Infuso di foglie e pignette

Infuso di foglie e pignette

 

Infuso di foglie e pignette.

In questa breve guida vedremo come fare un buon infuso a base di tannini per la nostra vasca.

Che cos’è l’infusione?
L’infusione non è altro che un metodo utilizzato per estrarre i principi attivi da piante officinali o da alimenti e si realizza immergendo tali piante o alimenti in un liquido per un tempo più o meno lungo. Il prodotto che si ricava viene chiamato infuso.

La presente guida tratterà di un infuso di foglie di castagno e pignette di ontano.

In realtà l’infuso di tannini lo si può ricavare da svariate foglie essiccate, per questo si rimanda alla guida Le foglie in acquario, presente sempre sul nostro sito per scoprirne altre.

Anche se non riportate nell’articolo menzionato pocanzi, le foglie di castagno, sono una buona alternativa ad altre foglie per essere inserite in vasca, poichè favoriscono anch’esse un soddisfacente rilascio di tannini.

Viene descritta questa tecnica di infusione con il connubio di foglie di castagno e pignette di ontano poiché al momento vi erano questi elementi a mia disposizione e altresì facilmente reperibili in natura tra boschetti e campagne.

Per avere un risultato ottimale sull’ambratura dell’acqua ho utilizzato 20 foglie medie di castagno e 12 pignette di ontano (tutto rigorosamente secco, naturalmente).

Andiamo adesso ad argomentare il procedimento.

Infuso di foglie e pignette

Sciacquiamo sotto l’acqua corrente le 20 foglie di castagno e le 12 pignette di ontano e riponiamole dentro una vecchia pentola e successivamente versiamo dentro 4 litri di acqua d’osmosi inversa.

 

Accendiamo il gas e lasciamo a fuoco lento e senza coperchio fino all’evaporazione di 2 litri di acqua, controllando di tanto in tanto lo sviluppo e affondando dentro l’infuso le foglie e le pignette che tenderanno a stare a galla per non farle asciugare. Per questo processo ci vorrà circa un’ora e mezza di tempo.

Una volta evaporati i 2 litri d’acqua, rimuoviamo la pentola dal fuoco e lasciamo riposare l’infuso senza coprire con il coperchio, fino a quando non si sarà completamente raffreddato e divenuto a temperatura ambiente (fatto nel pomeriggio, l’ho lasciato riposare per tutta la notte).

Infuso di foglie e pignette

Dopo essersi accertati che l’infuso è completamente freddo, iniziamo a rimuovere le foglie e le pignette. Prendiamo una bottiglia da due litri (quelle della Coca Cola o della Pepsi dopo averle accuratamente sciacquate vanno benissimo), un imbuto e un colino a maglie strette e iniziamo a versare filtrando l’infuso per rimuovere i residui staccatisi.

Otterremo pertanto il seguente risultato che ci basterà per diverso tempo.

Infuso di foglie e pignette

Per quanto riguarda la somministrazione, bisogna fare attenzione e tenere in considerazione i propri valori di PH e KH già presenti in vasca e versare l’infuso con parsimonia, effettuando i test (rigorosamente a reagente per ottenere dei risultati ottimali) prima e dopo la somministrazione, fino a trovare la giusta quantità da utilizzare e senza creare squilibri in vasca, che andrebbero a compromettere la salute degli inquilini. Tutto ciò perchè l’infuso di foglie e pignette è un sistema naturale molto lento che abbassa il PH.

A seguito della procedura vista precedentemente, ho voluto effettuare un personale esperimento che non reputo necessario da fare, tantomeno lo reputo da consigliare, quindi è da ritenersi del tutto di libero arbitrio ma, in ogni caso, l’ho voluto condividere perchè, contrariamente, potrebbe esserci qualche utente interessato.

Dopo aver rimosso le foglie e le pignette, invece di cestinarle, inseriamole in un altro contenitore con altri due litri d’acqua d’osmosi inversa, e senza fare alcunchè chiudiamolo e riponiamolo in un luogo a nostro piacimento. Noteremo che, come illustrato nella foto che segue, nonostante le foglie e le pignette siano esauste a causa della bollitura precedente, dopo circa una settimana rilasceranno ancora dei tannini e otterremo altri due litri di infuso molto più blando ma sempre utile.

Infuso di foglie e pignete

Sperando che la guida possa essere di aiuto e di gradimento si augura un buon esperimento a tutti.

