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Allestimento per caridine Davidi

Allestimento per caridine Davidi

Capita spesso di avere a disposizione una piccola vasca (dai 20 ai 40 L) e ci chiediamo cosa poter mettere all’interno.
Una buona scelta può essere utilizzarlo per ospitare delle caridine, con questo articolo, mi piacerebbe indicare quelle che secondo me sono le principali linee guida per Allestimento per caridine Davidi.

Anche se caratterizzate da dimensioni ridotte questi simpatici animaletti possono comunque dare delle belle soddisfazioni, pur essendo caratterizzate da una gestione relativamente semplice.

 

Allestimento

Partiamo con ordine… cosa ci serve per poterle ospitare.

per l’ Allestimento per caridine Davidi sono sicuramente da prediligere VASCHE RETTANGOLARI in quanto a questi animaletti piace più zampettare piuttosto che nuotare in giro. Come dimensioni si legge di tutto da pochi litri a grandi vasche, mi concentrerò sul limite inferiore della dimensione, che secondo la mia opinione, non dovrebbe scendere sotto i 20 L netti. Personalmente sconsiglio di andare sotto tale volume per l’impatto sempre maggiori che l’evaporazione può avere sui valori e per il fatto che vasche molto piccole mal sopportano eventuali errori di gestione.

Altra questione che su cui possiamo trovare pareri molto discordanti è la questione FILTRO. Personalmente non sono amante dei filtri ad aria (specialmente quando non sono accompagnati da un supporto biologico). Rimarrei su un piccolo filtro interno (in genere sono di piccole dimensioni ed eventualmente angolari per recuperare spazio) o un filtro a zainetto in cui non devono mancare i canolicchi. Date le esigue dimensioni di tali filtri i mini-Siphorax della Sera sono un supporto consigliato. In entrambi i casi l’aspirazione deve essere schermata (si può usare una calza di nylon per esempio).

Allestimento per caridine Davidi Allestimento per caridine Davidi Allestimento per caridine Davidi

Passando ora all’allestimento non sono necessarie cose particolari. possiamo impiegare un qualsiasi FONDO INERTE possibilmente di colori scuri (fanno risaltare i colori della livrea e riflettono meno la luce) possibilmente di granulometria medio piccola (1-5 mm). Come arredo vanno bene sia legni che rocce (purchè inerti, come ad esempio le Dargonstone). Si sconsiglia l’uso di fondi fertili, in quanto le caridine potrebbero essere sensibili ad essi.

Allestimento per caridine Davidi

Nell’ Allestimento per caridine Davidi anche per le PIANTE la scelta è estremamente ampia (valutatele in base al tipo di luce che avete a disposizione) e può quindi adattarsi a nostro gusto, ma ci sono alcune “regole” che sarebbe meglio seguire:

  • Devono essere estremamente abbondanti i MUSCHI. Essi infatti sono estremamente importanti per le caridine: gli esemplari adulti passano moltissimo tempo a “spulciarli” per potersi cibare di micro-alghe e le baby invece lo sfruttano anche come nascondiglio.Ci si può sbizzarrire con muschi del genere Taxiphillum, Vesicularia, Riccia, Fissidens fontinalis, etc.
  • Evitare PIANTE ROSSE E/O ESTREMAMENTE ESIGENTI e “PRATINI” in quanto richiedono fertilizzazione e illuminazione molto spinte, scarsamente gradite ai gamberetti. In generale le piante ghiotte di ferro le eviterei (si possono mettere, però bisogna essere consapevoli del fatto che con una fertilizzazione molto blanda, potrebbero risentirne).
  • È caldamente consigliato l’inserimento di CLADOPHORE, comunemente chiamate “alghe palla” (vale lo stesso discorso dei muschi)Io trovo poi molto utili anche piante come il Ceratophillum lasciato galleggiante (pianta veloce che aiuta molto anche il filtro a smaltire gli inquinanti), ma non è fondamentale se non piace.

Allestimento per caridine DavidiIl RISCALDATORE può essere presente, come non esserlo. Se riuscite a mantenere la temperatura sui 21/22 °C senza, potete tranquillamente evitarlo tenendo presente che non bisogna scendere sotto i 19°C.

 

 

 

Nota: l’aeratore, in presenza di piante, lo ritengo piuttosto superfluo, si può quindi omettere fatto salvo l’uso di filtri interni ad aria.

 

 

Valori e Gestione

Partiamo con il dire una cosa che può essere anche abbastanza scontata, però molto importante, l’acqua deve essere “pulita”. Con ciò intendo che le caridine tollerano poco vasche con alte concentrazioni di inquinanti e metalli pesanti (possono portare anche alla morte della colonia stessa).

Per questo motivo consiglio caldamente l’utilizzo di ACQUA DI OSMOSI per la gestione dei caridinai, chiaramente ricostruita con sali appositi per ottenere KH e GH adeguati, indipendentemente dalle caratteristiche dell’acqua di rubinetto. L’acqua di osmosi elimina tutte le componenti dannose, che benché siano contenute in bassa %, con il tempo possono accumularsi.

