi due tipi di carattere si rispecchiano sia nei maschi che nelle femmine, le quali quest’ultime, non sempre riescono a condividere insieme gli stessi spazi in una vasca. Solitamente, i soggetti cresciuti insieme (fratelli e sorelle o vasto allevamento di diversa prole) tendono ad essere più pacifici fra di loro e questo è testimoniato dall’esperienza di numerosi allevatori.

È importante, di tanto in tanto, porre per alcuni minuti davanti al vetro della vasca, uno specchio per far rispecchiare il betta e fargli vedere il riflesso di se stesso. Questa operazione viene effettuata per due motivi. Il primo motivo è che serve a spronarlo, tenerlo attivo e non fargli perdere l’istinto territoriale, il secondo motivo è che in questo modo esercita un’estensione delle pinne che lo aiuta a non atrofizzarle, specie i soggetti a pinnaggio lungo, come i rosetail, i delta, i superdelta, i crowntail ecc.

 

Provenienza, habitat naturale, descrizione e caratteristiche
(Fig. 5) Betta Crowntail Mustard in “parata”

 

–  Il labirinto
Per poter parlare del “labirinto”, bisogna dare uno sguardo alla morfologia del corpo del betta, e comprendere a livello anatomico che cosa è, dov’è ubicato, a che cosa serve e perchè si è sviluppato (Fig.6).

Il labirinto non è altro che un organo dell’apparato respiratorio del betta. È situato appena sopra l’esofago, infatti i due apparati sono rigorosamente collegati. Osservando dal vivo il nostro amico, noteremo che spesso risale in superficie per “boccheggiare”. Ebbene si, questa inalazione d’aria, fa si che il pesce assorba ossigeno attraverso l’aria respirata e lo spinga verso il labirinto dal quale viene espulso attraverso le branchie alla successiva “boccheggiata”, mantenendo così il labirinto sempre carico di ossigeno.

 

(Fig. 6) Anatomia del betta (Foto dal web)

 

Ma perché il nostro amico possiede quest’organo che gli altri pesci non hanno? Per rispondere bisogna rivedere il suo habitat naturale.
Come già accennato è un pesce che in natura vive in acque molto basse e in alcuni casi addirittura in piccole pozze ritenute, specie con le alte temperature, al limite dell’ossigenazione. Nel tempo, questi pesci si sono evoluti proprio per poter vivere, a volte, in condizioni estreme senza soffrire, respirando aria atmosferica che, attraverso questo organo aggiuntivo, gli permette di ossigenarsi.

– Il nido di bolle
Ritornando al comportamento, abbiamo già detto che il betta è territoriale e come tante specie di animali tende a marchiare il proprio territorio.

Anche se pur piccolo lo spazio, il maschio del betta tiene a contrassegnare la propria zona con un metodo particolare, cioè costruendo un nido di bolle, miscelando la propria saliva all’aria.
Naturalmente il nido di bolle non rappresenta soltanto la marcatura del territorio ma verrà costruito anche in fase di riproduzione poiché servirà a sostenere le uova riposte dal maschio o da entrambi.

In cattività spesso si dice che la costruzione di un nido di bolle da parte del maschio indica che è in buona salute e l’habitat ricreato è idoneo alle condizioni del pesce.
Nell’immagine che segue (Fig.7), si può notare il nido di bolle costruito da un maschio di betta.

 

(Fig. 7) Nido di bolle

 

– L’abbraccio
Di cosa si tratta? Non è altro che un vero e proprio abbraccio che avviene tra maschio e femmina. È un atteggiamento che si verifica durante l’accoppiamento, in tal caso la femmina si piega su un lato ed il maschio la avvolge curvandosi a forma di “U” su di essa per fecondare le uova che la femmina espellerà durante tale abbraccio (Fig.8).

 

(Fig. 8) L’abbraccio tra maschio e femmina durante l’accoppiamento

 
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