 

ATTENZIONE: 

Lo staff di acquariofili.com e l’autore dell’articolo non si ritengono responsabili dell’uso inappropriato delle suddette soluzioni ottenute dall’infusione.

 

E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e dell’autore.

 

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PhMetro

[dropcap]P[/dropcap]hMetro una parola semplice qundo complessa infatti più di una volta ci è capitato di leggere vari post in merito alla misurazione del pH e l’eventuale utilizzo di phmetri digitali.

test Ph

Con questo articolo vorrei approfondire alcuni aspetti relativi a questo argomento e fornire qualche consiglio utile alla sua gestione.

[pullquote-left]Come sappiamo il pH è uno dei parametri fondamentali che dobbiamo monitorare all’interno delle nostre vasche.[/pullquote-left]

In genere vengono utilizzati dei test a reagente (che sfruttano delle reazioni colorimetriche con successiva comparazione con la scala apposita) per fornire un’indicazione sul valore.

Purtroppo, però questi test sono caratterizzati da una scala che cresce con incrementi di 0.5 punti (salvo qualche eccezione – ad esempio il test pH 6.0-7.6 della JBL che ha un incremento di 0.2 punti), il che dal mio punto di vista, li rende poco idonei per alcune applicazioni, come il dosaggio della CO2 in vasca.

phmetro

In questo caso anche “piccole” variazioni di pH possono portare a variazioni notevoli nella quantità di CO2 effettivamente disciolta (per fare un esempio in presenza di erogazione di CO2, considerando un KH 4 se il valore di pH è 6.5 otterremo, incrociando i dati con apposita tabella, una concentrazione di 45 ppm, mentre se ci troviamo a pH 7 il valore ottenuto è di 14 ppm, si passa dall’eccesso a una quantità non sufficiente).

 

tabella phmetro

Per questo motivo è possibile ricorrere all’utilizzo di un PhMetro elettronico. Quest’ultimi utilizzano un sistema differente per la quantificazione del pH, ricorrendo a misure potenziometriche (in breve misurano la differenza di potenziale che si forma a causa della differenza di concentrazione di ioni H+ rispetto a una membrana apposita).

Il cuore di questo tipo di strumento è composto da una particolare membrana in vetro speciale (è composta non solo da silice, ma sono presenti anche ossidi di calcio e sodio in varie percentuali) la cui composizione premette il funzionamento dell’elettrodo stesso.

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Le membrane di questo tipo di PhMetro sono caratterizzate dalla capacità di “sentire” selettivamente lo ione H+ (in parole povere la membrana è in grado di fornire un segnale relativo solo a questo particolare ione, avendo interferenze minime dalle altre componenti presenti in soluzione a patto che la membrana sia in buone condizioni). L’elettrodo è genericamente sferico in quanto questa forma garantisce la massima superficie di contatto e la minima resistenza al passaggio di corrente, ma anche una certa fragilità.

 

 

 

Quindi come approcciarci nel modo migliore all’utilizzo di questo strumento?

Innanzitutto, questa famiglia di elettrodi fornisce potenziali stabili e riproducibili solo dopo averli lasciati in soluzione (nel nostro caso acqua) per un certo periodo di tempo, in modo da IDRATARLI. Al loro interno infatti è presente una soluzione a pH 7 e uno strato di gel che deve espandersi all’interno del vetro stesso per garantire il corretto funzionamento.

Lo step successivo prevede la TARATURA dello strumento stesso utilizzando delle soluzioni tampone caratterizzate da un titolo o concentrazione ben definita (in commercio esistono diversi buffer sia già pronti all’ uso o in bustine da disciogliere in acqua di osmosi in quantità definite dal produttore). Solitamente per la taratura di questo PhMetro si utilizza una taratura a due standard, poiché permette di minimizzare l’errore sulla lettura del valore rispetto a una taratura con un singolo standard (mi riferisco a phmetri di tipo commerciale, estremamente diffusi su vari tipi di piattaforme online). Nulla ci vieta comunque di utilizzare anche la terza soluzione tampone.

Si procede quindi alla (eventuale) preparazione delle soluzioni tampone a pH 6.86 e 4.01 (i phmetri meno costosi riescono a misurare valori con una cifra decimale, non mi affiderei più di tanto alla seconda cifra decimale se presente, a causa dell’errore che si ha intrinsecamente nella misura stessa).

