-Nozionistica di base per l’allevamento-

Descrizione

Le caridine e neocaridine sono gamberetti d’acqua dolce che fanno parte di un ordine dei crostacei chiamato “decapodi”. Tutti gli animali che rientrano in questo ordine presentano 10 zampe, inoltre possiedono una corazza esterna o meglio un esoscheletro protettivo che grazie alla presenza della chitina, una proteina o composto azotato, risulta essere piuttosto duro. Troviamo anche nella sua composizione sali di calcio e magnesio.

 

La muta

L’esoscheletro impedisce la crescita del corpo e quindi viene cambiato periodicamente durante la fase di muta o “ecdisi” che si verifica per tutta la durata della vita. Il cambiamento di corazza non va sempre a buon fine e qualche volta l’animale può anche morire ed essere divorato da altri esemplari della stessa specie che non lo riconoscono come loro simile.

In un primo momento il nuovo esoscheletro è morbido ed estensibile; questo permette al gamberetto di crescere ma lo rende indifeso e facilmente attaccabile. In vasca non è raro vedere l’esoscheletro vuoto (exuvia) e ciò fa spesso preoccupare il neofita per la grande somiglianza di questo con l’animale. Benché inestetica l’exuvia non va rimossa dall’acquario perché fonte di sali preziosi per la formazione del nuovo esoscheletro.

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Oss: Di solito, dopo la muta, il gamberetto riesce a rigenerare le appendici perse in precedenza per vari motivi, quali ad esempio la lotta o la propria scelta di perdere un arto per sfuggire ad un eventuale predatore.

 

Anatomia esterna

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 Fig 1: Caridina Cantonensis “Red crystal” grado ss , stop sign double hino.

 

Il corpo di una caridina/neocaridina comprende un capo chiamato “cefalon “ o scudo cefalitico e un tronco che si divide in “pereion” (il torace) e in “pleon” (l’addome). Il cefalon e il pereion si fondono creando il “cefalotorace” ricoperto da un carapace.Oltre a quest’ultimo troviamo:

  1. Gli occhi, importanti organi di senso.

  2. Le antenne, suddivise in “antenne” e “antennule”che sono molto utili per la ricerca di cibo e per esaminare l’ambiente circostante.

  3. Un rostro ovvero un prolungamento anteriore del carapace. Può essere utile osservarlo per l’identificazione delle specie. Risulta, ad esempio, più sviluppato in specie come le caridine cardinal che provengono dal sulawesi e meno sviluppato nelle comuni caridine cantonensis Red Crystal.

  4. I massilipedi, importanti parti buccali che servono per l’assunzione di cibo.

  5. Una bocca, prima parte dell’apparato digerente.

  6. Sotto il carapace troviamo delle appendici chiamate “pereiopodi” che servono per deambulare, ma anche per l’alimentazione grazie alla presenza di chele. Inoltre vengono utilizzate per difendersi dagli attacchi.

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 Red Crystal

L’addome o pleon è formato da più segmenti addominali chiamati “pleomeri” che terminano con il “telson”, un segmento appiattito e privo di appendici. Quest’ultimo insieme alle ultime appendici addominali (uropodi) formano il “ventaglio caudale”. Sotto l’addome sono presenti altre appendici chiamate pleopodi con funzione natatoria.

Anatomia interna

Gli organi vitali come il cervello, il cuore e l’intestino si trovano tutti nel tratto cefalo-toracico come pure i testicoli, o le ovaie nel caso di esemplari di sesso femminile. Nella stessa regione si forma una sacca ovarica dove maturano le uova prima di essere fecondate. L’intestino è il solo a percorrere i segmenti addominali fino al ventaglio caudale.

 

Il dimorfismo sessuale

Gli esemplari di sesso femminile sono più tozzi di quelli di sesso maschile. Ciò consente alla femmina di proteggere le uova, che trasporta tra i pleopodi, fino al momento della schiusa. Non sempre però si può osservare questa differenza. In tal caso, per distinguere il maschio dalla femmina, l’unico modo è individuare la sacca ovarica di quest’ultima che si trova nel cefalotorace.