A livello pratico come valori abbiamo:

  • pH: 7-8
  • KH: 3-5
  • GH: 7-9
  • NO3: massimo 5 mg/l (consigliato)
  • PO4: massimo 0.5 mg/l (consigliato)
  • Fe: massimo 0.2 mg/l
  • Conduttività: 400-500 µS/cm
  • Temperatura 19-23 °C (ottimale a 21-22°C)

È quindi possibile mantenere una blanda fertilizzazione, senza arrecare danno ai gamberetti. Per quanto riguarda il ferro però bisogna avere cura di inserirlo in forma CHELATA, in modo che rimanga stabile in vasca, senza però creare problemi alle caridine stesse. Se non ve la sentite di fertilizzare “normalmente” o avete piante tutto sommato molto poco esigenti consiglio comunque di inserire un po’ di potassio. Potete usare prodotti commerciali come Kalium della Easy Life o Potassium della Seachem o per gli amanti del DYI il solfato di potassio K2SO4, partendo possibilmente da sali puri (è meglio però evitare di superare i 10 mg/L.).

Per i cambi d’acqua è possibile effettuare dei cambi del 15% ogni due settimane, ma non è una regola ferrea, dipende dalla gestione che preferite seguire. La cosa importante è fare il cambio con dell’acqua alla STESSA TEMPERATURA della vasca (oltre ovviamente a valori quanto più possibile simili). Ricordo inoltre che i cambi di acqua possono stimolare la muta, è quindi frequente trovare dei “fantasmi” in vasca (non toglieteli, non creano nessun problema in vasca).

Allestimento per caridine Davidi

 

Consiglio: Nella gestione di un caridinaio è raccomandabile l’uso di un conduttimetro con il quale possiamo ricostruire facilmente e rapidamente l’acqua osmotica per portarla agli stessi valori di KH e GH di quelli in vasca usando appositi sali e per controllare la qualità dell’acqua osmotica (che non deve superare i 20 µS/cm per essere di buona qualità

 

 

 

Parlando di problematiche relative alla uno dei problemi principali è la comparsa di PLANARIE. Sono dei vermetti che spesso possiamo trovare sul vetro (ma anche su tutti gli arredi), di colore bianco/marroncino in genere. Hanno dimensioni estremamente variabili da qualche mm a oltre 1 cm. Sono facilmente riconoscibili poiché la loro testa ha la tipica forma triangolare. La loro presenza se da un lato indica una buona qualità dell’acqua, dall’altro può essere un problema non solo estetico, ma anche per le baby stesse in quanto possono essere predate.

Allestimento per caridine DavidiEsse possono arrivare in vasca con l’inserimento di nuove piante per esempio (anche se non le vedete al momento le piante possono trasportare le uova di tali micro-organismi che sono molto resistenti). Per eliminarle in modo efficace bisogna ricorrere al No-Planaria della Ghenchem (un estratto naturale a base di foglie di banano). Le trappole possono aiutare a ridurre il numero di planarie in vasca per evitare una formazione eccessiva di materiale organico in vasca che andrà a decomporsi. Evitavate l’inserimento di pesci, anche di piccole dimensioni, come predano le planarie possono predare anche le baby. Non utilizzerei inoltre metodi che portano all’utilizzo di farmaci, in quanto le caridine sono sensibili a molti principi attivi (possono portare, soprattutto se dosati in modo non corretto, a morte o danni alle caridine stesse).

Nota: evitate di tagliuzzare o schiacciare le planarie in vasca, hanno delle grandissime capacità rigenerative, che gli permettono di sostituire le parti amputate (quindi non solo non eliminerete la planaria, ma ne andrete a ottenere 2).

Allestimento per caridine Davidi

Le C. davidii prediligono temperature che oscillano tra i 19°C e i 23°C quindi anche nel periodo invernale si potrebbe omettere il riscaldatore se nelle vostre case le temperature non scendono oltre la minima richiesta. Il periodo critico per questi piccoli crostacei e per chi le alleva è l’estate. I gamberetti mal sopportano le temperature alte soprattutto se per lunghi periodi. L’ esito è fatale! Quindi è necessario provvedere a montare le ventoline per raffreddare l’acqua. Dotate di un termostato e di una sonda termica queste andranno in funzione appena la temperatura supera i 23°C o quella impostata da voi. La circolazione forzata dell’aria sulla superficie della vasca faciliterà l’evaporazione e quindi il raffreddamento. In questo periodo preparatevi a fare frequenti rabbocchi con RO. Questa operazione può essere semplificata con un piccolo impianto di ripristino.

 

Popolazione

Dopo aver fatto maturare la vasca arriva il momento di inserire finalmente le caridine. Indipendentemente dal tipo inserirei non meno di 10 esemplari. Questi gamberetti infatti sono estremamente timidi e con una certa socialità, per cui inserire un certo numero di individui le renderà meno timorose, oltre ad assicurarvi con una buona probabilità la presenza di maschi e femmine.

Il dimorfismo, specialmente negli esemplari giovani non è spiccato. In generale in età adulta le femmine raggiungono una dimensione maggiore (anche 2.5 cm), hanno un corpo più tozzo ed è possibile notare la sacca ovarica sul dorso (anche se per alcune colorazioni è difficile). I maschi hanno un corpo più affusolato e in genere dimensioni minori.

Per quanto riguarda la riproduzione, quando le femmine sono pronte per la riproduzione emetteranno i feromoni che faranno impazzire i maschi Dopo la fecondazione le uova scenderanno tra i pleopodi sotto l’addome e li resteranno attaccate. Dopo 20-30 giorni nasceranno i piccoli già autonomi (dimensione circa 1 mm).

Non preoccupatevi troppo se per i primi tempi le vedrete poco in vasca, devono abituarsi al nuovo ambiente ed è quindi normale che passino buona parte del loro tempo nascoste.