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Si procede con la misura del tampone a pH 6.86; agendo sull’apposita vite si modifica il valore (segnato sul display del PhMetro ) fino a ottenere quello del buffer. Si sciacqua l’elettrodo con acqua di osmosi e si elimina l’eccesso di acqua aiutandosi con della carta assorbente morbida (come quella di un fazzolettino. La stessa operazione va ripetuta con il secondo tampone a

pH 4.01. Consiglio questi due tamponi perché in genere nei nostri acquari, specialmente in presenza di erogazione di CO2, ci troviamo a pH neutro o debolmente acido (se invece abbiamo a che fare con biotopi tipo Malawi/Tanganika potrebbe essere conveniente usare il tampone a 9.81 – quindi l’ordine di taratura e prima con tampone a pH 6,86 e poi a pH 9,81). Fatto ciò dobbiamo procedere ad una verifica immergendo l’elettrodo sciacquato ed asciugato nuovamente nella soluzione tampone a pH 6.86; se la lettura coincide il pHmetro è pronto all’ uso. La taratura deve essere effettuata periodicamente, per evitare letture errate! (La taratura dovrebbe essere ripetuta) mediamente ogni 15 giorni per un uso intenso o 30 giorni se l’uso è sporadico)

[pullquote-left]CONSERVAZIONE. Bisogna ricordare che per conservare correttamente il nostro strumento PhMetro la membrana NON DEVE essere mantenuta asciutta, ma è preferibile mantenerla avvolta in uno strato di cotone imbevuto con una sostanza con adeguata forza ionica per ridurre la perdita di selettività. Nel nostro caso possiamo utilizzare il tampone a pH 4, in mancanza di quest’ultimo meglio un po’ di acqua piuttosto che niente. Bisogna evitare l’utilizzo di acqua distillata o RO per mantenere umida la membrana, perché l’assenza di forza ionica fa perdere in selettività e sensibilità nei tempi di risposta.[/pullquote-left]

Ultima nota: questo genere di strumenti necessita di sostituzione periodica (in base alla conservazione e all’utilizzo – ad esempio le sonde in continuo richiedono una sostituzione ogni 2 anni circa) in quanto con l’invecchiamento della membrana il pH letto si sposta verso valori più alcalini.

 

NB: le foto sono state prese dal web , qualora il proprietario le riconoscesse come proprie e ne vuole la rimozione basta comunicarcelo e provvederemo immediatamente alla rimozione.

 

 

 

 

 

 

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Guida impaginata da Marco Ferrara

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Biocondizionatore

BIOCONDIZIONATORE I PRO E I CONTRO

Biocondizionatore, questo sconosciuto o meglio un prodotto di cui se ne fa largo utilizzo e il più delle volte senza che se ne conoscano gli effettivi,vantaggi , svantaggi o il motivo del suo utilizzo.

Con questa breve guida cercherò di spiegare l’utilizzo del biocondizionatore e i suoi pro e contro.Quando ci si avvicina all’ hobby dell’acquariofilia il più delle volte ci si reca in un negozio di acquariologia dove il professionista del settore ci  propone dei prodotti indispensabili per l’avvio del nostro acquario e in seguito per il suo mantenimento, tra questi prodotti troviamo sicuramente il biocondizionatore di varie marche ma che fondamentalmente hanno tutti lo stesso principio cioè quello di favorire l’evaporare del cloro e far precipitare i metalli pesanti presenti nelle nostre acque di rubinetto.

[pullquote-left]Leggendo le etichette del biocondizionatore sembra di avere a che fare con pozioni magiche ma vi assicuro che cosi’ non è [/pullquote-left]pero’ è anche vero che grazie alla presenza di sostanze colloidali specifiche proteggono la mucosa dei pesci e le branchie tanto è vero che molti negozianti ne inseriscono una quantità nel sacchetto dei pesci per ridurre lo stress da trasporto

 

A questo punto sono necessarie alcune precisazioni:

Il cloro aggiunto dagli acquedotti per la sterilizzazione delle acque in quanto volatile basta poco per eliminarlo infatti occorre scaldare l’acqua e attendere che si raffreddi o mantenerla in circolazione con l’utilizzo di un areatore per poi farla decantare almeno 12 ore.