 

Abitudini comportamentali

Questi animali vanno allevati in gruppo per la loro timidezza. Gli esemplari isolati, infatti, tendono a vivere sempre nascosti . E’ bene iniziare ad allevare questi invertebrati con un numero che va dai 6 ai 10 esemplari. Trascorrono tutta la loro giornata a brucare muschi e piante in cerca di alghe o altro contribuendo a tenere l’acquario più pulito. E’ importante anche cercare di non allevare più specie nella stessa vasca, sia per evitare incroci, ma anche perché una specie potrebbe prevalere sull’altra.

 

Alimentazione

I gamberetti sono conosciuti come “spazzini” perché ripuliscono il fondo da avanzi di cibo per pesci (nell’acquario di comunità) e arrivano anche a divorare carcasse di animali morti (pesci o esemplari della loro stessa specie). Se vogliamo garantire una corretta alimentazione dobbiamo variare la dieta, proprio come facciamo per noi esseri umani. Occorre quindi considerare che questi invertebrati sono organismi “onnivori” con preferenze verso la componente vegetale. Molte aziende propongono mangimi specifici per caridine/neocaridine come Jbl, Dennerle, Tetra, ecc, tutti prodotti validi, composti da perle idrostabili che permettono ai gamberetti di nutrirsi in tutta tranquillità. Possiamo inoltre integrare la loro alimentazione con foglie di Terminalia Catappa (mandorlo indiano) e verdure sbollentate come zucchine, spinaci, piselli, carote, ecc. senza però esagerare perché potrebbero inquinare l’acqua.

 

Riproduzione

Altro argomento interessante è la riproduzione di questi invertebrati. La femmina nell’arco di circa un mese fa maturare le uova all’interno della sacca ovarica. In questo periodo si nota la presenza di una macchia scura tra il cefalon e il pereion. Quando le uova sono mature, la femmina cambia pelle (muta) e rilascia in acqua feromone per richiamare l’attenzione dei maschi. Questi ultimi lottano per aggrapparsi sulla regione cervicale della femmina e dopo tanti tentativi l’esemplare fortunato fa aderire le proprie spermatofore (sacchetti pieni di spermi) al ricettacolo seminale della femmina che comprime poi le uova facendole scendere verso le appendici natatorie mentre le spermatofore gelatinose si sciolgono fecondando le uova. Tali appendici provvederanno ad ossigenare costantemente le uova per circa un mese che cambieranno colore (da scure diventano trasparenti). Al momento della schiusa, i piccoli gamberetti, saranno già completamente formati. Tale situazione non si verifica sempre come nel caso della caridina multidentata (ex japonica) dove i piccoli attraversano uno stadio larvale .

 

 Le specie

Molte sono le specie d’acqua dolce conosciute e c’è solo l’imbarazzo della scelta. Da poco si trovano anche le varietà del “Sulawesi” (Caridina Cardinal, cf. spongicola ecc.) che non hanno nulla da invidiare alle specie marine per la loro colorazione. Sono però invertebrati delicati e caratterialmente timidi.

L’importante però è iniziare con le specie più facili, robuste. Ecco qualche esempio:

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 Red cherry

  • “Caridina multidentata”, o gamberetto di Amano che viene spesso inserito negli acquari zen in quanto aiuta a ripulire l’acquario da alghe. Facile da allevare, ma difficile da riprodurre in acqua dolce.Valori dell’acqua: Gh: 2 – 12; Kh: 6 – 10; Ph: 5.5 – 7.5.
  • “Neocaridina heteropoda var. “Red cherry”, particolare per la colorazione rossa.Facile da  allevare e da riprodurre.Valori dell’acqua: Gh: 8 – 15; Kh: 6 – 10; Ph: 6.5 – 7.5
  • “Neocaridina Palmata”, facile da allevare e riprodurre.Valori dell’acqua: Gh: 8 – 15; Kh: 6 – 10; Ph: 6.5 – 8.5.
  • Neocaridina zhangjiajiensis var. white pearl”, facile da allevare e riprodurre.Valori dell’acqua: Gh: 6 – 10; Kh: 4 – 8; Ph: 6 – 7.
  • “Neocaridina Heteropoda var. Yellow”, facile da allevare e riprodurre.Valori dell’acqua: Gh: 8 – 15; Kh: 6 – 10; Ph: 6.5 – 7.5.