NOTA IMPORTANTE:

inserite un solo tipo di caridina (intendo un unico colore) per vasca. Esemplari di colorazioni differenti infatti si incrociano tra loro. Ciò non vi farà ottenere colorazioni particolari, ma vi farà perdere entro poche generazioni il colore iniziale (avrete quindi in vasca delle caridine wild, trasparenti).

 

 

Allestimento per caridine DavidiArriviamo dunque a un altro punto dolente. La convivenza con i pesci. Personalmente non mi sento di consigliare NESSUN TIPO di CONVIVENZA con essi. Per quanto mi riguarda le caridine vanno allevate in vasca monospecifica. Le baby appena nate sono di dimensioni estremamente ridotte (circa 1 mm) e possono essere predate da qualsiasi pesce (ricordo inoltre che i piccoli crostacei sono alla base dell’alimentazione). Nella foto potete vedere una baby di poco più di due settimane, grande al massimo 4-5 mm.  Viene abbastanza da sé il fatto che un esemplare di queste dimensioni viene facilmente predato da moltissime specie di pesci (soprattutto nel periodo precedente).

 

Alimentazione

Partiamo dal presupposto che le caridine mangiano davvero qualsiasi cosa sia di loro interesse. Detto ciò è buona norma variare la loro dieta con diverse tipologie di cibo, in modo da fornire un’alimentazione bilanciata.

Oltre a un mangime “base” possiamo andare ad utilizzare (a titolo di esempio): integratori a base di ortica (molto consigliato): permettono di fornire sali minerali utili al sistema immunitario e per un corretto metabolismo; Verdure sbollentate; altri integratori specifici; bastoncini ricoperti con pastoni di vari gusti o pastoni home made… Insomma, le scelte non mancano.

Allestimento per caridine Davidi Allestimento per caridine Davidi

Consiglio inoltre di mantenere in vasca delle FOGLIE DI CATAPPA sempre a disposizione delle caridine, anch’esso è un utile integratore alla loro dieta.

Allestimento per caridine Davidi

Per quanto riguarda la frequenza dei pasti suggerisco di darli a giorni alterni, alternando i vari alimenti.

 

 

Oltre a questa guida “Allestimento per caridine Davidi” si consiglia la lettura dei seguenti articoli per approfondimenti:
Caridine cantonensis
Caridine e neocaridine
Gradi di selezione della caridina cantonensis Red Crystal

 

E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e del proprietario.

Guida Allestimento per caridine Davidi impaginata da Marco Ferrara

©www.acquariofili.com

Protocollo di fertilizzazione Alxyon

Protocollo di fertilizzazione Alxyon

Protocollo PhytaGen

[dropcap]I[/dropcap]i protocollo di fertilizzazione Alxyon si presenta sul mercato con la sua linea PhytaGen, pensata per l’acquario di piante e prodotta su standard farmaceutici.

QUI trovate la pagina esplicativa del Protocollo di fertilizzazione Alxyon che si prefigge lo scopo di guidare passo passo l’appassionato nell’allestimento e mantenimento di un acquario di piante in maniera affidabile e ripetibile, ma allo stesso tempo semplice, grazie all’uso dei prodotti della linea PhytaGen.

Protocollo di fertilizzazione AlxyonCon la linea PhytaGen di alxyon è  possibile mantenere acquari con le piante più  esigenti, in maniera molto semplice e con l’uso di soli 4 prodotti:
– Sali remineralizzatori (PhytaGen S1 Planta),
– Microelementi (PhytaGen M1 oppure PhytaGen M2),
– Azoto (PhytaGen N1) e Fosforo (PhytaGen P1).

Per gestire al meglio la conduzione, gli acquari di piante vengono idealmente raggruppati da alxyon nelle seguenti 3 categorie, in funzione del proprio Metabolismo Vegetale (MV):
• MV alto: alto consumo di nutrienti; dovuto alla presenza di una grande quantità di piante in rapida crescita.
• MV medio: consumo medio di nutrienti; dovuto ad una discreta presenza di piante e/o ad una loro crescita mediamente rapida
• MV basso: consumo basso di nutrienti; dovuto alla presenza di un moderato numero di piante e/o ad una loro crescita moderata.
Rimanendo ovviamente possibili tutte le gradazioni intermedie.

Tenendo a mente quanto detto sopra, qui di seguito trovate la descrizione dei sucitati prodotti, come dal sito del produttore.

 

PhytaGen S1 Planta

Protocollo di fertilizzazione Alxyon

Descrizione:

PhytaGen S1 Planta è una miscela di sali per il riequilibrio minerale dell’acqua destinata all’acquario di piante.
Partendo da acqua demineralizzata, PhytaGen S1 Planta permette di ottenere un’acqua ideale per la coltivazione delle piante acquatiche in maniera molto semplice.
PhytaGen S1 Planta ricostruisce contemporaneamente la durezza totale (generalmente misurata in dGH) e l’alcalinità (generalmente misurata in dKH), portandole entrambe su valori ideali.
Apporta inoltre una dose di Potassio tale da non aver bisogno di ulteriori integrazioni (anzi sconsigliate).

