Sewellia lineolata

Sewellia lineolata

due azioni Sewellia lineolata

 

Famiglia = Gastromyzontidae

Nome comune = Sewellia lineolata – “Pesce ventosa” (dall’ordine dei Cypriniformes)

Provenienza = Asia (Vietnam, Laos, Cambogia, Cina – Fiume Mecong)

Dimensioni = max 7cm

Temperatura = 20°/24°C

Valori = PH da 6 a 7,5 – KH da 3 a 5

Aspettative di vita = dai 6 agli 8 anni

 

Brevi cenni storici e descrizione.

Il Sewellia lineolata o conosciuto più comunemente con il nome di “pesce ventosa”, è un pesce proveniente dal Vietnam, molto affascinante e particolare dalla livrea tigrata dai colori giallo e nero.

Viene scoperto intorno al 1840 dal naturalista ed esploratore francese Pierre-Médard Diard, successivamente fu riscoperto intorno agli anni ’90 ed infine commercializzato a partire degli anni 2000.

È un pesce prevalentemente di cattura ma ciò nonostante è possibile trovare degli esemplari provenienti prettamente da allevamenti dedicati, vista la sua facilità di riproduzione.

Nella riscoperta degli anni ’90 il Sewellia lineolata era l’unica specie conosciuta.

Successivamente, grazie alle nuove esplorazioni si scoprirono altre specie ma in poche registrate e tra queste il Sewellia marmorata, il Sewellia elongata e il Sewellia diardi.

Il Sewewllia lineolata è caratterizzato da una morfologia particolare che lo distingue dagli altri pesci, nonché l’aiuta nella vita che conduce tra le acque dei fiumi con forti correnti.

Questa morfologia è basata sulla posizione delle pinne che sono accoppiate tra di loro e orientate in modo orizzontale.

Inoltre gli ultimi due raggi della pinna pelvica contribuiscono alla creazione di una specie di ventosa che permette a questi pesci di attaccarsi alle superfici di massi o legni se presenti.

La testa ed il corpo, pertanto, risultano appiattiti e fanno apparire questo pesce come fosse una sogliola.

 

Provenienza e habitat naturale.

Come già accennato, proviene dall’Asia, tra Vietnam, Laos e Cambogia ,diverse esplorazioni hanno constatato che è diffuso soprattutto dove sono presenti le cascate del fiume Mecong, tra il Laos e la Cambogia.

Il colore di questo pesce è per lo più sempre lo stesso, ma in alcuni casi, come ad esempio in diverse zone di cattura si può verificare un leggero e non importante cambiamento di colore nella livrea.

Vive nelle sorgenti e nelle acque poco profonde caratterizzate da forte corrente e molto ossigenate.

Inoltre il suo habitat naturale è caratterizzato da acque limpide, prive di tannini che permettono alla luce naturale di penetrare bene e sviluppare uno strato algale sui massi presenti in acqua e di cui il Sewellia stesso si nutre.

Non sempre però le acque in cui vive sono limpide e basse, in alcuni periodi dell’anno, nelle stagioni piovose, il fiume in piena trasporta con se legni e fogliame che rendono l’acqua molto torbida e inoltre, essendo in piena, stravolge la profondità dell’acqua che aumenta notevolmente.

 

Allevamento in vasca ed alimentazione.

Il Sewellia lineolata, è un pesce che può essere allevato e riprodotto facilmente purché si mantengano il più possibile le caratteristiche naturali.

È consigliato farlo vivere in una vasca con discreti spazi e, viste le ridotte dimensioni di crescita e l’esigenza di essere allevato in gruppi di almeno 6 esemplari, circa 100lt netti può essere già un buon compromesso.

Fondamentale è, mantenere un forte flusso d’acqua per ossigenarla, la stessa deve essere mantenuta molto limpida, il filtro deve essere con maggiore portata del previsto e se necessario con aggiunta di qualche pompa di movimento per il ricircolo dell’acqua dentro la vasca, in sostanza bisognerebbe simulare il corso di un fiume in acquario, il cosiddetto fiume-acquario.

Sewellia lineolata

 

 

 

 

 

 

È indispensabile anche un coperchio che chiuda tutte le fessure poiché essendo un pesce che si arrampica sui vetri rischierebbe di uscire fuori.