 

Come detto prima è meglio non inserire più specie nello stesso acquario per via di possibili incroci. Ecco una tabella per evitarli.

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Fig 2 Tabella incrociPer una miglior visualizzazione è preferibile cliccare sull’immagine con il tasto destro del mouse, copiarla e incollarla su un qualsiasi programma di grafica, come ad esempio Paint.

 

Convivenza con altre specie

I gamberetti convivono con lumache (gasteropodi), comprese quelle carnivore (anentome helena), e piccoli pesci come gli endler.La soluzione ideale rimane comunque quella di dedicare la vasca solo a loro.

 

La vasca

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Molto spesso si sente di caridine/neocaridine allevate anche in piccole vaschette da 10 l. Diverse le ditte che le propongono, ma un ambiente così piccolo è, di solito, instabile. Tutti i gamberetti sono sensibili alle sostanze azotate come i nitrati che facilemte, in queste vaschette, possono raggiungere valori alti. Inoltre non sono indicate se vogliamo osservare la riproduzione. Consiglio quindi di utilizzare acquari di almeno 25-30l.Considerando l’ipotesi di una vasca artigianale, si deve andare a considerare la dimensione dell’area di base in quanto le caridine/neocarine sono animali bentonici, cioè che stanno sempre a contatto col fondo.Parlando di “misure” io mi trovo bene con queste : 40x30x30(h).

 

Allestimento della vasca

La prima cosa da considerare è il materiale di fondo, molto importante per la vasca che ospita i gamberetti. La soluzione ideale sarebbe inserire materiali inerti come il semplice ghiaietto di quarzo, ma molti appassionati utilizzano anche fondi fertili. Tra questi ultimi sono molto usate le terre allofane che costituiscono ottimi substrati per la coltivazione di piante. Infine è consigliato scegliere fondi di colore scuro, che rendono meno timidi gli animali, e con granulometria fine.

Parliamo adesso del filtro adatto all’allevamento di questi invertebrati.Più persone consigliano i filtri a spugna che non risucchiano i piccoli gamberetti e che rappresentano una fonte di cibo, ma risultano spesso rumorosi. Possiamo comunque adattare altri tipi di filtri (interni o esterni) alla vasca usando una comune calza di nylon per foderare le grate di aspirazione.

Non sono necessari i termoriscaldatori se si posiziona l’acquario in una casa dove la temperatura non scende sotto i 18-20 gradi nei mesi invernali. Alcuni appassionati allevano comunque caridine/neocaridine anche con pochi gradi sopra lo zero. Se vogliamo invece allevare le specie del sulawesi è necessario riscaldare l’acqua fino ad avere una temperatura non inferiore a 26 gradi. Negli ultimi anni le temperature estive sempre più alte (spesso sopra i 30 gradi) sono motivo di preoccupazione per l’acquariofilo che deve trovare il modo di far scendere l’elevata temperatura. I sistemi di raffreddamento più utilizzati sono quelli a ventole risultando anche i più economici. Inoltre in questo periodo vengono sempre più usati gli oxidator, generatori che producono ossigeno puro quando questo tende a scarseggiare in vasca. Sembra inoltre che faciliti la riproduzione dei gamberetti.

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Per quanto riguarda l’illuminazione è importante non esagerare con la potenza dei vari neon. I gamberetti non gradiscono un’illuminazione troppo intensa, per questo consiglio di non superare i 0,7 – 0,8 w/l.

Per l’arredamento possiamo utilizzare legni e rocce di ogni tipo che servono per ricreare l’ambiente adatto a questi invertebrati e forniscono molti nascondigli. Possiamo poi ricoprire i legni con del muschio completando l’allestimento.