 

 

Composizione percentuale:

Protocollo di fertilizzazione Alxyon

 

Caratteristiche di PhytaGen S1 Planta 
Con l’uso di PhytaGen S1 Planta ai dosaggi consigliati (3 grammi ogni 10 litri) si ha la certezza che tutti i cationi e gli anioni indispensabili siano presenti in quantità e rapporti reciproci ideali per l’acquario di piante, ottenendo in particolare i vantaggi seguenti:
• Conduttività
Si assesta su un valore molto basso (circa 380 µSiemens/cm).
Cosa questa molto importante in un acquario di piante (vedi dettagli sotto).
 Alcalinità
Viene portata al valore di 4 dKH.
Questo valore di KH, congiuntamente alla corretta concentrazione di CO2 disciolta (che in una vasca di piante dovrebbe essere mantenuta tra 15 e 30 mg/l), permette di tamponare il pH nel range 6,6-7,0 (per via della relazione tra alcalinità, pH e quantità di CO2 disciolta).
Questo è importante poiché un valore di pH tra 6,6 e 7,0 risulta a sua volta ideale al fine di mantenere la corretta attività dei chelanti e degli oligoelementi introdotti.
 Potassio
Si raggiunge una concentrazione di potassio ottimale (39 mg/l) tale da impedire carenze anche sulle piante più delicate e tale, con regolari cambi d’acqua e nel pieno rispetto del protocollo, da non richiedere integrazione specifica (anzi sconsigliata).
 Cloruro
L’anione cloruro viene mantenuto su concentrazioni basse (6,2 mg/l).
Cosa questa che, pur mettendo al riparo da carenze di questo microelemento, stimola la pianta a bilanciare i cationi interni non attraverso l’anione cloruro ma attraverso la sintesi di acidi organici e l’utilizzo dei loro anioni, che giocano un ruolo importante nell’assorbimento, traslocazione ed utilizzo dei microelementi.
• Calcio e magnesio
Vengono forniti in quantità ideale (35 mg/l e 9.3 mg/l rispettivamente) e reciprocamente bilanciata (rapporto di circa 3,8:1).
 Zolfo
Lo zolfo viene mantenuto su un valore sufficientemente alto (30,6 mg/l come zolfo e 91,8 mg/l come solfato), vista la grande importanza che questo meso-elemento riveste nella nutrizione vegetale (spesso considerato come il quarto macro elemento).
 Sodio
Il sodio viene mantenuto a ZERO (vista l’inutilità di questo elemento in un acquario di piante).

 

Dosaggio: 
Si consiglia l’uso di PhytaGen S1 Planta in ragione di 6 grammi (un misurino raso, incluso nella confezione) ogni 20 litri di acqua demineralizzata.Con questo dosaggio, l’acqua ricostruita presenta i seguenti valori:
Durezza totale= 7 dGH (gradi tedeschi di durezza totale)
Alcalinità= 4 dKH (gradi tedeschi di durezza carbonatica)
Conduttività= 380 µS/cm (micro Siemens su centimetro)
Potassio= 39,2 mg/l
Calcio= 35,2 mg/l
Magnesio= 9,3 mg/l
Sodio= 0 mg/l
Bicarbonati= 87,8 mg/l
Zolfo= 30,6 mg/l (Solfati= 91,8 mg/l)
Cloruri= 6,2 mg/l

 

 

PhytaGen M2

Protocollo di fertilizzazione Alxyon

Descrizione:

PhytaGen M2 è un integratore minerale per acquari a base di ferro ed oligoelementi (microelementi).

L’uso di PhytaGen M2 è raccomandabile nella coltivazione di piante acquatiche particolarmente esigenti e sensibili alla carenza ed agli squilibri di oligoelementi essenziali in acquari ad alto metabolismo vegetale (acquari caratterizzati da una grande abbondanza di piante in rapida crescita).  

 

Con PhytaGen M2 il ferro è fornito legato a vari chelanti sintetici che ne assicurano stabilità e rilascio prolungato, garantendone disponibilità costante in acqua per diversi giorni.
L’alto grado di chelazione con cui sono protetti gli elementi fa si che PhytaGen M2:
• Conservi intatta la sua struttura (senza subire modifiche o precipitazioni) fino a pH 7 (in acqua correttamente ricostruita con PhytaGen S1 Planta).
• Non risenta di interazioni con altre sostanze (ad es. fosfati) che possono causare reazioni indesiderate e sintesi di composti insolubili.
• Sia, ai normali dosaggi, assolutamente innoquo per gli invertebrati eventualmente presenti in vasca.

 

Composizione:
PhytaGen M2 contiene:
Ferro: 2,5 mg/ml (2,5 grammi/litro),
nonchè Manganese, Zinco, Rame, Boro e Molibdeno in rapporto bilanciato ad esso.
Ferro, Manganese, Zinco e Rame sono chelati con EDDHSA, DTPA ed EDTA.

Dosaggio : 
Phytagen M2 va dosato in una unica somministrazione settimanale, tale da portare/riportare la concentrazione del ferro al valore target stabilito.
Nel dosaggio bisogna tenere conto del fatto che  1 ml di PhytaGen M2 in 10 litri di acqua incrementa il ferro di 0,25 mg/l.
Il mantenimento dei valori target stabiliti dovrebbe avvenire sulla base di misure effettuate mediante un comune test colorimetrico.

Scelta del valore target del Ferro:
Il valore target del ferro varia in base alla quantità di vegetali presenti nell’acquario e al loro tasso di crescita (influenzato dalla quantità di luce, CO2 e altri nutrienti).
In funzione del Metabolismo Vegetale, alxyon raccomanda i seguenti valori target per il ferro:
• MV medio: 0.50 mg/l di ferro da PhytaGen M2 = 2 ml/10 litri
• MV alto:    1.00 mg/l di ferro da PhytaGen M2  = 4 ml/10 litri

 

PhytaGen M1
Protocollo di fertilizzazione Alxyon

Descrizione:

PhytaGen M1 è un integratore minerale per acquari a base di Ferro ed oligoelementi (microelementi).