 

 

 

 

 

Riguardo l’allestimento si può ricreare benissimo il letto di un fiume formato da sabbia ghiaia e dei massi non spigolosi.

Dove far formare, grazie ad una forte illuminazione, del biofilm algale di cui si nutre il Sewellia lineolata.

Oltre che del biofilm algale, questo pesce si nutre anche di tante altre alghe tenere.

in particolare si nutre di diatomee, che si formano a causa dei troppi silicati presenti nell’acqua di rete.

Di seguito il link per conoscere queste alghe Conoscere le alghe – Le Diatomee e anche il link per scoprire come debellarle Debellare le alghe – Le Diatomee.

Sia ben chiaro che anche se questo pesce si nutre prevalentemente di diverse alghe (comprese le diatomee), quest’ultimo non è certamente la soluzione ideale per ovviare al “problema alghe” nelle proprie vasche. Per risolvere tale problema bisogna risalire a monte e capire perchè spuntano e debellarle correttamente con il metodo spiegato nelle schede precedentemente linkate.

In natura, nel loro habitat, spesso e volentieri non sono presenti piante, ma nell’allevamento in vasca non è errato inserire qualche pianta “robusta”,

consigliate piante dalle foglie poco tenere come Anubias e Microsorum.

Queste piante sviluppano delle foglie dure dove spesso si formano delle alghette che possono nutrire gli esemplari presenti in vasca.

In mancanza di una scorta di alghe in vasca ci si può affidare a dei pastoni fatti in casa a base di verdure, ortaggi e spirulina.

Di seguito il link utile per la realizzazione del pastone: Pastone vegetale fatto in casa.

Ad ogni modo alimentazione proteica come larve di zanzara, artemia salina e gamberetti liofilizzati o congelati sono graditi ugualmente.

Qualche difficoltà inizialmente si potrebbe riscontrare sul cibo secco in granuli o pellets affondanti ma facilmente risolvibile insistendo con la somministrazione.

È generalmente allevato ad una temperatura che varia dai 20°/24°C .

Può tranquillamente adattarsi a temperature più alte avendo cura che il flusso dell’acqua sia abbastanza movimentato e per una buona ossigenazione.

Per quanto riguarda il PH è importante mantenere il range tra il 6 ed il 7.5 con una durezza media.

 

Dimorfismo sessuale.

Per il dimorfismo sessuale non si hanno particolarissimi dettagli se non quelli della conformazione della testa e del corpo.

La femmina presenta un corpo più ingrossato e la testa ed il muso un tutt’uno con le pinne pettorali.

Il maschio è più magro e le pinne pettorali sporgenti come fosse un angolo retto.

Ggli adulti sessualmente maturi presentano dei tubercoli sui primi raggi della pinna pettorale e dorsale.

 

Comportamento e compatibilità.

Il Sewellia lineolata è un pesce che va tenuto in gruppo con almeno 6 esemplari per diversi motivi e anche per questo necessita di una vasca di almeno 100lt netti.

La presenza di qualche pianta ed il numero degli esemplari serve ad evitare stress e combattimenti tra loro per contendersi il proprio spazio.

Questi combattimenti, anche se anomalo a dirsi, sono particolari ed attraenti in quanto vedono i contendenti alzarsi verticalmente e porsi ventre contro ventre.

Non è un pesce aggressivo con altre specie diverse.

Può tranquillamente convivere con :

  • ciprinidi come i Danio, Rasbora, Tanichthys
  • pesci da fondo che amano le forti correnti quali ad esempio i Glyptothorax
  • pesci della stessa famiglia dei Gastromyzontidae.

Sewellia lineolata

Riproduzione e accrescimento degli avannotti.

Il corteggiamento e la riproduzione del Sewellia lineolata sono due azioni molto suggestive.

Il maschio, molto esibizionista, corteggia la femmina facendo scattanti nuotate per poi posizionarsi in una sorta di parata davanti ad essa.

Non appena la femmina è pronta all’accoppiamento il maschio gli si pone sopra per spingerla in una zona idonea per poi intrecciarsi con le pettorali lungo la colonna d’acqua.

Le uova ed il liquido seminale vengono rilasciati e fatti portare via dalla corrente d’acqua.

Probabilmente questa azione è per salvaguardare la prole dalla predazione degli adulti dato che le uova in questo modo vengono trasportate lontane.

