I cianobatteri

I cianobatteri,foto dal web

I ciano batteri non sono alghe ma vengono spesso trattati come tali. Un vero concentrato di opportunismo e di capacità di sfruttare qualunque radiazione luminosa in quanto posseggono quasi tutti i tipi di clorofilla. I ciano sono produttori di ossigeno come nessuna alga o pianta sa esserlo, il pearling è visibile già a luminosità medio basse. Sono loro che hanno contribuito ad arricchire l’ atmosfera di O2.L’ aspetto è quello di un sottile velo gelatinoso caratterizzato da un odore sgradevole e dal colore verde intenso spesso con tonalità che arrivano al bluastro.

Il colore dipende molto dal tipo di radiazione luminosa. Solo sotto la luce diretta del sole mostrano il vero colore … il ciano e da qui il nome. Le colonie tendono a svilupparsi ovunque (fondo, rocce, legni, piante ma soprattutto nella parte anteriore della vasca, quella più illuminata); spesso la partenza è proprio tra il vetro anteriore ed il fondo. Le colonie di ciano batteri si diffondono rapidamente come nessuna alga sa fare, ispessiscono intrappolando in esse il risultato di un notevole pearling …. Tante bollicine di ossigeno. La comparsa dei ciano non è riconducibile solo ad una introduzione insaputa di oggetti già contaminati, in quanto batteri essi sono già presenti nelle nostre vasche ma “dormono” ma sono pronti ad approfittare di qualsiasi situazione loro favorevole per apparire.

Molti segnalano la loro comparsa dopo aver eliminato le alghe filamentose e questo si spiega col fatto che abbiamo eliminato le alghe (altro nemico dei ciano come lo sono le stesse piante) ma non abbiamo eliminato gli inquinanti di cui si nutrono  le alghe. Potremmo scrivere pagine su di loro ma si rende necessario essere sintetici per cui andiamo avanti. La loro comparsa è la conseguenza di tante cause spesso associate anche all’ insorgenza delle alghe quindi acquario mal gestito, mancato equilibrio, eccesso di nutrimenti, un acquario sporco (fondo, filtro) lampade vecchie o inadatte ma su una cosa sono quasi tutti  d’ accordo … i livelli di NO3 bassi o assenti.

La spiegazione è semplice: i NO3 non vengono “mangiati” dai ciano ma dalle piante si e loro restano sempre uno dei baluardi più importanti. Nessun animale di qualsiasi genere mangerà i ciano batteri per la loro tossicità con la quale ci dovremo confrontare nel caso di una battaglia epocale … con la loro morte vengono liberate tossine quindi qualunque sia il metodo usato per sconfiggerle nel caso di molte colonie è NECESSARIO effettuare un consistente ricambio di acqua (50%). Leggendo qua e là su internet sembra che alcune piante grazie all’ allelopatia riescano a controllare la comparsa dei ciano (egeria densa e il solito ceratphyllum) ma qui parliamo di prevenzione alla loro comparsa. Cosa possiamo fare invece quando ci accorgiamo della loro presenza in vasca ?

Piccole colonie sul fondo possono essere trattate coprendole con un piattino o una tazzina per almeno 10 giorni …. L’ assenza totale di luce le farà morire. Ugualmente piccole colonie possono essere trattate spruzzandole con acqua ossigenata dirigendo tramite l’ ago lo spruzzo direttamente sulla colonia (20 ml max per 100 litri) spegnendo preventivamente il filtro e lasciare agire per 60 minuti. Il trattamento può essere ripetuto solo dopo 24 ore sulle altre colonie. Dopo il trattamento fare un cambio di acqua di almeno il 30%. Quando l’ estensione delle colonie è tale da impedire questi trattamenti localizzati si può ricorrere al black out della vasca oscurandola bene per almeno 5 giorni e poi provvedere ad un cambio consistente di acqua.

Questo metodo a me piace pochissimo perché inevitabilmente segnerà le vostre piante soprattutto quelle a crescita rapida. Spesso capita che quando scopriamo il nostro gioiello rischiamo di trovare ancora qualche colonia viva ma sarà una vera débacle per le piante. Comunque se decidete d’ intervenire con il black out ricordatevi di ripartire con un foto periodo di 4 ore però potete aumentare settimanalmente l’ illuminazione di 1 ora contro i 30 minuti consigliati nello start up. Colonie residue vanno eliminate con il metodo suddetto con acqua ossigenata. Quando l’ invasione è totale, ma quale incosciente può arrivare a questo, non resta che togliere tutti gli arredi (rocce e legni), lavarli e sterilizzarli con candeggina (sciacquate benissimo dopo il trattamento) o bollendoli. Trattare con acqua ossigenata tutti i giorni e fate cambi di acqua …. Un lavoraccio infame. Non usate mai antibiotici, mantenete l’ erogazione della CO2 come sempre ma riducete la quantità di fertilizzanti per non mandare in blocco le piante. Insomma se non avete vissuto questa esperienza avrete sicuramente capito che è peggio di quanto possa capitare in una vasca. Sulla base della mia esperienza mi sento di dare questo consiglio: piccole e disparate colonie trattatele con il buio (tazzine, piattini, non importa se la vostra vasca diventerà un tavolo imbandito per il pranzo natalizio), piccole colonie su arredi e piante andate di acqua ossigenata, cercate di aspirare con un tubo quanto più è possibile delle colonie ponendo attenzione ad aspirare bene perchè eventuali frammenti andranno a colonizzare altre zone, tagliate le piante nelle zone particolarmente colpite e ricordatevi di sterilizzare il tubo ed il secchio ii raccolta dell’ acqua con candeggina. Quando il problema si fa più serio strizzate un occhio alla chimica ed acquistate su internet il Chemiclean … costa un po’ ma sono soldi ben investiti….. 48 ore e vi libererete di loro.

Continua con le alghe filamentose

Author: Mario Mandici

Mi sono avvicinato a questa passione da ragazzo e di strada credo di averne fatta tanta. Un percorso costellato da errori su cui ho consolidato il mio bagaglio di esperienze ma ho avuto anche molti successi. Allora non c'era internet, non c'erano gruppi con persone dotate di esperienza che potessero aiutarmi. Ho riprodotto diverse specie dal betta al danio rerio, scalari e haplochromis burtoni. Oggi mi sto dedicando alle caridine ma soprattutto alle piante altra mia passione, piante in vaso e piante in acquario.