L’uso di PhytaGen M1 è raccomandabile nella coltivazione di piante acquatiche in acquari a Metabolismo Vegetale medio-basso.
Ovvero in acquari non caratterizzati da una particolare abbondanza di piante in rapida crescita.

Con PhytaGen M1 il ferro è fornito legato a vari chelanti sintetici che ne assicurano stabilità a pH superiori alla media e rilascio prolungato, garantendone disponibilità costante in acqua per diversi giorni.
L’alto grado di chelazione con cui sono protetti gli elementi fa si che PhytaGen M1:
• Conservi intatta la sua struttura (senza subire modifiche o precipitazioni) fino a pH 7,2 (in acqua correttamente ricostruita con PhytaGen S1 Planta).
• Non risenta di interazioni con altre sostanze (ad es. Fosfati) che possono causare reazioni indesiderate e sintesi di composti insolubili.
• Sia, ai normali dosaggi, assolutamente innoquo per gli invertebrati eventualmente presenti in vasca.

 

Composizione:
PhytaGen M1 contiene:
Ferro: 1,5 mg/ml (1,5 grammi/litro),
nonché Manganese, Zinco, Rame, Boro e Molibdeno in rapporto bilanciato ad esso.
Ferro, Manganese, Zinco e Rame sono chelati con EDDHSA, DTPA ed EDTA.

Dosaggio:
Phytagen M1 va dosato in una unica somministrazione settimanale tale da portare/riportare la concentrazione del Ferro al valore target stabilito.
Nel dosaggio bisogna tenere conto del fatto che  1 ml di PhytaGen M1 in 10 litri di acqua incrementa il ferro di 0,15 mg/l. 
Il mantenimento dei valori target stabiliti dovrebbe avvenire sulla base di misure effettuate mediante un comune test colorimetrico.

Scelta del valore target del Ferro
Il valore target per il Ferro varia in funzione della quantità di vegetali presenti in vasca e dalla loro velocità di crescita (influenzata dalla quantità di luce, CO2 ed altri nutrienti).
In funzione del Metabolismo Vegetale, alxyon consiglia di utilizzare i seguenti valori target per il Ferro:
• MV medio: 0,45 mg/l di Ferro da PhytaGen M1  = 3 ml/10 litri
• MV basso: 0,3 mg/l di Ferro da PhytaGen M1    = 2 ml/10 litri

 

 

PhytaGen N1

Protocollo di fertilizzazione Alxyon

Descrizione: 

PhytaGen N1 è un integratore minerale per acquari a base di azoto.
L’uso di PhytaGen N1 è raccomandabile nella coltivazione di piante acquatiche in rapida crescita e/o laddove il loro fabbisogno di azoto non possa essere garantito dalle sostanze organiche introdotte per altre vie (ad esempio tramite il fondo o l’introduzione del mangime per i pesci).
PhytaGen N1 non contiene forme di azoto che possono creare problemi all’ecosistema dell’acquario, quali ad esempio forme organiche come urea o amminoacidi.
Inoltre non causa accumuli di Potassio poichè quest’ultimo è presente nella sola quantità necessaria a bilanciare il consumo.

Composizione:
PhytaGen N1 è altamente concentrato e contiene una quantità di azoto equivalente a 150 grammi/litro di nitrato (NO3).

Come detto però l’NO3 non è l’unica fonte di Azoto fornita, essendo questo presente come segue:
• 31626 mg/l di azoto nitrico (pari a 140000 mg/l di anione nitrato(NO3)
• 2270 mg/l di azoto ammoniacale (da 2920 mg/l di NH4+). Quantità questa, pari a quella presente in 10000 mg/l di NO3

Dosaggio: 
Phytagen N1 va dosato quando necessario (idealmente una volta a settimana); in quantità tale da portare/riportare la concentrazione del nitrato/azoto al valore target stabilito.
Nel dosaggio bisogna tenere conto del fatto che  1 ml di PhytaGen N1 in 15 litri di acqua incrementa il nitrato di una quantità equivalente a 10 mg/l.
Il mantenimento dei valori target stabiliti dovrebbe avvenire sulla base di misure effettuate mediante un comune test colorimetrico. 

Scelta del valore target del nitrato/azoto
Il valore target per il nitrato/azoto varia in funzione della quantità di vegetali presenti in vasca e dalla loro velocità di crescita (influenzata dalla quantità di luce, CO2 ed altri nutrienti).
In funzione del Metabolismo Vegetale, alxyon consiglia di utilizzare i seguenti valori target per il nitrato:
• MV alto:
 15 mg/l di nitrato da PhytaGen N1  = 1 ml/10 litri
• MV medio: 10 mg/l di nitrato da PhytaGen N1  = 1 ml/15 litri
• MV basso: 5 mg/l di nitrato da PhytaGen N1  = 1 ml/30 litri