La deposizione delle uova generalmente viene stimolata con un aumento della temperatura intorno ai 26°C.

Dopo un breve periodo, seguito da un abbondante cambio d’acqua a circa 22°C per ritornare alle temperature standard di questa specie.

Come già accennato in precedenza è un pesce non difficile da riprodurre, e per l’accrescimento degli avannotti in vasca bisogna avere alcune accortezze.

Il fondo è importante che sia maturo.

si consiglia ghiaia di fiume con granulometria un pò spessa per permettere l’infiltrazione delle uova fecondate, la schiusa ed il riparo agli avannotti, sfuggendo alla predazione.

L’importanza del fondo maturo sta nel fatto che lo stesso garantisce una certa sicurezza agli avannotti.

Tra i ciottoli si cibano dei microrganismi, dei batteri buoni presenti sul fondo, dei detriti organici formati da scarti di cibo che si depositano tra queste pietre.

Gli avannotti, una volta raggiunta la misura di circa 5mm tra i ciottoli, iniziano a fare capolino in vasca ed in tal caso è bene iniziare una corretta alimentazione,

a questo punto somministrare infusori, naupli d’artemia, anguillole dell’aceto, walterworms, microworms e bananaworms.

Tutto questo cibo vivo menzionato è proteico e adatto al loro sano accrescimento in quanto trattasi di minuscole creature che possono essere da essi facilmente ingeriti.

Inizialmente gli avannotti presentano dei piccoli barbigli sul corpo che scompaiono con la crescita.

Anche le pinne pelviche non sono sviluppate e non sono in grado di aggrapparsi alle pietre come fanno gli adulti.

Fare attenzione quando si effettua la pulizia del filtro in quanto alcuni avannotti potrebbero essere risucchiati a causa della forte corrente in vasca.

A tal punto si consiglia di inserire nella griglia del tubo di aspirazione, magari una rete a maglie finissime quale il velo utilizzato generalmente per contenere i confetti.

 

Si ringrazia Sonia Camilletti per la gentile concessione sull’utilizzo delle proprie immagini presenti in questa scheda.

 

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senza l’autorizzazione dell’autore e dello staff di acquariofili.

 

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Adattabilità in acquario 90%
Difficoltà di allevamento 30%
Riproduzione in acquario 50%
cianobatteri

Cianobatteri

Cianobatteri

Uno dei problemi che angoscia l’ acquariofilio è scoprire la presenza dei cianobatteri che di solito sono trattati insieme alle alghe ma che in realtà alghe non sono.

Dopo la Cladophora crispata, i cianobatteri rappresentano in assoluto la seconda battaglia epocale che un acquariofilo potrebbe trovarsi ad affrontare sia per la difficoltà a debellarli, sia per l’ impegno a sostenere questa battaglia in termini di energie e tanta pazienza .

Il modo migliore per combattere i cianobatteri è conoscerli.

[pullquote-right]Esistono circa 2.000 specie suddivise in  150 generi di cui 46 segnalati come produttori di tossine. Essi sono presenti sia in acque dolci che salate e capaci di vivere in ambienti estremi come i laghi ghiacciati, le sorgenti termali e le saline.[/pullquote-right]

I cianobatteri presentano una varietà di tipi di cellule, strutture cellulari e strategie fisiologiche da contribuire al successo ecologico del plancton metaphyton (libero in acqua) o periphyton (attaccato a rocce, piante e qualsiasi altro oggetto presente sopra al sedimento).

Molte specie di cianobatteri vengono raccolte o coltivate appositamente come fonti alimentari, alimenti per animali, fertilizzanti e prodotti sanitari. (W.F. Vincent, in Encyclopedia of Inland Waters, 2009)

Quindi ci sono anche quelli utili !

I cianobatteri sono cellule procariote quindi non hanno un nucleo morfologicamente distinto in quanto è assente la membrana nucleare e non si riproduce per mitosi (divisione del nucleo della cellula madre in due nuclei delle due cellule figlie con l’ identico numero di cromosomi a quello del nucleo della cellula originaria).

Tra le cellule procariote sono le uniche in grado di utilizzare la luce solare come energia, l’ acqua come donatore di elettroni e l’ aria come fonte di carbonio (Methods in Enzymology, 2011).

cianobatteriI cianobatteri sono costituiti da un’ unica cellula invisibile ad occhio nudo ma che possono aggregarsi facilmente in colonie talmente numerose da rendersi anche si troppo visibili.