 

Le piante e i fertilizzanti

Le piante più indicate per i caridinai sono sicuramente quelle a crescita rapida in quanto sono grandi consumatrici di nitrati e fosfati che risultano dannosi per i gamberetti.Volendo fare qualche esempio, consiglio: “Ceratophyllum demersum” (ceratofillo comune); Egeria densa(peste d’acqua);Najas guadalupensis.Queste specie crescono sia ancorate al fondo sia come galleggianti e non richiedono particolari cure.Gli acquari con caridine ospitano anche Pteridophyte (felci acquatiche) e Briofite (muschi acquatici). I gamberetti adorano in particolare i muschi pieni di microrganismi utili per la crescita dei piccoli. Grazie al contributo di alcuni appassionati e cultori del settore, sono molte le varietà conosciute di felci e muschi acquatici e non mancano le rarità come Microsorium pteropus trident, Microsorium Thors Hammer, ecc. C’è solo l’imbarazzo della scelta!!

L’uso di fertilizzanti non è consigliato negli acquari con gamberetti in quanto contengono metalli pesanti, ma bisogna considerare che anche le piante hanno “fame“. Molti infatti fertilizzano in maniera blanda.L’Anidride Carbonica (CO2) serve alle piante per vivere e per una crescita rigogliosa. Il neofita si chiede spesso se possa essere dannosa per le caridine/neocaridine, ma non c’è da preoccuparsi. Inoltre risulta utile per acidificare l’acqua creando le condizioni più adatte all’allevamento di diverse specie come le Red Crystal, Black Crystal ecc

 10    Microsorium Thors Hammer

9       Microsorium pteropus trident

 

L’acqua

L’ultimo argomento, ma non per ordine d’importanza, che tratto è la preparazione dell’acqua che andremo a mettere nei nostri caridinai. Prima di tutto dobbiamo considerare che l’acqua che esce dai rubinetti contiene cloro, un elemento chimico che può risultare letale per i gamberetti, è bene quindi lasciarla decantare in uno o più secchi per almeno 24 ore. Inoltre è ideale posizionare questi ultimi in un angolo della casa così da avere dell’acqua con una temperatura non tanto diversa da quella dell’acquario. Per riempire i secchi non usate acqua calda perché passando per le tubature potrebbe fare staccare da queste ultime delle particelle di rame, un metallo pesante che potrebbe uccidere i nostri invertebrati. Tutti i metalli pesanti (rame, ferro, zinco, piombo ecc.) risultano dunque dannosi per questi organismi acquatici perché tendono a bioaccumularsi velocemente. Prima di inserire l’acqua in acquario possiamo anche usare, per sicurezza, il biocondizionatore che serve a neutralizzare tali metalli e il cloro.Le caridine/neocaridine amano l’acqua pulita, è bene quindi effettuare dei cambi d’acqua frequenti (1 volta a settimana, per esempio) specialmente se la vasca è di piccole/medie dimensioni o molto popolata.

 

Ringraziamenti

Lo staff di acquariofili.com ringrazia per la collaborazione Carmelo Lino Fama’ (Linus) e la sua ragazza, Roberta, che con tanta pazienza ha realizzato il disegno della Caridina Cantonensis “Red Crystal” (Fig 1), la Tabella incroci (Fig 2) e la parte grafica il suo amico Salvo per la consulenza di editing.

PS:E’ vietato copiare anche parzialmente questo articolo e relative immagini senza l’autorizzazione dello staff di acquariofili e del proprietario

©www.acquariofili.com

Author: Carmelo Lino Famà

Salve a tutti, sono Carmelo Lino Famà, ho 29 anni e ho frequentato la facolta di ecc e ecv. Fin da piccolo coltivo la passione per il mondo sommerso, sviluppando un maggior interesse verso le piante acquatiche e gli invertebrati d’acqua dolce. Da un paio di anni mi dedico infatti all’allevamento di caridine/neocaridine, trovando interessanti le loro abitudini comportamentali. Anche i gasteropodi, compagni ideali per le caridine, attirano la mia attenzione.Negli ultimi anni mi sono dedicato anche alla coltivazione di piante rare testandole anche su un substrato diverso dalle consigliate terre allofane.