[pullquote-left]Al fine di ottenere i migliori risultati con il protocollo di fertilizzazione Alxyon è inoltre molto importante dosare l’azoto in maniera bilanciata rispetto al fosforo (vedi “Redfield Ratio” nelle note tecniche).[/pullquote-left]
In particolare si dovrebbe mantenere un rapporto in peso tra azoto e fosforo di circa 7:1.
Equivalente anche a mantenere un rapporto in peso tra nitrato (NO3) e fosfato (PO43-) di circa 10:1.
In base a questo principio PhytaGen N1 dovrebbe essere quindi usato in abbinamento a PhytaGen P1 secondo le rispettive direzioni d’uso.
In particolare l’uso abbinato di PhytaGen P1 allo stesso dosaggio garantisce la supplementazione combinata di azoto e fosforo nel corretto rapporto N:P di 7:1 (rapporto NO3: PO43- di 10:1)

 

PhytaGen P1

Protocollo di fertilizzazione Alxyon

PhytaGen P1 è un integratore minerale per acquari a base di fosforo.
L’uso di PhytaGen P1 è raccomandabile nella coltivazione di piante acquatiche in rapida crescita e/o laddove il loro fabbisogno di fosforo non può essere garantito dalle sostanze organiche introdotte per altre vie (ad esempio tramite il fondo o l’introduzione del mangime per i pesci).
PhytaGen P1 fornisce fosforo nella forma meglio assimilabile dalle piante: l’anione Ortofosfato (PO43-).

 

 

Composizione:
PhytaGen P1 è altamente concentrato e contiene 15 grammi/litro di fosfato (PO43-).

Dosaggio: 
Phytagen P1 va dosato quando necessario (idealmente una volta a settimana); in quantità tale da portare/riportare la concentrazione del fosfato/fosforo al valore target stabilito.
Nel dosaggio bisogna tenere conto del fatto che  1 ml di PhytaGen P1 in 15 litri di acqua incrementa il fosfato di 1 mg/l.
Il mantenimento dei valori target stabiliti dovrebbe avvenire sulla base di misure effettuate mediante un comune test colorimetrico.

Scelta del valore target del fosfato/fosforo
Il valore target per il fosfato/fosforo varia in funzione della quantità di vegetali presenti in vasca e dalla loro velocità di crescita (influenzata dalla quantità di luce, CO2 ed altri nutrienti).
In funzione del Metabolismo Vegetale, alxyon consiglia di utilizzare i seguenti valori target per il fosfato:
• MV alto:
 1,5 mg/l di fosfato da PhytaGen P1  = 1 ml/10 litri
• MV medio: 1 mg/l di fosfato da PhytaGen P1  = 1 ml/15 litri
• MV basso: 0,5 mg/l di fosfato da PhytaGen P1  = 1 ml/30 litri

[pullquote-left]Al fine di ottenere i migliori risultati è inoltre molto importante dosare l’azoto in maniera bilanciata rispetto al fosforo (vedi “Redfield Ratio” nelle note tecniche).[/pullquote-left]
In particolare si dovrebbe mantenere un rapporto in peso tra azoto e fosforo di circa 7:1.
Equivalente anche a mantenere un rapporto in peso tra nitrato (NO3) e fosfato (PO43-) di circa 10:1.
In base a questo principio PhytaGen P1 dovrebbe essere quindi usato in abbinamento a PhytaGen N1 secondo le rispettive direzioni d’uso.

Nel Protocollo di fertilizzazione Alxyon l’uso abbinato di PhytaGen N1 ,nel Protocollo di fertilizzazione Alxyon allo stesso dosaggio garantisce la supplementazione combinata di azoto e fosforo nel corretto rapporto
N:P di 7:1 (rapporto NO3: PO43- di 10:1)

 

Per ulteriori informazioni potete visitare il sito di alxyon cliccando QUI

 

E vietato copiare anche parzialmente foto e impaginazione della guida Protocollo di fertilizzazione Alxyon senza l’autorizzazione del proprietario e degli amministratori di acquariofili.com

 

©www.acquariofili.com

Testi e Foto fornite da Andrea Mantegna che si ringrazia per la grande collaborazione

guida protocollo di fertilizzazione Alxyon impaginata da Marco Ferrara

 

Sfondo 3D per acquario

Sfondo 3D per il vostro acquario

In questa semplice guida vi spiegherò come costruire in casa uno sfondo 3D per il vostro acquario.

 

Attrezzatura utilizzata

  • 1 sacchetto di Keraflex della Mapei (colla da esterno grigia per piastrelle)
  • 1 pennello per keraflex
  • 2 barattoli di plastivel
  • 1 pennello per il plastivel
  • 1 pannello poliuretano da 1 metro e 20 cm x 55cm x 10 cm di spessore
  • 2 cartucce di silicone acetico trasparente universale non antimuffa
  • 1 barattolo di solvente per la pulizia dei pennelli
  • 1 taglierino
  • 1 pistola da saldature a stagno
  • Del giornale per non sporcare a terra.

 

PROCEDIMENTO

Partendo da un pannello di poliuretano scolpire con taglierino e pistola creando a piacere una parete di rocce o massi,al bisogno crearsi il posto per i tubi del filtro come nella foto sotto

Dare 3 mani di colla Keraflex con il pennello spalmando su tutto lo sfondo anche il retro, e lasciare asciugare per un paio di ore ad ogni mano, più si lascia ad asciugare meglio sarà il risultato finale.

Per accelerare i tempi di asciugatura ed evitare odori sgradevoli converrebbe farlo all’aria aperta e nel periodo estivo

Una volta accertati di aver coperto del tutto lo sfondo con la colla e completamente asciutto daremo 3 mani di plastivel sia fronte che retro, e anche in questo passaggio dovremo aspettare ore tra una mano e l’altra.