Si stima che siano comparsi circa 3,5 milioni di anni fa e da allora non sono mai scomparsi.

Esistono ciano come cellule singole avvolte da una guaina simile alla mucillagine, altre che vivono in forma aggregata dall’ aspetto piatto, arrotondato o a filamenti.

I Cianobatteri vivono in acqua e sono organismi fotosintetici quindi in grado di prodursi il cibo (autotrofismo)  attraverso la fotosintesi così come fanno le piante e le alghe.

Praticamente sfruttando alcuni pigmenti, composti chimici che riflettono solo certe lunghezze d’ onda della luce visibile, riescono a prodursi autonomamente ciò di cui hanno bisogno per vivere.

Un pigmento reagisce ad una gamma ristretta dello spettro per cui per catturare la maggior energia della luce solare vengono prodotti diversi pigmenti.

Abbiamo la clorofilla (pigmento verde) presente nelle piante e nelle alghe che si divide in tre specie “A”, “B” e “C”; i carotenoidi, che costituiscono un gruppo di pigmenti che vanno dal giallo al rosso passando per l’ arancione.

Sono detti  pigmenti accessori perchè non fanno altro che trasferire l’ energia catturata dalla luce alla clorofilla, quindi non agiscono direttamente sul processo della fotosintesi.

La fucoxanthina è uno di questi e la cito perché è responsabile della colorazione marrone di diverse alghe comprese le diatomee (vi ricordano qualcosa?).

Altro pigmento è la ficobillina che troviamo espressa nei cianobatteri. Poteva mai essere tutto così semplice ? No.

A questo pigmento corrispondono  due classi ovvero la ficocianina presente nei CyanoBacteria e la ficoeritrina responsabile del colore rosso delle alghe ma anche dei ciano che colpiscono l’ acquario marino.

Il colore blu-verde dei ciano è dato da una miscela di clorofilla e ficocianina.

cianobatteri cianobatteri

I cianobatteri sono caratterizzati da un’ attività fotosintetica cosi potente da essere responsabili di aver modificato nel corso di milioni di anni la composizione dei gas dell ‘ atmosfera arricchendola di quell’ ossigeno che oggi ci permette di vivere.

I cianobatteri hanno dato anche un altro grosso contributo: l’ origine delle piante. Un vero scoop! Sempre milioni di anni fa questi batteri hanno deciso di elevare la loro residenza all’ interno di cellule vegetali producendo in cambio dell’ ospitalità il cibo ad esse necessario … i cloroplasti della pianta altro non sono che cianobatteri.

I cianobatteri vivono in acqua e sono fotosintetici ed è questo il motivo per cui vengono chiamati alghe blue-verdi. Essi non hanno nulla da condividere con organismi eucarioti come le alghe e anche se correlati ai cloroplasti delle piante restano e resteranno sempre dei batteri.

Nota: La luce è fondamentale per i ciano batteri in quanto organismi autotrofi. Senza la luce essi non possono sopravvivere e quindi privarli della luce può essere uno dei sistemi per combatterli in acquario.

Tossicità: molti studi hanno dimostrato che i cianobatteri producono un nutrito numero di molecole biologicamente attive e molte di queste si sono rilevate particolarmente tossiche da poter uccidere un animale. Vediamole:

  1. Microcistina: epatotossica
  2. Nodularina: epatotossica; fu pubblicato un report da George Francis su “Nature” nel 1878 dove la morte di diversi umani in Australia era riconducibile all’ acqua bevuta da un lago durante il periodo di sviluppo di una varietà di cianobatterio.
  3. Anatossina: alcaloide neurotossico.
  4. Saxitossina: alcaloide nurototossico che induce il blocco dei canali del sodio nelle cellule nervose.
  5. Cilindrospermopsina: epatotossica
  6. Lyngbiatossina A: responsabile di flogosi e formazione di vescicole (dermatite da alghe).
  7. Aplisiatossina: prodotta da cianobatteri marini è responsabile di dermatiti.