Per quanto riguarda i metalli pesanti bisogna precisare che fino a poco tempo fa venivano classificati sulla base della loro densità o del peso atomico maggiore di quello del ferro anch’esso considerato metallo pesante. La classificazione attuale viene fatta in base alla loro tossicità dovuta alla capacità di questi elementi di interagire a livello del citoplasma dove tendono ad accumularsi legandosi ai gruppi solfidrici degli enzimi bloccando di conseguenza la loro capacità di catalizzare una determinata reazione biochimica.Poichè le acque della rete idrica contengono una parte di questi metalli pesanti viene spontanea la domanda se l’acqua che noi beviamo è potabile.La potabilità garantita dalla assenza di alcuni di essi (cromo esavalente per fare un esempio)  o dalla presenza di questi elementi in quantità tali da non arrecare danno visto che l’organismo ha la capacità di eliminarlo attraverso la salivazione e la sudorazione. Il discorso cambia in un acquario che è un ambiente chiuso e dove l’uso prolungato dell’acqua di rete può provocare un accumulo di queste sostanza da renderle tossiche per i pesci ed altri animali. State tranquilli perchè le sostanze organiche disciolte derivanti dalla decomposizione di feci, foglie morte e cibo residuale si legano con effetto chelante rendendo i metalli pesanti innocui ma attenzione questo non significa che si devono tenere gli acquari sporchi. Inoltre bisogna aggiungere che anche le piante contribuiscono a pulire l’acqua dalla loro presenza in quanto vengono assorbiti dalle stesse, soprattutto da quelle a crescita rapida. Quindi una vasca piantumata protegge i nostri pinnuti. [pullquote-right]Si tende a precisare inoltre che non è assolutamente un prodotto da utilizzare in ambito curativo o in presenza di patologie più o meno gravi,in poche parole non è un medicinale [/pullquote-right]

Per quanto detto sopra l’utilizzo del Biocondizionatore non è essenziale inoltre un utilizzo scorretto,prolungato o non idoneo del biocondizionatore ha i suoi effetti negativi anche se non immediati…..infatti se desideriamo coltivare nel nostro  acquario delle piante dovremo cercare di mantenere (come anche per la fauna) determinati valori chimici e quindi l’utilizzo dell’acqua di rubinetto è sconsigliata per evitare ,in base al suo contenuto gli squilibri tra “macro, micro, calcio e magnesio” inoltre l’utilizzo del biocondizionatore comporta la precipitazione dei chelanti introdotti con la fertilizzazione liquida sopratutto nei micro elementi.

Quindi si consiglia di utilizzare acqua osmosi con l’aggiunta di sali e quindi costruire l’acqua adattandola alle nostre esigenze evitando in questo modo la presenza di sostanze nocive o contaminanti,qualora si debba utilizzare per forza di cose l’acqua di rubinetto si consiglia di muoverla con una pompa o un aeratore per qualche ora e poi lasciarla decantare in un catino per 12/24 ore scartando gli ultimi 2 cm di fondo..

Spero con questo breve articolo di essere stato chiaro ed esaustivo cercando di spiegare in semplici parole questo prodotto che molti considerano miracoloso,per ulteriori chiarimenti sono a vostra completa disposizione.

per ulteriori approfondimenti consultare i seguenti articoli:

Guida impaginata da Marco Ferrara

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Acqua

Acqua per il nostro acquario qual’è la più indicata ?
Con questa breve guida cercherò di illustrare le varietà di acque che generalmente si impiegano per i nostri acquari e elencando ovviamente anche i motivi per i quali alcuni tipi non posso assolutamente essere utilizzate , in questo modo cercherò di chiarire molti aspetti e trovare quindi risposte ai problemi che sorgono inspiegabilmente nelle nostre vasche perchè magari si è convinti che l’acqua è tutta uguale.

Le varietà di acque si distinguono principalmente dal luogo e dal processo di provenienza e possono essere classificate in base ai valori chimici. Prenderemo in esame ovviamente quelle più utilizzate nelle nostre vasche che sono:

 

Acqua di rubinetto

L’acqua di rubinetto varia la propria durezza a seconda della zona in cui viene prelevata . Una cosa importante da sapere è che quest’acqua viene additivata da cloro una sostanza disinfettante che elimina gran parte dei microrganismi presenti,e che allo stesso tempo è poco sopportata dai nostri pesci.