Questa è la fase più critica del nostro lavoro, la siliconatura al vetro, siate generosi a coprire per bene il retro del nostro sfondo facendo un bel cordone spesso 2 cm tutto intorno e anche al centro per evitare che una volta aggiunta l’acqua non si stacchi e salga in superfice, Per un buon fissaggio ho provveduto a puntellarlo.

Anche qua converrebbe aspettare dei giorni

Fase finale riempiremo l’acquario per coprire lo sfondo per un giorno intero, il giorno dopo lo svuoteremo completamente e metteremo subito dell’acqua pulita con il filtro in funzione all’interno della zeolite per togliere e purificare da sostanze nocive, Io per accelerare i tempi ho aggiunto un secondo filtro esterno con all’interno del carbone attivo. Sperando di esservi stato d’aiuto vi auguro una buona giornata 

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E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e del proprietario.

 

Si ringrazia per la collaborazione Pedone Gabriele che ha spiegato la realizzazione di uno sfondo 3D e si ricorda che non si ritiene responsabile ne’ lui ne’ la direzione di acquariofili.com per eventuali utilizzi scorretti e impropri di questa guida.

 

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Guida impaginata da Marco Ferrara

 

Alghe volvox

Le volvox sono un’alga unicellulare che si sviluppa in una serie di colonie sferiche ed è composta da numerose cellule biflagellate. Si sviluppano in acqua dolce e proliferano per alte concentrazione di nutrienti che unite ad una buona luce si sviluppano molto velocemente invadendo tutta la vasca in poco tempo.

Nei nosti acquari assistiamo dal primo giorno dell’avvio a una colorazione biancastra dell’acqua ma man mano svanisce quando il filtro si porta a regime ed è ben maturo e pronto a svolgere il proprio lavoro, la stessa cosa succede quando appaiono i primi sintomi delle alghe volvox, in questo caso possiamo notare che l’acqua diventa biancastra attribuendo a una esplosione batterica, per essere sicuri che si tratta della comparsa di volvox basta prelevare l’acqua e inserire in una boccetta di vetro quelle dei test a reagenti, guardando contro luce possiamo osservare se l’acqua ha una tonalità di colore verde molto chiaro e dall’odore di prati inglesi appena tagliati, se questo non si riscontra è una semplice esplosione batterica di cui non dovete preoccuparvi.

 

Questo è un primo sintomi classificato come “non visibile” appunto perchè puo’ essere confuso con altre situazioni , ma passiamo a quello visibile;
Come gia detto le alghe volvox sono colonie sferiche che si sviluppano molto velocemente è improvvisamente ci troveremo ad osservare il nostro acquario che presenta una colorazione verde dell’acqua. A questo punto possiamo confermare che si tratta solo di  alghe volvox.

La proliferazione di queste alghe si ha in genere per i seguenti motivi :
– Scarsa manutenzione ordinaria dell’acquario
– conducibilità alta dei sali disciolti in acqua
– illuminazione troppo alta (fotoperiodo lungo+intensità)
– eccesso di nutrienti in acqua (macro e micro elementi)
– carenza di co2
Come “scarsa manutenzione ordinaria” mi riferisco che non vengono effettuati cambi d’acqua regolari per eliminare gli eccessi di sostanze inquinanti o fertilizzanti che si accumulano nel tempo,

Come “conducibilità alta” mi riferisco a durezze dell’acqua molto alte (Kh Gh) che comportano un blocco di crescita da parte delle piante e i nutrienti presenti non vengono assimilati,

Come “illuminazione alta” mi riferisco a un parco luci potente o non idoneo per un acquario dolce perché alcuni presentano uno spettro di luce che ha il picco di tonalità blu che è la fonte primaria per loro,

Come “eccesso di nutrienti” mi riferisco a una fertilizzazione per le piante eccessiva o di un dosaggio sbagliato,

Come “carenza di co2” mi riferisco che e il motore per le piante è la quantità in ppm che stiamo erogando è insufficiente rispetto alla fertilizzazione che ne fa da benzina.

Una volta individuata la o le cause adoperarsi per correggerle eliminando cosi’ il problema scatenante alla base.

esplosione di volvox nella fase iniziale

 

Le risoluzioni per combattere questo tipo di alghe sono 2,:

  • la prima se siamo ancora in tempo per rimediare al primo cenno di esplosione come ho spiegato in precedenza, possiamo utilizzare la terapia del buio; consiste a schermare tutti i vetri dell’acquario con un panno scuro in modo da non ricevere nessuna fonte di luce dall’esterno, spegnere completamente l’impianto di illuminazione, aumentare leggermente l’erogazione della co2 , inserire nel filtro della lana o ovatta al posto delle spugne e dosare acqua ossigenata da 10 volumi (da acquistare in farmacia) nella dose di 20 ml ogni 100 litri, tale procedura deve essere effettuata con filtro spento per 30 minuti per poi riaccendelo, la lana o l’ovatta va sostituita ogni volta che si ripete lo stesso procedimento vale a dire ogni 24 ore per 5 giorni, al sesto giorno va effettuato il cambio d’acqua con un massimo del 50% e procediamo a riaccendere l’impianto di illuminazione partendo da 4 ore di fotoperiodo aumentando di 30 minuti alla settimana fino ad arrivare alle 8 ore consecutive.
  • La seconda risoluzione è l’utilizzo di lampade uv che possono essere aggiunte sul tubo di mandata del filtro o al parco luci, altro strumento utile per combatterle è il twinstar (potete leggerne l’articolo qui) ad ogni modo entrambi i dispositivi hanno la funzione di sterilizzare tutto quello che c’è in acquario. In questi casi non spegnere l’impianto di illuminazione ma ridurre le ore del fotoperiodo fermando però completamente la fertilizzazione finché la situazione non rientra alla normalità
volvox in fase piena

 

Dopo la settimana di buio le piante non saranno in splendida forma infatti si presenteranno con le foglie chiuse a ombrello, si consiglia di illuminare gradualmente settimana per settimana e portare pazienza,la loro ripresa non tarderà ad arrivare diventando più splendide di prima riprendendo una crescita sana e rigogliosa.