cianobatteri

Note: la famiglia dei ciano batteri è caratterizzata da una numerosa varietà di specie. Una o piu specie produce una o più delle tossine sopra evidenziate. Molte di queste non sono presenti alle nostre latitudini per cui state tranquilli che qualora vi trovaste in vasca i ciano non avrete una bomba pronta ad esplodere per una guerra chimica biologica. La loro tossicità è comunque nota e quindi richiederà alcune attenzioni quando le combatteremo in acquario

cianobatteriCause:  Il poeta latino Lucrezio nel primo libro “De rerum natura” espresse il principio “nullam rem e nihilo gigni divinitus umquam” ovvero nulla mai si genera dal nulla per volere divino. Quindi i ciano come le alghe che improvvisamente esplodono non nascono dal nulla perchè sono già presenti nei nostri acquari ma non li vediamo perchè sono dormienti. Alti livelli di rifiuti organici disciolti e/o di sostanze nutritive` possono scatenare i cianobatteri. Può capitare che questo possa succedere anche in acquari maturi e ben mantenuti ma vi assicuro che in questo caso la probabilità è davvero molto bassa…quasi una rarità. Anche una mancata o bassa circolazione dell’ acqua e l’ uso di vecchie lampade possono essere causa della loro comparsa come pure un fotoperiodo spinto ben oltre le 8 ore. Il denominatore comune resta lo sporco ed una vasca poco curata.

 

cianobatteriCome si presentano: I ciano hanno la capacità di tappezzare di tutto e di più (fondo sabbioso, rocce, radici, la parte bassa del cristallo anteriore a contatto con la sabbia). La sua crescita è maggiore nei punti di maggiore illuminazione e se siete arrivati sin qui dall’ inizio sapete già il perché. E’ difficile trovare colonie nelle parti più buie nonostante sia capace di sfruttare la luce come nessun essere vivente sa fare. La sua superficie blu verdastra sembra quella di un finissimo velluto, un tappeto di consistenza gelatinosa al tatto che cresce dal centro verso l’ esterno, che si ricopre di bollicine di ossigeno anche intrappolate nel suo spessore. Si, proprio quelle bollicine  facilitano la diagnosi in modo inequivocabile.  Il suo odore “puzzolente” come diceva mio figlio da bambino è un altro elemento che lo caratterizza. Unico, fastidioso, ripugnante oserei dire.  Questo tappeto avanza, ricopre tutto e quando tocca alle piante loro soccombono perché non sono più in grado di catturare la luce. Non so più cos’ altro dire per descriverle per cui fate riferimento anche alle foto. Spesso un’ immagine vale più di tante parole.

 

 

cianobatteri cianobatteri
cianobatteri cianobatteri

Nel marino vengono chiamate alghe rosse. La differenza di colore è data dalla differenza di pigmenti. Nel marino i cyanobacteria sono ricchi di ficoeritrina.

Lotta: E’ importante più che lottare prevenire. Quindi cerchiamo di tenere il nostro acquario in ordine e pulito. Sifoniamo il fondo per togliere gli eccessi di feci e foglie morte, tutto ciò che per catabolismo (degradazione di molecole organiche in altre più piccole – inquinamento da carbonio organico) porta ad un inquinamento organico. Fertilizzazione equilibrata (controlliamo i livelli di NO3 spesso bassi in tali situazioni per cui le piante possono andare in blocco – I ciano non assimilano i NO3). Piante e batteri “buoni” sono un baluardo allo sviluppo dei ciano.

Ma se nonostante le nostre attenzioni e soprattutto per colpa delle nostre disattenzioni i ciano compaiono non resta che armarci di strategia ed iniziare la partita di Risiko, la conquista del territorio. Abbiamo visto come la luce sia un fattore indispensabile per loro e quindi un modo di lottare è  quello di privare a loro questo elemento essenziale.

Se le colonie sono piccole e ben circoscritte usiamo tutto lo scibile della nostra cucina per togliere luce, tazzine di caffè, piattini tassativamente di ceramica, piccoli coperchi in acciaio o qualunque altra cosa che copra. Quanti giorni ? Io sono per le terapie a lungo termine quindi non meno di 6. Se dopo questo trattamento c’è ancora qualche colonia dovete ricoprire e attendere. Le rocce e le radici se possono essere rimosse fatelo e buttatele in acqua bollente per 10 minuti poi una bella spazzolata e di nuovo in vasca.