Allo scopo di neutralizzare l’effetto del cloro sono presenti in commercio dei prodotti chimici detti appunto “anti-cloro” o biocondizionatori , dosati secondo le indicazioni del produttore. Sono ormai tutti molto efficaci ma è sempre bene evitare allo stretto necessario l’utilizzo di sostanze chimiche in vasca .

Se si vuole evitare di acquistare questi prodotti,basta riempire delle taniche e lasciarle esposte all’aria per 48 ore in modo che il cloro evapori naturalmente . Una volta che il cloro si sarà rimosso possiamo utilizzare l’acqua per l’acquario. Ovviamente questa acqua deve avere i valori chimici (ph,Kh,Gh,cond,)adatti alla specie di fauna/flora ecc che vogliamo allevare/coltivare. Per correggere questi valori occorre effettuare dei tagli con altre tipi di acque che riportano dei valori differenti e quella più utilizzata e l’acqua osmosi .Anche i parametri chimici di quest’acqua variano da paese a paese.

 

 

 

 

 

Acqua osmosi

L’acqua osmosi è quella ideale per il nostro acquario infatti risulta essere la piu’ indicata perche’ tramite un impianto di filtrazione si ottiene un acqua pura e priva di sali e inquinanti e grazie a sali appositi possiamo ricostruirla secondo i parametri che a noi interessano rendendola idonea al nostro biotopo.

In questo tipo di impianti viene sfruttato il processo di filtrazione dell’acqua infatti grazie alla pressione della rete idrica l’acqua attraversa (nel caso di un impianto a tre stadi) un primo filtro per catturare impurità e solidi sospesi presenti dopodicche’ l’acqua passa in un altro filtro a carboni attivi per trattenere inquinanti e additivanti disciolti e infine viene fatta passare attraverso una membrana che viene classificata in base alla maglia, piu’ stretta è la maglia meno è la quantità di acqua prodotta. La membrana rappresenta proprio il cuore dell’impiantino infatti è proprio qui che vengono trattenuti i sali responsabili della sua durezza, l’acqua quindi in uscita recuperata per essere utilizzata nella nostra vasca. Dalla membrana fuoriesce un altro flusso di acqua detta di scarto e rappresenta tutta l’acqua non filtrata molto ricca di sali,questa viene eliminata e non utilizzata.

In genere il rapporto di produzione acqua è di 1:3 cioe’ 1 litro di acqua buona e 3 litri di acqua di scarto.L’acqua va periodicamente controllata tramite i test in genere Ph e durezza e i filtri sostituiti ogni qual volta di produce molta acqua o si iniziano ad avere innalzamenti dei valori chimici dell’acqua prodotta.

Gli impianti si classificano per la membrana utilizzata e dalla sua capacità di filtraggio , ogni filtro rappresenta uno stadio,ogni impianto puo’ essere additivato di altri filtri aumentandone la capacità di filtrazione e quindi la qualità dell’acqua rimuovendo impurità, minerali, metalli, clorammine, nitrati, fosfati e silicati tutti presenti in quantità variabili .

Alcune specie che ospitiamo in vasca sono molto sensibili all’acqua ricca di bicarbonati, carbonati di calcio e magnesio questo comporta solo indebolimento dei pesci rendendoli più vulnerabili alle malattie e sopratutto agli attacchi batterici e parassitari.Ecco perchè quando si apportano modifiche in acqua sia per abbassare o alzare i valori Gh e Kh,(magari con l’ausilio di acqua osmosi) non dovrà essere assolutamente eseguito in modo drastico (cambio massimo di acqua 30%) le durezze vanno corrette in modo graduale perché potrebbe comportare l’indebolismo degli abitanti in vasca dando cosi’ anche modo a funghi e virus di svilupparsi molto velocemente.

In caso di cambio d’acqua con acqua osmosi per poter rabboccare l’acqua con uguali parametri occorre utilizzare appositi sali per acqua osmosi seguendo le istruzioni del produttore.

 

Acqua demineralizzata

l’acqua demineralizzata viene prodotta con diversi metodi per poter rimuovere i sali disciolti.Ma non è un acqua priva di batteri.Questo tipo di acqua è utilizzata nei processi meccanici dove sono da evitare i depositi calcarei per esempio nei ferri da stiro.

I processi utilizzati sono per bollitura recuperando quella evaporata o miscelando sostanze chimiche che fanno precipitare i sali sul fondo recuperando solo una parte dell’acqua, una cosa simile la facciamo quando si usa l’acqua di rubinetto che lasciamo gli ultimi 5 cm nella tanica che utilizziamo.L’acqua ottenuta da questi processi viene poi filtrata ma con filtri che non sono adatti e impiegatio per produrre acqua da utilizzare in acquariologia.