Avvertenze durante l’esplosione di volvox :
– Non sovradosare l’acqua ossigenata
– Non effettuare cambi d’acqua con acqua nuova perché non si fa altro che alimentare le alghe.
– Non versare direttamente l’acqua ossigenata in acquario ma va diluita in una bottiglia con l’acqua prelevata dell’acquario.
– Non fertilizzare se le piante non danno un cenno di ripresa della crescita (come cenno di ripresa si osseva la formazione di radici aeree e l’apice delle piante che presentano foglie distorte).
– Non utilizzare prodotti antialghe perché è presente una dose massiccia di rame cio potrebbe causare danni sia alla flora che la fauna
– Non versare l’acqua ossigenata nel filtro, cio potrebbe causare danni ai batteri insediati nel materiale biologico che ne è all’interno
– Non posizionare l’acquario in prossimità di fineste da cui può ricevere fonti di luce diretta

 

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Rocce vive

Con questa breve guida cercherò di spiegare l’importanza delle rocce vive in un acquario marino tropicale.
Come ben sappiamo al giorno d’oggi grazie al continuo sviluppo di tecniche di gestione e nuovi accessori sempre più performanti in campo dell’acquariofilia marina, abbiamo la possibilità di ricreare dei veri e propri angoli di barriera corallina in acquario permettendoci appunto di allevare anche coralli esigenti come potrebbero essere i coralli duri di tipo sps (coralli duri a polipo corto ).

Non entrerò nei particolari del metodo di gestione dove appunto è previsto l’uso delle rocce vive,ma vi accenno che tale metodo viene chiamato metodo berlinese.

Perché le chiamiamo rocce vive? Semplicemente perché al loro interno conservano tutta quella microfauna molto importante per lo svolgimento dei processi biologici in acquario,e la loro provenienza deve essere tropicale, generalmente indonesiana o dalle isole fiji, dove ci sono dei veri e propri allevamenti.

Ma vi chiederete che funzione hanno all’interno dei nostri acquari; Vi dico subito che le rocce sono di vitale importanza per il funzionamento del sistema , una buona roccia viva deve essere ben popolata di microrganismi, leggera e molto porosa di seguito spiegherò il motivo.

Nelle nostre vasche alla base di un buon equilibrio del sistema occupa un ruolo fondamentale il ciclo azotato che non è altro che un processo atto a smaltire tutte quelle sostanze dannose per i nostri acquari.
Molto semplicemente le fasi di questo ciclo sono :
AMMONIO – AMMONIACA – NO2 – NO3 – AZOTO SOTTO FORMA DI GAS
Ma cosa c’entrano le rocce vive in tutto questo?
Ebbene le rocce vive fungono da supporto a tutti quei batteri aerobi e anaerobi atti a poter chiudere il ciclo azotato che sta alla base della vita in vasca, quindi le rocce essendo molto porose renderano possibile nelle aree interne e quindi in zone con carenza di ossigeno, l’insediamento di batteri anaerobi, mentre nelle aree più esterne quindi con quantità di ossigeno superiori quelli aerobi, oltre a fornire una biodiversità a livello di microfauna molto importante per le nostre vasche.

Brevemente i ceppi di batteri aerobi si occuperanno del processo di nitrificazione, quindi partendo dall’ ammonio ammoniaca, nitriti e nitrati, invece i ceppi anaerobi chiuderanno il ciclo dell’azoto con il processo di denitrificazione e cioè trasformare i nitrati in azoto sotto forma di gas che verrà espulso dalla vasca.
Riferendoci appunto al metodo berlinese che si basa sull’uso delle rocce vive, quando dobbiamo allestire una vasca dobbiamo calcolare un quantitativo di rocce pari a 1kg ogni 5-6 litri di acqua del nostro acquario.
Attenzione però perché questa non è una vera e propria regola il quantitativo di rocce in base ai litri può variare ed è influenzato dal tipo di attrezzature che si hanno, mi riferisco a schiumatoi, illuminazione e movimento, il mercato ci offre molto con prodotti qualitativamente superiori rispetto ad altri, quindi in definitiva se si hanno schiumatoi sovradimensionati ottima illuminazione e ottimo movimento il rapporto kg/litri può variare a 1kg ogni 7-8 litri anche se rocce in più non fanno mai male.

In conclusione mi sento di consigliare di informarsi sul luogo di provenienza delle rocce in fase di acquisto questo perchè le rocce devono essere accompagnate da un documento chiamato CITIES che ne certifica il luogo di provenienza. Questo per evitare spiacevoli inconvenienti magari di evitare l’acquisto di rocce non tropicali.

Spero con questa semplice e ristretta guida di aver dato l’impressione di cosa siano le rocce vive e della loro importanza in un acquario marino tropicale.

 

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