Se il layout non vi consente di operare in questo modo o se qualche pianta ne è vittima dobbiamo cambiare strategia. Passiamo alla chimica. Spruzziamo direttamente l’ acqua ossigenata a 3 volumi sulle colonie usando una siringa e sempre a filtro spento per 30 minuti.

Attenzione: non superare la dose di 20 ml di acqua ossigenata ogni 100 lt netti in vasca. Il trattamento può richiedere più interventi che vanno ripetuti non prima delle 24 ore dall’ ultimo quindi dovrete metterci tutta la vostra pazienza.

Invece quando le colonie sono ormai estese e hanno colpito anche le piante e non solo gli arredi la prima cosa da fare è chiedersi: ma come ho fatto a ridurre la vasca in questo stato ? Rispondo io per voi: NIENTE, non avete fatto niente. Prima riusciamo ad individuarle e ad intervenire più semplice sarà il compito per liberarsene. Quando la vasca è invasa, a fronte di questa sciagura diversi consigliano la terapia del buio totale. La vasca va ricoperta interamente con un telo di stoffa scura o una coperta spessa al punto tale che non deve passare neanche la benchè minima luce. La vasca va scoperta per il tempo necessario a dare un pizzichino di cibo ai pesci senza accendere le lampade e poi va subito ricoperta.

Attenzione: prima di questo trattamento occorre aspirare con un tubicino, quello dell’ aeratore, quante più colonie possibili con il filtro assolutamente spento per evitare che frammenti di ciano possano innescare nuove colonie. Ripristinare il livello con acqua nuova e coprire.

Personalmente questo metodo non lo consiglio. Spesso 5/6 giorni di buio totale non risolvono completamente il problema e nel contempo ve ne regalano un altro:

le piante. Delle piante a crescita veloce e di quelle che richiedono intensa illuminazione vi resterà solo il ricordo e la loro marcescenza. Insomma avrete capito che i ciano sono proprio degli abili giocatori a Risiko e con loro non si possono fare sconti perché lasceranno sempre altre vittime; come si dice venderanno cara la loro pelle a spese del nostro acquario e del nostro portafoglio. Per concludere questo argomento, quando ci troviamo in situazioni disperate  che colpisco anche le piante il rimedio migliore è fare una bella pulizia aspirandole con attenzione e ripeto a filtro spento per poi ingaggiare la madre di tutte le battaglie … la lotta chimica per eccellenza: CHEMICLEAN. 48 ore di trattamento ed il gioco è fatto senza problemi neanche per il vostro filtro biologico. Ordinabile su internet, un po’ costoso ma è un buon investimento.

 

Note riassuntive sulla lotta:

  1. Prima di ogni intervento aspirate quante più colonie possibili
  2. Tutte le operazioni vanno fatte a filtro spento (aspirazione delle colonie e trattamento con acqua ossigenata) da almeno 10 minuti per avere acqua ben ferma.
  3. Il trattamento con acqua ossigenata non da problemi a piante e pesci fatta eccezione per i muschi che sono abbastanza sensibili.
  4. Dopo ogni tipo di trattamento effettuare cambi consistenti di acqua, anche del 50% in caso di grosse zone colpite. Con la loro morte a seguito della lisi cellulare si liberano tossine pericolose per i pesci quindi è raccomandabile anche un trattamento settimanale con carbone attivo.
  5. Con la terapia del buio abbiate pazienza, gli sconti di durata del trattamento si ripagano amaramente.
  6. L’ acqua di aspirazione con le colonie andrebbero trattate con candeggina prima di buttarla via (non dimenticate che abbiamo a che fare con batteri!)
  7. Il tubicino usato per l’ aspirazione va anch’ esso sterilizzato riempiendolo con una soluzione di candeggina al 10%.

 

Per approfondire questi tipi di argomenti consiglio le seguenti letture :

 

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Guida impaginata da Marco Ferrara

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NB: alcune foto  sono state prese dal web , qualora il proprietario le riconoscesse come proprie e ne vuole la rimozione basta comunicarcelo e provvederemo immediatamente alla rimozione.

alghe

Debellare le alghe

Debellare le alghe……… almeno ci proviamo

Tempo addietro abbiamo cercato di conoscere le varie tipologie di alghe grazie all’articolo Conoscere le alghe scritto dall’amico Mario Mandici.