L’acqua demineralizzata può anche essere prodotta tramite uno scambio ionico impiegando delle resine anioniche o cationiche allo scopo principale di ridurre la conducibilità,i sali vengono rimossi tramite un pretrattamento con dei filtri osmotici.

L’acqua demineralizzata risulterà priva di sali e minerali. Il prezzo è molto conveniente ma sulla etichetta possiamo leggere in evidenza ” NON USARE IN ACQUARIO”. Se si effettua cambi d’acqua settimanali si investono gli stessi soldi di quanto ne vale la pena per acquistare un impianto osmosi nuovo e utilizzare all’occorrenza.

Ne sconsiglio vivamente l’utilizzo in acquario di questa acqua .

 

Acqua piovana

L’acqua piovana in linea di principio può sembrare la più pura e più adatta per  la nostra vasca perché e l’acqua che si ha disponibile in modo naturale e peraltro ad un costo pari a zero.

La prima cosa da chiederci è se questa acqua è adeguata, ovviamente dipende da dove si vive e come la si recupera. Se si vive in una città mediamente popolata l’acqua sarà contaminata da inquinamento a livelli mortali per i pesci in quanto troveremo disciolti tutti quei risultati da smog,polveri sottili e altri inquinanti che sono presenti fluttuanti in aria e che con le piogge vengono intrappolati e veicolati a terra,immaginatevi nelle città nei pressi delle raffinerie o laddove sono presenti dei processi industriali che inevitabilmente emettono in atmosfera sostanze di scarti anche nei limiti consentiti dalla legge.

E’ altresi’ sconsigliato cimentarsi a raccogliere l’acqua dai tetti o con particolari attrezzature atte a convogliare l’acqua perchè risultera’ molto ricca di polveri e altro che magari si deposita su questi supporti,tuttalpiù si puo’ recuperare dell’acqua solo esponendo all’aria dei contenitori con una bocca molto larga ma questo impiegherà tantissimo tempo.

Ne sconsiglio vivamente l’utilizzo in acquario di questa acqua .

 

Acqua minerale

L’acqua minerale, acquistata in farmacia per neonati può essere usata in acquario perché la  mineralizzazione è molto bassa e ha un pH neutro. Essendo l’acqua trattata non ha batteri, parassiti, virus o funghi.

Il costo di quest’acqua è di 1-1,20 euro per litro quindi non proprio conveniente.Ad ogni modo si puo’ vedere la sua composizione chimica sul retro della bottiglia dove sono riportati tutti i parametri chimico/fisici

 

Acqua di sorgente

L’acqua di sorgente è quella acqua che fuoriesce spontaneamente da rocce,terreni,cavità siano esse in altura o pianura , indipendentemente dalla sua qualità o parametri chimico/fisici.L’acqua di sorgente è definita un acqua pura perchè viene filtrata naturalmente da strati di rocce,sabbia o quant’altro incontra nel suo cammino in natura pero’ dobbiamo fare i conti al giorno d’oggi con tutti gli inquinanti presenti che vengono utilizzati nelle campagne sopratutto quando questa acqua sgorga in pianura e non in altura.

L’acqua di sorgente può essere contaminata da parassiti, batteri e funghi il quale può distruggere sia la flora che fauna presente in vasca. Se proprio la si deve utilizzare va bollita per eliminare agenti patogni ed eventuali formazioni unicellulari.

 

 

 

In conclusione spero di aver spiegato in modo semplice e intuitivo le acque che in genere possono essere utilizzate in acquario e quelle che non devono essere usate sottolineandone il motivo. Ad ogni modo mi sento sempre di consigliare l’acquisto di un impianto osmosi perche’ verra’ ripagato nel tempo e anche i nostri pesci ringrazieranno.La filtrazione osmotica risulta essere il metodo piu’ remunerativo e sopratutto puo’ essere prodotta acqua nella piu’ totale indipendenza quando se ne avrà la necessità e nelle quantità più opportune.

 

Non si ritiene responsabile nè il compilatore di questa guida ne’ la direzione di acquariofili.com per eventuali errati utilizzi o per comportamenti diversi da quanto indicato nella guida.

 

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