Nella letteratura moderna le alghe sono sempre considerare dei veri e propri nemici da combattere, tralasciando quasi sempre i veri motivi della loro comparsa.Partiamo dal presupposto che esse vivono, anche se non le vediamo, in tutti gli acquari, anche in quelli apparentemente privi.

Alga non sempre vuol dire “disastro”!

Dal punto di vista biologico le alghe sono semplici piante. Le spore delle alghe, che sono le loro cellule germinali, appaiono naturalmente nell’acqua sugli elementi decorativi o sulle piante e inizialmente non sono così allarmanti. Un leggera copertura di alghe, in effetti, è sinonimo di una buona qualità dell’acqua ed è assolutamente normale che appaia nelle prime settimane di vita di un nuovo acquario. Generalmente tendono a scomparire dopo un breve periodo. Se, invece, le alghe appaiono in un acquario già avviato da tempo e crescono su altre piante, rischiano di nuocere alla qualità dell’acqua e all’equilibrio biologico dell’habitat. Un’apparizione improvvisa e massiccia, poi, è spesso un chiaro segnale di un ambiente acquatico già inquinato da un eccesso di mangime per pesci o altri scarti organici (come pesci o lumache morti). Bisogna agire subito per non avere conseguenze che possono portare, oltre a un acquario poco attraente, anche alla morte dei pesci. Una graduale apparizione di alghe può anche significare un eccesso di fosfati e nitrati nell’acqua e suggerire un presenza eccessiva di pesci rispetto alla capacità della vasca.

Le Black Brush Algae italianizzate come alghe a pennello

La rimozione meccanica è difficile per la loro resistenza, impossibile da attuare sulle piante, piuttosto tagliate la foglia colpita. Aumentate i livelli di CO2 intorno ai 30 ppm, aumentate la circolazione dell’ acqua nella zona colpita con una pompa se vi sembra troppo ferma, sostituite il neon se troppo vecchio, verificate PO4 e Fe con test a reagente e se alti fate piccoli e frequenti cambi per abbassarli se non usate la CO2 per evitare grosse fluttuazioni della stessa.

La madre di tutte le battaglie ? Il trattamento chimico! Spruzzare acqua ossigenata al 3% nella misura di 20 ml ogni 100 lt avendo cura di spegnere il filtro per poi riaccenderlo dopo una decina di minuti dal trattamento. Oppure potete usare Excel di Seachem o Carbo di EasyLife ma attenzione alle dosi per evitare danni alle piante. Come sempre l’ attenta osservazione, l’ intervento alle prime presenze, pulizia, pulizia e pulizia sono le armi migliore per prevenirle.

Parliamo delle GDA, green dust algue ovvero quelle alghe che ricoprono i vetri degli acquari colorandoli di verde, dall’ aspetto polveroso, e che si tolgono con il semplice passare di un dito. Pulendo i vetri interni esse vanno in sospensione e come tante piccole particelle vengono trasportate dal movimento dell’ acqua per depositarsi sul fondo, sugli arredi e sugli stessi vetri.

Un trattamento “estremo” è quello che prevede l’ uso di acqua ossigenata al 3% dosata a 25 ml ogni 50 litri lordi. Per tre o quattro giorni viene aggiunta questa quantità inserendola lentamente vicino all’ uscita del filtro in modo che venga diluita rapidamente. Attendere altre due o tre giorni dalla fine del trattamento e provvedere successivamente ad un cambio del 50% di acqua. Si tratta di un trattamento “energico” che personalmente considero di ultima spiaggia perchè può interferire con le colonie batteriche riducendole e quindi, depotenziando il filtraggio biologico, può esserci il rischio di assistere ad un innalzamento dei nitriti (tenere a disposizione una attivatore batterico). Alcune piante potrebbero risentirne (riccardia e riccia). Primum non nŏcērequindi cerchiamo sempre di privilegiare il trattamento che abbia meno contro indicazioni e sopratutto armiamoci di pazienza.

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Conoscere le alghe

Esempio di alga
Esempio di alga,foto dal web

Conoscere le alghe

[dropcap]C[/dropcap]onoscere le alghe è una delle principali prerogative per risolvere uno dei problemi che colpisce tutti gli acquariofili o meglio le loro vasche: le alghe!
Anche le vasche dei più esperti sono a volte vittime di questi organismi appartenenti al mondo vegetale, fatta esclusione per i ciano che pur trattati nel contesto algale sono in realtà dei batteri.Molto è stato detto su questo argomento, lo stesso portale di Acquariofili contiene articoli dedicati ma nonostante ciò le richieste di aiuto continuano ad essere sempre tante.[hr]

Diciamo la verità . è più semplice lanciare un S.O.S che cercare per risolvere.
A volte la difficoltà principale è una corretta identificazione dell’alga.Negli acquari le piante svolgono un ruolo importante che va ben oltre l’ estetica. Le piante ossigenano l’acqua nella fase diurna assorbendo CO2, assorbono sostanze derivanti dal catabolismo (principalmente nitrati e fosfati) degli escrementi, foglie morte, avanzi di cibo ed eventuali pesci morti , in misura molto minore i metalli pesanti, offrono nascondiglio ai pesci più timidi e agli avanotti e col tempo diventano un importante substrato per la colonizzazione di quei batteri utili aiutando il nostro sistema acquario a raggiungere una buona maturazione globale (filtro + vasca).

Questo è il motivo per cui spingiamo tutti ad avere vasche piantumate e ad evitare piante di plastica che non sono di nessuna utilità anzi fanno più danno.Le piante richiedono per crescere bene i giusti nutrimenti (fertilizzazione NPK ovvero azoto, fosforo e potassio), micro e oligo elementi (Fe, Mn, S, B, Cu, etc) possibilmente una fertilizzazione con CO2 non sempre necessaria ma sempre auspicabile, e la giusta dose di luce sia in termini quantitativi che qualitativi.

Solo un buon equilibrio di questi elementi permetteranno alle piante di crescere sane e belle ma soprattutto di essere competitive con le alghe sempre presenti anche se non visibili nella nostra vasca.

Le alghe sono dei vegetali opportunisti, pronte a prendere il sopravvento ogni qual volta questo equilibrio salta. Qualcuno potrebbe pensare che allora sarebbe meglio non mettere le piante, niente di più errato perché non solo perderemmo tutti i vantaggi che queste offrono ma ci ritroveremo ugualmente col tempo con le alghe in vasca.[pullquote-left] Quindi piantumate i vostri acquari, fornite alle piante tutto ciò di cui esse hanno bisogno senza eccedere ma … non dimenticate che anche una costante e buona manutenzione dell’ acquario [/pullquote-left](pulizia del fondo con una leggera sifonatura solo per aspirare i rifiuti senza toccare il fondo, pulizia del materiale filtrante non biologico ovvero spugne e lana perlon e cambi parziali periodici per ridurre sia l’ accumulo di carbonio organico, spesso responsabile della comparsa delle alghe che quello derivante da una fertilizzazione) vi aiuterà a tenere lontano questi vegetali indesiderati.
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Le Microalghe

Le microalghe destano l’interesse di numerosi gruppi di ricerca, poiché presentano una serie di prerogative molto interessanti anche se tutt’oggi nel nostro paese ancora non si ha uno sfruttamento adeguato del loro potenziale, nonostante diversi decenni di ricerca e sviluppo e la relativa pubblicazione di migliaia di lavori scientifici.

Al contrario in molti altri paesi occidentali e non l’utilizzo delle microalghe è molto diversificato e sempre più investitori tendono a guardare di buon’occhio le loro molteplici proprietà e funzionalità che spaziano dall’alimentazione animale (d’allevamento o da compagnia), all’alimentazione umana, alla nutraceutica, alla cosmetica e ora anche nel settore delle bioenergie.

Fra i principali vantaggi dell’impiego delle microalghe vengono annoverati:

  • la velocità di crescita molto elevata;
  • la capacità di prosperare in acque ricche di nutrienti, e quindi di contribuire a processi di depurazione di acque reflue;
  • la proprietà di assorbire CO2 insufflata nel mezzo di coltura e di trasformarla in materia organica;
  • la possibilità di crescita anche in climi caldi e in acqua salata, senza intaccare le risorse di acqua dolce nelle zone dove queste sono limitate;
  • la possibilità di essere coltivate in aree marginali senza sottrarre superfici alle colture agricole a fini alimentari o ad altre attività economiche già insediate nel territorio;
  • la produzione di una biomassa omogenea, non suddivisa in componenti con caratteristiche differenti, come per le piante terrestri (semi, frutti, foglie, fusto, radici).

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